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SDGs e PNRR: il report Istat invita ad accelerare

La quinta edizione del rapporto sulla situazione del nostro paese in termini di raggiungimento dei Sustainable Development Goals mette a disposizione un monitoraggio degli avanzamenti su tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030 a cui si aggiunge una lettura della relazione tra SDGs e PNRR

Pubblicato il 24 Ott 2022

ISTAT RAPPORTO SDGS 2022 2

Il 2022 è un anno che si avvicina al giro di boa consolidando la percezione che il raggiungimento degli SDGs abbia subito una battuta di arresto. La gravissima situazione creata dalla guerra tra Russia e Ucraina ha aggravato le difficoltà già molto rilevanti su diversi Goals e la crisi energetica ha contribuito a sua volta a indebolire l’impegno sulle misure e sugli interventi per il contrasto ai cambiamenti climatici.

Con segnali d’allarme che suonano costantemente la percezione dell’opinione pubblica è ondivaga: Ce la facciamo. No, non ce la facciamo. Ma oggi più che mai c’è bisogno di guardare a queste prospettive con oggettività e con precisione e pur tenendo nella massima considerazione le crisi geopolitiche che impattano sul nostro paese occorre fare il punto sulla situazione  in relazione al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Il punto di riferimento per capire a che punto siamo in questo percorso particolarmente significativo oggi a distanza di poche settimane da COP27 è rappresentato ancora una volta dal Rapporto SDGs Istat sul quale lo scorso ano abbiamo riflettuto con questo servizio: Istat: l’Italia rallenta nel raggiungimento dei 17 SDGs ONU. Il report arriva quest’anno alla sua quinta edizione e allarga lo sguardo anche all’analisi dei temi relativi allo sviluppo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. (Il Rapporto Istat 2022 è consultabile direttamente qui)

Italia e SDGs: un 27% delle misure in peggioramento e un 23% stazionarie

Possiamo considerare come un “bicchiere mezzo pieno” la quota pari al 50% degli obiettivi SDGs in Italia che segna un progresso o dobbiamo purtroppo soppesarlo con una quota della stessa percentuale ma che purtroppo “pesa di più” e sta rallentando il percorso nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. I progressi rilevanti e positivi non bastano purtroppo ad allontanare le preoccupazioni per un 23% di obiettivi che è ancora in “stallo” in assenza di segnali di miglioramento e, peggio, per un 27% di misure che registra invece un peggioramento.

Non basta infatti osservare i progressi del Goals 17 (Partnership per gli obiettivi) che sono arrivati anche grazie agli effetti dei indicatori che comprendono il ruolo del digitale e non è sufficiente – anche se rappresenta indubbiamente un altro bel segnale – il miglioramento nel Goal 12 (Consumo e produzione responsabili) dove si sente l’effetto, tra l’altro, di innovazioni e progetti avviati negli ambiti della gestione dei rifiuti. Purtroppo c’è un “contrappeso” costituito da altri fattori come il Goal 6 (Acqua e strutture igienico sanitarie); dal Goal 9 (Industria, Innovazione e Infrastrutture); dal Goal 5 (Raggiungere l’uguaglianza di genere) e dal Goal 4 (Fornire una educazione di qualità, equa e inclusiva) che portano purtroppo a consuntivo una serie di indicatori in peggioramento.

Il percorso dell’Italia verso gli SDGs nel lungo periodo

Se si confrontano i dati con i 10 anni precedenti la situazione appare migliore con una quota pari quasi al 60% in miglioramento, con poco più del 16% stazionario ma ancora con un 24% in peggioramento. I progressi più significativi arrivano, in questo arco di tempo, sul Goal 17 (Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile); sul Goal 12 (Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo); sul Goal 7 (Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni; sul Goal 9 (Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile) e sul Goal 2 (Azzerare la fame). In questi dieci anni sono invece peggiorate le situazioni per i Goal 11 (Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili); per il Goal 4 (Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti) e per il Goal 1 (Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo).

Uno sguardo alla relazione tra SDGs e PNRR

Il rapporto Istat in questa quinta edizione si posta anche l’obiettivo di valutare e analizzare le relazioni tra le performance per il raggiungimento degli SDGs nel nostro paese con quelle misure e quelle componenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che sono nella condizione di aiutare o accelerare il raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile nel nostro paese.

