Investimenti in sostenibilità: come cambia il budget delle imprese?
Secondo molti osservatori il “clima” che abbraccia i temi della sostenibilità e della trasformazione energetica è cambiato. L’attenzione, almeno a livello di comunicazione, si è raffreddata e sono cambiati sia l’atteggiamento sia le strategie di sustainability management delle imprese. I segnali che “arrivano” alla superficie del fenomeno sostenibilità sono prevalentemente in questa direzione. Sotto la superficie i segnali sono però diversi e sembrano essere in particolare nel segno del pragmatismo. Nei mesi scorsi avevamo dato spazio a come negli USA si continuasse a investire in ESG ma senza fare rumore e a confermare questa tendenza uno sguardo più focalizzato sull’energia solare: ci diceva che gli investimenti crescevano e i costi scendevano. Si tratta, molto probabilmente di un concretezza, che senza preoccuparsi di sfiorare il greenhushing investe in sostenibilità, senza tanto clamore e guardando ai risultati. Una analisi e una conferma interessante a questa chiave di lettura arriva dalla quarta edizione del report “A world in balance 2025” del Capgemini Research Institute (accessibile da QUI n.d.r.).
Quante sono le imprese che aumentano gli investimenti in sostenibilità?
Il dato più rilevante della ricerca conferma la tendenza positiva per le prospettive dell’ESG e della sostenibilità con l’82% delle organizzazioni a livello globale che ha in programma di aumentare i propri investimenti in sostenibilità ambientale nei prossimi 12-18 mesi. In questo senso si colloca anche l’evoluzione delle tendenze tra giovani e clima e il ruolo delle competenze green.
Questo rappresenta un incremento significativo di 8 punti percentuali rispetto all’anno precedente, segnalando una importante accelerazione.
Quali sono le ragioni di questa tendenza?
Se si osservano, grazie alla ricerca, le ragioni della decisione di investire in sostenibilità si può notare che per tre quarti delle imprese, la sostenibilità è diventata una strategia fondamentale per costruire un futuro più solido, in grado di promuovere competitività, innovazione e resilienza a lungo termine.
Resta il grande tema della complessità di trasformare questi investimenti in risultati concreti. Una complessità che si evidenzia nel divario tra pianificazione e azione alla crescente crisi di fiducia da parte dei consumatori.
Per quali ragioni aumentano gli investimenti in sostenibilità aziendale?
L’aumento degli investimenti in sostenibilità può contare su una duplice motivazione. Da un lato, si sentono gli effetti della conformità normativa che continua a essere il principale motore, costringendo le aziende ad adeguarsi a un quadro legislativo sempre più stringente. Occorre pensare in questo senso ai temi della CSRD, alle variabili del Pacchetto Omnibus e alle trasformazioni della normativa ESG.
Dall’altro, le imprese stanno prendendo sempre più consapevolezza del valore intrinseco per il business, e dei risultati che può portare in termini di redditività, di risparmio sui costi e di efficienza operativa. In tutto nel momento in cui ci si muove nella direzione di integrare la sostenibilità nel business.
Gli investimenti in sostenibilità crescono, ma quali sono oggi gli ostacoli principali?
Nonostante questi risultati, l’attuazione pratica degli investimenti in sostenibilità si scontra con barriere significative. Il dato si riflette nella qauota di due terzi dei dirigenti che ammettono di subire una pressione crescente per dimostrare progressi credibili e basati su evidenze scientifiche. Le principali difficoltà interne che frenano i progressi sono da ricercare in almeno tre fattori:
- I vincoli di budget e allocazione insufficiente del capitale.
- La mancanza di sistemi di misurazione e dati adeguati a monitorare l’efficacia delle iniziative.
- Nella presenza di strutture organizzative ancora molto frammentate (“a silos”) che impediscono un approccio integrato.
Tornando al grande tema del “clima” nel quale si collocano i temi della sostenibilità va segnalato che per quasi due terzi dei dirigenti l’attuale contesto geopolitico sta rallentando investimenti e progetti legati alla sostenibilità, una percezione rimasta tuttavia stabile rispetto all’anno precedente.
Dagli investimenti in sostenibilità all’azione: qual è il divario da colmare?
L’evoluzione di tutti i mercati e la crescita di tutti i fenomeni di innovazione è determinata dalla consocenza e della consapevolezza. Il mondo della sostenibilità e della decarbonizzazione non fa eccezione. Sebbene gli investimenti in sostenibilità stiano procedendo bene resta sempre molto consistente il divario che separa la percezione di essere preparati e dalla reale capacità di agire.
