Parlare di informatica oggi non può più prescindere dalla sostenibilità. Le infrastrutture IT non rappresentano solo un fattore abilitante dell’innovazione, ma una componente rilevante dell’impronta carbonica delle organizzazioni. Tutte le apparecchiature elettroniche richiedono un’alimentazione continua che si traduce in un dispendio energetico elevato. Inoltre, il rapido ciclo di obsolescenza tecnologica porta a frequenti sostituzioni di hardware e, conseguentemente, ad un aumento dei rifiuti elettronici. Ma dalla volontà di gestire questa criticità con una governance consapevole può nascere un’opportunità concreta per la sostenibilità informatica intesa come capacità di allineare strategia digitale e responsabilità ambientale.
Il World Economic Forum, nel report “Net-Zero Carbon Cities: An Integrated Approach“, sottolinea che “la digitalizzazione ha tutte le carte in regola per accelerare la transizione verso la neutralità climatica, ma deve essere necessariamente accompagnata da una riduzione significativa dell’impatto delle infrastrutture IT”. Una sfida che impone un nuovo equilibrio tra innovazione e responsabilità.
In questo articolo approfondiamo che cosa si intende per sostenibilità informatica, perché è cruciale per le aziende, quali normative la regolano e come può diventare un ponte tra trasformazione digitale ed economia circolare. Con uno sguardo concreto alle esperienze delle PMI italiane e al ruolo dei fornitori che stanno abilitando questo cambiamento.
Cosa si intende per sostenibilità informatica
Con sostenibilità informatica ci si riferisce all’insieme di pratiche, tecnologie e strategie volte a ridurre l’impatto ambientale dell’ecosistema IT aziendale, dai dispositivi fisici (PC, laptop, smartphone, stampanti, periferiche, server, data center) alle infrastrutture digitali (reti aziendali, servizi cloud, piattaforme SaaS, strumenti di cybersecurity), dai software (gestionali, CRM, ERP, strumenti di collaborazione e analisi) ai processi IT (gestione del ciclo di vita dei dispositivi, manutenzione, aggiornamenti, backup, sicurezza).
Bisogna poi precisare che, non si tratta solamente di acquistare dispositivi “green” certificati o di abbattere consumi e costi energetici. La sostenibilità informatica implica la necessità di ripensare l’intera filiera IT – dal design dei sistemi all’adozione, per poi arrivare alla gestione, e infine alla dismissione – che, per essere realmente efficace, deve anche essere sostenibile, ovvero in grado di ridurre i consumi energetici, allungare la vita utile delle tecnologie e supportare pratiche di economia circolare.
L’ecosistema IT aziendale rappresenta il mix di tecnologie, dispositivi, sistemi, persone e processi che supportano e abilitano le attività digitali di un’organizzazione. Comprende l’infrastruttura tecnologica (hardware, software, server, reti), ma anche le modalità con cui queste risorse interagiscono tra loro e con l’ambiente esterno, in termini di efficienza, sicurezza, sostenibilità e governance.
Sostenibilità informatica: come metterla in pratica
Nel concreto, la sostenibilità informatica implica la:
- Riduzione efficiente dei consumi energetici dei dispositivi come laptop, desktop, server e apparati di rete, attraverso scelte hardware a basso impatto, sistemi di raffreddamento evoluti e gestione automatizzata dei carichi di lavoro.
- Gestione responsabile del ciclo di vita dell’hardware, che punta all’adozione di politiche di procurement responsabile (con priorità a dispositivi ricondizionati o con certificazioni ambientali) e che favorisce la riparabilità e/o il riciclo e il conseguente riutilizzo.
- Diminuzione sostanziale dei rifiuti elettronici (anche detti e-waste o ancora meglio RAEE – Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), che secondo le stime ONU rappresentano oggi oltre 50 milioni di tonnellate all’anno nel mondo e che quindi richiedono strategie per contenere il numero di dispositivi obsoleti, tramite upgrade modulari, programmi di trade-in, e collaborazione con partner che offrono smaltimento responsabile certificato.