La premessa a questa analisi del rapporto Istat parte dalla considerazione che se uno dei principi dell’Agenda 2030 è costituito dalla necessità di lavorare al raggiungimento degli SDGs rispettando il principio che “non si deve lasciare indietro nessuno”, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha a sua volta il compito di individuare e tenere in considerazione le pari opportunità a livello intergenerazionale, territoriale e di genere nella valutazione dei progetti che vanno a comporre le Missioni e le Riforme.

Ecco che sulla base di questo presupposto le relazioni tra PNRR e Agenda 2030 prevedono una serie di obiettivi che vanno nella stessa direzione che sono stati oggetto di un’analisi basata su un approccio multidimensionale da parte del rapporto Istat per verificare e monitorare le disparità territoriali e di genere.

Per questo esercizio è stato identificato come punto di riferimento il migliore risultato raggiunto da una o più regioni/Province Autonome, dal 2010 fino a oggi. Su questo punto di riferimento è stata poi calcolata la distanza di ciascuna regione per avere un quadro di riferimento delle migliori performance e delle principali criticità per ciascuno dei 17 Goal

Va detto che in diversi casi le migliori performance hanno premiato le stesse regioni o Province Autonome vale a dire Valle d’Aosta, Trento e Bolzano e in ogni caso, in generale, le best performance sono per oltre il 35% collocate al Nord.

La situazione più omogenea si rileva in particolare sul Goal 3 relativo alla Salute unitamente al Goal 11 sulle Città sostenibili e al Goal 12 relativo a Consumo e produzione responsabili. Le maggiori differenze tra le regioni italiane si evidenziano invece sul Goal 17 relativo alle Partnership per gli obiettivi, al Goal 10 che attiene alla riduzione delle disuguaglianze e al Goal 8 focalizzato su Lavoro e crescita economica.

Le performance dell’Italia Goal per Goal

Ma a che punto si trova il nostro paese su ciascuno dei 17 Sustainable Development Goals. Il rapporto Istat permette non solo di capire punti di forza e debolezze ma di tracciare anche un profilo di come e dove agire in termini di priorità. Indichiamo in estrema sintesi alcune delle evidenze che sono poi ampiamente documentate all’interno del rapporto.

Goal 1: Sconfiggere la povertà

I dati del report consegnano una situazione dalla quale emerge che la povertà assoluta nel nostro paese non mostra purtroppo segni di miglioramento, è in generale stabile e registra un numero assoluto di cittadini in questa condizione che arriva a 5,6 milioni. Nel Nord-ovest il tasso di povertà è in diminuzione mentre è in aumento al Sud e in generale colpisce maggiormente le persone di età inferiore ai 65 anni.  Una nota importante che arriva dal report Istat riguarda il fatto che accanto alla povertà assoluta c’è il rischio di povertà a cui è associato un rischio di esclusione sociale che nel nostro paese interessa oltre il 25% della popolazione e sul quale la forbice tra Nord e Sud si sta ulteriormente aprendo considerando ad esempio le differenze tra la percentuale del 10% registrata nella Provincia Autonoma di Bolzano e la quota del 50% della Campania.

Goal 2: Sconfiggere la fame

Siamo abituati a pensare all’insicurezza alimentare come un problema di paesi in via di sviluppo il che è certamente vero, ma è un tema che ha dimensioni assai più vaste considerando la quota di persone che subiscono gli effetti dell’insicurezza alimentare supera il 30% della popolazione con una presenza non marginale anche nel nostro paese dove l’insicurezza è entrata nell’1,7% delle famiglie in crescita rispetto al 2018 con un picco che sfiora il 3% nel Mezzogiorno.

Il rapporto Istat analizza poi le condizioni che possono permettere di superare questa criticità e mette in evidenza la crisi delle aziende agricole di piccole dimensioni che hanno subito un peggioramento, ovvero  si sono impoverite allontanandosi dagli obiettivi di miglioramento della produttività e del reddito fissati dall’Agenda 2030. Segnali invece positivi per quanto riguarda la diffusione dell’agricoltura biologica, in crescita con un tasso del 5,1% sull’anno precedente. Un fenomeno che aiuta l’Italia a posizionarsi al quarto posto fra i Paesi Ue27.