Gli impatti del cambiamento climatico sono già una realtà operativa: oltre sette dirigenti su dieci segnalano interruzioni nelle supply chain, problemi di produzione e scarsità di materie prime a causa di eventi meteo estremi. Inoltre, due terzi prevedono difficoltà imminenti nella gestione dei rischi assicurativi e finanziari.
Quale relazione lega investimenti in sostenibilità e adattamento climatico?
Sebbene la maggior parte delle aziende dichiari di dare priorità all’adattamento climatico, più della metà si considera poco preparata ad affrontare gli effetti concreti della crisi. Questo scollamento è evidente nelle azioni intraprese, che restano limitate se si pensa che solo il 38% delle imprese ha aggiornato le proprie infrastrutture per renderle più resilienti e appena il 31% ha delocalizzato la produzione in aree geografiche meno vulnerabili. Infine, soltanto il 26% ha riprogettato i prodotti per adattarli a un nuovo contesto ambientale.
Monia Ferrari, Amministratore Delegato di Capgemini Italia ha sottolineato che “in un contesto di incertezza globale e di budget limitati, molte aziende si trovano a fare i conti con la realtà”. Per questo è essenziale che i resposnabili delle imprese adottino “un approccio pragmatico e operativo, implementando con urgenza misure concrete e finanziate di transizione e adattamento”. Un approccio di questo tipo non solo rafforza la resilienza, ma stimola anche innovazione e competitività.
A che punto sono le aziende in termini di preparazione dei piani di transizione?
Se si guarda ai temi della pianificazione legata ai percorsi di sostenibilit si scopre che solo il 21% delle organizzazioni ha elaborato piani di transizione dettagliati, completi di obiettivi intermedi e allocazione chiara del capitale. Un numero ancora troppo basso per trasformare in prospettive di trasformazione generale le intenzioni che alimentano gli investimenti sostenibili e per dare vita a una vera economia sostenibile.
In un mercato che registra la diffusione dell’intelligenza artificiale, come si misura il suo impatto sugli investimenti in sostenibilità?
L’Intelligenza Artificiale in questo periodo si è indiscutibilmente affermata come uno dei principali fattori di sviluppo e si è sempre di più accreditata anche come tecnologia in grado di ottimizzare gli investimenti in sostenibilità. Quasi due terzi dei dirigenti affermano che le loro aziende utilizzano l’AI per migliorare l’elaborazione dei dati, ridurre il consumo di risorse e aumentare l’efficienza complessiva delle loro strategie ambientali.
Le aziende si stanno interrogando sull’impatto ambientale dell’Intelligenza artificiale generativa?
Tuttavia, l’adozione dell’intelligenza artificiale in relazione all’ESG introduce un nuovo livello di complessità: il suo impatto ambientale. La consapevolezza sta crescendo, tanto che il 57% dei dirigenti riconosce che l’impronta ecologica dell’AI generativa è un tema di discussione nei consigli di amministrazione. Nonostante ciò, meno di un terzo delle aziende ha intrapreso azioni concrete per mitigarne gli effetti. La ricerca evidenzia una crescente cautela: la percentuale di responsabili aziendali convinti che i benefici della Gen AI superino i suoi costi ambientali è scesa dal 67% nel 2024 al 57% nel 2025, indicando una valutazione più matura e critica del rapporto costi-benefici.
Investimenti in sostenibilità e fiducia dei consumatori: come stanno cambiando i rischi di greenwashing?
Un altro dato di particolare interesse che arriva dalla ricerca riguarda il rapporto tra la crescita degli investimenti in sostenibilità e la fiducia dei consumatori. In questo senso si “apre una forbice” che vede da una parte lo scetticismo verso le dichiarazioni ambientali dei brand in crescita con oltre sei consumatori su dieci (62%) che attribuiscono alle aziende pratiche di greenwashing, un dato in significativo aumento rispetto al 2023 e al 2024.
Da dove arriva la sfiducia dei consumatori?
La sfiducia dei consumatori finali è alimentata da una percezione di inazione: oltre tre quarti degli intervistati (75%) credono che le aziende dovrebbero impegnarsi di più per ridurre le emissioni di gas serra.
Sempre in relazione a questo divario di aspettative da parte dei consumatori la ricerca mette in evidenza altri due fattori critici:
- L’accessibilità economica caratterizzatadal fatto che solo un quarto dei consumatori ritiene i prodotti sostenibili alla portata delle proprie tasche.
- La mancanza di informazioni con appena un 16% dei consumatori che si sente sufficientemente informato per fare scelte di acquisto consapevoli in materia di sostenibilità.