- Adozione di software e architetture IT sostenibili, progettate a monte per minimizzare il consumo di risorse computazionali, riducendo l’impatto delle attività digitali quotidiane a valle (come versioni cloud native, uso ridotto della CPU, modalità scura).
Secondo una recente analisi di IDC, “entro il 2026, il 75% delle imprese europee integrerà la sostenibilità ambientale tra i criteri principali nella scelta delle tecnologie IT” (IDC FutureScape: Worldwide ESG/Sustainability 2024 Predictions). Questo dato conferma come la sostenibilità non sia più un’opzione, ma un elemento distintivo nei processi di procurement tecnologico.
Dall’IT tradizionale all’IT sostenibile
Per decenni, nell’ambito delle scelte IT aziendali si sono privilegiate caratteristiche di performance, velocità e scalabilità, spesso senza interrogarsi sulla carbon footprint delle infrastrutture digitali. La logica era: “più potenza, più risultati”.
Questo approccio ha portato negli anni a una corsa all’hardware sempre più potente ma anche più energivoro, con una rapida obsolescenza dei dispositivi e una scarsa attenzione al loro impatto ambientale. Ma la crescente pressione regolatoria, le aspettative degli stakeholder e la consapevolezza collettiva sul cambiamento climatico hanno imposto un cambio di rotta.
Oggi si parla sempre più di IT sostenibile, ovvero di una tecnologia che ottimizza le risorse, riduce gli sprechi e contribuisce attivamente alla strategia ESG (acronimo di Environmental, Social, Governance) aziendale.
Gartner, nella guida “Top Strategic Technology Trends for 2024”, evidenzia come “la sostenibilità sia diventata una delle dieci principali priorità per i CIO, non solo per conformità normativa, ma per guidare innovazione, resilienza e creazione di valore a lungo termine”.
Sostenibilità informatica come leva strategica
La sostenibilità informatica è diventata una priorità strategica per le aziende che vogliono restare competitive aumentando il commitment nei confronti dell’ambiente. Questo paradigma si basa fondamentalmente su tre direttrici:
- Efficienza operativa: i sistemi IT devono continuare a garantire alte prestazioni, ma con un utilizzo più razionale delle risorse, grazie a tecnologie come il cloud ibrido, la virtualizzazione e l’edge computing.
- Responsabilità ambientale: la selezione di fornitori, device e servizi digitali è orientata sempre più verso criteri ambientali (carbon footprint, materiali riciclabili, durata estesa, PUE nei data center).
- Governance e compliance: le imprese sono chiamate a rendicontare le proprie scelte IT in ottica ESG, includendo metriche ambientali nei report di sostenibilità e negli audit di conformità.
Il passaggio da un IT lineare (compra-usa-smaltisci) a un IT circolare (acquista consapevolmente, usa responsabilmente, ricicla strategicamente) rappresenta una delle leve più efficaci per integrare digitale e sostenibilità poiché consente di contenere i consumi, ridurre la dipendenza energetica, migliorare la brand reputation e attrarre investitori sensibili ai temi ambientali.
Perché è importante affrontare la sostenibilità informatica
Impatto ambientale del digitale
La digitalizzazione, pur rappresentando un potente motore di efficienza e innovazione per le imprese, comporta un impatto ambientale tutt’altro che trascurabile. Secondo l’International Telecommunication Union (ITU), il settore ICT contribuisce tra l’1,5% e il 4% alle emissioni globali di gas serra, un dato destinato a crescere con la diffusione di AI, data center e servizi cloud ad alta intensità computazionale.
Il consumo energetico dei dispositivi IT – dai laptop ai server – è spesso invisibile ma costante. Ogni attività online, dall’invio di una mail al training di un modello di intelligenza artificiale, richiede energia, alimenta i data center, mantiene attivi i dispositivi e genera traffico sulla rete. Eppure, la consapevolezza sull’impronta digitale è ancora bassa: la maggior parte degli utenti aziendali non è informata sull’impatto delle proprie abitudini quotidiane, come lasciare i dispositivi sempre in stand-by o utilizzare software non ottimizzati.
