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Carbon footprint: cos’è, come si misura ed è un obiettivo possibile o utopia per le aziende?

Nella partita verso la sostenibilità esiste una variabile cruciale per aziende, enti e per l’intero ecosistema ambientale: è la cosiddetta “impronta di carbonio”, che stima le emissioni in atmosfera di gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un’organizzazione, da un evento o da un individuo. Ecco quanto c’è da sapere: normative di riferimento, modalità di calcolo e utilità del dato, anche nel più ampio contesto della valutazione dell’impronta ambientale

Aggiornato il 05 Lug 2023

Carbon footprint: cos'è, come si misura, perché è importante conoscerla

La carbon footprint , letteralmente impronta di carbonio,  è il parametro che, meglio di qualunque altra variabile, permette di determinare gli impatti ambientali che le attività di origine antropica hanno sul climate change e, quindi, sul riscaldamento globale del Pianeta. Si tratta in pratica di un’indicazione della quantità di anidride carbonica (CO2) emessa nell’atmosfera a causa delle nostre abitudini di vita, sia direttamente sia indirettamente.

La carbon footprint quindi, è un elemento chiave dell’impronta ambientale dei beni e dei servizi. L’impronta ambientale misura quanta superficie in termini di terra e acqua la popolazione umana necessita per produrre, con la tecnologia disponibile, le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti prodotti. E’ possibile misurare l’impronta ambientale di un individuo, di una città, di una popolazione, ma anche di una azienda o di un prodotto.

Cosa si intende con il termine carbon footprint

William Rees  e Mathis Wackernagel sono stati i primi a definire nel 1992 l’impronta di carbonio. Wackernagel attualmente è presidente della ONG Global Footprint Network mentre Rees è docente e direttore della University of British Columbia’s School of Community.  Insieme hanno pubblicato il libro Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth – La nostra impronta ecologica: ridurre l’impatto umano sulla Terra – nel 1996.

Nel tempo, la carbon footprint, che rappresenta di fatto un indice di sostenibilità, si è evoluta in un importante strumento per valutare l’impatto ambientale dell’attività umana.

La misurazione dell’impronta di carbonio è un modo per tracciare l’impatto delle nostre azioni sull’ambiente. In pratica è un indice di valutazione dell’impatto ambientale delle nostre abitudini, che viene misurato in termini di anidride carbonica (CO2) emessa.

Questo indice è calcolato attraverso l’analisi di dati relativi alle emissioni dirette (cioè quelle prodotte dai nostri mezzi di trasporto, riscaldamento ecc.) e alle emissioni indirette (cioè quelle che derivano dall’utilizzo dell’energia elettrica usata nel nostro lavoro o nella produzione di beni e servizi).

Numerosi sono i fattori che contribuiscono a determinare la quantità di anidride carbonica emessa da un’azienda o da un organizzazione: dal consumo energetico delle strutture a quello dei mezzi di trasporto, fino alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti. Una corretta gestione della propria carbon footprint richiede quindi un’analisi accurata di tutti questi fattori, al fine di individuare le possibili aree d’intervento che consentano di ottimizzarli

Cosa misura la Carbon Footprint

Nello specifico, la carbon footprint è una misura sia quantitativa sia qualitativa delle emissioni di gas serra generate dalle attività antropiche.  E’ calcolata in base ad una serie di parametri, tra i quali le emissioni dirette (ad esempio i prodotti alimentari), le emissioni indirette (ad esempio la produzione dell’energia e l’impatto ambientale del consumo), ed i vari processi industriali che hanno un impatto sull’ambiente.

L’obiettivo della carbon footprint è quello di fornire informazioni accurate e complete sull’impatto ambientale delle attività umane, così da consentire a ciascuno di noi di adottare uno stile di vita più sostenibile.

Ad esempio, è possibile ridurre la propria carbon footprint attraverso azioni come l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, la limitazione dell’uso di trasporti privati, l’acquisto di prodotti a bassa emissione e l’adozione di soluzioni per la gestione dei rifiuti.

