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Sostenibilità nell’alimentare: “Persone” al primo posto. La sfida? Tenere alti i profitti

Dalla seconda edizione del sondaggio “Sostenibilità. A che punto è il food italiano?” del Gruppo Food su oltre 18mila aziende dell’industria e del retail, emerge la chiara intenzione di investire in sostenibilità ambientale, oltre che la crescita dell’attenzione nei confronti delle persone. La sfida nel medio termine sarà riuscire a gestire la transizione ESG coniugando innovazione e profitti

Pubblicato il 22 Nov 2023

sostenibilità food

Nonostante le difficoltà legate al reperimento e al costo delle materie prime, oltre che alla grave instabilità a livello geopolitico, la sostenibilità sta assumendo grande rilevanza rispetto alla profittabilità e la maggioranza delle aziende italiane che compongono il settore del Food è disposta a investire nell’innovazione di prodotto, nella crescita professionale delle persone e nella digitalizzazione a livello di filiera per portare avanti il processo di transizione energetica ed ecologica.

Ma i progressi in termini di raggiungimento degli obiettivi ESG al 2030 sono decisamente insufficienti secondo l’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile). Di conseguenza, risulta fondamentale comprendere quali azioni e quali investimenti possano permettere di promuovere e valorizzare la diffusione di pratiche responsabili e comportamenti sostenibili lungo l’intera filiera agroalimentare, un settore che in Italia rappresenta il 15% del PIL (Ismea, 2022).

Su questo punto si è interrogato il sondaggio “Sostenibilità. A che punto è il food italiano?” realizzato per il secondo anno di fila da Food, brand di Gruppo Food, media company specializzata nella comunicazione B2B nel settore Food&Beverage, in collaborazione con Porsche Consulting.

Food, la maggioranza delle aziende continuerà ad investire in sostenibilità

La survey, condotta nei mesi che vanno da luglio ad ottobre del 2023, ha coinvolto più di 18.500 player dell’industria e del retail con l’obiettivo di fotografare le attività già intraprese sul fronte della sostenibilità nel Food per arrivare a un’analisi del valore attribuito a questo tema. Tre gli ambiti presi in considerazione: Nutrizione, Ambiente, Persone.

Tra i risultati più interessanti, il fatto che il 62,5% delle aziende intervistate continuerà a investire in sostenibilità ambientale soprattutto nell’ottica di circular economy, riduzione dei consumi energetici e controllo delle emissioni di CO2. La sfida nel medio termine (3-5 anni), secondo il 50% degli intervistati, sarà riuscire a gestire la propria transizione in modo da mantenere comunque alti i profitti.

Inoltre, per il 2024 il “bilancio di sostenibilità” sarà uno degli obiettivi da conseguire per migliaia di imprese a fronte anche della nuova direttiva UE CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive. Per questo, sarà determinante saper attrarre i talenti e consolidare le competenze di alcune figure professionali oggi sempre più strategiche, come il Sustainabiliy Manager destinato ad assumere un ruolo prioritario all’interno delle aziende.

Il percorso ad ostacoli verso la transizione energetica ed ecologica

Rispetto alle principali difficoltà che le aziende e il retail prevedono di incontrare nei prossimi 3/5 anni nel proprio processo di evoluzione, il 65,6% degli intervistati ha indicato il costo elevato delle materie prime, seguito dalle lentezze legislative/burocratiche (53,1%).

L’aumento dei costi sembra non solo preoccupare le aziende, ma anche condizionare pesantemente le scelte di investimento, visto che quest’anno il 43,8% degli intervistati inserisce la mancanza di budget tra le nuove difficoltà da superare. Emerge poi il problema del reperire competenze e figure professionali adeguate (31,2%) già evidenziato nel precedente sondaggio condotto nel 2022.

(Su questo tema invitiamo a leggere anche i segnali e le tendenze emerse dal Global Green Skills Report 2023 di LinkedIn Economic Graph in questo articolo Green Skill: la domanda cresce più dell’offerta, imprese alla ricerca di talenti ndr).

Prioritario fare innovazione di prodotto e attrarre i giusti talenti

La partita si giocherà sulla capacità di fare innovazione di prodotto (cruciale per il 43,8% degli intervistati), di attrarre i talenti (34,4%) e di inserirsi in nuovi mercati (28,1%). Meno urgente, ma comunque importante, sarà anche lo sviluppo e l’accelerazione dei processi di digitalizzazione e automazione della filiera (secondo il 28,1% di chi ha risposto al sondaggio). Necessario sarà anche lavorare sull’inserimento di servizi integrativi (25%), sulla riorganizzazione dei processi (23%), sulla ricerca di nuovi canali di sviluppo (21,9%), sulla gestione agile del lavoro (16,7%) e sulle politiche di cessione e acquisizione aziendali (13,3%).

Circular economy e fonti rinnovabili per la sostenibilità dei processi produttivi

Alla richiesta di indicare le soluzioni ritenute più efficaci nel Food per migliorare la sostenibilità dei processi produttivi il 66% indica l’economia circolare e la riduzione degli sprechi; il 59% è orientato verso la ricerca di fonti energetiche rinnovabili, il 31% sui processi di controllo e compensazione delle emissioni di CO2 e il 28% sulla gestione differenziata dei rifiuti.