La sostenibilità informatica diventa quindi essenziale per misurare, ridurre e ottimizzare il consumo energetico lungo l’intera catena digitale. Non solo per rispettare le normative ambientali sempre più stringenti, ma per abbattere i costi operativi e rispondere alle aspettative ESG di investitori, clienti e dipendenti.
Obsolescenza e rifiuti elettronici
Oltre al consumo di energia, uno dei problemi più urgenti legati all’informatica aziendale attiene alla gestione del fine vita dei dispositivi. In media, un notebook aziendale viene sostituito ogni 3-4 anni, un server ogni 5. Questa rotazione veloce genera una montagna di rifiuti elettronici: il Global E-Waste Monitor 2024 riporta che nel 2022 sono state prodotte a livello globale 62 milioni di tonnellate di e-waste. Un volume che equivale a circa 1,55 milioni di camion da 40 tonnellate e rappresenta un incremento dell’82 % rispetto al 2010.
Molti di questi dispositivi finiscono in discariche non regolamentate o vengono smaltiti senza un adeguato recupero dei materiali critici, come litio, cobalto e terre rare. È un paradosso: si buttano risorse preziose, mentre la domanda per quei materiali – fondamentali per la transizione energetica – continua a crescere.
Sposare la causa della sostenibilità informatica, in questo contesto, significa:
- allungare il ciclo di vita dei dispositivi attraverso manutenzione, aggiornamenti e pratiche di riuso;
- adottare politiche di dismissione responsabili, come il riciclo certificato o il recupero tramite programmi aziendali;
- acquistare hardware ricondizionato o con certificazioni ambientali, contribuendo così a una vera economia circolare nel settore tecnologico.
Come dimostrano i dati dell’indagine ASUS 2025, le PMI italiane stanno iniziando a prendere consapevolezza del problema, ma servono competenze, linee guida e partner tecnologici affidabili per colmare il divario tra buone intenzioni e azioni concrete.
La sostenibilità informatica impone una visione sistemica: non è una feature tecnica, ma una strategia trasversale che coinvolge le componenti di innovazione, supply chain, operations e responsabilità sociale.
A chi interessa la sostenibilità informatica
La sostenibilità informatica non è una tematica riservata a grandi corporation o a settori tecnologici avanzati: interessa trasversalmente tutte le imprese, indipendentemente da dimensioni, settore o maturità digitale. I benefici ambientali e reputazionali si affiancano infatti a vantaggi economici concreti, rendendo il Green IT una leva strategica per più stakeholder aziendali.
PMI: protagoniste del cambiamento
Le piccole e medie imprese, che rappresentano il 99% del tessuto imprenditoriale italiano, stanno dimostrando una crescente sensibilità verso l’IT sostenibile. Lo conferma la recente indagine ASUS: il 91% delle PMI ha già adottato almeno una pratica di sostenibilità informatica.
Tuttavia, permangono ostacoli significativi:
- Un IT su tre dichiara di non avere le competenze necessarie per orientare in modo strategico le scelte digitali sostenibili.
- La frammentazione delle certificazioni ambientali dell’hardware crea confusione e ne limita l’adozione efficace.
Per questo, le PMI chiedono oggi partner tecnologici affidabili che forniscano strumenti, formazione e soluzioni concrete per integrare la sostenibilità nei processi IT.
Grandi aziende: tra governance ESG e leadership di mercato
Per le grandi imprese, la sostenibilità informatica è ormai una componente strutturale delle strategie ESG. Le aziende quotate sono tenute a rendicontare le proprie emissioni Scope 3, incluse quelle generate da infrastrutture IT e supply chain digitali. Questo ha spinto i CIO a:
- includere criteri ambientali nelle gare d’appalto tecnologiche;
- selezionare cloud provider con data center alimentati da fonti rinnovabili;
- promuovere il procurement green e la tracciabilità dei dispositivi.
Oltre alla conformità normativa, adottare una strategia di Green IT consente alle grandi aziende di rafforzare brand reputation, compliance e attrattività verso investitori sostenibili.