Goal 3: Salute e benessere

Sul tema della salute e della qualità della vita in termini di benessere i dati Istat devono tenere in considerazione che il periodo in esame è stata caratterizzato dalla pandemia Covid 19 con un numero di decessi che è sì in calo rispetto al 2020, anno decisamente critico appunto per la pandemia, ma che è invece in crescita rispetto alla media 2015-2019 pre-Covid. Ma la criticità rilevante che viene messa in evidenza dal rapporto riguarda la tendenza che ha portato molti cittadini a rinunciare a molte prestazioni sanitarie

Goal 4: Istruzione di qualità

A che punto siamo in termini di formazione di qualità nel nostro paese? In generale la situazione è stabile, ma va letto come un segnale molto preoccupante. Resta elevata a più del 12%, anche se in diminuzione, la quota di ragazzi che escono dal sistema di istruzione e di formazione tra i 18 e i 24 anni senza aver conseguito un diploma o una qualifica. Così come è drammaticamente elevato, ovvero pari al 48,5% la quota di ragazzi della V classe della scuola secondaria di secondo grado che non hanno raggiunto un livello di competenza alfabetica sufficiente nell’anno scolastico 2021/2022, con un gravissimo peggioramento rispetto al periodo pre-Covid19 quando questa quota era del 35%.

Goal 5: Parità di genere

Più che un tema di parità di genere, nel senso di garanzia sulle pari opportunità, il rapporto Istat appare come una grande denuncia in merito alla mancanza di rispetto e di sicurezza verso le donne. Tra i dati più allarmanti l’aumento di donne costrette a rivolgersi al numero verde per chiedere aiuto, l’aumento drammatico nel numero degli omicidi, l’aumento delle richieste di supporto a centri antiviolenza e case rifugio. Già da questo scenario esce un quadro più che preoccupante a cui va poi aggiunto che il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e il tasso di occupazione di quelle senza figli si attesta a 73%, in lieve diminuzione (-1,2 punti percentuali) rispetto all’anno precedente.

Goal 6: Acqua pulita e servizi igienico sanitari

La grave siccità del 2022 ha contribuito ad alzare il livello di attenzione sul tema dell’acqua nel nostro paese. Vissuta come un bene facilmente disponibile e a costo basso abbiamo capito che la situazione relativa all’acqua è molto più complessa di quanto appare nei nostri luoghi comuni e può portare a gravissime conseguenze. Il rapporto Istat ci dice che nel 2020 nelle reti di distribuzione del nostro paese sono stati erogati 236 litri di acqua al giorno per abitante. Un pochino meglio rispetto al 2019 (un litro in meno) ma certamente non abbastanza per affrontare una situazione che si sta facendo sempre più critica e che impone di portare la massima attenzione a livello di efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua potabile

Goal 7: Energia pulita e accessibile

Il Goal numero sette mostra segnali incoraggianti e positivi, peccato che lo scenario nel quale si colloca rischi di minimizzare il valore di questi segnali in ragione di una crisi energetica che chiede alle rinnovabili di fare molto di più. Il report segnala che l’Italia supera gli obiettivi stabiliti nel 2020 relativi alle Fonti Energetiche Rinnovabili a livello nazionale e internazionale: nel  2020 il contributo da fonti energetiche rinnovabili al consumo finale lordo di energia è migliorato di oltre il 7% raggiungendo il 20,4%, mentre tra il 2012 e il 2020, la capacità netta di generazione di energia rinnovabile installata pro capite è aumentata del 20%. Buoni risultati appunto ma non bastano perché in ogni caso la quota di importazioni nette sulla disponibilità energetica lorda dell’Italia resta una delle più elevate tra i 27 paesi della UE. Un segnale positivo arriva anche a livello di mobilità elettrica con un numero di autovetture elettriche e ibride che raggiunge il 36,4% tra le auto di nuova immatricolazione.

Goal 8: Lavoro dignitoso e crescita economica

L’andamento positivo dell’economia nel periodo considerato dal report ha aiutato a far crescere, anche se di poco, il tasso di occupazione premiando le categorie che più avevano sofferto la pandemia come donne, giovani, stranieri e residenti nelle regioni meridionali. Nello stesso tempo è aumentato anche il tasso di disoccupazione grazie a una quota di cittadini che hanno deciso di tornare a cercare una occupazione. Tuttavia va aggiunto che si tratta di un tasso di disoccupazione che resta superiore a quello di altri paesi europei. Un altro segnale che arriva dal report riguarda la crescita della spesa per misure occupazionali e per la protezione sociale dei disoccupati che cresce consistentemente, raggiungendo il 2,8% del PIL e sfiorando il 5% della spesa pubblica complessiva. Resta il dramma gravissimo relativo al tasso di infortuni mortali e inabilità permanenti.

