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ESG e GDO: a che punto siamo



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Quali sono le ragioni che rendono la sostenibilità sempre più strategica per la GDO, quali sono gli impegni concreti e le iniziative che stanno permettendo di raggiungere obiettivi di decarbonizzazione e quali sono i principali ostacoli nel percorso di decarbonizzazione della Grande Distribuzione Organizzata

Pubblicato il 22 lug 2025



ESG e GDO

ESG e GDO: i punti di riferimento

Il rapporto tra ESG e GDO rappresenta oggi un indicatore molto concreto per comprendere come la Grande Distribuzione Organizzata stia lavorando a livello di trasformazione sostenibile. Il percorso di decarbonizzazione della GDO è strettamente legato al percorso che va nella direzione della decarbonizzazione e competitività industriale. ESG e GDO significa oggi capire a che punto siamo in termini di raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e, nello stesso tempo, come questi obiettivi si stanno trasformando in valore per le imprese e per tutti gli stakeholder.

Environmental, Sociale e Governance nel mondo retail

Nel mondo della GDO i fattori ESG stanno assumendo un ruolo sempre più strategico, sia per rispondere alle aspettative dei consumatori sia per adeguarsi ai nuovi obblighi normativi e agli standard di sostenibilità. Un primissimo sguardo può essere offerto in funzione delle tre dimensioni, ambientale, sociale e di governance.

Ambiente (Environmental)

Tra i principali fattori ambientali, spiccano la decarbonizzazione della filiera logistica, la riduzione degli sprechi alimentari, la gestione efficiente delle risorse idriche ed energetiche e l’adozione di soluzioni per gestire il rapporto tra packaging e sostenibilità, (biodegradabili, riciclati o riutilizzabili). In particolare poi sui temi dell’energia sempre più retailer investono in energie rinnovabili, sistemi di efficienza energetica, in refrigerazione a basso impatto ambientale e strategie per la transizione verso la mobilità elettrica nelle consegne e in generale verso la mobilità sostenibile.

Sociale (Social)

Sul piano sociale, l’attenzione si concentra su condizioni di lavoro eque lungo tutta la catena di fornitura, diversità e inclusione nei punti vendita e nelle sedi centrali, sicurezza dei consumatori, etica dei fornitori e sostegno alle comunità locali. La lotta allo spreco alimentare è anche un tema sociale, quando legata a iniziative di solidarietà alimentare, come le donazioni a enti del terzo settore.

Governance

Dal lato governance, è centrale la trasparenza nelle pratiche di reporting ESG, l’integrazione della sostenibilità nella strategia aziendale, la tracciabilità e trasparenza nella supply chain, l’etica nei rapporti con fornitori e stakeholder, e la parità di genere nei ruoli apicali. Anche la cybersecurity e la protezione dei dati dei clienti rientrano tra i criteri valutati in chiave ESG nella GDO digitale e omnicanale.

Integrazione delle strategie di sostenibilità come fattore chiave nel rapporto ESG e GDO

Il comun denominatore ovvero il fattore che caratterizza le imprese della GDO che hanno scelto di lavorare strategicamente nel miglioramento delle perfomance ESG è rappresentato dalla decisione di porre la sostenibilità al centro delle proprie strategie.

Una serie di indicazioni in questo senso ci arrivano dalla ricerca “Gli approcci alla sostenibilità della GDO italiana“, condotta da Accenture e JEME la Junior Enterprise dell’Università Bocconi (vai QUI per visionare la ricerca completa).

Condotta tra marzo e aprile 2020 l’analisi aveva già evidenziato come le aziende stiano superando un approccio prevalentemente orientato alla comunicazione in favore di interventi più solidi e strutturati in grado di superare e gestire i rischi di greenwashing e di portare il contributo del retail alla realizzazione di una economia sostenibile.

Le ragioni dell’impegno verso la sostenibilità

Questa indagine aveva a suo tempo coinvolto un panel rappresentativo di diverse tipologie di organizzazioni della GDO in Italia, inclusi 8 dei primi 10 brand per fatturato della GDO alimentare. L’impegno per la sostenibilità che emergeva dalla ricerca era guidato dalla convinzione che l’attenzione ai criteri ESG sia l’unico modo per essere competitivi in futuro e migliorare la reputazione del brand. A suo tempo questa opinione era condivisa dal 45% delle aziende intervistate, mentre il 33% vedeva nella sostenibilità un’occasione per sfruttare nicchie di business, come poteva essere per posizionare la vendita di alcune tipologie di prodotti come ad esempio le produzioni da agricoltura biologica.