IT Manager e CIO: nuovi custodi della sostenibilità
I responsabili IT si trovano oggi in una posizione cruciale: da semplici gestori di infrastrutture, diventano abilitatori della transizione sostenibile. Le loro decisioni hanno infatti un impatto diretto su consumi, approvvigionamento, sicurezza e circolarità dei dispositivi.
Secondo Gartner “entro il 2025 il 50% dei CIO avrà indicatori di performance legati alla sostenibilità delle proprie operazioni IT e entro il 2027 il 25% della retribuzione dei CIO sarà legata al loro impatto tecnologico sostenibile”.
In altre parole, Gartner prevede che nei prossimi anni la sostenibilità digitale diventerà un criterio direttamente misurabile nelle performance individuali e nei piani di incentivazione dei CIO, rendendo imprescindibile:
- lo sviluppo di competenze interdisciplinari tra ESG e IT;
- l’adozione di strumenti di monitoraggio e reporting ambientale;
- la collaborazione con vendor e partner tecnologici sostenibili per allineare performance digitali e strategie ESG.
Fornitori e vendor tecnologici: sostenibilità come fattore competitivo
Il mercato sta premiando le aziende tech che integrano sostenibilità nei prodotti, nei processi e nel supporto post-vendita. Sempre secondo la ricerca ASUS:
- il 90% delle PMI pretende dispositivi con efficienza energetica certificata;
- l’84% valuta positivamente fornitori che offrono servizi di ritiro e riciclo dei dispositivi a fine vita;
- l’81% considera essenziali imballaggi e materiali riciclabili.
In questo scenario, fornitori come ASUS si stanno posizionando non solo come venditori di tecnologia, ma come partner strategici per l’evoluzione sostenibile dell’IT.
Sostenibilità informatica: leggi e normative di riferimento
La spinta verso la sostenibilità informatica non è solo frutto di una crescente coscienza ambientale, ma anche di un quadro normativo sempre più stringente a livello nazionale ed europeo. Le aziende, in particolare quelle con strutture IT complesse, devono oggi confrontarsi con obblighi di trasparenza, rendicontazione e conformità che impattano direttamente sulle strategie digitali.
Il tema della sostenibilità informatica è al centro delle strategie UE come il Green Deal europeo, il Piano d’Azione per l’Economia Circolare e delle direttive e dei regolamenti in materia di efficienza energetica, ecodesign e gestione dei rifiuti elettronici (RAEE) che puntano a rendere l’ICT sempre più trasparente e circolare.
Anche in Italia cresce l’interesse normativo, con incentivi e bandi che premiano l’adozione di tecnologie green. Le certificazioni ambientali (come Energy Star, TCO, EPEAT) sono sempre più richieste nei bandi pubblici e centrali nei criteri di acquisto aziendali.
Sostenibilità informatica: il contesto europeo
Il contesto normativo europeo si sta rapidamente evolvendo per guidare la transizione ecologica anche in ambito ICT. Tra le principali novità:
- Energy Efficiency Directive (EED) – Rivista con la Direttiva UE 2023/1791, impone da maggio 2024 l’obbligo di reportistica energetica e ambientale ai data center con potenza superiore a 500 kW. I KPI includono efficienza energetica, utilizzo di fonti rinnovabili e consumo idrico. I dati sono pubblicati in un database europeo per favorire trasparenza e benchmarking.
- Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR) – Da luglio 2024, impone nuovi criteri ambientali obbligatori per i prodotti immessi nel mercato europeo, con un impatto diretto anche sulla sostenibilità informatica.
Energy Efficiency Directive (EED): nuovi obblighi per i data center
Con l’aggiornamento della Direttiva 2012/27/UE tramite la Direttiva (UE) 2023/1791, entrata in vigore a maggio 2024, l’efficienza energetica diventa un requisito vincolante anche per il settore IT, in particolare per i data center. L’obiettivo è accelerare il raggiungimento dei target climatici UE, con un taglio del 11,7% dei consumi energetici finali entro il 2030.
