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Efficienza energetica abitazioni: guida alle opportunità e agli scenari finanziari per una transizione inclusiva



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Focus sullo studio commissionato da ROCKWOOL a Nomisma, che offre un’analisi dello stato degli edifici residenziali italiani, delle opportunità generate dagli interventi di efficientamento energetico e delle soluzioni finanziarie più efficaci per raggiungere gli obiettivi europei

Pubblicato il 31 lug 2025



Efficienza energetica abitazioni

L’ efficienza energetica delle abitazioni costituisce oggi un asse strategico per conseguire la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile dell’Italia. Migliorare la prestazione energetica degli edifici residenziali non significa solo ridurre i consumi e le emissioni di gas serra, ma anche valorizzare il patrimonio immobiliare, aumentare il comfort abitativo e generare nuove opportunità occupazionali e di investimento.

In un contesto sempre più orientato ai criteri ESG e all’innovazione digitale, la riqualificazione energetica degli edifici rappresenta una sfida cruciale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici fissati dall’Unione Europea.

In questo articolo approfondiamo il concetto di efficienza energetica nelle abitazioni, il quadro normativo di riferimento, il ruolo del digitale, e le opportunità economiche e sociali legate alla Direttiva EPBD che guida la transizione energetica del patrimonio immobiliare italiano.

Che cosa si intende per efficienza energetica delle abitazioni?

Efficienza energetica abitazioni: cosa significa

L’efficienza energetica delle abitazioni rappresenta la capacità di un edificio di offrire un adeguato livello di comfort abitativo – in termini di temperatura interna, qualità dell’aria, illuminazione e funzionalità degli impianti – minimizzando contemporaneamente il consumo energetico necessario per riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda sanitaria, illuminazione e utilizzo di apparecchi elettrici. In pratica, un’abitazione efficiente dal punto di vista energetico consuma meno risorse e genera meno sprechi, riducendo l’impatto ambientale e i costi per le famiglie o gli utilizzatori.

Questo risultato si ottiene attraverso un insieme integrato di soluzioni tecnologiche, progettuali e gestionali che riguardano:

  • Involucro edilizio: pareti, coperture, finestre e serramenti progettati e realizzati per limitare le dispersioni termiche in inverno e il surriscaldamento in estate. L’isolamento termico, la tenuta all’aria e la qualità dei materiali sono fondamentali per mantenere stabile la temperatura interna.
  • Impianti tecnologici: sistemi di riscaldamento, raffrescamento, ventilazione e illuminazione efficienti e dotati di regolazione intelligente, in grado di adattarsi alle reali necessità senza sprechi.
  • Orientamento e progettazione bioclimatica: la collocazione dell’edificio rispetto al sole e al vento può ridurre significativamente la domanda energetica, sfruttando la luce naturale e il calore solare quando necessario.
  • Fonti di energia rinnovabile: l’uso di pannelli fotovoltaici, solari termici, pompe di calore geotermiche o aerotermiche permette di integrare o sostituire l’energia da fonti fossili, abbattendo le emissioni di CO₂.

Come si misura l’efficienza energetica delle abitazioni

Per valutare l’efficienza energetica di un’abitazione viene utilizzato l’Attestato di Prestazione Energetica (APE), documento obbligatorio in molte fasi della vita immobiliare, come la compravendita o la locazione. L’APE assegna una classe energetica all’edificio, che va dalla classe G (la meno efficiente, con consumi elevati e impatti ambientali significativi) fino alla classe A4 (la più performante, con bassissimi consumi ed emissioni).

Gli indicatori principali considerati nella classificazione sono:

  • Fabbisogno energetico annuo per il riscaldamento, il raffrescamento e la produzione di acqua calda sanitaria, espresso in kWh/m² anno. Un valore più basso indica una maggiore efficienza.
  • Emissioni di CO₂ legate al consumo energetico, che misurano l’impatto ambientale diretto dell’edificio. La riduzione delle emissioni è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici europei e nazionali.
  • Quota di energia da fonti rinnovabili utilizzata nell’edificio, un parametro sempre più importante che premia le soluzioni sostenibili integrate nell’immobile.