Cosa si evince dal sustainability report dei principali attori

Accanto ai risultati mostrati in quella ricerca è utile osservare le evidenze del “Bain Retail ESG Pulse-Check 2023” (vai QUI per leggere e scaricare la ricerca completa), basata su oltre 30 sustainability report dei principali player italiani. In questo rapporto Bain rileva che il settore retail in Italia ha ancora molta strada da percorrere sulle tematiche ESG per due ragioni fondamentali: alcuni elementi chiave non adeguatamente monitorati e la scarsità di obiettivi impostati con logiche science-based.

L’urgenza di accelerare il percorso ESG è rafforzata dal crescente scrutinio dei consumatori e dall’adeguamento alle normative, come la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) (leggi a questo proposito anche cosa sta cambiando con il Pacchetto Omnibus UE e l’evoluzione della normativa ESG).

ESG e GDO: il ruolo delle strategie e delle strutture interne per la sostenibilità

Tornando alla ricerca Accenture/JEME si nota il forte impegno organizzativo verso la sostenibilità con il 70% delle aziende del campione che ha introdotto unità o ruoli specifici dedicati alla sostenibilità. Progetti e impegni che nella maggior parte dei casi fanno capo a responsabili CSR o marketing. Un dato questo che mostra una intenzionalità nell’integrare la sostenibilità nella struttura aziendale. Per quanto riguarda le aree di azione, le iniziative più comuni includono la riduzione e l’ottimizzazione del packaging, lo sviluppo di prodotti più sostenibili, la riduzione degli sprechi alimentari e dei rifiuti, le iniziative green per i consumatori e la ricerca di efficienza nell’uso delle risorse. Circa la metà delle aziende comunica le proprie performance sostenibili tramite bilanci di sostenibilità.

Le sfide della misurazione e della pianificazione

Nonostante l’impegno, permangono ancora delle criticità significative, in particolare nella misurazione delle performance sostenibili. La ricerca Accenture/JEME rivelava come il 67% delle aziende dichiarasse di non disporre di un sistema di KPI (Key Performance Indicator) adeguato per la sostenibilità. Questa lacuna nella misurazione rappresenta un ostacolo alla piena attuazione del cambiamento, dato che il 30% delle aziende lamenta proprio la mancanza di sistemi di misurazione della performance sostenibile e di forme di incentivo correlate.

Più attenzione ai budget per la sostenibilità

Sebbene il 67% dei rispondenti definisca un piano formale e strutturato per la sostenibilità, solo il 33% si basa su un budget definito a inizio anno. La mancanza di incentivi aziendali mirati per negozi e centri logistici era in particolare citata dal 70% degli intervistati come un freno alla riduzione dello spreco alimentare.

A sua colta il rapporto Bain andava nel dettaglio di alcune di queste difficoltà sottolineando la non adeguata capacità di monitoraggio di molti elementi chiave.

Cosa significa per la GDO monitorare i fattori ESG

Per la GDO monitorare e controllare i fattori ESG significa intraprendere un percorso strutturato di trasformazione che coinvolge l’intera catena del valore, dall’approvvigionamento alla vendita al dettaglio. In un contesto in cui consumatori, investitori e normative europee richiedono maggiore responsabilità ambientale e sociale, le aziende della GDO sono chiamate a misurare, rendicontare e migliorare le proprie performance su temi cruciali come la sostenibilità ambientale, l’inclusione sociale e l’inclusione lavorativa e la trasparenza gestionale.

Il monitoraggio ESG richiede la raccolta sistematica di dati: emissioni di CO2, consumo energetico, utilizzo della plastica, percentuale di prodotti certificati sostenibili, tasso di donazioni alimentari, numero di fornitori eticamente verificati. Tutti indicatori che devono essere letti e interpretati attraverso strumenti digitali e metodologie di rendicontazione di sostenibilità, la CSRD e i principi GRI.

Il controllo dei fattori ESG implica la capacità di intervenire tempestivamente per correggere eventuali criticità: inefficienze nei consumi, non conformità nella filiera, gap nella parità di genere o nella sicurezza sul lavoro. In questo senso, la GDO deve dotarsi di processi di audit interni, audit sociali per le filiere, sistemi di tracciabilità, piani di formazione ESG per il personale e partnership trasparenti con fornitori e stakeholder.

Non si tratta solo di un obbligo normativo, ma il controllo ESG abilita di fatto la possibilità di predisporre una visione strategica.

L’impatto ambientale: efficienza delle risorse e controllo delle emissioni

L’attenzione all’efficienza nell’uso delle risorse è un punto focale per la GDO. La ricerca Accenture/JEME indicava che il 67% delle aziende intervistate misura abitualmente il proprio consumo di energia e le emissioni di gas serra. Più della metà (55%) ha definito piani per diminuire entrambi e per passare alle energie rinnovabili. Questa volontà di miglioramento riguarda in egual misura le sedi principali, i magazzini, i negozi e la flotta dei trasporti, per la quale le aziende stanno sperimentando ottimizzazione dei percorsi (33%), rinnovamento (28%), introduzione di mezzi elettrici (17%) e ricerca di un mix migliore per disporre di trasporti sostenibili (11%).

