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Tecnologie pulite: l’innovazione per l’ambiente fa bene alla competitività



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Il settore cleantech in Italia si conferma pilastro per la transizione energetica e la crescita industriale. Dal report “L’Italia delle Cleantech: investimenti, occupazione, lavoro” dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano emerge il ruolo chiave delle tecnologie pulite nell’efficienza energetica, nelle rinnovabili con un impatto crescente sulle filiere e sull’occupazione

Pubblicato il 9 dic 2025



tecnologie pulite
Fonte: Report, L’Italia delle Cleantech: investimenti, occupazione, lavoro dell'Energy&Strategy – School of Management Politecnico di Milano

Tecnologie pulite o cleantech: perché sono importanti?

Con tecnologie tecnologie pulite, o cleantech, si intendono le soluzioni tecnologiche progettate per ridurre l’impatto ambientale delle attività umane. Non si tratta solo di tecnologie per le energie rinnovabili o per la decarbonizzazione, ma includono tutto ciò che rende più efficiente l’uso delle risorse: dall’energia all’acqua, dai materiali ai rifiuti, fino alla mobilità e all’agricoltura.

Disaccoppiare crescita economica dal consumo di risorse: questa è la sfida delle tecnologie pulite

L’obiettivo generale delle tecnologie pulite è racchiuso nella sfida di disaccoppiare crescita economica e consumo di risorse naturali, ovvero di ridurre emissioni e inquinamento senza rinunciare allo sviluppo.

Le cleantech nascono per mettere l’innovazione nella condizione di creare soluzioni alla crisi climatica. Concretamente, senza innovazione tecnologica la transizione verso un’economia a basse emissioni sarebbe molto più lenta e costosa. Le tecnologie pulite permettono, ad esempio, di sostituire gradualmente i combustibili fossili con fonti rinnovabili, rendere più efficienti i consumi e limitare l’impatto di settori tradizionalmente energivori. Nello stesso tempo le tecnologie pulite possono rappresentare un volsno per la competitività economica. Le imprese che investono in cleantech non solo migliorano la propria impronta ambientale, ma riescono a ridurre i costi operativi e ad entrare in nuovi mercati.

Talenti green, innovazione e green skill

Grazie alle cleantech si sente una spinta importante anche a livello di rinnovamento dello scenario industriale e occupazionale a livello di diffusione di talenti green. Grazie al ruolo di start-up, centri di ricerca, open innovation e investitori prendono vita nuovi ecosistemi industriali nei quali trovano spazio professioni emergenti come, ad esempio, ingegneri dell’energia, esperti di life cycle assessment, data scientist applicati alla sostenibilità, specialisti di materiali avanzati.

Quale rapporto lega tecnologie pulite e competitività?

Le tecnologie pulite rappresentano oggi un asse portante per la competitività industriale e la sostenibilità dell’economia italiana. La spinta verso soluzioni energetiche a basso impatto ambientale, l’adozione di modelli circolari e l’avanzamento delle infrastrutture digitali ed elettriche stanno ridefinendo il panorama produttivo nazionale. In questo contesto, il settore cleantech in Italia si trova a fronteggiare una domanda crescente di nuovi profili professionali e di competenze specialistiche anche in termini di green skill, mentre imprese e istituzioni sono chiamate a investire in formazione e innovazione per cogliere appieno le opportunità offerte dalla transizione energetica.

Perché le tecnologie pulite sono strategiche per l’Italia?

Considerando che il dibattito sulla transizione energetica in Italia ha assunto una dimensione ormai strutturale, che va ben oltre la necessità di centrare gli obiettivi climatici fissati a livello europeo, il comparto delle tecnologie pulite è chiamato a svolgere un ruolo chiave per la crescita economica e per la competitività industriale del Paese.

Dalle cleantech una serie di effetti a catena su investimenti, occupazione e sviluppo delle filiere produttive

Nel report “L’Italia delle Cleantech: investimenti, occupazione, lavoro” dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano emerge un quadro che vede le cleantech non solo come un fattore abilitante di una decarbonizzazione efficace, ma come un fenomeno in grado di generare effetti a catena su investimenti, occupazione e sviluppo delle filiere produttive.

In questo scenario, la capacità dell’Italia di rafforzare il proprio posizionamento risulta legata alla costruzione di un ecosistema integrato che sappia valorizzare tanto le eccellenze consolidate quanto le opportunità offerte dalle nuove tecnologie.

Quali sono i punti di riferimento del settore delle tecnologie pulite in Italia

Il report Energy&Strategy mette in evidenza come il settore cleantech italiano mostri segnali di maturità in diversi segmenti, con un mercato complessivo che oggi raggiunge i 57 miliardi di euro di fatturato e attiva 25 miliardi di valore aggiunto, tra diretto e indotto. Questi risultati sono il frutto della risposta industriale data dalle aziende nazionali, che hanno saputo interpretare la sfida della transizione energetica investendo in innovazione tecnologica e nella diversificazione dei servizi.

Le filiere coprono un’ampia gamma di attività: dalla produzione di componentistica avanzata fino alla gestione operativa degli asset. In particolare, il tessuto produttivo italiano si distingue per capacità manifatturiera, qualità progettuale e presenza capillare sul territorio, elementi che contribuiscono a consolidare la leadership nazionale in molteplici comparti.