La combinazione di questi indicatori consente di definire non solo il livello di efficienza energetica, ma anche il potenziale di miglioramento attraverso interventi di riqualificazione e innovazione tecnologica.


Perché l’efficienza energetica delle abitazioni è cruciale

La chiave per ridurre emissioni e raggiungere la decarbonizzazione

Il settore residenziale rappresenta una fetta significativa del consumo energetico complessivo in Europa, con una quota che si aggira intorno al 34%. Un dato che evidenzia come le abitazioni siano tra i maggiori responsabili, di conseguenza, delle emissioni di gas serra come l’anidride carbonica (CO₂). In un contesto globale sempre più attento al cambiamento climatico, intervenire sull’efficienza energetica degli edifici diventa un passaggio imprescindibile per raggiungere l’ambizioso obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 stabilito dall’Unione Europea.

La riduzione delle emissioni di CO₂ attraverso la riqualificazione energetica degli edifici contribuisce non solo alla lotta contro il riscaldamento globale, ma anche al miglioramento della qualità dell’aria e della salute pubblica. Edifici più efficienti consumano meno energia fossile, diminuiscono la dipendenza dalle fonti non rinnovabili e favoriscono un uso più responsabile e sostenibile delle risorse.

Vantaggi per famiglie e sistema economico

Oltre all’impatto ambientale, l’efficienza energetica delle abitazioni apporta vantaggi tangibili alle famiglie e all’economia in generale. Una casa energeticamente efficiente richiede meno energia per mantenere condizioni di comfort, il che si traduce in bollette energetiche sensibilmente più basse. Studi recenti mostrano come una corretta riqualificazione energetica possa garantire risparmi medi annui del 36% sulle spese per riscaldamento e raffrescamento, una cifra che può superare i 600 euro l’anno per famiglia, con punte anche più elevate nelle zone climatiche più fredde.

Inoltre, l’efficientamento valorizza l’immobile: edifici con classi energetiche elevate sono più richiesti sul mercato, generando un incremento di valore che può arrivare fino al 30% in caso di interventi importanti. Questo beneficio si traduce in un investimento che non solo si ripaga nel tempo grazie ai risparmi energetici, ma che rappresenta anche un patrimonio più solido e attrattivo per proprietari e investitori.

Dal punto di vista economico, l’efficientamento energetico rappresenta anche un volano per il sistema Paese: investimenti in ristrutturazioni creano migliaia di posti di lavoro, stimolano il settore delle costruzioni e l’indotto collegato, dalla produzione di materiali all’installazione di impianti tecnologici. L’effetto moltiplicatore sull’economia può portare a incrementi significativi del PIL e a un rilancio degli investimenti sostenibili.


Il quadro normativo: Europa e Italia a confronto

Direttive europee e obiettivi 2030-2050

L’Unione Europea ha posto al centro della sua strategia climatica la decarbonizzazione del settore edilizio, riconoscendo l’edilizia come uno dei maggiori consumatori di energia e fonte rilevante di emissioni di gas serra. La Direttiva Case Green o meglio EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) è il principale strumento normativo che detta i criteri per migliorare la prestazione energetica degli edifici all’interno dei Paesi membri.

Aggiornata di recente, la Direttiva EPBD stabilisce obiettivi chiari e vincolanti:

  • Riduzione del 16% dei consumi energetici degli edifici residenziali entro il 2030 rispetto al valore base del 2020. Questo obiettivo si traduce nella necessità di efficientare milioni di edifici, spesso obsoleti, attraverso interventi di isolamento, miglioramento degli impianti e integrazione di fonti rinnovabili.
  • Neutralità climatica entro il 2050, ovvero un azzeramento quasi totale delle emissioni di CO₂ prodotte dal settore edilizio, da raggiungere mediante un rinnovamento profondo del patrimonio immobiliare e un radicale cambiamento nelle modalità di produzione e consumo di energia.

La Direttiva EPBD promuove inoltre la definizione di standard di edificio a energia quasi zero (NZEB), la digitalizzazione dei dati energetici degli edifici, l’adozione di sistemi di gestione energetica e incentivi all’uso di tecnologie innovative.