Emissioni “zona grigia” sulla quale fare chiarezza con percorsi di decarbonizzazione

I dati della ricerca di Bain sullo “stato dell’arte” dell’epoca (ricordiamo che la ricerca è del 2023) e sugli “obiettivi” delle aziende GDO rivelano un quadro misto per le emissioni:

  • Emissioni (Stato dell’arte): L’87% delle aziende GDO rendicontava le emissioni di CO2e Scope 1+2, ma solo il 20% rendicontava quelle di Scope 3. Il 39% dichiarava l’utilizzo di energia rinnovabile.
  • Emissioni (Obiettivi): Solo il 35% delle aziende GDO aveva obiettivi per le emissioni Scope 1+2, il 26% per le Scope 3 e il 26% per l’energia rinnovabile. Questi dati, per con la prospettiva temporale, suggeriscono una diffusa consapevolezza della situazione attuale ma una minore propensione a fissare obiettivi chiari e misurabili.

Gestione degli sprechi e la sfida della circolarità

La gestione dello spreco alimentare rappresenta da tempo un’area di intervento massiccio per le imprese. Il 55% dichiarava di misurarlo abitualmente e di attuare una serie di attività per contrastarlo. Le azioni più comuni includono la donazione (75%) o la vendita promozionale (60%) di prodotti in scadenza, la razionalizzazione dei processi di riordino (75%) e il riutilizzo dei prodotti in scadenza (25%).

Sul fronte della circolarità, i dati di Bain indicavano per la GDO:

  • Presenza di materiali e prodotti sostenibili con il 100% delle imprese che offre prodotti/materiali sostenibili.
  • Attenzione ai temi del packaging e della circolarità con il 66% delle forme di packaging utilizzato riciclabile, riutilizzabile o compostabile, ma solo il 24% dei rifiuti/scarti viene recuperato. La totali tà delle imprese era impegnata nella introduzione di iniziative di modelli di business circolari.
  • Guardando agli obiettivi per packaging e circolarità il 59% delle imprese dichiarava obiettivi per agire nella direzione di un packaging riciclabile/riutilizzabile/compostabile, ma solo il 6% aveva obiettivi per l’offerta di prodotti/materiali sostenibili e meno del 5% per il recupero di rifiuti/scarti. Il 53% aveva obiettivi per aumentare le iniziative di modelli di business circolari. Questi dati mostrano una buona base di partenza in termini di iniziative, ma una particolare debolezza nel definire obiettivi quantificabili per molti aspetti della circolarità e del recupero.

ESG e GDO: il ruolo fondamentale delle catene di fornitura

Anche grazie al rapporto tra ESG e GDO i criteri di selezione dei fornitori stanno diventando sempre più stringenti con logiche di green procurement. Il 55% degli intervistati dalla ricerca di Accenture/JEME affermava di considerare la performance ambientale dei fornitori, valutando elementi come la riciclabilità dei prodotti, la sostenibilità del packaging, degli ingredienti e del processo di trasformazione e distribuzione. Un dato ancora più significativo è che l’80% delle aziende richiedeva certificazioni di sostenibilità ai propri fornitori. Questo indica una chiara tendenza a estendere la responsabilità ambientale lungo la filiera.

Catene di fornitura e impatto ambientale della GDO

Nel percorso verso la sostenibilità, le catene di fornitura rappresentano uno snodo cruciale per la GDO. Oltre il 70% dell’impatto ambientale e sociale di un retailer si concentra proprio a monte, nella produzione e nella logistica dei beni venduti. Per questo motivo, la valutazione ESG non può fermarsi ai confini dell’azienda, ma deve includere fornitori, trasportatori, trasformatori e produttori agricoli.

Garantire la sostenibilità della supply chain significa agire su più fronti: selezionare fornitori che rispettino standard ambientali e sociali, monitorare le emissioni Scope 3 (indirette), promuovere pratiche etiche e trasparenti nei rapporti contrattuali, e incentivare produzioni a basso impatto ambientale. È un compito complesso che richiede strumenti digitali di tracciabilità, sistemi di audit e certificazioni di filiera.

La GDO ha il potere – ma anche la responsabilità – di guidare l’evoluzione sostenibile dell’intero ecosistema produttivo, orientando le scelte dei fornitori attraverso policy chiare, incentivi e clausole contrattuali ESG. Solo attraverso una filiera responsabile e controllata si può garantire la credibilità dei bilanci di sostenibilità e rispondere alle crescenti aspettative di consumatori, istituzioni e investitori.