Uno degli aspetti chiave della nuova EED riguarda i data center con potenza IT superiore ai 500 kW, che ora sono obbligati a raccogliere, monitorare e comunicare annualmente indicatori di performance su:
- Efficienza energetica e uso complessivo di energia (PUE, DCiE, etc.),
- Fonti di energia utilizzata (rinnovabile vs fossile),
- Consumi idrici per il raffreddamento,
- Recupero del calore residuo e potenziale di riutilizzo.
Queste informazioni devono essere caricate in una banca dati centralizzata gestita dalla Commissione Europea, accessibile agli Stati membri e destinata anche al pubblico, per garantire trasparenza, benchmarking e accountability.
Dal punto di vista della sostenibilità informatica, la nuova EED spinge le imprese e i provider cloud a ripensare l’architettura e la gestione dei propri sistemi IT, privilegiando data center efficienti, alimentati da fonti rinnovabili e con capacità di autoregolazione ambientale. Inoltre, offre un forte incentivo per integrare KPI ambientali nella governance ICT e nei piani strategici ESG.
Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR): una svolta per l’ICT sostenibile
Con l’entrata in vigore dell’ESPR – Ecodesign for Sustainable Products Regulation, l’Unione Europea ha ridefinito in modo strutturale i requisiti di ecodesign dei prodotti immessi sul mercato, estendendo per la prima volta queste regole in modo trasversale a quasi tutte le categorie merceologiche, inclusa la tecnologia informatica. Da luglio 2024, le imprese del settore ICT sono chiamate ad allinearsi a standard più rigorosi in termini di durabilità, riparabilità, aggiornabilità e impatto ambientale dei dispositivi elettronici.
Il nuovo Regolamento sull’Ecodesign per i Prodotti Sostenibili (ESPR) ridefinisce gli standard ambientali a cui devono rispondere i dispositivi tecnologici. Per la prima volta, l’ICT è incluso sistematicamente tra i settori prioritari: PC, notebook, server, smartphone e altre apparecchiature dovranno essere progettati per essere più durevoli, riparabili, aggiornabili e tracciabili.
Uno dei pilastri del regolamento è l’introduzione del Digital Product Passport (DPP), una identità digitale obbligatoria per ogni prodotto, che raccoglie e rende accessibili informazioni complete su materiali, prestazioni energetiche, riparabilità, origine e fine vita. Questo strumento punta a migliorare trasparenza e tracciabilità nella supply chain, offrendo al contempo un vantaggio competitivo alle aziende che investono in innovazione responsabile.
Per i produttori e fornitori IT, l’ESPR rappresenta un cambio di paradigma: i dispositivi dovranno essere progettati fin dall’origine per supportare un’economia circolare, ridurre l’obsolescenza e garantire il recupero delle risorse. Inoltre, la Commissione potrà introdurre atti delegati specifici per categorie ICT come PC, server, tablet e smartphone, con requisiti ambientali vincolanti. Questo quadro normativo rende la sostenibilità informatica non più un’opzione, ma un requisito operativo, che impatta direttamente sulle scelte di design, logistica e acquisto.
Direttiva RAEE: gestione e responsabilità dei rifiuti elettronici
Un’altra normativa fondamentale per la sostenibilità informatica è la Direttiva RAEE (2012/19/UE), che disciplina la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE/WEEE). La direttiva impone ai produttori di dispositivi elettronici l’obbligo di ritiro, trattamento e smaltimento responsabile delle apparecchiature a fine vita, secondo il principio della responsabilità estesa del produttore (o Extended Product Responsibility, EPR).
Nel contesto ICT, la Direttiva RAEE è cruciale per affrontare il problema crescente dell’e-waste: PC, server, monitor e dispositivi mobili dismessi rappresentano una parte significativa dei rifiuti elettronici generati dalle imprese. La normativa stabilisce:
- Obblighi di raccolta differenziata e tracciabilità dei RAEE,
- Obbligo per i produttori e distributori di garantire sistemi di ritiro gratuiti,
- Obiettivi minimi di recupero e riciclo dei materiali (ferro, plastica, metalli preziosi),
- Norme per la gestione sicura delle sostanze pericolose contenute nei dispositivi.