Il recepimento e l’evoluzione della normativa italiana

L’Italia ha adeguato il proprio quadro legislativo a partire dal Decreto Legislativo 192/2005, che recepisce la prima Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici, integrato poi da numerosi aggiornamenti e decreti correttivi che ne hanno ampliato e rafforzato l’applicazione.

Per promuovere concretamente la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, il Governo italiano ha introdotto una serie di incentivi fiscali innovativi e di ampio impatto:

  • Superbonus 110%: una misura straordinaria che ha consentito ai cittadini di ottenere detrazioni fiscali fino al 110% delle spese sostenute per interventi di efficientamento energetico, sicurezza antisismica e adeguamento infrastrutturale. Questo strumento ha accelerato migliaia di progetti di ristrutturazione, stimolando l’economia e contribuendo al risparmio energetico nazionale.
  • Ecobonus: una detrazione fiscale meno ampia, ma strutturale, che premia interventi di miglioramento dell’efficienza energetica su edifici esistenti, come l’isolamento termico e la sostituzione degli impianti di climatizzazione.
  • Sismabonus: dedicato agli interventi di miglioramento della sicurezza sismica, spesso combinato con gli incentivi energetici per massimizzare l’efficacia degli interventi integrati.

Nonostante i risultati positivi, il sistema degli incentivi necessita oggi di un piano strutturato e di lungo termine che garantisca continuità e certezza agli investitori e ai cittadini, evitando interruzioni e confusione normativa. Inoltre, serve una strategia coordinata per allineare le politiche di efficienza energetica con la digitalizzazione del settore e la promozione di modelli finanziari sostenibili.

Efficienza energetica delle abitazioni in Italia

Il patrimonio residenziale italiano ha già intrapreso un percorso concreto verso la transizione energetica, registrando una riduzione del 7,4% dei consumi rispetto al 2020 — anno base per la Direttiva EPBD — pari a oltre 31.500 GWh annui risparmiati. Un risultato significativo, frutto soprattutto degli interventi di riqualificazione energetica sostenuti dagli incentivi fiscali degli ultimi anni (2020-2024), che dimostra come l’Italia abbia già percorso metà della strada verso l’obiettivo europeo del -16% entro il 2030.

A fotografare con precisione questo scenario è lo studio Efficienza energetica del patrimonio abitativo – Scenari e strumenti alla luce della Direttiva UE, realizzato da Nomisma su incarico di ROCKWOOL. Il rapporto analizza in chiave indipendente lo stato di salute del comparto residenziale italiano, le potenzialità ancora inespresse degli interventi di efficientamento energetico e le leve finanziarie più efficaci per accelerare il processo.

Secondo lo studio, per colmare il divario residuo dell’8,6% è necessario intervenire sugli edifici più obsoleti con un investimento stimato in 115,3 miliardi di euro tra il 2027 e il 2030, che permetterebbe di portare a termine il percorso di abbattimento delle emissioni in quattro anni, intervenendo su quasi il 14% del patrimonio residenziale nazionale.

Investire nell’efficienza conviene: ritorni fino al 31% con interventi mirati sugli edifici obsoleti

Attraverso una simulazione su scala nazionale, che ha preso in esame 12,5 milioni di edifici residenziali, lo studio ha delineato uno scenario ottimizzato in base al rapporto costi-benefici per la riduzione dei consumi energetici.

Il piano di intervento si concentra su circa 1,7 milioni di edifici – equivalenti a oltre 4,7 milioni di unità abitative – concentrandosi sulle classi energetiche meno performanti e tenendo conto delle specificità territoriali, in particolare nelle zone climatiche più fredde.

Lo studio ha suddiviso gli interventi in due categorie: hard,quelli più invasivi che prevedono la sostituzione di impianti e involucro degli edifici, generando un aumento medio del 14,8% del valore; e soft, che prevedono la sola sostituzione degli impianti più obsoleti, con incrementi medi di valore immobiliare attorno al 4,8%.

L’investimento medio per abitazione è stimato in 24.000 euro, prevalentemente destinato agli interventi hard, che garantiscono i maggiori benefici in termini di risparmio energetico e crescita del valore dell’immobile. Lo studio mostra che ogni euro investito nella riqualificazione di un’unità abitativa genera un ritorno economico superiore al 23% grazie a un effetto moltiplicatore pari a 1,23.