Goal 9: Imprese, innovazione e infrastrutture

Sul Goal 9 la sintesi del report Istat è in chiaroscuro. Il nostro paese ha vissuto nel 2020 un crollo delle presenze turistiche a causa della pandemia e il sistema legato al trasporto passeggeri ne ha subito le conseguenze, così come anche il mondo della logistica. L’intensità delle emissioni di CO2 in relazione al valore aggiunto ha continuato a diminuire, scendendo del 2,4% rispetto al 2019 e del 5,1% rispetto al 2018 mentre un frenata all’innovazione è arrivata dagli investimenti in ricerca e sviluppo, in software e in beni di proprietà intellettuale in calo rispetto al 2019.

Goal 10: Ridurre le diseguaglianze

La misura delle diseguaglianze è molto complessa, sono tanti e diversi i parametri che influiscono su questo valore. Alcuni segnali che arrivano dal report Istat segnano un progresso come nel caso della crescita del reddito disponibile lordo pro-capite delle famiglie residenti in Italia accompagnato anche da un aumento, di minore intensità del potere d’acquisto. Nel 2020 a causa della pandemia era aumentata la diseguaglianza a livello di reddito netto in uno scenario che ha visto i redditi familiari del 40% della popolazione a più basso reddito impoverirsi in misura maggiore rispetto a quelli del totale della popolazione.

Goal 11: Città e comunità sostenibili

Il lavoro sulle città e sulle abitudini dei cittadini è un fattore determinante per il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. In questo contesto un primo segnale è dato dalla qualità delle abitazioni e il rapporto segnala che più del 17% della popolazione vive in edifici con carenze strutturali. In termini di mobilità cittadina abbiamo veramente tanto da fare ancora considerando che solo la quota di assidui frequentatori dei mezzi pubblici è inferiore al 10% ed è in peggioramento rispetto a un valore comunque molto basso del 15,1% pre pandemia. La gestione dei rifiuti migliora e aumenta la quota che per fortuna segue altre strade rispetto alla discarica. A fronte di un obiettivo UE di arrivare a un 10% di rifiuti in discarica entro il 2035 siamo al 20%. Si riducono anche i livelli di inquinamento atmosferico ma restano elevati nelle grandi città.

Goal 12: Consumo e produzione responsabili

Uno dei dati più importanti in relazione al Goal 12 sul consumo e sulla produzione responsabili riguarda il numero di aziende: quattro imprese su 10 hanno infatti sviluppato innovazioni in grado di generare effetti positivi sull’ambiente. L’innovazione si sta muovendo e produce risultati.

Un altro aspetto importante riguarda il green procurement con la Pubblica Amministrazione, che nel periodo 2019-2020 ha aumentato la quota di acquisti scelti sulla base di criteri ambientali minimi. Si riduce però purtroppo la percentuale di istituzioni pubbliche che adottano forme di rendicontazione sociale e/o ambientale.

Tornando a prestare attenzione al tema dei rifiuti il 2020 ha segnato una riduzione dei rifiuti urbani per abitante pari a un -3,2% rispetto al 2019 e nello stesso tempo sono arrivati avanzamenti a livello di processi di gestione e di riconversione dei rifiuti in nuove risorse. L’economia circolare inizia a mostrare i suoi effetti: il tasso di utilizzo circolare dei materiali è aumentato di due percentuali rispetto all’anno precedente e la percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani è aumentata di un punto percentuale così come la quota di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

Goal 13: Lotta contro il cambiamento climatico

Il Goal 13 e i progressi in relazione al cambiamento climatico sono sempre di più al centro dell’attenzione. Continua il trend in Europa che vede la diminuzione di emissioni di gas serra: nel 2019 sono hanno raggiunto una quota pari al 24% in meno rispetto al 1990. Il nostro paese sta facendo la sua parte e si colloca tra i cinque Paesi della UE con le migliori performance considerando che le emissioni di gas serra nel nostro territorio sono scese del 9,8% rispetto all’anno precedente. Ma va detto che il 2020 è stato appunto l’anno del Covid e la riduzione delle emissioni è anche legata alla frenata dell’economia. In ogni caso nell’analisi tra la riduzione ad opera delle imprese e della riduzione ad opera delle famiglie queste ultime hanno mostrato i risultati migliori.