Per le aziende, la corretta applicazione della Direttiva RAEE rappresenta non solo un dovere legale, ma anche un’opportunità strategica per costruire politiche IT circolari, ridurre l’impronta ambientale e migliorare le performance ESG. Integrare sistemi di riuso, refurbishment e smaltimento certificato all’interno della governance ICT consente infatti di valorizzare il ciclo di vita dei dispositivi e ridurre i costi complessivi di gestione tecnologica.
La situazione in Italia tra obblighi e incentivi
In Italia, il quadro normativo che riguarda la sostenibilità informatica si sviluppa all’interno di direttive europee recepite a livello nazionale, integrate da regolamenti specifici per la Pubblica Amministrazione e strumenti di incentivo per le imprese.
Uno degli strumenti più rilevanti è il Green Public Procurement (GPP), reso obbligatorio per tutte le stazioni appaltanti dal Codice degli Appalti e normato attraverso i Criteri Ambientali Minimi (CAM). Tra i beni e servizi interessati ci sono:
- Apparecchiature elettroniche (PC, notebook, stampanti),
- Servizi di cloud computing e data center,
- Servizi di manutenzione IT e gestione documentale digitale.
Le PA devono quindi acquistare hardware certificato (es. Energy Star, TCO Certified, EPEAT), software efficiente e servizi con garanzie ambientali documentate, spingendo anche i fornitori privati ad adeguarsi.
Inoltre, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha stanziato risorse per la digitalizzazione sostenibile, con progetti mirati a:
- Razionalizzare i data center pubblici (strategia “Cloud PA”),
- Promuovere l’adozione di infrastrutture ICT ad alta efficienza energetica,
- Incentivare l’uso di hardware ricondizionato e pratiche di economia circolare.
Infine, sono attivi incentivi fiscali come il Credito d’Imposta Transizione 4.0, che – seppur pensato per l’innovazione – può essere impiegato per tecnologie digitali sostenibili, purché integrate in un progetto di efficientamento produttivo e ambientale.
Altri standard di riferimento: ISO 14001, TCO, Energy Star, EPEAT
Oltre al quadro normativo europeo e nazionale, esistono standard volontari e certificazioni ambientali che giocano un ruolo chiave nella promozione della sostenibilità informatica. Questi strumenti aiutano aziende, responsabili IT e fornitori a valutare e selezionare tecnologie con minore impatto ambientale, lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
- ISO 14001: è lo standard internazionale per i sistemi di gestione ambientale. Sebbene non sia specifico per l’IT, molte imprese ICT lo adottano per strutturare strategie di sostenibilità, ridurre i consumi energetici e gestire in modo conforme i rifiuti elettronici.
- TCO Certified: è una certificazione di sostenibilità specifica per prodotti IT (come monitor, notebook e server), che valuta l’intero ciclo di vita dei dispositivi: dalle condizioni di produzione alle prestazioni ambientali, dalla durata alla possibilità di riciclo.
- Energy Star: programma internazionale promosso dall’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti (EPA), riconosciuto anche in Europa. Garantisce che i dispositivi rispettino criteri rigorosi di efficienza energetica, contribuendo a ridurre i consumi operativi.
- EPEAT (Electronic Product Environmental Assessment Tool): è un sistema di classificazione ambientale che valuta i prodotti IT su base modulare, considerando criteri come l’efficienza energetica, la durata del prodotto, i materiali usati e la possibilità di riciclo. EPEAT è sempre più richiesto nelle gare pubbliche e nei progetti ESG.
Per le aziende, adottare dispositivi conformi a questi standard non è solo una scelta responsabile, ma un modo per dimostrare impegno ESG, accedere a bandi pubblici e ridurre costi operativi grazie a tecnologie più efficienti.
Il ruolo della sostenibilità informatica nel panorama ESG
La sostenibilità informatica è una leva concreta per supportare e rafforzare le strategie ESG. Le aziende che sanno integrare scelte tecnologiche consapevoli all’interno dei propri obiettivi ambientali, sociali e di governance riescono a guadagnare terreno sia in termini di reputazione che di ritorno economico rafforzando la propria posizione nel mercato, presso investitori, clienti e stakeholder. In particolare, la sostenibilità informatica incide su tutte e tre le dimensioni del framework, rendendo il digitale una componente misurabile, ottimizzabile e integrabile nella strategia d’impresa.