Analisi delle principali filiere delle tecnologie pulite: efficienza energetica ed economia circolare

Tra i segmenti più rilevanti delle tecnologie pulite in Italia emerge quello dell’efficienza energetica, che da solo rappresenta oltre 42 miliardi di euro di mercato. Questo aggregato include soluzioni per l’efficientamento residenziale e industriale, pompe di calore, sistemi di gestione intelligente dei consumi e iniziative legate all’economia circolare. Si tratta di filiere caratterizzate da una forte integrazione verticale: produttori, installatori, progettisti e fornitori di servizi partecipano a una catena del valore distribuita su tutto il territorio nazionale. Il valore aggiunto diretto generato supera i 9 miliardi di euro, mentre quello indiretto raggiunge gli 11 miliardi grazie all’effetto moltiplicatore sull’indotto locale. La crescente attenzione verso il riciclo e il riuso dei materiali evidenzia inoltre come l’economia circolare sia destinata a giocare un ruolo determinante nella ridefinizione delle strategie industriali italiane.

Rinnovabili ed energie pulite come opportunità industriali del cleantech

La generazione elettrica da fonti rinnovabili rappresenta una delle direttrici più dinamiche della trasformazione energetica italiana. Il comparto conta oggi su oltre 10 miliardi di euro di valore mercato, trainato soprattutto da fotovoltaico ed eolico ma con prospettive di espansione anche nel biometano e nella filiera degli elettrolizzatori per idrogeno verde. La capacità delle imprese italiane di presidiare queste tecnologie si riflette nei numeri: 7 miliardi circa di ricavi nazionali diretti e un indotto che movimenta ulteriori 6 miliardi. Tuttavia, la vera partita si giocherà sulla capacità del sistema Paese di sviluppare competenze specifiche nelle tecnologie emergenti e favorire la crescita delle filiere nazionali lungo tutta la catena del valore degli energy carrier puliti.

Infrastrutture elettriche ed evoluzione tecnologica

Il rafforzamento delle infrastrutture elettriche costituisce una condizione abilitante imprescindibile per l’integrazione delle rinnovabili e la diffusione della mobilità elettrica. Attualmente, il mercato relativo a reti intelligenti, sistemi di accumulo e colonnine di ricarica vale circa 4,5 miliardi di euro.

La capacità di innovazione fa la differenza

Si tratta di ambiti dove la capacità innovativa è determinante: l’adozione diffusa dell’Internet of Things, sistemi avanzati per il monitoraggio remoto e soluzioni digital twin stanno trasformando radicalmente le modalità operative delle utility e dei gestori infrastrutturali. L’adeguamento tecnologico non solo sostiene la resilienza della rete ma crea nuove opportunità industriali legate allo sviluppo software, alla cybersecurity applicata all’energy management e alla produzione locale dei dispositivi critici.

Impatto occupazionale: domanda crescente ma competenze carenti

L’espansione delle cleantech comporta implicazioni profonde per il mercato del lavoro italiano. Oggi le filiere delle tecnologie pulite coinvolgono circa 130 mila addetti diretti – tra ingegneri, tecnici specializzati e operai – con una previsione di crescita fino a 173 mila entro il 2030. La distribuzione geografica dell’occupazione favorisce tanto i grandi distretti quanto le aree periferiche grazie alla natura diffusa degli interventi richiesti dalla transizione energetica. Tuttavia, questa domanda crescente si confronta con difficoltà strutturali nell’approvvigionamento delle competenze necessarie: molte aziende segnalano criticità nel reperimento soprattutto di profili tecnici – dalle figure impiantistiche agli esperti in automazione – con livelli di mismatch che superano il 70% in alcuni casi. Il dato suggerisce l’urgenza non solo quantitativa ma qualitativa nell’offerta formativa nazionale.

Formazione continua ed ecosistema abilitante per le tecnologie pulite

Guardando al medio termine, la tenuta competitiva del settore cleantech italiano sarà determinata dalla capacità collettiva – pubblico-privato – nel costruire un ecosistema abilitante fondato su certezza normativa, iter autorizzativi efficienti e politiche industriali orientate agli investimenti strategici. Sul fronte delle risorse umane emerge inoltre l’esigenza trasversale di promuovere percorsi continui di formazione tecnica avanzata e programmi capillari di reskilling professionale.

La necessità di ripensare il sistema educativo

Le competenze richieste si stanno rapidamente spostando verso ambiti digitali (intelligenza artificiale applicata all’energia, modelli predittivi IoT), innovazione nei materiali ed expertise ESG. Per rispondere a tale evoluzione è necessario ripensare l’intero sistema educativo: dagli istituti tecnici alle lauree STEM passando per nuovi modelli duali scuola-impresa capaci di attrarre giovani talenti verso settori ad alto potenziale occupazionale ma ancora poco valorizzati dal punto di vista sociale ed economico.

Tecnologie pulite tra sviluppo tecnologico e politiche ambientali

Osservando l’evoluzione del comparto cleantech in Italia, emerge con chiarezza che la sua crescita non è solo una questione di sviluppo tecnologico o di politiche ambientali, ma il risultato di un intreccio complesso tra innovazione, infrastrutture e capitale umano. Le opportunità che si aprono sono reali e tangibili, così come le criticità legate alle competenze e alla necessità di aggiornamento continuo. In questo contesto, diventa fondamentale un approccio sistemico che valorizzi la collaborazione tra imprese, istituzioni e centri di ricerca. Solo alimentando questa sinergia sarà possibile consolidare i progressi raggiunti e affrontare con strumenti adeguati i cambiamenti già in atto nel panorama industriale nazionale ed europeo.

Davide Chiaroni, responsabile scientifico della ricerca ha osservato che “Le Cleantech non rappresentano solo una condizione necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici, ma sono un’opportunità industriale ed economica per il Paese. Si tratta di filiere con un potenziale di sviluppo enorme, in grado di generare investimenti, valore e occupazione lungo tutto il territorio nazionale. Per questo diventa fondamentale agire sulla certezza normativa, elemento senza il quale le imprese non possono pianificare con orizzonti adeguati”.

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