Relativamente alle azioni più rilevanti su cui investire, il 56% del campione intervistato appoggia la selezione attenta dei fornitori, il 44% indica l’ottimizzazione della logistica, il 43% è a favore dei sistemi di tracciabilità, il 25% è orientato verso la filiera corta con produttori locali e il 22% verso la filiera corta in termini di numeri di intermediari.

Anche sul fronte del packaging si sta facendo molto. Il 65,6% degli intervistati ritiene l’impiego di materiali riciclabili tra le soluzioni più efficaci adottate sino ad oggi, assieme alla riduzione del numero degli imballi (59,4%) e alla diminuzione del contenuto di plastica (34,4%). Per il momento solo il 3% è favorevole alla totale eliminazione del pack e alla conversione al prodotto sfuso.

Al primo posto il pillar “Persone”, seguono “Ambiente” e “Nutrizione”

Complessivamente, gli intervistati confermano che, in termini di azioni e investimenti, il pillar Persone è al primo posto nelle priorità, seguito da Ambiente e Nutrizione.

Oltre a quanto previsto già dalla normativa, tre saranno i principali fronti su cui si concentreranno gli interventi: l’equilibrio di genere (48,3%), l’equità di salario (41,4%) e le politiche diversity&inclusion (41,4%). Al quarto posto le pari opportunità (34,5%).

Work life balance (60%) e Benefit (36,7%) saranno le due politiche di welfare su cui continuare a puntare per consolidare le relazioni con i propri dipendenti. Interessante notare come un 33% circa abbia indicato anche l’introduzione di servizi in azienda, quali asilo nido, palestra e aree wellness. All’ultimo posto, invece, gli investimenti su mensa e buoni pasto (30%).

Sostenibilità nel Food e l’importanza delle etichette nutrizionali

A livello di Nutrizione, il tema dell’etichettatura resta cruciale per la sostenibilità nel Food, a fronte anche delle battaglie tra i vari sistemi recepiti nei mercati Europei ed extraeuropei. Il 62,5% dei player intervistati ritiene fondamentale l’indicazione relativa alle certificazioni dei prodotti e delle materie prime, ritenute non solo una leva di marketing, ma anche una garanzia di trasparenza nei confronti del consumatore finale.

Non meno importanti anche l’indicazione degli ingredienti naturali (50%) e funzionali (46,9%) così come i claim nutrizionali (40,6%) con la consapevolezza che oggi il consumatore è sempre più attento nelle proprie scelte di acquisto. In particolare le aziende sembrano aver compreso che quello degli alimenti funzionali o nutraceutici è un trend che dischiude interessanti opportunità, trattandosi di un mercato che ad oggi vale circa 380 mld di Euro a livello globale e che è destinato a raddoppiare entro il 2030. Secondo il 25% degli intervistati, infine, è importante inserire in etichetta la provenienza locale così come quella biologica (21,9%).

Gestire gli sprechi alimentari per allinearsi all’Agenda 2030

Per allinearsi agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, è indispensabile agire anche sul fronte del food waste, che solo in Europa si aggira attorno allle 89 milioni di tonnellate all’anno, 179 kg per ciascun cittadino.

Dal sondaggio di Food è emerso che la corretta gestione delle eccedenze, attraverso la donazione a enti e associazioni, è al centro delle strategie intraprese dal 43,8% degli intervistati. Il 37,5% è poi a favore dell’introduzione di un’etichetta anti-spreco (proposta avanzata dalla Commissione Europea già a gennaio ma ancora in fase di studio) che allunghi la vita dei prodotti chiarendo la differenza tra “consumare entro” e “consumare preferibilmente entro”.

Secondo il 31,2% degli intervistati un altro valido supporto ai comportamenti virtuosi nell’acquisto e nel consumo dei cibi sono le piattaforme digitali e le App anti-spreco, assieme a specifiche campagne di comunicazione rivolte al consumatore.

Il 21,9% dei player, inoltre, si è attivato attraverso soluzioni di vendita in canali alternativi, come gli spacci aziendali e i punti spesa per i dipendenti, mentre il 15,6% si concentra sul lancio di iniziative di monitoraggio dello spreco e miglioramento dei processi core.

Sul fronte della promozione della sostenibilità nutrizionale, il 45,2% degli intervistati ha scelto di supportare centri di ricerca e progetti dedicati, il 32,3% sta facendo ricorso a figure di professionisti come medici e nutrizionisti e il 19,4% ha attivato o sta attivando collaborazioni con influencer e brand ambassador.

Un limite allo sviluppo di mercato dei prodotti con un contenuto di sostenibilità può essere il prezzo, tanto più in un momento come quello attuale di crisi dei consumi, nonostante l’incremento generalizzato di una sensibilità rispetto al tema. Dalla survey emerge che alle aziende non è chiaro se quanto dichiarato dai consumatori sull’essere disposti a premiare prodotti e aziende sostenibili si traduca poi effettivamente in atti d’acquisto.

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