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Risparmio idrico: quali strategie per ridurre lo spreco di acqua



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A Bologna con il progetto pilota “Acqua in circolo”, ENEA sperimenta aiuole con riserva d’acqua, torri idroponiche e cisterne per la raccolta della pioggia. Il fine è promuovere il riuso e il risparmio idrico, ispirando la comunità locale ad adottare stili di vita e consumo più sostenibili

Pubblicato il 16 ott 2025



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L’acqua è una risorsa sempre più preziosa e, al tempo stesso, sempre più fragile. I cambiamenti climatici sempre più evidenti, la crescita demografica inarrestabile e l’aumento vertiginoso dei consumi stanno mettendo sotto pressione gli ecosistemi idrici di tutto il pianeta. E considerando che dall’uso sostenibile dell’acqua dipendono sicurezza alimentare, produzione energetica e stabilità degli ecosistemi, il risparmio idrico diventa una priorità strategica per aziende, istituzioni e cittadini.

Fare della gestione sostenibile dell’acqua uno dei capisaldi delle strategie ESG significa agire concretamente su uno dei pilastri ambientali più urgenti: l’impiego efficiente ed efficace delle risorse naturali. Sicuramente negli ultimi anni, l’innovazione tecnologica ha cambiato il modo in cui possiamo monitorare, gestire e ridurre i consumi di acqua.

Dalle reti idriche intelligenti (smart water) ai sistemi di telelettura dei contatori, passando per sensori IoT e piattaforme di analisi predittiva, la digitalizzazione sta aprendo nuove frontiere per il controllo delle perdite e l’ottimizzazione dei flussi. Anche il settore agricolo e industriale stanno adottando soluzioni avanzate per il recupero e il riuso dell’acqua, riducendo l’impatto ambientale e migliorando le performance ESG.

Ma la tecnologia da sola non basta. Serve una cultura del risparmio idrico diffusa, capace di tradurre le strategie aziendali e le politiche pubbliche in comportamenti quotidiani sostenibili. Dalla manutenzione degli impianti domestici all’adozione di rubinetti a flusso ridotto, dai sistemi di raccolta dell’acqua piovana all’irrigazione intelligente, ogni gesto conta. Le buone pratiche di efficienza idrica diventano così un tassello fondamentale della transizione ecologica, contribuendo non solo a ridurre i costi, ma anche a costruire un futuro più resiliente e responsabile.

In un contesto in cui la scarsità idrica potrebbe diventare una delle emergenze più critiche del XXI secolo, il risparmio idrico rappresenta un indicatore chiave di sostenibilità. Integrare innovazione, governance e consapevolezza significa garantire che l’acqua — risorsa vitale per eccellenza — resti accessibile e sicura anche per le generazioni future.

Indice degli argomenti

Che cosa significa risparmio idrico?

Il termine “risparmio idrico” non si limita a indicare un minor consumo di acqua. Significa utilizzare in modo efficiente una risorsa naturale limitata, riducendo sprechi, perdite e usi non necessari, senza compromettere la qualità della vita o la produttività economica. È una strategia che unisce responsabilità ambientale, efficienza tecnologica e sostenibilità sociale, tre dimensioni centrali nella visione ESG.

Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato una riduzione media delle precipitazioni del 20-30% e un aumento delle temperature che intensifica l’evaporazione e lo stress idrico dei suoli.

Per questo oggi parlare di risparmio idrico vuol dire parlare di resilienza idrica con cui si intende la capacità di un territorio, di un’azienda o di una comunità di continuare a funzionare anche in condizioni di stress idrico o siccità prolungata. In un contesto un cui gli eventi meteo estremi si fanno sempre più frequenti, garantire la disponibilità di acqua assurge a questione ecologica, ma anche economica e strategica.


Quali sono gli effetti della siccità?

Negli anni 2022 e 2023, l’Italia ha attraversato una delle più gravi crisi idriche degli ultimi 70 anni.
Secondo l’Osservatorio ANBI-CNR, le precipitazioni sono state inferiori del 45% rispetto alla media storica nei mesi primaverili, con temperature più alte di 2 °C rispetto alla norma stagionale.

Il fiume Po, che irriga oltre un terzo della produzione agricola nazionale, ha raggiunto nel luglio 2022 livelli idrometrici record, in alcuni tratti inferiori di due metri rispetto alla media. Questo ha generato conseguenze immediate su tutto il sistema idrico e agroalimentare del Nord Italia.

Quali sono gli impatti sull’agricoltura?

  • Riduzione dei raccolti: la scarsità d’acqua ha colpito duramente colture idro-esigenti come mais, riso e pomodoro da industria, con perdite produttive stimate tra il 20% e il 40%.
  • Salinizzazione dei terreni: la risalita dell’acqua marina dal delta del Po ha contaminato parte delle falde e dei suoli, rendendoli temporaneamente improduttivi.
  • Irrigazione razionata: i consorzi di bonifica hanno imposto turnazioni e limitazioni agli irrigatori, penalizzando la regolarità dei cicli produttivi.
  • Aumento dei costi energetici: per compensare la mancanza di pressione naturale, molte aziende hanno utilizzato pompe e pozzi, incrementando i consumi di carburante ed elettricità.

Quali sono gli effetti del climate change sul sistema idrico e ambientale?