Il dato permette infatti di stimare le emissioni in atmosfera di gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un’organizzazione, da un evento o da un individuo, espresse generalmente in tonnellate di  CO2 equivalente (ovvero prendendo come riferimento per tutti i gas serra l’effetto associato al principale di essi, il biossido di carbonio o anidride carbonica, calcolato pari ad 1), calcolate lungo l’intero ciclo di vita del sistema in analisi.

Cosa misura la Carbon Footprint

E’ stato il Protocollo di Kyoto – trattato internazionale in materia ambientale riguardante il surriscaldamento globale, pubblicato l’11 dicembre 1997 nella città giapponese di Kyoto da più di 180 Paesi, in occasione della Conferenza delle parti “Cop3” della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – a stabilire quali gas serra debbano essere presi in considerazione nel calcolo:

  • anidride carbonica (CO2, da cui il nome “carbon footprint”),
  • metano (CH4),
  • ossido nitroso (N2O),
  • idrofluorocarburi (HFC),
  • perfluorocarburi (PFC)
  • esafloruro di zolfo (SF6)

A che cosa serve conoscere la carbon footprint di un prodotto o di un servizio?

La carbon footprint è un parametro di grande importanza ed utilità per le pubbliche amministrazioni e gli organismi internazionali: da un lato permette infatti di valutare e quantificare gli impatti emissivi in materia di cambiamenti climatici nell’ambito delle politiche di settore, dall’altro aiuta a monitorare l’efficienza ambientale ed energetica delle proprie strutture.

Inoltre, dal momento che l’impronta di carbonio rappresenta il 50% di tutta l’impronta ecologica, conoscerne l’entità è importante anche in termini di pianificazione, poiché fornisce un’idea della domanda esercitata sul pianeta derivante dall’uso dei combustibili fossili. La sua riduzione è quindi essenziale per porre termine allo sfruttamento eccessivo delle risorse.

Ma il dato è cruciale anche per le strategie di business: in un contesto che vede premiati i fornitori di prodotti o servizi a basse emissioni, la carbon footprint può essere uno strumento per valorizzare le proprie attività e promuovere le proprie politiche di responsabilità sociale ed ambientale, secondo i criteri ESG.

In questo quadro, infatti, le aziende, oltre a condurre l’analisi e la contabilizzazione delle emissioni di CO2, si impegnano a definire un sistema di carbon management finalizzato all’identificazione e realizzazione di quegli interventi di riduzione delle emissioni, economicamente efficienti, che utilizzano tecnologie a basso contenuto di carbonio.

Le misure di riduzione possono essere integrate dalle misure per la neutralizzazione delle emissioni  o carbon neutrality, realizzabili attraverso attività che mirano a compensare le emissioni con misure equivalenti volte a ridurle con azioni economicamente più efficienti o più spendibili in termini di immagine (es. piantumazione di alberi, produzione di energia rinnovabile, etc.).

Secondo il ministero italiano dell’Ambiente, l’esperienza degli ultimi anni suggerisce che il label di carbon footprint è percepito dai consumatori come un indice di qualità e sostenibilità delle imprese.

Come si calcola la carbon footprint

Come si calcola la carbon footprint

Nel calcolo dell’impronta di carbonio devono essere considerate le emissioni di tutti i gas ad effetto serra (GHG), che vengono convertite in CO2 equivalente attraverso dei parametri che vengono stabiliti a livello mondiale dall’Ipcc Intergovernmental Panel on Climate Change, organismo che opera sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Il calcolo dell’impronta di carbonio di un bene o servizio deve tenere conto di tutte le fasi della filiera a partire dall’estrazione delle materie prime, fino allo smaltimento dei rifiuti generati dal sistema stesso secondo l’approccio Lca, cioè del Life Cycle Assessment (o analisi del ciclo di vita).

