La risoluzione Onu

Agenda 2030 e i 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile: il vademecum completo

Come si è giunti a definire il programma d’azione più vincolante per lo sviluppo del pianeta nei prossimi anni? Dietro all’adozione del documento da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 25 settembre 2015, c’è un lungo iter iniziato negli anni Settanta. Ecco tutto quello che c’è da sapere: il dettaglio degli SDGs, i metodi di monitoraggio e gli impegni previsti per il futuro

Pubblicato il 23 Feb 2021

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L’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile: la storia

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile è il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto il 25 settembre 2015 dall’Assemblea generale dell’Onu, ovvero dai governi dei 193 Paesi membri. Il suo cuore pulsante è rappresentato da 17 Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, SDGs), inglobati in un grande programma d’azione che individua ben 169 target o traguardi.

Gli Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile fanno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del millennio (Millennium development goals) che li hanno preceduti e mirano a completare ciò che questi non sono riusciti a realizzare. Con i loro “predecessori” i SDGs condividono obiettivi comuni su un insieme di questioni cruciali: la lotta alla povertà, ad esempio, ma anche l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.

Da dove inizia il percorso verso l’Agenda 2030 con gli Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile

Il percorso verso il raggiungimento degli Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile è stato ufficialmente avviato all’inizio del 2016, con la previsione di segnare la traccia dell’evoluzione globale nei successivi 15 anni. Secondo gli impegni assunti, infatti, i Paesi raggiungeranno questi goal entro il 2030 sulla base di un percorso specifico per ciascuno dei 17 Sustainable Development Goals.

Come nasce l’Agenda 2030?

Gli arbori del confronto internazionale che, nel 2015, porterà all’adozione dell’Agenda 2030 risalgono al lontano 1972, anno in cui i governi si incontrarono a Stoccolma, in Svezia, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano, per considerare i diritti della famiglia in un ambiente sano e produttivo.

Sul tema si tornerà nel 1983, con la creazione da parte delle Nazioni Unite della Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (in seguito nota come Commissione Brundtland), che definirà lo sviluppo sostenibile come il soddisfacimento dei “bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

Un importante passo avanti nella discussione è datato 1992, quando a Rio de Janeiro si tiene il primo Summit della Terra (Unced) o Vertice della Terra, durante il quale viene elaborato e adottato il primo programma per l’ambiente e lo sviluppo, noto anche come Programma 21. Il follow-up ventennale si terrà in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile del 2012, nota anche come Rio +20. Ed è proprio in occasione di un evento di preparazione a questo appuntamento (in Indonesia nel luglio 2011) che la Colombia propone per la prima volta l’idea degli SDGs.

Nel settembre 2011, l’idea viene ripresa dalla 64ª Conferenza delle Ong del Dipartimento dell’informazione pubblica delle Nazioni Unite a Bonn, in Germania. Il documento finale mette sul tavolo diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile e obiettivi associati.

Rio +20: il passo decisivo verso gli SDGs, prende forma l’Agenda 2030

Alla Conferenza Rio +20 viene raggiunta dagli Stati membri una risoluzione nota come “Il futuro che vogliamo”. Tra i temi chiave del documento emergono lo sradicamento della povertà, la gestione dell’energia, l’acqua e l’igiene, la salute e l’insediamento umano.

Nel gennaio 2013 viene quindi istituito un gruppo di lavoro aperto composto da trenta membri dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo sostenibile. Compito: identificare obiettivi specifici per gli SDGs. L’Open Working Group (Owg) viene incaricato di preparare una proposta di SDGs da esaminare durante la sessantottesima sessione dell’Assemblea generale, da settembre 2013 a settembre 2014. Dopo 13 sessioni, alla sessantottesima sessione dell’Assemblea generale, nel settembre 2014, l’Owg presenta la propria proposta di 17 Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile e 169 target. Davanti alle proposte, Ban Ki-Moon, segretario generale delle Nazioni Unite in carica dal 2007 al 2016, afferma: “Non abbiamo un piano B perché non esiste un pianeta B”.

La data cruciale dell’Agenda 2030: 25 settembre 2015

Le negoziazioni sull’Agenda di Sviluppo Post 2015 iniziano nel gennaio del 2015 e si concludono nell’agosto dello stesso anno. Il 25 settembre 2015, i 193 stati dell’Assemblea Generale dell’Onu adottano infine l’Agenda 2030 intitolata “Trasformare il nostro mondo. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.
L’agenda è costituita da 92 paragrafi. Il paragrafo 52 delinea i 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile affiliati ai 169 target.

Qual è il contenuto dell’Agenda 2030?

L’Agenda 2030 è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Essa persegue inoltre il rafforzamento della pace universale in una maggiore libertà.
I firmatari, all’atto della sottoscrizione, riconoscono “che sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, inclusa la povertà estrema, è la più grande sfida globale ed un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile”. Tutti i Paesi e tutte le parti in causa, agendo in associazione collaborativa, si impegnano quindi ad implementare questo programma.
“Siamo decisi a liberare la razza umana dalla tirannia della povertà e vogliamo curare e salvaguardare il nostro pianeta – affermano -. Siamo determinati a fare i passi audaci e trasformativi che sono urgentemente necessari per portare il mondo sulla strada della sostenibilità e della resilienza. Nell’intraprendere questo viaggio collettivo, promettiamo che nessuno verrà trascurato”.