  • Le portate dei bacini idroelettrici alpini sono scese ai minimi storici, con un calo di produzione energetica fino al 50% in alcune aree.
  • Il livello del Lago Maggiore e del Lago di Garda ha raggiunto soglie di emergenza, con ripercussioni sul turismo e sull’ecosistema acquatico.
  • L’Autorità di Bacino del Po ha dichiarato per la prima volta lo stato di emergenza idrica pluriregionale, coinvolgendo Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

Le risposte istituzionali

Per affrontare l’emergenza, il Governo e le Regioni del Nord hanno attivato:

  • Piani straordinari di razionamento e priorità d’uso dell’acqua (agricolo, civile, industriale).
  • Finanziamenti del PNRR per l’ammodernamento delle infrastrutture irrigue e il riuso delle acque reflue depurate.
  • Campagne di sensibilizzazione promosse da ANBI e Coldiretti per incentivare pratiche di risparmio idrico.

Un punto di svolta per la gestione dell’acqua in Italia

La crisi del 2022–2023 ha messo in evidenza la fragilità strutturale del sistema idrico italiano e la necessità di un cambio di paradigma.
Non basta più gestire le emergenze: serve una pianificazione preventiva basata su:

  • digitalizzazione delle reti,
  • stoccaggio e riuso delle acque meteoriche,
  • agricoltura di precisione e modelli predittivi climatici.

L’esperienza del Po ha reso evidente che l’acqua è una risorsa strategica nazionale, al pari dell’energia. Da qui l’urgenza di politiche integrate per la sicurezza idrica e la transizione sostenibile del settore agrifood.



Perché risparmio idrico e sostenibilità sono un binomio inscindibile?

Il risparmio idrico è una componente fondamentale della sostenibilità ambientale. Ridurre i consumi significa diminuire la pressione su fiumi, falde e bacini idrici, ma anche contenere le emissioni di CO₂ legate al trattamento e al trasporto dell’acqua potabile.
Ogni litro risparmiato ha quindi un doppio effetto: tutela la risorsa e riduce l’impronta energetica.

Per questo, molte imprese stanno integrando obiettivi di risparmio idrico nei propri bilanci di sostenibilità. L’acqua è ormai considerata un indicatore chiave di performance ambientale, al pari dell’energia o delle emissioni. Attraverso investimenti in efficienza e tecnologie smart, le aziende possono ridurre i rischi operativi, migliorare la reputazione e contribuire alla costruzione di filiere più responsabili.


Cosa significa gestione all’economia circolare dell’acqua?

Il passo successivo al risparmio idrico è la creazione di una vera e propria economia circolare dell’acqua, in cui ogni goccia viene gestita, riutilizzata e valorizzata.
In questo modello, l’acqua non è più vista come un bene “usa e getta”, ma come una risorsa rinnovabile attraverso innovazione e governance sostenibile.
Esempi concreti sono i sistemi di riuso delle acque reflue, le reti duali per usi non potabili, o le soluzioni di trattamento avanzato che permettono di immettere nuovamente acqua pulita nei cicli produttivi e agricoli.

Questa evoluzione si traduce in vantaggi ambientali tangibili, ma anche in benefici economici e sociali: minori costi di approvvigionamento, riduzione dei rischi di crisi idrica e maggiore sicurezza per le comunità locali.

Quanto consuma una famiglia e dove si spreca più acqua?

Quando si parla di risparmio idrico, è essenziale capire da dove partiamo. In Italia, il consumo medio pro capite supera ancora i 220 litri d’acqua al giorno, una quantità tra le più alte d’Europa. Circa il 50% di questo consumo è legato ad usi domestici, il resto riguarda agricoltura e industria. Ma ciò che preoccupa di più non è solo l’uso, bensì lo spreco di acqua: una parte significativa dell’acqua immessa nelle reti si perde prima ancora di arrivare ai rubinetti, a causa di infrastrutture obsolete e perdite di sistema.

Perché le perdite di rete rappresentano da tempo il problema invisibile dell’acqua pubblica?

Oltre al consumo domestico, un tema cruciale per il risparmio idrico riguarda le perdite lungo le reti idriche.
Secondo i dati ISTAT, in alcune città italiane si perde fino al 40% dell’acqua potabile prima che raggiunga le abitazioni. Questo rappresenta non solo un danno ambientale, ma anche un costo economico e gestionale per i gestori e le amministrazioni locali.

Le smart water grid, reti idriche intelligenti dotate di sensori IoT, possono svolgere un ruolo chiave nel ridurre questo spreco. Attraverso monitoraggio in tempo reale e analisi predittiva dei flussi, le utility possono individuare perdite e anomalie in modo tempestivo, migliorando l’efficienza e garantendo un uso più sostenibile della risorsa.


Che ruolo possono avere i comportamenti individuali e le politiche collettive?

Il risparmio idrico è una responsabilità condivisa. Da un lato ci sono le abitudini quotidiane dei cittadini — docce più brevi, rubinetti efficienti, lavaggi a pieno carico — dall’altro le decisioni strategiche di amministrazioni e imprese, che possono investire in infrastrutture digitali e piani di gestione sostenibile dell’acqua.

