Cosa intende per decarbonizzazione nell’industria agroalimentare e perché è importante misurarla con KPI adeguati
Decarbonizzazione agloalimentare indica il processo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (in particolare CO2 e metano) lungo tutta la filiera del cibo, dalla produzione alla distribuzione. Si tratta di trasformare il sistema agroalimentare rendendolo più sostenibile e riducendo l’impatto per il clima.
Le modalità per raggiungere questi obiettivi sono diverse e intrecciate tra loro e prevedono pratiche di agricoltura sostenibile e di agricoltura rigenerativa, elettrificazione dei macchinari, uso di energie rinnovabili, riduzione del cambiamento d’uso del suolo e miglioramento dell’efficienza energetica.
I KPI di riferimento
I KPI (Key Performance Indicators) di decarbonizzazione sono metriche essenziali per monitorare i progressi, nella fattispecie per controllare e misurare i miglioramenti relativi ai percorsi di sostenibilità. Consentono di quantificare e gestire le performance ambientali in modo trasparente e obiettivo e sono alla base del rapporto tra decarbonizzazione e competitività industriale.
In estrema sintenti i principali esempi di KPI sono rappresentati da:
- Carbon footprint di prodotto o impresa (Scope 1, 2 e 3);
- Intensità emissiva, cioè emissioni di CO2 e per unità di prodotto;
- Percentuale di energia rinnovabile utilizzata;
- Riduzione emissioni a livello di supply chain
La decarbonizzazione agroalimentare è una componente fondamentale del percorso per ridurre l’impatto climatico del sistema cibo, e grazie ai KPI è possibile oggi capire a che punto siamo e quali misure occorre adottare.
Una visione dei KPI per la decarbonizzazione agroalimentare
L’industria agroalimentare è responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra, secondo la FAO. Anche per questo motivo, le aziende e le organizzazioni coinvolte nella produzione di cibo devono dotarsi di KPI chiari e standardizzati per monitorare i progressi nella decarbonizzazione agroalimentare.
Un approccio basato su metriche affidabili consente di allineare le strategie aziendali agli standard internazionali come il GHG Protocol, l’ISO 14064 e la Science Based Targets initiative (SBTi), rendendo i dati comparabili e credibili per stakeholder e consumatori.
Carbon footprint: misurare l’impronta di CO2
Uno dei KPI più diffusi e di maggior peso è rappresentato dalla carbon footprint, calcolata sia a livello di prodotto sia di organizzazione:
- Organizzazione: emissioni Scope 1, 2 e 3.
- Prodotto: analisi dell’intero ciclo di vita (LCA).
La carbon footprint consente di individuare i principali punti critici della filiera, come fertilizzanti, energia o logistica, e comunicare in modo trasparente i progressi in termini di sostenibilità.
Intensità emissiva per unità prodotta
Un altro KPI di riferimento per la decarbonizzazione dell’industria agroalimentare è l’intensità emissiva, che mette in rapporto le emissioni generate con la produzione ottenuta. Alcuni esempi di calcolo in questo senso sono rappresentati da
- kg di CO2 e per kg di alimento trasformato,
- emissioni per ettaro coltivato,
- tonnellate di CO2 e per milione di euro di fatturato.
Questo indicatore permette di confrontare aziende diverse e valutare l’impatto delle pratiche agricole sostenibili, come l’agricoltura rigenerativa o di precisione.
Il ruolo chiave dei KPI energetici: consumi ed energie rinnovabili
Il consumo energetico è una variabile centrale nella sostenibilità agroalimentare e del percorso di decarbonizzazione agroalimentare. I KPI più efficaci in questo caso comprendono:
- Energia consumata per unità prodotta,
- Quota di rinnovabili sul totale dei consumi energetici.
Grazie a impianti fotovoltaici, biogas o sistemi di recupero energetico, le aziende possono ridurre le emissioni e aumentare l’autosufficienza.
Water footprint e gestione idrica
La gestione del’acqua rappresenta un altro punto critico fondamentale nella decarbonizzazione dell’industria agroalimentare e in questo senso la water footprint è un KPI strategico per il settore, considerando che l’uso intensivo di acqua influisce anche sulle emissioni indirette. I principali KPI in questo caso includono:
- litri di acqua consumata per kg di prodotto,
- percentuale di acqua riciclata,
- indicatori di stress idrico.
L’integrazione di questi KPI con quelli carbonici consente di avere una visione completa della sostenibilità ambientale, evitando squilibri tra riduzione di CO2 e consumo eccessivo di risorse idriche.
KPI lungo la supply chain (Scope 3)
Le emissioni Scope 3 rappresentano oltre l’80% dell’impatto climatico delle aziende agroalimentari. Per questo è fondamentale monitorare KPI come:
- quota di fornitori mappati e monitorati,
- riduzione delle emissioni lungo la filiera,
- utilizzo di packaging sostenibile.
Strumenti digitali di tracciabilità e blockchain rafforzano la trasparenza e consentono di comunicare in modo verificabile gli sforzi di decarbonizzazione.
Gli standard di riferimento e gli strumenti a supporto
Per garantire affidabilità, i KPI devono essere basati su standard riconosciuti:
- GHG Protocol e ISO 14064 per la misurazione delle emissioni,
- SBTi per la definizione di obiettivi Net Zero,
- Life Cycle Assessment (LCA) per valutare l’impatto di prodotto,
- Piattaforme ESG digitali per la rendicontazione di sostenibilità prevista dalla CSRD (leggi a questo proposito il servizio su Pacchetto Omnibus UE e Normativa ESG).
Dai KPI di decarbonizzazione alimentare all’azione concreta
I KPI di decarbonizzazione agroalimentare rappresentano un punto di riferimento per guidare la trasformazione del settore verso la neutralità climatica. Dalla carbon footprint all’intensità emissiva, dalla gestione energetica alla supply chain sostenibile, gli indicatori permettono di trasformare i dati in azioni concrete.
L’industria agroalimentare ha la responsabilità – e l’opportunità – di diventare un modello di transizione sostenibile, unendo competitività e rispetto per l’ambiente.
KPI per la decarbonizzazione agroalimentare e ESG
Ridurre le emissioni e migliorare le performance ambientali: sono i due fattori sui quali si costruisce lo sviluppo sostenibile dell’industria agroalimentare e i KPI di decarbonizzazione rappresentano gli strumenti essenziali per misurare in modo oggettivo la capacità delle imprese di raggiungere questi obiettivi.
Questi KPI si intrecciano strettamente con la dimensione ESG. L’ambito “E” richiede trasparenza su consumi energetici, gestione delle risorse naturali ed emissioni di CO2. Senza KPI affidabili, diventa impossibile costruire report ESG credibili.
Il collegamento non è solo normativo, ma anche strategico. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e gli standard europei ESRS impongono alle aziende agroalimentari di integrare i KPI di decarbonizzazione nei propri bilanci di sostenibilità. Per gli investitori, i KPI rappresentano un segnale concreto di impegno: mostrano se un’azienda non solo dichiara obiettivi Net Zero, ma li sta realmente perseguendo.
I KPI di decarbonizzazione e i report ESG sono strettamente legati: i primi forniscono i dati misurabili, i secondi li trasformano in trasparenza, reputazione e vantaggio competitivo per il settore agroalimentare.