Soluzioni IT efficienti, durevoli e facilmente riciclabili permettono alle imprese di migliorare le proprie performance ambientali e parallelamente di contenere i costi operativi, abilitando un modello win-win tra profitto e sostenibilità.
E come Environmental: ridurre l’impatto delle infrastrutture IT
La dimensione ambientale (E) dell’ESG è quella dove la sostenibilità informatica esprime con più immediatezza i suoi effetti. Le aziende possono:
- abbattere le emissioni Scope 2 e Scope 3 derivanti dai consumi IT, scegliendo data center a basse emissioni, dispositivi efficienti e software ottimizzati;
- minimizzare l’impatto del ciclo di vita hardware, con pratiche di riuso, riciclo e acquisto di tecnologia con certificazioni green;
- implementare soluzioni di monitoraggio energetico, per identificare sprechi e opportunità di efficientamento.
Secondo la ricerca ASUS, il 74% delle PMI italiane ha già investito in strumenti per ridurre il consumo energetico IT, un dato che mostra come l’attenzione alla componente “E” si stia consolidando anche nelle realtà di piccole dimensioni.
S come Social: benessere digitale e responsabilità nella filiera
L’adozione di pratiche IT sostenibili ha un impatto anche sull’aspetto sociale. Questo si traduce in:
- educazione digitale dei dipendenti, attraverso formazione su pratiche sostenibili nell’uso quotidiano della tecnologia (es. modalità dark, spegnimento dispositivi, aggiornamenti software);
- attenzione alla salubrità degli ambienti di lavoro digitali, con strumenti ergonomici, emissioni ridotte e software che favoriscono il benessere cognitivo;
- selezione di fornitori IT responsabili, che garantiscano il rispetto dei diritti dei lavoratori lungo tutta la supply chain elettronica.
Un esempio è la crescente adozione di certificazioni come TCO Certified, che non si limitano ai parametri ambientali ma includono anche criteri sociali nella produzione dei dispositivi.
Formare il personale sull’uso responsabile della tecnologia, adottare policy aziendali per il riciclo, promuovere l’uso consapevole dei dispositivi (es. dark mode, spegnimento automatico, riduzione dei consumi) significa coinvolgere l’intera organizzazione nella transizione green.
Inoltre, la cessione di dispositivi dismessi a enti non-profit, scuole o dipendenti crea valore sociale diffuso e posiziona l’azienda come attore responsabile sul territorio.
G come Governance: integrare criteri IT sostenibili nei processi decisionali
Dal punto di vista della governance, la sostenibilità informatica richiede policy strutturate, linee guida trasparenti e KPI tracciabili. La sostenibilità informatica entra nelle logiche decisionali aziendali attraverso:
- policy di procurement IT sostenibile, che impongono l’uso di dispositivi certificati e una valutazione del ciclo di vita nelle gare e negli acquisti;
- KPI ambientali per i reparti IT, con obiettivi di riduzione dei consumi e indicatori di impatto digitale;
- inclusione della sostenibilità nei criteri di valutazione dei fornitori di tecnologie, infrastrutture e servizi cloud.
Questo approccio è sempre più diffuso tra le aziende con rendicontazione ESG, ma si sta estendendo anche alle PMI più attente, che vedono nella governance sostenibile una leva di competitività e reputazione sul lungo periodo.
A livello C-level, questo implica:
- includere l’IT all’interno dei comitati ESG o dei sustainability board;
- introdurre metriche di sostenibilità digitale nei piani industriali;
- richiedere ai fornitori certificazioni ambientali e servizi di ritiro/riciclo.
In sintesi, l’adozione di una strategia IT sostenibile è un atto di governance evoluta, che contribuisce a costruire sistemi digitali resilienti, etici e in linea con le aspettative normative e del mercato.