Il salto di classe energetica rappresenta il vero moltiplicatore di valore: in media, il valore di un’abitazione aumenta di 14.500 euro (+10,1%), ma in casi specifici – come il passaggio dalla classe G alla A nelle zone fredde – può arrivare a crescere fino al 31%. Ad esempio, in zona climatica E, un immobile che passa dalla classe G alla B grazie a un intervento hard può aumentare di valore del 22,4%, mentre un intervento soft con salto di due classi si traduce in un incremento più contenuto, pari all’8%.

Nel complesso, la riqualificazione energetica degli immobili individuati potrebbe generare un aumento di valore immobiliare pari a 68,9 miliardi di euro su scala nazionale, contribuendo in modo sostanziale non solo alla transizione ecologica, ma anche alla solidità economica del patrimonio abitativo italiano.


Riqualificazione energetica: un piano da 115 miliardi per rilanciare economia e occupazione

Per centrare gli obiettivi della Direttiva EPBD entro il 2030, l’Italia dovrà attivare un piano di riqualificazione energetica del patrimonio abitativo pari a 115,3 miliardi di euro nel quadriennio 2027-2030, ovvero circa 28,8 miliardi l’anno. Di questo fabbisogno, si stima che 17,3 miliardi annui dovranno essere coperti da forme di sostegno pubblico, mentre la parte restante — 11,5 miliardi all’anno — potrebbe realisticamente provenire da capitali privati, anche in assenza di incentivi.

Tale stima è in linea con quanto registrato negli anni precedenti all’introduzione del Superbonus 110%. Tra il 2014 e il 2020, infatti, gli investimenti medi annui per interventi di manutenzione straordinaria di edifici residenziali veicolati attraverso gli incentivi fiscali statali si attestava in media a 28,4 miliardi di euro, con una quota coperta da incentivi pubblici pari a 14,4 miliardi di euro e corrispondente a un’aliquota media del 50,8%. Questo dato suggerisce che il volume di risorse richiesto per il nuovo piano è in continuità con le esperienze già maturate, sia per entità complessiva che per il ruolo del sostegno pubblico.

Le ricadute sull’economia nazionale sarebbero rilevanti: si prevede un valore aggiunto annuo pari a 21,3 miliardi di euro, articolato in:

  • 10,5 miliardi di effetti diretti (legati all’attività edilizia e impiantistica),
  • 4 miliardi di effetti indiretti (sull’indotto industriale e dei servizi),
  • 6,8 miliardi di effetti indotti (derivanti dalla maggiore spesa delle famiglie e dei lavoratori coinvolti).

Il settore delle costruzioni sarebbe il principale beneficiario, assorbendo il 37% del totale, ma l’impatto si estenderebbe anche a consulenza tecnica, servizi immobiliari, commercio, trasporti e logistica.

Dal punto di vista occupazionale, gli interventi previsti genererebbero ogni anno, tra il 2027 e il 2030, circa 370.000 unità di lavoro equivalenti (Ula), pari all’1,5% dell’occupazione nazionale. Di queste, quasi la metà (47%) sarebbe concentrata nel comparto delle costruzioni, con 175.000 occupati annui, equivalenti al 10% della forza lavoro del settore.

In aggiunta ai benefici economici e occupazionali, l’efficientamento energetico porterebbe importanti vantaggi diretti per le famiglie, traducendosi in un risparmio medio annuo sulle bollette del 36% – pari a circa 645 euro per famiglia, con punte che sfiorano i 1.300 euro nelle zone climatiche più fredde. Senza contare il fatto che consentirebbe una decarbonizzazione stimata in 4,6 milioni di tonnellate di CO l’anno, corrispondenti al 10% delle emissioni del comparto residenziale.

Scenari finanziari di sostegno flessibili per una transizione inclusiva

Per quanto riguarda la finanziabilità degli interventi di riqualificazione energetica che necessitano di un sostegno economico, lo studio propone tre scenari ipotetici, concepiti come spunti per alimentare il confronto tra settore pubblico e privato, senza imporre soluzioni rigide. Il punto di riferimento è un caso studio emblematico: un condominio di medie dimensioni, costruito prima del 1970, con 28 unità abitative, sottoposto a un intervento “hard” capace di migliorare di sei classi la prestazione energetica (da G ad A1) e ridurre i consumi del 60%.

