Supply Chain

Catene di fornitura tra risk management, resilienza e sostenibilità

In poco meno di un anno i temi legati alla gestione delle catene di fornitura hanno vissuto una nuova, importante, trasformazione. Dalle crisi geopolitiche agli effetti dell’emergenza energetica e dell’accesso alle materie prime: alcune delle emergenze che hanno caratterizzato il 2022, hanno imposto alle imprese di adottare nuove strategie e sviluppare nuove forme di collaborazione. Ne abbiamo parlato con Paolo Bentivoglio, Chief Procurement Officer di Streparava

Pubblicato il 03 Mag 2023

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it e Direttore testate verticali Network Digital360

Paolo Bentivoglio, Chief Procurement Officer di Streparava S.p.A.

Chi si occupa di catene di fornitura è da sempre “allenato” a gestire tante variabili e a considerare l’eventualità di imprevisti o emergenze. Negli ultimi anni, tuttavia, con la pandemia e con le drammatiche crisi geopolitiche ed energetiche che si sono succedute, non è più sufficiente parlare di un allenamento alla gestione di imprevisti, ma di una gestione delle supply chain in grado di garantire una capacità di adattamento, di flessibilità e di risk management che è sostenibile solo grazie alla disponibilità di dati e strumenti adeguati per comprendere e gestire i fattori che determinano questi cambiamenti.

Con Paolo Bentivoglio, Chief Procurement Officer di Streparava, azienda manifatturiera bresciana con una importante presenza internazionale e con una catena di fornitura complessa e articolata, abbiamo voluto fare il punto su queste problematiche mettendo in relazione tre grandi temi: resilienza delle catene di fornitura, gestione dei fattori di rischio trasformazione sostenibile.

Iniziamo dalla resilienza. È una parola chiave che ci accompagna ormai da diversi anni e ogni volta si deve sottolineare quanto sia importante per garantire la continuità operativa delle imprese e la loro stessa competitività?

Certamente il tema della resilienza è un punto di riferimento primario. Se riflettiamo sul fatto che con questo termine intendiamo la capacità di adattarsi e di rispondere a eventi che mutano con una certa frequenza e che ci mettono alla prova. Una capacità di adattarsi e di garantire le performance originarie, ovvero evitare che i cambiamenti possano compromettere la capacità dell’azienda di generare valore. Si tratta come ben noto di un termine molto usato per le catene di fornitura. Nello specifico valuterei la resilienza a livello di supply chain come la capacità dell’azienda di garantire che le performance dei propri fornitori non possano deteriorarsi a fronte di perturbazioni e sollecitazioni del mondo esterno. Questa capacità delle aziende negli ultimi anni è diventata molto più importante proprio perché ha una incidenza più diretta e più significativa sui risultati di business.

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Questi ultimi tre-quattro anni hanno stravolto lo scenario sociale ed economico. Che impatto hanno avuto sulle catene di fornitura?

Ci siamo misurati tutti con emergenze drammatiche che si sono succedute con un tempismo incalzante e che hanno cambiato lo scenario non solo a livello di supply chain ma di evoluzione dei mercati stessi. A fronte di situazioni anche drammatiche ritengo che da alcuni mesi si stia vivendo una situazione di miglioramento, pur in condizioni che non sono certamente confrontabili con quelli del periodo precedente al 2019. Alcune delle difficoltà che si erano riscontrate con il Covid si sono mitigate rispetto ad un anno fa, ci sono ancora difficoltà nelle catene di fornitura, ma ci sono anche più strumenti, più conoscenza e una migliore preparazione per affrontarli.

Detto questo, va anche sottolineato che ci sono problematiche serie che sono ancora irrisolte. I problemi legati ai microchip che arrivano dall’Asia, li percepiamo ancora esattamente come un anno fa. Il paradosso in tanti casi è che alle aziende non mancano gli ordinativi, ma ci sono difficoltà a completare le commesse perché mancano materiali e componenti.

I temi legati alla gestione delle reti di fornitura, alla riduzione dei fattori di rischio e alla sostenibilità saranno al centro dell’evento

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C’è poi il tema dei prezzi, come sta evolvendo?

In merito ai prezzi ci sono dinamiche diverse. Si avvertono segnali di moderazione rispetto ai costi di trasformazione mentre i costi di fornitura, soprattutto a monte della catena, (esattamente gli attori impegnati nella produzione di materie prime) non sono diminuiti. Sulla catena di fornitura di fatto i costi restano a livelli elevati.

Quanto è rilevante il tema ambientale nelle catene di fornitura?

A questo proposito è necessario guardare al tema ambientale da una doppia prospettiva, quella energetica e questa della gestione delle risorse. Lo scenario che abbiamo vissuto negli ultimi anni con l’esplosione dei costi dell’energia ci ha colpito in modo importante, anche se non siamo un’azienda energivora, abbiamo comunque avuto un impatto e abbiamo subìto un aumento diretto sui nostri costi, ma soprattutto, abbiamo subìto un aumento indiretto a causa di tutte quelle aziende della catena in cui l’energia era un costo rilevante.

Questa situazione ha rappresentato un ulteriore stimolo per accelerare e concretizzare un piano che avevamo per procedere con l’installazione di circa 10 mila pannelli fotovoltaici unitamente a un’opera di riqualificazione degli stabilimenti che non avevano le caratteristiche per poterli accogliere. Grazie a questo piano contiamo di arrivare a regime a ottenere una capacità produttiva pari al 35-40% del nostro fabbisogno di energia elettrica.

Tornando al tema della resilienza questo è un esempio di reattività dell’azienda che punta a garantire una performance produttiva allineata agli obiettivi anche se lo scenario (prezzi dell’energia) cambia in modo pesante. A fronte di questa decisione e di questo investimento un eventuale nuovo incremento dei costi energetici avrebbe un impatto inferiore sull’operatività e sul conto economico.

Di fatto avete ridotto il rischio. Possiamo dire che il risk management nella gestione delle catene di fornitura richiede sempre più rapidità nella decisione e nell’azione?

Per quello che è il nostro osservatorio delle catene di fornitura abbiamo capito che le aziende che non dispongono di strumenti e competenze per leggere lo scenario nel quale si muovono sono quelle che poi incontrano le maggiori difficoltà. E sono anche quelle che reagiscono con maggiore lentezza.

Il grande problema, nel momento in cui si opera in catene di fornitura complesse è rappresentato dal fatto di aumentare il livello di conoscenza sulle azioni che vengono intraprese dalle aziende con cui si collabora. Il rischio di subire una discontinuità da parte di aziende della propria rete deve essere individuato e interpretato in anticipo, i tempi di diffusione dei problemi sono purtroppo oggi più veloci.

Veniamo al tema dei rischi ESG

A mio modo di vedere non bisogna pensare all’evoluzione delle catene di fornitura solo in ottica di reshoring o nextshoring. È un tema che ha avuto una sua fiammata, ma è ragionevole pensare che le supply chain continueranno ad essere globali. È certamente importante mettere in campo azioni di risk management, magari con una doppia fornitura, con un backup più vicino, ma la tendenza è quella di tornare a coinvolgere aziende offshore. Peraltro, anche i costi di trasporto si sono ridimensionati, e criticità come la mancanza di container è rientrata.

A mio avviso il tema dell’ESG riceverà molta attenzione perché la sostenibilità in tutte le sue dimensioni viene apprezzata come valore e incide sulla competitività delle aziende. Accanto all’aspetto economico-finanziario nella gestione delle catene di fornitura si presterà sempre più attenzione ai temi della governance e della sostenibilità dei partner.

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