Ridurre gli sprechi domestici è il primo passo, ma la vera svolta arriverà quando la gestione dell’acqua sarà integrata nei modelli ESG, con obiettivi misurabili, trasparenza e rendicontazione. In questo senso, la tecnologia può diventare un alleato prezioso per trasformare l’efficienza idrica in un vantaggio competitivo e ambientale.


Quali sono le principali sfide e ostacoli verso un uso sostenibile dell’acqua?

Dalla scarsità idrica alle perdite di rete, fino alla carenza di governance: le principali sfide per un uso sostenibile dell’acqua in Italia ed Europa.


Come e dove si fa sentire la pressione del cambiamento climatico?

Il cambiamento climatico è il principale fattore di stress per il sistema idrico.
Secondo il Rapporto ISPRA 2024, negli ultimi trent’anni le precipitazioni in Italia sono diminuite del 20%, mentre gli eventi estremi (nubifragi, grandinate, bombe d’acqua) sono aumentati del 55%.
Il risultato è una ridistribuzione irregolare delle piogge, con lunghi periodi di siccità alternati a piogge violente e concentrate.

Questa instabilità riduce la capacità del suolo di immagazzinare e filtrare l’acqua, compromette la ricarica delle falde e aumenta la vulnerabilità dei bacini idrici.
Il Nord Italia, storicamente più ricco di risorse idriche, è oggi tra le aree più colpite, come dimostrato dalla crisi del bacino del Po nel biennio 2022–2023.

Dati chiave: nel 2023 il Po ha toccato il minimo storico a –7,5 metri sotto lo zero idrometrico a Pontelagoscuro (fonte: ANBI).


Infrastrutture obsolete e perdite di rete

Una delle criticità più gravi riguarda l’inefficienza del sistema idrico nazionale.
Secondo l’ISTAT 2024, le perdite nelle reti di distribuzione idrica superano il 41%: significa che quasi metà dell’acqua potabile viene dispersa prima di raggiungere case e aziende.

Le cause principali:

  • tubature vecchie e mal manutenute (età media oltre 30 anni),
  • carenza di investimenti nelle reti comunali,
  • scarsa digitalizzazione e monitoraggio in tempo reale.

Mentre nei Paesi del Nord Europa (Germania, Danimarca, Paesi Bassi) le perdite si attestano sotto il 10%, l’Italia rimane tra i peggiori in Europa.
Il PNRR prevede fondi per la digitalizzazione delle reti idriche e l’installazione di sensori smart per la rilevazione delle perdite, ma i tempi di attuazione sono ancora lenti e disomogenei a livello regionale.


Governance frammentata e mancanza di visione unitaria

Il settore idrico italiano è storicamente frammentato, con una complessa divisione di competenze tra Stato, Regioni, Autorità di Bacino, Consorzi di Bonifica e gestori locali.
Questa struttura rende difficile coordinare le strategie, soprattutto in un contesto in cui l’acqua è una risorsa interregionale e intersettoriale (civile, agricola, industriale).

Le principali criticità:

  • mancanza di una cabina di regia unica nazionale,
  • piani regionali spesso non allineati tra loro,
  • conflitti d’uso nei periodi di scarsità (tra agricoltura, energia, uso civile e ambiente).

L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) stanno promuovendo una strategia idrica nazionale, ma la sua attuazione richiede coordinamento, governance digitale e dati condivisi.

L’acqua non ha confini amministrativi, ma la politica sì: questa è la radice del problema idrico italiano


Esperto ANBI, Forum Acqua e Clima 2024

Come affrontare la carenza di dati, il monitoraggio e la pianificazione?

Una sfida meno visibile, ma decisiva, è la scarsità di dati aggiornati e integrati.
Molti Comuni e Consorzi gestiscono i dati idrici con sistemi diversi e non interoperabili, rendendo difficile avere una visione nazionale delle risorse disponibili e dei consumi reali.

Senza dati omogenei, diventa complicato:

  • prevedere e gestire crisi idriche,
  • programmare investimenti infrastrutturali,
  • calcolare con precisione la water footprint dei settori produttivi.

La digitalizzazione — attraverso gemelli digitali dei bacini, reti sensorizzate e piattaforme di monitoraggio in cloud — è il passo necessario per trasformare la gestione idrica da “reattiva” a predittiva e resiliente.


Investimenti insufficienti e discontinui

Negli ultimi vent’anni, gli investimenti nel settore idrico in Italia sono rimasti inferiori alla media europea.
Secondo l’European Water Report 2024, il nostro Paese spende circa 50 euro per abitante l’anno in infrastrutture idriche, contro i 120 euro della media UE.

Nonostante gli incentivi del PNRR e del Green Deal europeo, permangono ostacoli:

  • iter burocratici lenti,
  • difficoltà di cofinanziamento per gli enti locali,
  • carenza di progettisti tecnici e competenze ingegneristiche specialistiche.

L’ANBI stima che per garantire la sicurezza idrica nazionale servirebbero almeno 20 miliardi di euro di investimenti nei prossimi dieci anni.


Perché ci confrontiamo con una cultura idrica e una sensibilizzazione ancora limitate?

Un altro ostacolo è la percezione culturale dell’acqua: in Italia, l’acqua è ancora vista come una risorsa “infinita e a basso costo”.
L’educazione al risparmio idrico, seppur in crescita, non è ancora radicata nei comportamenti quotidiani.