Per valutare la carbon footprint di un prodotto o servizio è stata sviluppata una norma tecnica standard: UNI CEN ISO/TS 14067:2014 Gas ad effetto serra – Impronta climatica dei prodotti (Carbon footprint dei prodotti) – Requisiti e linee guida per la quantificazione e comunicazione, entrata in vigore l’11 settembre 2014.
Lo scopo della norma ISO 14067 è quello di quantificare le emissioni di gas a effetto serra associate all’intero ciclo di vita di un prodotto, a partire dall’estrazione delle risorse comprendendo l’approvvigionamento delle materie prime, le fasi di produzione, utilizzo e fine vita.

Gli standard internazionali: valutare la carbon footprint di un’azienda

Per valutare la carbon footprint di un’azienda esistono due standard internazionali, uno emesso dal WRI/WBCSD (GHG Protocol) e l’altro dall’ISO (ISO 14064-1). Entrambi prevedono, pur utilizzando diverse denominazioni, l’obbligatorietà di considerare le emissioni di GHG prodotte direttamente dall’organizzazione e quelle indirettamente generate nella produzione dell’energia elettrica e termica che l’organizzazione utilizza. Le altre emissioni indirette (non collegate ai consumi elettrici e termici) possono essere contabilizzate su base volontaria.

Queste norme appartengono al più ampio quadro degli standard ISO della famiglia 14060 sulla carbon footprint:

  • la norma ISO 14064-1, che descrive i principi ed i requisiti per la progettazione, lo sviluppo, la gestione e la rendicontazione degli inventari GHG di un’organizzazione. Si tratta dello standard che definisce i criteri per determinare i limiti di emissione e rimozione di GHG, quantificare le emissioni e le rimozioni di gas GHG e permette di identificare azioni o attività specifiche dell’azienda volte a migliorare la gestione dei GHG. Comprende inoltre requisiti e indicazioni sulla gestione della qualità dell’inventario, la rendicontazione, la revisione (audit) interna e le responsabilità dell’organizzazione nelle attività di verifica;
  • la norma ISO 14064-2, che specifica i principi e i requisiti per determinare le linee di riferimento (base line) necessarie per il monitoraggio, la quantificazione e la rendicontazione delle emissioni di un progetto. Si focalizza in particolare sui progetti che hanno come obiettivo quello di ridurre le emissioni di GHG (es. efficientamento energetico) o di aumentare la rimozione (es. riforestazione). Fornisce principi e requisiti per determinare i valori di riferimento (base-line) del progetto, il monitoraggio, la quantificazione e la rendicontazione delle prestazioni;
  • la norma ISO 14064-3, che specifica i requisiti per la verifica delle dichiarazioni GHG relative agli inventari, ai progetti e alle impronte di carbonio dei prodotti. Descrive i processi di verifica o convalida, compresa la loro pianificazione, le procedure di valutazione delle dichiarazioni GHG delle organizzazioni, dei progetti e dei prodotti; tale norma può essere utilizzata da organizzazioni o da terze parti indipendenti coinvolte nei procedimenti di verifica e certificazione;
  • la norma ISO 14065, che definisce i requisiti che devono avere gli organismi di verifica e convalida delle dichiarazioni GHG (caratteri di imparzialità, competenza, le modalità di comunicazione, i processi di convalida e verifica, i ricorsi, i reclami e il sistema di gestione degli organismi di convalida e verifica);
  • la norma ISO 14066, che specifica i requisiti di competenza per i team di validazione e di verifica, puntualizzando i principi e specifica i requisiti di competenza in base alle attività che i team di validazione o di verifica devono essere in grado di svolgere;
  • la norma ISO 14067, che definisce i principi, i requisiti e le linee guida per la quantificazione dell’impronta di carbonio dei prodotti;
  • la norma ISO/TR 14069, che fornisce linee guida ed esempi per migliorare la trasparenza nella quantificazione delle emissioni e nella loro comunicazione.

