L'approfondimento

Ecosostenibilità ambientale: cos’è e come preservare l’ambiente

La storia di un concetto formulato per la prima volta nel 1972 e ufficializzato dal rapporto Brutdland nel 1982: “Assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”

Pubblicato il 03 Nov 2022

sostenibilità ambientale

Ogni attività dell’uomo presuppone un’interazione con l’ambiente in cui vive, e la salvaguardia di questo sistema è un punto centrale per poter assicurare la qualità della vita delle generazioni future: sono queste le basi dell’ecosostenibilità ambientale. Si tratta in sostanza di trovare il modo per continuare a produrre beni e servizi che siano utili all’uomo senza depauperare l’ambiente, ma anzi consentendogli di non degradarsi a causa dell’intervento dell’uomo. A dare una misura di questi sforzi e degli obiettivi da raggiungere per rimettere a posto alcune storture che si sono create nel tempo è la sostenibilità, che viene essenzialmente declinata in tre sottocategorie: la sostenibilità ambientale, quella sociale e quella economica.

Perché è importante la sostenibilità ambientale

Se si consulta un dizionario o un’enciclopedia per arrivare alla definizione di sostenibilità, il risultato porta a “uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. A coniare il concetto fu 50 anni fa, nel 1972, la prima conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente. Per arrivare al concetto di sviluppo sostenibile però saranno necessari ancora quindici anni, con la pubblicazione nel 1987 del rapporto della commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo istituita nel 1983, “Il futuro di tutti noi”.

La commissione, presieduta dalla norvegese Gro Harlem Brutdland, aveva l’obiettivo di elaborare un’ “agenda per il cambiamento”. “Ambiente e sviluppo – si legge nel rapporto della commissione – non sono realtà separate, ma al contrario presentano una stretta connessione. Lo sviluppo non può infatti sussistere se le risorse ambientali sono in via di deterioramento, così come l’ambiente non può essere protetto se la crescita non considera l’importanza anche economica del fattore ambientale. Si tratta, in breve, di problemi reciprocamente legati in un complesso sistema di causa ed effetto, che non possono essere affrontati separatamente, da singole istituzioni e con politiche frammentarie”.

Cosa si intende per ecosostenibilità ambientale?

Restringendo la visuale all’ambito ambientale, per sostenibilità si intende la dinamica secondo la quale lo sfruttamento delle risorse, i piani di investimento, le nuove possibilità messe a disposizione dalle innovazioni tecnologiche le azioni dei governi e delle istituzioni vadano in un’unica direzione, quella di valorizzare l’attuale potenziale e quello futuro per far fronte al meglio ai bisogni e alle aspirazioni dell’umanità.

Affinché sia possibile ottenere risultati apprezzabili in questa direzione, coniugando sviluppo e rispetto per l’ambiente, sarà necessario modificare il comportamento dell’uomo valorizzando le attività e le scelte che vadano nella direzione del rispetto e della tutela dell’ambiente. A partire dalle città, dove le aree verdi dovranno avere un ruolo di primo piano, e dove la mobilità dovrà essere pensata per avere un impatto ambientale sempre più contenuto, per arrivare ai veri e propri ambienti di produzione, come nel caso dell’industria, comparto in cui sarà fondamentale organizzare i processi di produzione e quelli della logistica in modo da limitare al massimo l’emissione di gas serra in atmosfera. Nel campo dell’energia, soltanto per fare qualche esempio su cui si è già orientata la comunità internazionale, sarà fondamentale utilizzare sempre meno i combustibili fossili e privilegiare la produzione d’energia da fonti rinnovabili. Una fetta molto importante del discorso riguarda anche gli stili di vita individuale, che dovranno sempre più essere orientati al contenimento degli sprechi e che mettano in primo piano il riciclo e il riuso dei materiali, oltre che il loro corretto smaltimento.

Proprio per raggiungere questi obiettivi si sta facendo strada in modo sempre più chiaro il principio dell’economia circolare, uno strumento pratico per mettere un freno al degrado ambientale, al cambiamento climatico, al sovraconsumo e alle conseguenze dell’aumento demografico su scala globale. In sostanza, per economia circolare si intende un modello ideale di produzione e consumo attento alla riduzione degli sprechi delle risorse naturali e che incoraggi la condivisione, il riutilizzo, la riparazione e riciclo di materiali e prodotti.

Quali sono gli elementi della sostenibilità ambientale?

Il principio-guida dell’ecosostenibilità ambientale è che il ritmo di sfruttamento delle risorse naturali del pianeta e le emissioni in atmosfera siano tali da poter proseguire a tempo indeterminato. L’obiettivo è quindi di mantenere la qualità ambientale al massimo livello possibile, senza depauperare la Terra delle sue risorse, ma consentendo a queste ultime di rigenerarsi continuamente.