  • Il consumo domestico medio italiano è di circa 215 litri per persona al giorno, contro i 125 litri della Germania e i 150 della Francia.
  • Molte imprese non hanno ancora introdotto indicatori specifici di performance idrica (KPI) nei loro bilanci ESG.
  • Solo una minoranza delle scuole tratta il tema della sostenibilità idrica in modo sistematico.

L’acqua è la prima risorsa naturale a essere data per scontata — e l’ultima che possiamo permetterci di perdere.

Campagne pubbliche e partnership tra scuole, aziende e istituzioni possono giocare un ruolo cruciale nel creare una cultura condivisa del risparmio idrico.


Cosa accade in agricoltura: tra esigenze produttive e sostenibilità?

Il settore agricolo utilizza oltre il 50% delle risorse idriche italiane, ma rimane il comparto più vulnerabile ai cambiamenti climatici.
La sfida è equilibrare produttività e sostenibilità, adottando modelli irrigui più efficienti senza compromettere la competitività del Made in Italy agroalimentare.

Gli ostacoli principali:

  • infrastrutture di irrigazione obsolete,
  • frammentazione aziendale (oltre il 60% delle imprese agricole italiane è di piccole dimensioni),
  • costi di accesso alla tecnologia ancora elevati.

Soluzioni possibili: irrigazione di precisione, invasi aziendali multifunzionali, riuso delle acque reflue trattate e agricoltura rigenerativa.


Conflitti d’uso e sicurezza idrica

Nei periodi di crisi, emergono conflitti d’uso tra settori: agricolo, civile, industriale ed energetico.
In particolare, la produzione di energia idroelettrica, la priorità civile e i fabbisogni agricoli entrano spesso in competizione, soprattutto nei mesi estivi.

Per superare questi squilibri servono:

  • piani di bilancio idrico intersettoriali,
  • meccanismi di compensazione e condivisione,
  • una visione integrata di water governance che ponga la risorsa al centro delle strategie di sicurezza nazionale.


Come ridurre i consumi idrici: strategie pratiche e tecnologie innovative?

Ridurre i consumi idrici non significa rinunciare al comfort o alla produttività, ma ottimizzare processi e comportamenti attraverso scelte consapevoli e strumenti tecnologici. Le soluzioni per il risparmio idrico si articolano oggi su due livelli: da un lato le buone pratiche quotidiane, dall’altro le innovazioni digitali che permettono di monitorare, gestire e riutilizzare l’acqua in modo intelligente.


Buone pratiche quotidiane per un uso responsabile dell’acqua

Il primo passo verso l’efficienza idrica parte dalle abitudini individuali.
Azioni semplici, ma sistematiche, possono generare un impatto significativo:

  • Preferire la doccia al bagno: riduce fino al 50% il consumo d’acqua.
  • Chiudere il rubinetto durante la rasatura o la pulizia dei denti può far risparmiare oltre 2.000 litri l’anno per persona.
  • Lavatrice e lavastoviglie a pieno carico: meno cicli di lavaggio e meno acqua sprecata.
  • Irrigazione intelligente del giardino nelle ore serali, quando l’evaporazione è minore.

Queste buone pratiche, se diffuse su larga scala, possono generare una riduzione collettiva dei consumi domestici superiore al 30%, secondo diverse stime ambientali.


Quali dispositivi e quali soluzioni per l’efficienza idrica domestica?

Accanto ai comportamenti virtuosi, oggi esistono tecnologie a basso costo che aiutano a ridurre automaticamente il consumo idrico.
Tra le più efficaci:

  • Frangigetto e riduttori di flusso per rubinetti e docce, che mescolano aria e acqua mantenendo la stessa pressione ma riducendo i litri erogati fino al 50%.
  • Cassette WC a doppio tasto o con scarico regolabile, che consentono di utilizzare solo l’acqua necessaria.
  • Soffioni doccia a basso flusso, progettati per garantire comfort e risparmio.
  • Sistemi di raccolta dell’acqua piovana per irrigazione o pulizie domestiche.

Queste soluzioni rappresentano un esempio concreto di innovazione sostenibile accessibile, in linea con i principi ESG: migliorano l’efficienza ambientale e generano un ritorno economico tangibile in tempi brevi.


Smart water e digitalizzazione: la nuova frontiera del risparmio idrico

La vera trasformazione avviene però con l’integrazione delle tecnologie digitali nei sistemi di gestione idrica che permettono di monitorare in tempo reale ogni goccia, trasformando la risorsa idrica in un bene tracciabile e ottimizzabile.
Le reti intelligenti (smart water grid), dotate di sensori IoT, piattaforme cloud e intelligenza artificiale, consentono di raccogliere dati in tempo reale, individuare perdite, ottimizzare la pressione e prevedere i consumi.
Questo approccio data-driven non solo riduce gli sprechi, ma rende possibile una gestione predittiva e sostenibile dell’acqua, elemento cruciale per la rendicontazione ESG delle utility e delle aziende manifatturiere.

Inoltre, le piattaforme cloud permettono di tracciare la water footprint aziendale, integrandola nei bilanci di sostenibilità. Così, le imprese non solo risparmiano acqua, ma trasmettono trasparenza e responsabilità ai consumatori e agli investitori in linea con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).