Lo scopo dovrà essere raggiunto con i 17 Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile e i 169 traguardi inclusi. Si tratta di propositi che “mirano a realizzare pienamente i diritti umani di tutti e a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze – spiegano i sottoscrittori del documento -. Essi sono interconnessi e indivisibili e bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: la dimensione economica, sociale ed ambientale. Gli Obiettivi e i traguardi stimoleranno nei prossimi 15 anni interventi in aree di importanza cruciale per l’umanità e il pianeta”.

Che cosa sono e cosa prevedono gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile?

Gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile  sono una serie di 17 obiettivi interconnessi che, nel dettaglio, mirano ad affrontare un’ampia gamma di questioni relative allo sviluppo economico e sociale, includendo la povertà, la fame, il diritto alla salute e all’istruzione, l’accesso all’acqua e all’energia, il lavoro, la crescita economica inclusiva e sostenibile, il cambiamento climatico e la tutela dell’ambiente, l’urbanizzazione, i modelli di produzione e consumo, l’uguaglianza sociale e di genere, la giustizia e la pace.

  1. Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo
  2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile
  3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età
  4. Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti
  5. Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze
  6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie
  7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
  8. Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti
  9. Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile
  10. Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le nazioni
  11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
  12. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
  13. Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico
  14. Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile
  15. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre
  16. Promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile
  17. Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

Qual è la roadmap dell’Agenda 2030?

Gli SDGs e i rispettivi traguardi sono entrati in vigore il 1° gennaio 2016 e orienteranno le decisioni globali per i successivi 15 anni. “Ognuno di noi – hanno affermato i sottoscrittori – lavorerà affinché l’Agenda sia applicata all’interno del proprio Paese e a livello regionale e globale, tenendo in considerazione le diverse realtà nazionali, le capacità e i livelli di sviluppo e rispettando le politiche e le priorità nazionali”.

Obiettivo globale è sostenere una crescita economica inclusiva e duratura specialmente per gli Stati in via di sviluppo, garantendo al contempo la conformità alle norme e agli impegni internazionali vigenti. Le strutture regionali e subregionali possono facilitare il passaggio dalla formulazione di politiche per lo sviluppo sostenibile al compimento di azioni concrete a livello nazionale.
Gli obiettivi sono definiti come ambiziosi e globali, ed ogni governo è libero di impostare i propri traguardi nazionali guidati dal livello globale di ambizione, ma tenendo conto delle circostanze nazionali. Ogni governo potrà inoltre decidere come gli Obiettivi debbano essere incorporati nei processi, nelle politiche, e nelle strategie di pianificazione nazionale.

Chi controlla il rispetto degli impegni previsti dall’Agenda 2030?

Tutti gli Stati possono, e devono, esercitare liberamente la totale e permanente sovranità sulle proprie ricchezze, risorse naturali e attività economiche. In questo quadro, l’Agenda 2030 deve essere applicata in modo tale che sia in linea con i diritti e i doveri degli Stati sanciti dal diritto internazionale.
Ogni anno gli Stati possono presentare lo stato di attuazione dei diciassette SDGs nel proprio Paese, attraverso l’elaborazione di Rapporti nazionali volontari (Voluntary national reviews). L’Agenda 2030 individua nel Foro politico di Alto Livello (High level political forum) il consesso globale per monitorare, valutare e orientare l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Per supportare tale attività e garantire la comparabilità delle valutazioni, la Commissione Statistica delle Nazioni Unite ha costituito l’Inter agency expert group on SDGs (IAEG-SDGs), con il compito di definire un insieme di indicatori per il monitoraggio dell’attuazione dell’Agenda 2030 a livello globale.

Quali critiche sono state mosse all’Agenda 2030?

L’Agenda 2030 ha riscosso il sostegno della maggior parte delle principali organizzazioni non governative, senza che nessuna si sia dichiarata contraria, a differenza di quanto accaduto in precedenza con gli Obiettivi di sviluppo del Millennio.

Non sono tuttavia mancate alcune critiche. Nel 2015, ad esempio, l’Economist ha ospitato un editoriale particolarmente critico che metteva in confronto gli SDGs con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, e bollava come “un disastro” i risultati raggiunti: ad esempio, riteneva eccessiva la definizione di ben 169 target, stigmatizzava la scelta di non tenere conto del contesto dei singoli Paesi e definiva “pura fantasia” il reperimento delle risorse (stimate in 2-3 trilioni di dollari all’anno) necessarie al raggiungimento degli obiettivi.

Un’altra critica è stata espressa in riferimento alla contraddittorietà di alcuni degli obiettivi. Per esempio, la crescita dell’occupazione è ritenuta in contrasto con la riduzione del costo della vita, e la crescita economica non compatibile con gli obiettivi ecologici e con la promozione di una maggiore uguaglianza sociale. Per ovviare al problema, viene sottolineata l’importanza di una ricerca multidisciplinare a sostegno dell’attuazione dell’Agenda.

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