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Green gap: come superarlo con l’innovazione



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Il fenomeno del green gap esprime il divario esistente tra le intenzioni dichiarate dagli individui di ridurre il proprio impatto ambientale e le loro azioni concrete.

Pubblicato il 13 giu 2025



GREEN GAP
Da sinistra a destra – Arthur Mensch, CEO di Mistral AI, Delphine Manceau, Direttrice generale di NEOMA e Alain Goudey, DGA Digital di NEOMA

Che cos’è il Green gap?

Il termine green gap descrive il divario significativo tra la volontà dichiarata degli individui di ridurre il proprio impatto sul clima e l’inadeguatezza delle loro azioni effettive. Questo fenomeno crea uno squilibrio profondo tra ciò che le persone affermano di fare per l’ambiente e quello che fanno realmente.

Il green gap rappresenta un fenomeno comportamentale e culturale e ha le sue radici nella consapevolezza del ruolo e dell’importanza che possono avere le azioni individuali e quotidiane, nello sviluppo e radicamento di green skill, nella conoscenza di pratiche sostenibili e nell’accesso a soluzioni e tecnologie che consentono di trasformare le intenzioni in azioni.

Green gap: quali sono gli ostacoli?

Sono diversi i fattori che influenzano il green gap rendendo complesso il raggiungimento degli obiettivi ambientali. I costi legati all’adozione di tecnologie green rappresentano una barriera significativa.

I costi di accesso alle tecnologie

Sebbene l’energia solare e altre energie rinnovabili abbiano costi operativi relativamente bassi, l’investimento iniziale può essere proibitivo per molte aziende e individui. Questo porta spesso a una preferenza per le opzioni più economiche e tradizionali. E questa è una motivazione molto pragmatica ed economica del green gap,

La mancanza di infrastrutture

La mancanza di infrastrutture adeguate ostacola la diffusione delle tecnologie sostenibili. Ad esempio gli investimenti in reti intelligenti e infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici sono essenziali per favorire l’adozione di energie rinnovabili e trasporti sostenibili. Senza un adeguato supporto infrastrutturale si crea un green gap verso le nuove tecnologie che non possono essere sfruttate al massimo delle loro potenzialità.

La resistenza al cambiamento: green gap come rischio di transizione

Un altro fattore cruciale è la resistenza al cambiamento da parte dei consumatori e delle industrie. Molti settori sono radicati nelle loro pratiche tradizionali e mostrano riluttanza a cambiare, spesso a causa di una percezione di rischio associata all’adozione di nuove tecnologie. Un atteggiamento che associa il green gap al rischio di transizione. Questo è ulteriormente complicato dalla mancanza di incentivi governativi che potrebbero favorire la transizione verso pratiche sostenibili.

Una migliore comprensione dei benefici

La consapevolezza pubblica e l’educazione giocano un ruolo fondamentale nel green gap. Senza una comprensione chiara dei benefici delle tecnologie verdi e della necessità urgente di affrontare i cambiamenti climatici, l’adozione rimane limitata. Campagne educative e di sensibilizzazione possono influenzare positivamente le decisioni dei consumatori e delle aziende.

Politiche governative e regolamentazione per superare il green gap

Le politiche governative e la regolamentazione possono sia facilitare che ostacolare la riduzione del green gap. Politiche inadeguate o incoerenti, la mancanza di incentivi fiscali e la debolezza nell’applicazione delle normative ambientali possono rallentare la transizione verso una produzione sostenibile e un’economia sostenibile In concreto il green gap è influenzato da fattori economici, infrastrutturali, culturali e politici.

Il fenomeno Green gap sotto la lente di uno studio: cosa succede in Francia

Uno studio condotto in Francia ha evidenziato che sebbene il 78% dei francesi affermi di adottare comportamenti sostenibili, la loro carbon footprint media risulta circa cinque volte superiore al limite stabilito dall’Accordo di Parigi. Questo divario è rappresentativo di un importante green gap ed è stato ampiamente studiato tra chi nega il cambiamento climatico (si legga l’articolo sull’antiambientalismo), ma resta poco esplorato tra coloro che sono pienamente consapevoli delle sfide ambientali e si dichiarano impegnati per il clima. Più precisamente, in relazione allo studio, l’impronta di carbonio individuale rappresenta la quantità totale di gas a effetto serra, misurata in tonnellate di CO2 equivalente, emessa direttamente o indirettamente attraverso le attività quotidiane di una persona. In Francia, la media si attesta a nove tonnellate di CO2 equivalente per abitante.