Anche nel settore agricolo, la tecnologia sta rivoluzionando l’efficienza idrica. I sistemi di irrigazione a goccia controllati da sensori di umidità e i modelli climatici digitali permettono di fornire acqua solo quando e dove serve, con risparmi superiori al 40%.
L’acqua diventa così una risorsa gestita in modo intelligente, trasparente e misurabile, secondo i principi della governance sostenibile.


Miglioramento del suolo e tecniche agroecologiche: l’acqua resta dove serve

Uno degli strumenti più efficaci per ridurre il consumo idrico è curare il suolo, trasformandolo in un vero e proprio serbatoio naturale d’acqua.
Le tecniche agroecologiche stanno dimostrando come sia possibile mantenere la produttività agricola senza sprecare risorse idriche.

L’agricoltura conservativa, ad esempio, evita la lavorazione profonda del terreno (no-tillage) e utilizza colture di copertura (cover crops) per proteggere il suolo. Queste pratiche preservano la struttura del terreno e ne aumentano la capacità di trattenere l’acqua, riducendo la necessità di irrigazioni frequenti.

Un altro elemento fondamentale è l’aumento della sostanza organica nel suolo: i terreni ricchi di humus possono trattenere fino a cinque volte più acqua rispetto a quelli degradati, garantendo umidità costante alle colture anche durante periodi di siccità.

Infine, l’uso di pacciamature naturali o biodegradabili rappresenta un semplice ma efficace accorgimento. Distribuite sulla superficie del terreno, queste coperture riducono l’evaporazione, proteggono le radici dalle temperature estreme e contribuiscono a una gestione più sostenibile della risorsa idrica.

In sintesi, combinare agricoltura conservativa, arricchimento organico e pacciamatura significa costruire un sistema agricolo resiliente, capace di trattenere l’acqua dove serve e di adattarsi ai cambiamenti climatici, senza compromettere la produttività.



Dalla casa alle città: l’acqua come infrastruttura intelligente

Nel quadro delle città sostenibili e resilienti, il risparmio idrico è una componente chiave della transizione ecologica urbana.
Le smart city più avanzate stanno già sperimentando sistemi integrati per la gestione dell’acqua, in cui dati ambientali, meteo e di consumo vengono analizzati per ottimizzare la distribuzione e ridurre gli sprechi.
È l’evoluzione della cosiddetta water intelligence, una forma di innovazione che coniuga ambiente, tecnologia e governance per creare un modello di sostenibilità replicabile.

Quali sono gli strumenti di monitoraggio e misurazione dei consumi idrici

Per gestire in modo efficace ciò che si consuma, bisogna prima imparare a misurarlo. Il monitoraggio dei consumi è il punto di partenza di ogni strategia di risparmio idrico: consente di individuare sprechi, perdite e comportamenti poco efficienti, trasformando i dati in strumenti di consapevolezza e decisione.
Oggi, grazie alla digitalizzazione, la misurazione dell’acqua è sempre più precisa, automatizzata e integrata nei sistemi ESG delle organizzazioni.


Contatori intelligenti e telelettura: la rivoluzione dei dati idrici

I tradizionali contatori meccanici stanno lasciando spazio ai contatori intelligenti (smart meter), dispositivi digitali che trasmettono automaticamente i dati di consumo alle utility o agli utenti, senza bisogno di letture manuali.
Questa tecnologia permette di:

  • Individuare perdite o anomalie in tempo reale;
  • Monitorare i consumi giornalieri e confrontarli con gli standard di efficienza;
  • Pianificare interventi preventivi sulle reti idriche, riducendo sprechi e costi.

Le piattaforme di telelettura e gestione digitale dell’acqua si stanno diffondendo rapidamente anche in Italia, spinte da progetti europei e fondi per la transizione ecologica.
Nel quadro ESG, queste soluzioni rappresentano un elemento misurabile e rendicontabile, utile per costruire indicatori di performance ambientale (KPI) affidabili e trasparenti.


App e piattaforme per il controllo dei consumi domestici

Anche a livello domestico, la tecnologia sta democratizzando il risparmio idrico.
Oggi sono disponibili applicazioni mobili e sistemi smart home che consentono di visualizzare i propri consumi in tempo reale, ricevere notifiche in caso di anomalie e accedere a consigli personalizzati per ridurre lo spreco.
Molte soluzioni si integrano con assistenti vocali o dispositivi IoT per gestire in modo automatizzato rubinetti, lavatrici e irrigazione.

Oltre al vantaggio pratico, questi strumenti favoriscono un cambiamento culturale: trasformano la consapevolezza in azione, rendendo l’uso sostenibile dell’acqua parte della quotidianità.


L’acqua come dato ESG: dalla misurazione alla rendicontazione

Per le imprese e gli enti pubblici, la misurazione dei consumi idrici è ormai un criterio fondamentale di reporting ESG.
La tracciabilità dell’acqua lungo la catena del valore — dalla produzione al consumo — permette di identificare aree di inefficienza e di comunicare in modo trasparente i risultati ambientali.

Strumenti come i cruscotti di sostenibilità, integrati con software di gestione ambientale e sistemi ERP, consentono oggi di misurare in tempo reale l’impatto idrico delle attività, confrontarlo con obiettivi prefissati e pubblicare indicatori verificabili nei bilanci non finanziari.
In questo modo, l’acqua diventa non solo una risorsa da proteggere, ma anche un parametro strategico di governance sostenibile.