L’impronta ambientale dei prodotti e dei servizi: il metodo Pef

L’impronta ambientale di prodotto (Pef) è un metodo basato sulla valutazione del ciclo di vita (Lca) per quantificare l’impatto ambientale dei prodotti (beni o servizi). Si fonda su approcci esistenti e sulle norme tecniche internazionali. Le informazioni relative alla Pef sono fornite con l’obiettivo generale di ridurre gli impatti ambientali dei beni e dei servizi, tenendo conto delle attività della catena di approvvigionamento (dall’estrazione delle materie prime alla produzione, uso e gestione finale dei rifiuti).

Al fine di consentire la determinazione dell’impronta ambientale di prodotti (Pef) ed organizzazioni (Oef), la Commissione europea ha emanato la Raccomandazione 2013/179/UE, relativa all’uso di metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni, che aveva in allegato la guida sull’impronta ambientale di prodotto.

Tale guida costituiva uno degli elementi fondamentali dell’iniziativa faro della strategia Europa 2020 – Un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, la cui tabella di marcia proponeva vari modi per aumentare la produttività delle risorse e dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse e dagli impatti ambientali, in una prospettiva imperniata sul ciclo di vita.

Carbon footprint: l’ex schema volontario Made Green in Italy

Il precedente ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, oggi  ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, nell’ambito dei programmi nazionali di promozione delle fonti rinnovabili e dell’uso efficiente dell’energia, di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra, nonché delle strategie per lo sviluppo sostenibile, mise a punto tra le azioni prioritarie,  la promozione di iniziative volontarie per la contabilizzazione delle emissioni di CO2, la definizione di strategie aziendali per l’uso efficiente dell’energia e l’introduzione di tecnologie e sistemi di gestione a basso contenuto di carbonio.

Made green in Italy

Nel 2011 avviò un intenso programma per la valutazione dell’impronta ambientale dei prodotti/servizi/organizzazioni (con particolare riferimento a carbon e water footprint). A consolidamento dell’esperienza acquisita con questo programma, il 13 giugno 2018 entrò in vigore il Regolamento per l’attuazione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti, denominato Made Green in Italy.

Tale regolamento utilizzava la metodologia per la determinazione dell’impronta ambientale dei prodotti (Pef) definita nella Raccomandazione 2013/179/UE della Commissione Europea.

Carbon Footprint: come agire nel momento in cui si guarda al futuro

Uno dei grandi vantaggi dell’innovazione digitale applicata ai temi della sostenibilità è rappresentata dalla possibilità di gestire delle previsioni sempre più basate su ipotesi e sul ruolo che possono svolgere le tante variabili a cui siamo tutti soggetti, sia in termini ambientali sia in termini sociali. Identificato il ruolo e il peso del carbon footprint e il peso specifico in termini di impatto ambientale è possibile ipotizzare dei possibili scenari, anche per capire che tipo di problematiche si possono avverare e come si può agire per evitare che possano manifestarsi. Un esercizio che consente di capire il rapporto che lega la gestione (ma sarebbe meglio dire il consumo) delle risorse con l’impatto ambientale e con le prospettive per il futuro è rappresentata da questa analisi disponibile su Statista nella quale si osserva che se non si dovessero effettuare cambiamenti e dunque si dovesse proseguire con l’attuale rapporto tra produzione, consumi e risorse, in alcuni paesi avremmo bisogno di molte più “terre” di quelle che abbiamo a disposizione. In particolare in alcune aree del pianeta. Per chi si occupa di ESG si tratta di un segnale da tenere in considerazione e che mette in relazione il tema del consumo con l’area geografica.

FONTE: STATISTA

Approfondire la conoscenza della Carbon footprint

Infine, per approfondire il tema della misurazione del Carbon Footprint può essere interessante la lettura dell’articolo Misurare l’impatto ambientale dei pagamenti e del servizio Il ruolo del carbon footprint nei prodotti

Il tema della Carbon footprint si lega con i temi relativi alla rendicontazione di sostenibilità che sono trattati nella sezione relativa al Reporting

Articolo aggiornato il 13 settembre 2023

Articolo originariamente pubblicato il 27 Feb 2021

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