I diversi modelli delineano varie combinazioni di partecipazione tra Stato, famiglie, imprese e istituti finanziari, adattabili in base a esigenze sociali, condizioni di mercato e strategie politiche. Tra gli strumenti ipotizzati figurano crediti d’imposta differenziati, incentivi diretti per nuclei a basso reddito, prestiti agevolati garantiti pubblicamente, meccanismi “pay-as-you-save”, il ruolo attivo delle ESCO e l’impiego di fondi europei dedicati.

La quota di sostegno pubblico ipotizzata, in funzione dei diversi scenari simulati, varia dal 50% al 65% dell’investimento complessivo. L’impegno effettivo per lo Stato — al netto dei maggiori gettiti fiscali generati dagli investimenti attivati — si attesta tra 4,9 e 8,6 miliardi di euro all’anno, dal 2027 al 2030. In tutti i modelli, la sostenibilità economica viene valutata in relazione non solo al contributo pubblico, ma anche al valore aggiunto generato, al ritorno occupazionale e al coinvolgimento di capitali privati.

Per assicurare efficacia, qualsiasi soluzione dovrà accompagnarsi a una programmazione pluriennale, massima trasparenza delle regole, controlli rigorosi e una governance collaborativa tra Stato, attori finanziari, imprese e cittadini.

Proseguire verso il target europeo richiede ora uno sforzo condiviso, orientato a massimizzare le risorse disponibili, supportare le famiglie che più ne hanno bisogno e promuovere un’edilizia sicura, moderna e sostenibile. Solo attraverso la collaborazione attiva e l’adozione di modelli flessibili e inclusivi sarà possibile completare con successo la transizione energetica del patrimonio abitativo nazionale.


Efficienza energetica abitazioni e ESG: un legame strategico

Oltre l’ambiente: l’efficienza energetica tocca tutti e tre i pilastri ESG

Nel framework ESG (Environmental, Social, Governance), che guida oggi le scelte di investimento e le strategie aziendali più avanzate, l’efficienza energetica delle abitazioni occupa una posizione di assoluto rilievo, con impatti trasversali su tutti e tre i pilastri:

  • Environment (Ambiente): è il campo più diretto di azione. Ridurre i consumi energetici degli edifici significa abbattere le emissioni di gas serra, contribuire alla lotta al cambiamento climatico, diminuire l’inquinamento locale e favorire la diffusione delle energie rinnovabili. La riqualificazione energetica è quindi uno degli strumenti più efficaci per perseguire la transizione ecologica e raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione.
  • Social (Sociale): gli interventi di efficientamento migliorano la qualità della vita nelle abitazioni, rendendole più salubri, sicure e confortevoli. Inoltre, abbassando i costi delle bollette, l’efficienza energetica diventa un antidoto concreto alla povertà energetica, ovvero l’impossibilità, per una parte crescente della popolazione, di riscaldare o raffrescare adeguatamente la propria casa. Anche l’inclusione lavorativa, grazie ai nuovi posti di lavoro generati nel settore delle costruzioni e dell’energia, è parte di questo impatto sociale.
  • Governance: promuovere l’efficienza energetica richiede un approccio trasparente e collaborativo tra attori pubblici e privati. Le aziende e gli enti che adottano politiche di investimento in efficienza dimostrano una governance consapevole, lungimirante e responsabile, allineata ai valori della sostenibilità e al rispetto delle normative.

La spinta della finanza sostenibile verso un’edilizia a basso impatto

Negli ultimi anni, il settore immobiliare è entrato pienamente nei radar della finanza sostenibile, grazie alla crescente attenzione da parte di banche, fondi di investimento, assicurazioni e investitori istituzionali per i criteri ESG.