Normativa, incentivi e politiche pubbliche sul risparmio idrico

Il tema del risparmio idrico non è solo una questione ambientale o tecnologica, ma anche una priorità politica e normativa. Le istituzioni europee e nazionali stanno progressivamente integrando la gestione efficiente dell’acqua all’interno delle strategie di transizione ecologica, riconoscendola come elemento chiave della sostenibilità ambientale e della sicurezza delle risorse.


Il quadro normativo: dall’Europa all’Italia

A livello europeo, la Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) stabilisce i principi fondamentali per la protezione e l’uso sostenibile delle risorse idriche, imponendo agli Stati membri di garantire un equilibrio tra prelievo e disponibilità naturale.
Questa direttiva, aggiornata negli anni con misure più stringenti su qualità, riutilizzo e riduzione degli sprechi, è il punto di riferimento per tutte le politiche nazionali sul risparmio idrico.

In Italia, il Decreto Legislativo 152/2006 — il cosiddetto Testo Unico Ambientale — disciplina la tutela delle acque e impone l’adozione di strumenti per la riduzione dei consumi e il riuso delle acque reflue, sia in ambito domestico che industriale.
Negli ultimi anni, inoltre, sono stati introdotti provvedimenti specifici, come il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevedono investimenti significativi nelle infrastrutture idriche, nelle reti intelligenti e nel riuso delle acque depurate.

Questi strumenti delineano un modello di governance idrica sostenibile, che non si limita alla riduzione degli sprechi, ma promuove la digitalizzazione, l’efficienza e la resilienza del sistema.


Incentivi e agevolazioni per il risparmio idrico

Promuovere il risparmio idrico non significa solo sensibilizzare e normare, ma anche creare le condizioni economiche affinché cittadini, imprese e amministrazioni possano agire concretamente.
Negli ultimi anni, l’Italia e l’Unione Europea hanno introdotto una serie di incentivi finanziari, agevolazioni fiscali e fondi strutturali dedicati alla gestione sostenibile dell’acqua.
L’obiettivo è chiaro: trasformare il risparmio idrico da costo ambientale a opportunità economica.


Il PNRR e i fondi europei: risorse per la resilienza idrica

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta oggi la principale leva economica per modernizzare il sistema idrico italiano.
Oltre 2 miliardi di euro sono stati stanziati per progetti di digitalizzazione delle reti, costruzione di nuovi invasi multifunzionali e recupero delle acque reflue trattate.
Si tratta di investimenti fondamentali per ridurre le perdite d’acqua — che oggi superano il 40% — e aumentare la resilienza climatica di territori e comunità.

Una parte significativa dei fondi è destinata ai Consorzi di bonifica, chiamati a rinnovare gli impianti irrigui e a introdurre sistemi di controllo intelligente dell’acqua.
In parallelo, i fondi LIFE e Horizon Europe finanziano progetti pilota su tecnologie di riuso, gestione integrata dei bacini e monitoraggio tramite sensori IoT.
L’Europa, in questo senso, non è solo un finanziatore ma anche un laboratorio di innovazione idrica.


Agricoltura 4.0: quando l’efficienza è premiata

Anche il mondo agricolo può contare su agevolazioni mirate per favorire la transizione verso pratiche idriche più sostenibili.
Il Credito d’imposta per Agricoltura 4.0 copre fino al 50% delle spese per l’acquisto di sensori, centraline meteo, sistemi di irrigazione automatizzata e software di gestione.
In alcune regioni, i Piani di Sviluppo Rurale (PSR) offrono contributi fino al 60% per chi investe in impianti di microirrigazione o in infrastrutture per la raccolta e il riuso dell’acqua piovana.

Questi strumenti stanno incoraggiando anche le piccole aziende agricole a innovare: molte cooperative e distretti agroalimentari hanno avviato investimenti collettivi, condividendo tecnologie e infrastrutture per ridurre i costi.
Il risultato è un nuovo modello di agricoltura digitale e sostenibile, capace di rispondere alla crisi idrica con efficienza e lungimiranza.


Partnership pubblico-private: un modello di governance condivisa

La sfida idrica richiede un approccio sistemico. Per questo, sempre più spesso, le istituzioni pubbliche collaborano con aziende, startup e centri di ricerca per sviluppare soluzioni condivise di gestione sostenibile dell’acqua. Le partnership pubblico-private (PPP) rappresentano uno strumento strategico per accelerare l’innovazione, modernizzare le reti idriche e diffondere la cultura della sostenibilità tra cittadini e imprese.

Il futuro della gestione idrica passa anche da alleanze territoriali tra pubblico e privato.
Crescono in Italia i consorzi e le reti d’impresa che mettono in comune infrastrutture di stoccaggio, sistemi di trattamento o impianti di depurazione.
In molte aree rurali del Nord e del Centro, queste partnership stanno diventando strumenti strategici per ottimizzare le risorse, pianificare gli usi e sviluppare una governance condivisa dell’acqua.

Le aziende, dal canto loro, iniziano a percepire la water efficiency non solo come requisito ESG, ma come vantaggio competitivo.
Ridurre il consumo d’acqua significa tagliare i costi energetici, migliorare la reputazione ambientale e attrarre investitori sensibili ai criteri di sostenibilità.