Sostenibilità informatica: le PMI fanno strada ma servono formazione e supporto strategico
In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, ASUS – in collaborazione con Research Dogma – ha presentato l’Osservatorio 2025 sulla sostenibilità informatica, basato su un campione di oltre 400 responsabili IT e decisori aziendali
I risultati tracciano un quadro chiaro: le PMI italiane riconoscono l’urgenza di un approccio più sostenibile all’IT che si estende dai criteri di acquisto al fine vita dei dispositivi. Tuttavia, tra buone intenzioni e reali capacità operative, il divario resta ampio. Mancano competenze, linee guida chiare e spesso anche una visione integrata tra IT e sostenibilità.
Non a caso, il 91% delle PMI italiane sta rispondendo al problema, ripensando al consumo digitale dei propri dipendenti, incentivando pratiche sostenibili. Tuttavia, nell’uso quotidiano dei dispositivi, c’è un ampio margine di miglioramento.
Un interesse diffuso, ma non sempre consapevole
Se il 91% delle PMI ha già adottato almeno una pratica di sostenibilità informatica, anche investimenti e azioni concrete crescono. Tra le più comuni:
- investimenti per ridurre i consumi energetici di server, servizi fisici e cloud (74%);
- iniziative di recupero e riciclo dell’hardware a fine vita (65%);
- attenzione all’acquisto: il 57% sceglie dispositivi con certificazioni ambientali o con un hardware usato o ricondizionato, contribuendo così alla diffusione di modelli di economia circolare.
Certificazioni green: le competenze non colmano il gap
Nonostante l’interesse crescente verso le certificazioni ambientali dell’hardware, tra le PMI italiane persiste una significativa carenza di preparazione che ne ostacola l’adozione consapevole. Se la maggior parte delle PMI è in grado di riconoscere l’importanza di strumenti come Energy Star, TCO o EPEAT, solo il 30% sa realmente interpretarne il significato e applicarne i vantaggi in modo operativo.
La frammentazione del panorama delle certificazioni, unita alla mancanza di competenze tecniche specifiche, soprattutto nei ruoli IT delle piccole imprese, genera confusione e indebolisce l’efficacia delle scelte green. Questa lacuna informativa si riflette anche nei comportamenti quotidiani: pratiche semplici come l’uso del Dark Mode, riconosciute per il loro impatto positivo, restano poco diffuse proprio per mancanza di conoscenza.
Fine vita dei dispositivi: mancano standard comuni
Altro punto dolente è la gestione del fine vita dei dispositivi tecnologici che deve scontare l’assenza di linee guida comuni. Quando un PC non è più utilizzabile, solo una PMI su tre segue i canali ufficiali di riciclo tramite i centri comunali.
Un altro 26% li cede direttamente ai dipendenti, mentre una quota analoga si affida ad aziende terze per lo smaltimento. Altre realtà collaborano con organizzazioni no-profit o attivano programmi interni di riuso.
Aspettative verso i fornitori: sostenibilità come requisito essenziale
Un aspetto centrale dell’indagine ASUS riguarda la nuova aspettativa verso i partner tecnologici. Le PMI non si accontentano più della sola performance: cercano fornitori che integrino valori ESG nella proposta commerciale.
Il 90% ritiene fondamentale che i PC garantiscano efficienza energetica certificata, mentre l’84% apprezza i fornitori che si occupino anche del ritiro e riciclo delle apparecchiature dismesse. Anche i materiali di costruzione e imballaggio contano: l’81% delle imprese desidera che siano interamente riciclabili.
Come afferma Massimo Merici, System Business Group Director di ASUS Italia:
“I risultati dell’Osservatorio confermano che le PMI italiane vogliono essere protagoniste attive del cambiamento sostenibile. Tuttavia, emerge con chiarezza il bisogno di avere al proprio fianco partner solidi e affidabili.”
ASUS si propone infatti non solo come fornitore, ma come alleato strategico per integrare sostenibilità e innovazione, con soluzioni green, formazione e supporto operativo.
La sostenibilità informatica è oggi uno dei fronti sui quali si gioca la transizione ecologica, e ha necessariamente bisogno di una visione integrata, fatta di tecnologie efficienti, competenze aggiornate e partnership affidabili.