Lo studio potrebbe essere applicabile anche al contesto italiano per comprendere come le persone giustificano questo divario, nonostante si dichiarino impegnate per il clima.

Come si spiegano le ragioni del Green gap

È proprio su questo aspetto, ovvero su come spiegano, coloro che si dichiarano impegnati per il clima, il divario tra le loro intenzioni e i loro impatti reali, che si sono concentrati i lavori di un ricercatore di NEOMA Business School, Stéphane Borraz, e del suo coautore.

La ricerca, sebbene condotta in Francia, ha parametri pienamente applicabili anche al contesto italiano. Per comprendere il perché di questo divario, i ricercatori hanno condotto una trentina di interviste con persone che si dichiarano impegnate per il clima nell’ambito della loro vita professionale o associativa. A queste persone è stato chiesto di calcolare la propria impronta di carbonio e, successivamente, sono state interrogate sul divario tra i risultati ottenuti e il limite previsto dagli Accordi di Parigi. L’obiettivo principale era comprendere come queste persone giustifichino tale divario.

Le giustificazioni per il divario che sta alla base del Green gap

Lo studio ha identificato tre principali tipologie di giustificazioni adottate dagli intervistati per spiegare il Green gap, ovvero il divario tra intenzioni e comportamenti, senza tuttavia esimersi dalla propria parte di responsabilità:

  1. Messa in discussione dell’efficacia dell’impronta di carbonio: Alcune persone mettono in dubbio l’utilità stessa dello strumento di misurazione dell’impronta di carbonio. Questa viene percepita come poco tangibile, non sufficientemente incentivante o mal concepita per guidare efficacemente gli sforzi dei consumatori. Viene sollevata la domanda su cosa corrisponda realmente una tonnellata di carbonio nella vita di tutti i giorni.
  2. Rifiuto radicale del concetto di impronta di carbonio: Altri giustificano i propri limiti rifiutando completamente l’idea di impronta di carbonio come indicatore. Secondo loro, tale concetto si inserisce in un’ideologia produttivista più adatta alle imprese ed è fondamentalmente in contrasto con una vera trasformazione ecologica. Queste persone ritengono che la lotta contro il riscaldamento globale richieda un cambiamento sistemico ad alto impatto piuttosto che una serie di piccole azioni individuali. Emerge anche la percezione che l’impatto carbonico non sia l’unico indicatore cruciale per proteggere il pianeta, sottolineando l’importanza di altri fattori come il consumo d’acqua, l’uso del suolo e la tutela della biodiversità.
  3. Senso di ingiustizia: Molti intervistati evidenziano un forte senso di ingiustizia. Questi partecipanti ritengono che i loro sforzi personali siano sproporzionati rispetto a quelli che percepiscono da parte di altri individui, delle imprese o dei governi. Questo divario nella distribuzione degli sforzi alimenta una frustrazione che li porta a moderare il proprio impegno, poiché percepiscono che i sacrifici richiesti non siano distribuiti in modo equo.

Come agire: strategie per ridurre il Green gap

Oltre a fornire una comprensione più profonda del green gap e delle sue giustificazioni, i ricercatori hanno tratto dai loro colloqui alcuni potenziali percorsi di trasformazione per contribuire a ridurre questo divario nella società. Questi percorsi includono:

  • Sviluppo di strumenti di misurazione pratici e coinvolgenti: Si propone la creazione di strumenti per misurare l’impronta di carbonio (footprint calculator) che siano facili da usare e motivanti. Questi strumenti non dovrebbero limitarsi a valutare i comportamenti passati, ma dovrebbero diventare leve per trasformare le azioni future. È fondamentale che chiariscano gli impatti concreti delle scelte individuali nel momento in cui vengono prese decisioni quotidiane. Ciò significa rendere evidente come un determinato acquisto, un alimento consumato o uno spostamento influenzi l’impronta di carbonio e quali siano le reali conseguenze sul clima.
  • Integrazione della complessità nelle politiche pubbliche: Anche le politiche governative devono tenere conto di questa complessità comportamentale. I ricercatori menzionano, ad esempio, meccanismi incentivanti come sistemi di ricompensa o una carbon tax strutturata in modo più equo. L’obiettivo è ridurre la percezione di ingiustizia tra i cittadini e rafforzare l’adesione ai cambiamenti necessari per la transizione ecologica.