Esempi virtuosi provengono da diversi territori italiani, dove la collaborazione tra utility, enti locali e aziende tecnologiche ha permesso di ridurre le perdite di rete, migliorare la qualità del servizio e implementare sistemi di monitoraggio digitale dei consumi.
Un modello che, se esteso su scala nazionale, potrebbe trasformare il risparmio idrico da sfida ambientale a leva strutturale della transizione sostenibile.


L’acqua come asset economico del futuro

L’acqua, finora considerata una risorsa naturale da gestire, sta diventando un vero e proprio asset strategico.
Gli incentivi e i fondi pubblici non sono più semplici aiuti, ma leve per stimolare un nuovo mercato dell’innovazione idrica: tecnologie, servizi, start-up e progetti di ricerca che contribuiscono alla transizione verde del Paese.

Investire nel risparmio idrico significa investire nella competitività e nella sicurezza del sistema Italia.
Ogni euro speso oggi in infrastrutture idriche, monitoraggio e riuso è un euro risparmiato domani in emergenze, perdite e costi ambientali.

Come ricorda il Ministero dell’Ambiente:

l’acqua sarà nei prossimi decenni ciò che il petrolio è stato nel Novecento: una risorsa economica strategica da gestire con visione e responsabilità.

Gli strumenti economici per il risparmio idrico non rappresentano solo una risposta alla crisi climatica, ma un cambio di paradigma:
dall’acqua vista come spesa, all’acqua intesa come valore economico, sociale e ambientale.
Solo con investimenti strutturali e incentivi mirati l’Italia potrà davvero costruire una nuova economia dell’acqua, efficiente, circolare e sostenibile.

Risparmio idrico: gli esempi virtuosi in Italia ed Europa

Negli ultimi anni, in Italia si è sviluppata una rete di esperienze virtuose — agricole, industriali e pubbliche — che rappresentano laboratori di sostenibilità replicabili in altre aree del Paese.

Agricoltura di precisione: l’acqua solo dove serve

L’adozione di tecnologie digitali (IoT, sensori di umidità, droni, modelli predittivi) consente oggi agli agricoltori di monitorare costantemente il fabbisogno idrico delle colture.

  • Nelle aziende agricole della Pianura Padana, l’uso combinato di sensori e software di gestione ha permesso di ridurre del 25-30% i volumi irrigui mantenendo la produttività
  • Il progetto Irriframe (promosso da ANBI e CREA) mette a disposizione un sistema digitale gratuito per gestire l’irrigazione su oltre 2 milioni di ettari di superficie agricola, calcolando i turni irrigui in base a clima, tipo di suolo e coltura
  • In Toscana e Lazio, cooperative vitivinicole stanno sperimentando l’irrigazione “data driven”, integrando i dati climatici con previsioni meteorologiche e mappe satellitari per ottimizzare il consumo d’acqua nelle vigne.

L’esperienza Findus: agrifood sostenibile e irrigazione a goccia

Nel comparto agroalimentare, Findus ha introdotto da anni l’irrigazione a goccia per le coltivazioni di verdure surgelate nei propri stabilimenti agricoli italiani (Veneto, Emilia, Foggia).
Il sistema consente di fornire l’acqua direttamente alle radici delle piante, riducendo dispersioni per evaporazione.
Risultato: –25% di consumo idrico e –20% di consumo energetico, con un impatto positivo anche sulla qualità dei raccolti.
È un caso emblematico di integrazione tra efficienza produttiva e responsabilità ESG.

Progetti europei e “water reuse”

In Europa, diverse iniziative finanziate da Horizon Europe e LIFE Programme stanno sperimentando il riuso delle acque reflue trattate:

  • In Spagna (Murcia), oltre il 90% delle acque depurate è riutilizzato per irrigazione agricola.
  • In Grecia e Israele, l’adozione di impianti di microfiltrazione e osmosi inversa ha ridotto drasticamente la dipendenza dalle falde.
  • In Italia, il progetto LIFE Rewat in Toscana ha introdotto sistemi integrati di gestione dell’acqua — pozzi di ricarica, invasi aziendali, riuso depurativo — dimostrando che la circolarità idrica è una strada percorribile anche per le PMI agricole.

Quali sono i benefici del risparmio idrico: ambientali, economici e sociali?

Il risparmio idrico è una scelta che produce valore a più livelli: tutela l’ambiente, riduce i costi e rafforza la coesione sociale. In un contesto globale in cui l’acqua è sempre più scarsa e preziosa, ogni litro risparmiato diventa un investimento nel futuro.
Le politiche e le tecnologie per l’efficienza idrica non solo riducono gli sprechi, ma generano benefici misurabili in termini di sostenibilità ambientale, competitività economica e benessere collettivo.


1. Benefici ambientali: meno sprechi, più resilienza

Il primo vantaggio, e forse il più evidente, è quello ambientale.
Ridurre i consumi idrici significa preservare le risorse naturali, proteggere gli ecosistemi acquatici e mitigare gli effetti della crisi climatica.
Un uso più efficiente dell’acqua contribuisce inoltre a limitare il consumo energetico necessario per il pompaggio, la depurazione e il riscaldamento, abbattendo le emissioni di CO₂ e migliorando il bilancio ambientale complessivo.