Se poi si guarda alle conseguenze della crisi climatica, ovvero agli effetti di eventi metereologici più gravi e intensi ecco che il report mostra un maggior pericolo di frane e alluvioni. Ma se poi ci si interroga sulla percezione dei cittadini si scopre che nel 2021 la preoccupazione per i cambiamenti climatici è diminuita rispetto all’anno precedente.

Goal 14: Vita sott’acqua

Il mare vive una drammatica contraddizione: tanto è importante in termini di contrasto ai cambiamenti climatici e tanto è trascurato. Resta drammaticamente elevata la quantità di rifiuti che approdano nei nostri mari e che si ritrovano poi lungo le coste. Tra il 2015 e il 2020 si sono registrati 409 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia e il denominatore comune è rappresentato da oggetti monouso che rappresentano da soli un terzo dei rifiuti marini. Tra le regioni che più hanno saputo intervenire in modo efficace ci sono l’Emilia- Romagna e la Campania. In termini di aree sottoposte a tutela nel triennio 2018-2021 è più che triplicata la copertura delle acque tutelate passando dal 3,8% al 13,4%.

Il report sottolinea inoltre che nel 2020 l’Italia si è avvicinata all’obiettivo previsto dalla Direttiva Balneazione, con il 97,3 % delle acque di balneazione marino costiere che presentano livelli di qualità almeno sufficiente.

Goal 15: La vita sulla terra

Resta drammatica la situazione relativa al consumo di suolo che continua a peggiorare: nel 2021, le superfici “colpite” da coperture artificiali sono arrivate a raggiungere il 7,2% del territorio nazionale, con un drammatico incremento medio di 17,4 ettari al giorno, in netto peggioramento rispetto ai 15,9 dell’anno precedente. Ci sono in ogni caso regioni che si stanno avvicinando all’obiettivo di un consumo di suolo zero.

Aumentano come detto le aree marine protette e nel 2021, il sistema delle aree terrestri protette arriva al 21,7% del territorio nazionale, avvicinandosi alla copertura delle 172 Aree chiave per la biodiversità censite in Italia. Bene, ma gran parte dei Paesi UE, sono più vicini di noi alla copertura totale.

Goal 16: Pace, giustizia e istituzioni solide

Tra i parametri legati al Goal 16 il report segnala che nel 2020 nel nostro paese sono stati commessi 0,5 omicidi volontari per 100mila abitanti, con un tasso di criminalità che il report indica come stabile e come tra i più bassi in Europa. Relativamente al dato sulle carceri il report denuncia la situazione negli istituti di detenzione dove la presenza di detenuti è superiore al numero di posti disponibili. Inoltre nel 2021 il report mette in evidenza una frenata nel percorso di riduzione della durata dei procedimenti civili nei tribunali ordinari: anche se il numero dei procedimenti segna una diminuzione del 6,7% la durata media degli stessi è aumentata di 7 giorni rispetto all’anno precedente aggravando una situazione già inaccettabile che passa da 419 a 426 giorni.

Goal 17: Partnership per gli obiettivi

Quante volte si è ripetuto che il raggiungimento degli SDGs implica un grande lavoro di squadra, che nessuno, paese, istituzione o organizzazione che sia può arrivarci da solo. Ecco il Goal 17 assume un peso particolare perché consente di capire se si stanno creando le condizioni, grazie alle partnership, per progredire con tutti gli obiettivi. In questo senso il report Istat ci dice che occorre rimboccarsi le maniche per cambiare prospettiva.

Il rapporto tra la valorizzazione delle risorse che rientrano nell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo o APS e il reddito nazionale lordo resta fondamentalmente stabile rispetto ai due anni precedenti e resta stabile anche il reddito che si indirizza verso i Paesi meno sviluppati. A queste condizioni l’Istat sottolinea che il nostro paese difficilmente può raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030.

Su ESG Smart Data una selezione e una sintesi delle ricerche e delle analisi sul ruolo e sulle prospettive della sostenibilità per le imprese e per le pubbliche amministrazioni.

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