In questo scenario, gli edifici ad alta efficienza energetica offrono vantaggi competitivi in termini di:

  • Accesso al credito agevolato: molti istituti bancari offrono mutui verdi (green mortgage) o finanziamenti con tassi più favorevoli per l’acquisto o la ristrutturazione di immobili ad alta prestazione energetica.
  • Maggiore attrattività per gli investitori: immobili efficienti vengono considerati meno rischiosi, più stabili nel valore nel tempo e più in linea con i portafogli sostenibili.
  • Conformità alle normative europee: strumenti come la Tassonomia UE per la finanza sostenibile identificano l’efficienza energetica come uno degli obiettivi ambientali qualificanti. Investire in edifici efficienti è quindi necessario per accedere a fondi comunitari, finanziamenti agevolati e per rispondere agli obblighi di trasparenza imposti dalla normativa europea (CSRD, SFDR, ecc.).

Il risultato è un circolo virtuoso: la domanda di immobili sostenibili stimola l’offerta, accelera la riqualificazione del patrimonio edilizio, rafforza il mercato del lavoro green e contribuisce al raggiungimento degli obiettivi climatici ed economici del Paese.


Il ruolo del digitale nell’efficienza energetica

Tecnologie intelligenti per edifici intelligenti

Il digitale rappresenta oggi un fattore abilitante cruciale per l’efficienza energetica delle abitazioni e, più in generale, per l’evoluzione verso edifici smart e sostenibili. L’integrazione di tecnologie come Internet of Things (IoT), intelligenza artificiale (AI), machine learning e sistemi di automazione avanzata consente non solo di ridurre i consumi, ma anche di gestire l’energia in modo più dinamico, efficiente e personalizzato secondo le logiche di Smart Building.

I sensori IoT installati all’interno e all’esterno degli edifici monitorano in tempo reale parametri fondamentali come temperatura, umidità, qualità dell’aria, presenza di persone e livelli di illuminazione. Questi dati, elaborati da sistemi intelligenti, vengono utilizzati per ottimizzare l’uso di riscaldamento, raffrescamento e illuminazione in base alle reali esigenze, evitando sprechi e aumentando il comfort abitativo.

Parallelamente, i sistemi di Building Automation permettono una gestione integrata e centralizzata di impianti e dispositivi, sia in edifici singoli che a livello condominiale. L’automazione non riguarda solo il controllo remoto da parte degli utenti (via app o dashboard), ma anche la possibilità per il sistema di apprendere dai comportamenti degli occupanti e regolare autonomamente l’uso dell’energia.

L’intelligenza artificiale consente inoltre previsioni di consumo, ottimizzazione della manutenzione (con logiche predittive) e gestione efficiente dell’interazione tra la domanda energetica e le fonti rinnovabili, come il fotovoltaico o le batterie di accumulo domestiche.

Digital twin e simulazione predittiva: progettare prima di costruire

Una delle innovazioni più rivoluzionarie nel campo della progettazione energetica è l’uso dei digital twin, ovvero repliche virtuali dinamiche degli edifici che riproducono in tempo reale il comportamento fisico, energetico e ambientale dell’immobile.

Questa tecnologia, combinata con i dati raccolti da sensori e modelli BIM (Building Information Modeling), permette di:

  • Simulare l’impatto di interventi di riqualificazione prima della loro attuazione reale, valutando in anticipo l’efficacia energetica, il ritorno economico e il miglioramento delle prestazioni ambientali.
  • Ridurre il margine di errore nella progettazione e nella pianificazione dei lavori, migliorando l’efficienza dell’intervento e minimizzando i costi imprevisti.
  • Gestire in modo predittivo la manutenzione e il ciclo di vita degli impianti e dei materiali, con benefici significativi sia per l’ambiente che per la sostenibilità economica dell’edificio.

Inoltre, i digital twin sono un alleato prezioso nella gestione di interi quartieri o distretti energetici intelligenti, dove i flussi di energia, dati e risorse possono essere orchestrati su scala urbana per massimizzare l’efficienza complessiva.


Conclusioni

L’efficienza energetica delle abitazioni pone in essere una strategia di trasformazione sistemica che intreccia sostenibilità ambientale, equità sociale, innovazione tecnologica e rilancio economico. L’attuazione della Direttiva EPBD può rappresentare un volano per una transizione equa e duratura, a condizione che tutti gli attori — pubblici e privati — facciano la loro parte.

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