Le aree urbane e industriali che adottano soluzioni di gestione intelligente dell’acqua sono anche più resilienti agli eventi estremi, come siccità o ondate di calore, garantendo continuità operativa e sicurezza idrica per le comunità.


2. Benefici economici: efficienza e competitività

Il risparmio idrico si traduce in vantaggi economici concreti per famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche.
Per i cittadini, significa bollette più leggere e costi di manutenzione ridotti.
Per le aziende, rappresenta una leva di efficienza operativa e di vantaggio competitivo, poiché ridurre il consumo di acqua implica anche una riduzione dei costi energetici e dei rischi produttivi.

A livello macroeconomico, l’adozione di tecnologie per la gestione sostenibile dell’acqua può stimolare nuovi settori di innovazione green, creando occupazione qualificata e attrazione di investimenti ESG.
Secondo stime della Commissione Europea, ogni euro investito in infrastrutture idriche sostenibili genera fino a 2,5 euro di ritorno economico indiretto, tra risparmio energetico, innovazione e miglioramento dei servizi.


3. Benefici sociali: consapevolezza e inclusione

Il risparmio idrico ha anche un impatto sociale profondo.
Promuove consapevolezza e partecipazione, rafforzando il senso di responsabilità collettiva verso le risorse naturali.
Le comunità che sviluppano pratiche di gestione sostenibile dell’acqua diventano più coese, inclusive e resilienti, perché imparano a condividere un bene comune in modo equo e intelligente.

Inoltre, il diritto all’acqua — riconosciuto dalle Nazioni Unite come diritto umano fondamentale — è strettamente legato al tema del risparmio: garantire l’accesso equo e duraturo alla risorsa significa agire in chiave di giustizia ambientale e sociale, principio cardine dell’agenda ESG.


Un circolo virtuoso per l’ambiente e l’economia

Il risparmio idrico, se integrato in strategie strutturate e supportato da politiche pubbliche e innovazione tecnologica, può innescare un circolo virtuoso: meno sprechi, più efficienza, maggior valore economico e sociale.
È un esempio concreto di come sostenibilità e competitività possano coesistere, generando impatti positivi lungo l’intera catena del valore.

ENEA sperimenta a Bologna tre soluzioni per il risparmio e il riuso idrico

A Bologna, il tema del risparmio idrico urbano diventa concreto grazie al progetto pilota “Acqua in circolo”, a cui partecipano ENEA, il Comune di Bologna, ANCI Emilia-Romagna e Green City Network, nell’ambito del progetto europeo NiCE. L’iniziativa ha sperimentato tre soluzioni innovative che possono diventare un modello replicabile in altre città italiane ed europee, combinando tecnologia, partecipazione cittadina e buone pratiche per l’uso sostenibile dell’acqua.


Le tre soluzioni sperimentate

  1. Aiuola rialzata con riserva d’acqua
    Installata negli orti comunali di via Saragozza, questa aiuola consente di accumulare acqua sul fondo, garantendo alle piante idratazione costante con minori sprechi e ottimizzando l’irrigazione urbana.
  2. Torre per la coltivazione idroponica
    Collocata nel Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Bologna, la torre sfrutta tecniche di coltivazione fuori suolo (idroponica), riducendo il consumo d’acqua e promuovendo l’uso di sistemi agricoli più sostenibili.
  3. Cisterna per la raccolta della pioggia con fitodepurazione
    Installata nel cortile del co-housing Porto 15, la cisterna consente di raccolta e riuso dell’acqua piovana, integrata con un sistema di fitodepurazione, per impieghi domestici e orti urbani.

Queste soluzioni sono state sviluppate con il supporto di Aquaponic Design, spin-off dell’università di Bologna specializzato in impianti di coltivazione acquaponici, idroponici e bioponici.


Partecipazione cittadina e laboratori educativi

L’approccio di ENEA ha privilegiato la partecipazione diretta dei cittadini, attraverso un “Urban Living Lab” e uno “School Living Lab”.

  • Nell’Urban Living Lab, tre gruppi di cittadini hanno monitorato sul campo le tre soluzioni, coadiuvati dagli esperti, identificando possibili aree di miglioramento e suggerendo adattamenti pratici per l’uso quotidiano.
  • Lo School Living Lab ha coinvolto scuole elementari e medie della città, insegnando buone pratiche per il risparmio idrico, come preferire la doccia alla vasca o raccogliere l’acqua fredda del rubinetto prima che si scaldi.
  • Gli studenti delle scuole medie hanno inoltre raccolto dati sulla crisi idrica e sul riuso dell’acqua, imparando a moderare i consumi anche nelle loro case.

Verso città più sostenibili e replicabili

Secondo Sara Cortesi, referente del progetto NiCE e ricercatrice ENEA, le attività di “Acqua in circolo” hanno permesso di creare una collaborazione tra cittadini, associazioni e istituzioni, sperimentando soluzioni concrete per un uso efficiente e circolare dell’acqua.
L’esperienza servirà anche alla produzione della “solution box” del progetto NiCE, una raccolta di metodi, strumenti e linee guida replicabili per altre città, con l’obiettivo di rendere le aree urbane più sostenibili e resilienti.

Le soluzioni bolognesi saranno inoltre presentate in un evento dedicato durante la prossima edizione della fiera Ecomondo a Rimini, consolidando il modello come esempio nazionale e internazionale di innovazione urbana per il risparmio idrico.

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