Un approccio combinato di strategie e azioni per ridurre il Green gap

In sintesi, ridurre il green gap richiede un approccio combinato che includa misure educative, culturali e politiche. Agire sulle percezioni individuali e sui contesti che influenzano i comportamenti può concretamente sostenere una transizione veramente sostenibile.

Formazione e Green gap: l’esempio di NEOMA Business School

Uno dei ricercatori dello studio sul green gap è docente-ricercatore presso la NEOMA Business School, una delle principali Grande École in Francia impegnata in una sorta di Twin transition a livello di processi di formazione con l’obiettivo di mettere le competenze dell’innovazione al servizio della trasformazione sostenibile.

In questo senso la strategia della scuola per il periodo 2023-2027 è stata definita «Engage for the Future». Un programma che fa leva anche sul fatto che NEOMA è stata vincitrice del premio AACSB Innovations That Inspire 2024 e ha co-organizzato una giornata sull’uso dell’Intelligenza artificiale nelle classi preparatorie.

Il contrasto al Green gap e la partnership con Mistral AI

NEOMA Business School ha siglato una partnership strategica con Mistral AI che va a rafforzare l’impegno della scuola nell’innovazione tecnologica, in particolare nel campo dell’AI generativa.

Mistral AI è una realtà attiva nei modelli di AI generativa open source e la collaborazione mira a integrare le tecnologie di Mistral AI nei processi pedagogici, nei progetti di ricerca e nelle funzioni interne della scuola.

NEOMA ha riconosciuto l’impatto dell’AI generativa sull’educazione e sul mondo professionale, considerando la sua integrazione non solo come l’introduzione di uno strumento, ma come una sfida di trasformazione profonda delle pratiche e della cultura della scuola. La scelta di collaborare con Mistral AI è strategica anche perché questa impresa è un attore europeo che ha scelto di adottare specifici obiettivi di sostenibilità, poiché i modelli di Mistral AI sono caratterizzati da un minor consumo energetico rispetto alle alternative della concorrenza.

Perché il Green gap è un problema serio per lo sviluppo dell’ESG

L’integrazione dei criteri ESG nelle decisioni aziendali può ridurre il green gap, promuovendo pratiche più sostenibili e responsabili, ma la presenza di green gap sui mercato è un ostacolo molto rilevante per la diffusione dell’ESG.

Le aziende che adottano misure ESG solide tendono a migliorare le loro performance ambientali, riducendo così l’impatto ecologico e avvicinandosi agli obiettivi di sostenibilità. Tuttavia, questa integrazione non è priva di sfide e rischi, tra cui il fenomeno del greenwashing.

Greenwashing e Green gap

Il greenwashing rappresenta un rischio significativo nel contesto ESG, poiché alcune aziende possono adottare misure superficiali o ingannevoli per apparire più sostenibili di quanto non siano realmente. Questo non solo danneggia la fiducia degli investitori e dei consumatori, ma è alla base di forme di green gap più complesse da individuare e superare, che ostacolano i reali progressi verso la sostenibilità. Evitare il greenwashing richiede trasparenza, autenticità e un impegno reale da parte delle aziende nel rispettare i loro impegni ESG.

Più attenzione alla normativa ESG

In questo contesto, la normativa ESG gioca un ruolo cruciale. Le normative più rigorose obbligano le aziende a rendere conto delle loro pratiche ambientali, sociali e di governance, promuovendo trasparenza e responsabilità. Queste normative possono includere la divulgazione obbligatoria delle informazioni ESG, l’adozione di standard di reporting di sostenibilità riconosciuti e l’imposizione di sanzioni per il mancato rispetto degli impegni dichiarati. Inoltre, la normativa ESG aiuta a creare un ambiente competitivo equo, in cui le aziende che investono realmente in pratiche sostenibili sono valorizzate rispetto a quelle che si limitano a dichiarazioni di intenti. Questo incoraggia l’adozione di strategie a lungo termine che possono ridurre il green gap e promuovere una crescita economica più sostenibile.


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