Diversità, inclusione e condizioni di lavoro

L’aspetto sociale delle tematiche ESG è altrettanto importante. Il Bain Retail ESG Pulse-Check 2023 ha fornito dati specifici per la GDO in merito a Diversità e Inclusione:

  • A livello di Diversità e Inclusione il 100% delle aziende GDO rendeva pubblica la percentuale di dipendenti donne. Tuttavia, solo il 44% rivela la percentuale di donne dirigenti e il 46% la percentuale di donne nel Consiglio di Amministrazione (CDA). Solo il 30% comunicava il divario retributivo.
  • Diversità e Inclusione (Obiettivi): Gli obiettivi in quest’area sono notevolmente bassi: solo il 9% della GDO ha obiettivi per la percentuale di donne in posizioni dirigenziali e meno del 5% per le donne nel CDA o per la riduzione del divario retributivo. Questi dati suggeriscono che, sebbene ci sia una certa consapevolezza nella disclosure di base, la definizione di obiettivi ambiziosi e misurabili per la parità di genere e l’inclusione è ancora un’area critica.
  • Per quanto riguarda le condizioni di lavoro, il 65% delle aziende GDO rende pubbliche le ore di formazione per dipendente.

ESG e GDO: la comunicazione come leva

Uno degli aspetti più maturi delle strategie di sostenibilità nella GDO è rappresentato dalla comunicazione e dalle iniziative rivolte al consumatore. La ricerca Accenture/JEME aveva a suo tempo rilevato che il 100% delle aziende aveva introdotto iniziative per incentivare un comportamento sostenibile. Iniziative che comprendevano campagne tradizionali di educazione sostenibile (87%), come quelle a favore di un’alimentazione sana o per la riduzione della plastica, ma anche formule più innovative come i programmi fedeltà che premiano acquisti sostenibili (25%).

Guardando invece ai dati della ricerca di Bain Retail ESG Pulse-Check su questi temi si osserva che in termini di trasparenza e divulgazione la totalità delle aziende GDO rendicontava i principi e gli standard internazionali ESG adottati, garantiva trasparenza e tracciabilità della filiera, aveva sviluppato un proprio Codice Etico.

Tutti dati che mostrano come la comunicazione sia un’area matura. Tuttavia, nel momento in cui si sposta l’attenzione verso gli obiettivi si osserva che solo il 29% ha obiettivi specifici legati ai temi della trasparenza e della tracciabilità della filiera, un dato che suggerisce di leggere l’impegno attuale più orientato alla disclosure dello stato attuale che sul miglioramento futuro.

Innovazione tecnologica e GDO: cosa si può fare per l’ESG

Nel cammino verso una GDO sostenibile e responsabile, l’innovazione tecnologica rappresenta una leva fondamentale per integrare i criteri ESG elle pratiche sostenibili. Digitalizzazione, intelligenza artificiale, IoT e sistemi di tracciabilità avanzata non solo semplificano il monitoraggio delle performance ESG, ma abilitano nuove strategie capaci di generare valore ambientale, sociale e gestionale lungo tutta la catena del valore.

Tracciare, misurare, migliorare: l’uso dei dati ESG

Grazie a piattaforme digitali e sensori IoT, i retailer possono raccogliere dati ambientali in tempo reale: consumi energetici, emissioni, sprechi alimentari, trasporti, uso delle risorse. L’intelligenza artificiale e il machine learning consentono poi di analizzare questi dati, individuare inefficienze e proporre azioni correttive. Ad esempio, sistemi smart per la gestione del freddo o dell’illuminazione possono ridurre drasticamente l’impronta carbonica dei punti vendita.

Supply chain sostenibile e trasparente

La tecnologia consente alla GDO di controllare le proprie filiere, certificando l’origine dei prodotti, il rispetto degli standard etici e ambientali dei fornitori, la sicurezza e la qualità degli alimenti. Blockchain e RFID permettono una tracciabilità completa, utile sia per la compliance normativa, sia per rassicurare i consumatori più attenti.

Digitalizzazione e inclusione sociale

L’innovazione tecnologica migliora anche l’aspetto sociale del rapporto tra ESG e GDO. Le piattaforme HR basate su AI aiutano a promuovere inclusione e parità di genere nella gestione del personale, mentre app e strumenti digitali rendono accessibili informazioni su allergeni, provenienza o impatto ambientale, rafforzando la trasparenza verso il cliente.

Governance più solida con strumenti digitali

Sul fronte della governance, l’adozione di strumenti di monitoraggio ESG centralizzati, dashboard e software di audit automatizzati rafforza il controllo interno e migliora la rendicontazione verso gli stakeholder e permette di attuare forme di Corporate governance e accountability. La tecnologia, in questo caso, può supportare la GDO nel dimostrare con dati verificabili la propria coerenza strategica rispetto agli impegni ESG assunti.

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