Per definire gli elementi dell’ecosostenibilità ambientale sarà utile citare il lavoro di uno dei più importanti economisti che si sono dedicati allo studio dell’ecosostenibilità ambientale, lo statunitense Herman Edward Daly, recentemente scomparso, professore presso il dipartimento di Politiche pubbliche dell’università del Maryland e e tra i più influenti economisti del dipartimento ambientale della Banca Mondiale.

Nelle sue analisi Daly aveva posto tre elementi, o tre condizioni, per cui un modello si sviluppo possa essere considerato sostenibile dal punto di vista ambientale. Innanzitutto, è necessario che la velocità con cui si consumano le risorse rinnovabili sia inferiore a quelle che queste ultime impiegano per rigenerarsi. In secondo luogo, l’emissione di particelle inquinanti e di scorie nell’ambiente non dovrà superare la “capacità di carico”, vale a dire la dell’ecosistema di assimilarle. Terzo principio è la compensazione delle risorse non rinnovabili, che in quanto tali sarebbero destinate a esaurirsi, con risorse rinnovabili che siano in grado di sostituirle.

In altre parole, in generale, si tratta di regolare con estrema attenzione le interazioni tra gli ecosistemi naturali e quelli antropici, generati dall’uomo che mette pressione sulla natura, salvaguardando il più possibile la capacità di autoregolazione della natura e la sua resilienza, che la porta ad autoregolarsi, risanarsi e rinnovarsi continuamente.

Obiettivi per lo sviluppo ambientale

I primi obiettivi per so sviluppo ambientale sostenibile vennero fissati proprio sulla base del rapporto Brutdland alla conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e sviluppo, a Rio de Janeiro, nel 1992, in cui si decise di estendere il campo della sostenibilità non soltanto all’ambiente, ma anche alla giustizia e all’equità sociale. Da queste basi nacque la cosiddetta agenda 21, sottoscritta da 170 Paesi, che fissava gli obiettivi di sviluppo sostenibile per i 10 anni successivi. Iniziativa che poi fu sostituita nel 2015 dall’Agenda 2030, che venne sottoscritta sempre sotto l’egida dell’Onu dai 193 Paesi membri dell’organizzazione e approvata dall’assemblea generale.

Cosa si intende per sviluppo sostenibile in ambito ambientale?

L’agenda 2030 fissa complessivamente 17 obiettivi sulla sostenibilità economica, sociale e ambientale, che spesso seguono logiche trasversali. Cinque gli obiettivi più direttamente collegati all’ecosostenibilità ambientale nel complesso dei sustainable development goals: energia pulita e accessibile (7), città e comunità sostenibili (11) lotta contro il cambiamento climatico (13), vita sott’acqua (14) e vita sulla terra (15).

Agli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite ci sono poi da aggiungere gli impegni presi dalla Ue con il Green Deal Europeo, adottato dalla Commissione il 14 luglio 2021, che si pone l’obiettivo di far ripartire dopo la pandemia da Covid-19 la società europea puntando decisamente sulla transizione ecologica. Per raggiungere l’obiettivo l’Europa vuole diventare entro il 2050 il primo continente a impatto climatico zero, puntando entro il 2030 a ridurre le emissioni del 55% rispetto a quelle del 1990, grazie anche a interventi su clima, ambiente e oceani, agricoltura, industria, energia, trasporti, finanza e sviluppo regionale, ricerca e innovazione.

I quattro pilastri su cui si basa lo sviluppo sostenibile

I pilastri dello sviluppo sostenibile sono quattro: ambientale, sociale, economico ed etico. Del primo abbiamo già ampiamente parlato fin qui, e in estrema sintesi prevede che il consumo di risorse sia proporzionato con l’effettiva capacità di rigenerazione in natura.

Il pilastro economico è strettamente legato a quello ambientale, e prevede che le aziende siano capaci di accrescere o mantenere stabili i propri parametri economici con il trascorrere del tempo, redistribuendo a livello territoriale la ricchezza e utilizzando in modo oculato le risorse disponibili. Il pilastro sociale prevede che vengano azzerate o diminuite in maniera significativa le differenze sociali, di classe e di genere, grazie alla creazione di servizi destinati a costituire una visione del mondo in cui la comunità sia destinata a crescere di pari passo con l’azienda. Quanto infine al pilastro etico, che si basa sulla necessità di garantire una giusta remunerazione a tutti gli attori della filiera.

 

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