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Industria dell’auto e sostenibilità: i punti chiave dell’Automotive Package UE



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L’apertura ai principi della neutralità tecnologica, la scelta degli incentivi, le misure per la filiera delle batterie e per l’innovazione. Una prima riflessione sulle misure previste dall’Automotive Package UE

Pubblicato il 18 dic 2025

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it, EnergyUP.Tech e Agrifood.Tech



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La revisione della strategia per il mondo industriale e il mercato dell’auto da parte della Commissione UE vorrebbe, almeno nelle intenzioni, mantenere la traiettoria della decarbonizzazione introducendo misure di maggiore flessibilità sui tempi e sugli adempimenti burocratici.

Ma quali prospettive si aprono in questo scenario? Quali difficoltà si incontreranno? La vera chiave di volta a cui si affida, forse ancora in modo implicito, l’Automotive Package UE, è rappresentata dal ruolo dell’innovazione, ovvero dell’industria, delle imprese di filiera, delle startup, delle organizzazioni che stimolano e supportano l’innovazione per la trasformazione industriale. A queste realtà è affidato il compito di colmare un gap, fondamentalmente con l’industria automobilistica cinese, ma in generale con un mercato nel quale l’industria dell’auto europea sta rischiando di perdere il proprio primato.

Una primissima riflessione alla luce delle misure previste dall’Automotive Package UE riguarda una serie di punti chiave che possono aiutare a comprendere le prospettive di questo provvedimento.

Concretamente cosa succederà alla motorizzazione termica con l’Automotive Package?

Con l’Automotive Package viene meno il blocco del Fit for 55 alle immatricolazioni delle auto con motore endotermico a partire dal 2035. Dal 2035 il parco macchine delle case automobilistiche dovrà arrivare a una riduzione del 90% delle emissioni allo scarico. Si apre dunque un margine del 10% rispetto alla riduzione del 100% prevista precedentemente, sempre in relazione alle emissioni calcolate nel 2021. La “forbice” del 10% potrà essere ottenuta attraverso altre modalità come a livello di materie prime a basse emissioni, acciaio low carbon ad esempio o, nell’economia complessiva del parco macchine, dai mezzi con motorizzazione a biocarburanti o e-fuel.

Riduzione delle emissioni: dal 100% al 90%

La decisione di “accettare” una progressione inferiore nella riduzione delle emissioni significa che l’insieme complessivo delle vetture che ciascuna azienda automobilistica porta sul mercato dovrà essere progettato e realizzato per generare il 90% in meno di emissioni di CO2 allo scarico. Per ottenere questo risultato si dovrebbe arrivare a ottenere una media di emissioni di CO2 per km non superiore a 11 grammi e considerando che i veicoli ibridi plug in o Phev emettono oggi mediamente una quota pari a circa il doppio, per raggiungere l’obiettivo finale sull’intero parco macchine sarà necessario alzare in modo molto importante la quota di vetture elettriche ( che permettono di abbassare la media). Resta spazio e operatività per le vetture con motore termico, a benzina o diesel, ma la loro presenza, considerando che la quantità di emissioni di CO2 per km è nettamente superiore e può superare i 100 gr., sarebbe molto difficile rispettare gli obiettivi di riduzione del 90% laddove la quota di queste vetture fosse elevata.

Da dove arriva la scelta di scoraggiare e bloccare la diffusione di vetture con motore endotermico?

Con il Fit for 55 nel 2023 l’Europa aveva cercato di impostare una trasformazione del settore automobilistico che avrebbe dovuto portare alla riduzione totale delle emissioni ma con una traiettoria industriale che imponeva sostanzialmente il passaggio all’elettrico che era e resta certamente una delle opzioni possibili.

Nello specifico sull’elettrificazione della mobilità automobilistica in questi anni si è acceso un confronto molto vivace sia sul piano economico, sia su quello politico che ha posto il tema della competitività dell’industria dell’auto europea nella gestione di una trasformazione così complessa. In particolare il tema si è posto anche alla luce dei risultati ottenuti dall’industria cinese sotto ogni profilo, dalle vetture elettriche a costi estremamente competitivi rispetto alla concorrenza, alla componentistica e agli stessi sistemi di produzione per l’industria. Un risultato favorito anche da una strategia che ha indirizzato all’innovazione verso l’elettrificazione enormi investimenti in ricerca e sviluppo. Ed è su questo aspetto che si gioca una parte importante della sfida legata all’Automotive Package UE.

Si può dire che l’Automotive Package si muove nella direzione della neutralità tecnologica?

Al netto di prese di posizione di politici ed economisti che giudicano, dalla loro prospettiva, le misure dell’Automotive Package troppo timide, il provvedimento riconosce a tutti gli effetti la neutralità tecnologia come principio che concorre al raggiungimento della trasformazione industriale e degli obiettivi climatici.

Di fatto l’industria potrà produrre e immatricolare anche dopo il 2035 vetture con motore a combustione interna, oltre a quelle elettriche e a idrogeno.

Cosa significa super credito per le auto elettriche?

Si potrebbe dire che l’Automotive Package cerca di non cambiare la traiettoria verso la riduzione delle emissioni, ma cerca di raggiungerla eliminando o almeno riducendo il principio dell’obbligatorietà per adottare un approccio che offre più spazi agli incentivi. In questo senso si collocano i Super crediti che andranno alle imprese automobilistiche impegnate nella produzione e nella vendita di vetture elettriche che dovranno rispondere a tre caratteristiche fondamentali:

  • essere prodotti in UE (e dunque supportare lo sviluppo dell’industria europea),
  • dovranno avere un prezzo accessibile (per facilitare la diffusione dell’elettrico)
  • e dovranno essere di piccole dimensioni (tendenzialmente per risolvere il problema delle emissioni nella mobilità cittadina).

Sempre con la logica degli incentivi ma con un diverso obiettivo l’Automotive Package punta alla trasformazione della mobilità aziendale con lo sguardo alle flotte delle grandi imprese. Il provvedimento punta ad arrivare al 2030 con un parco macchine composto da veicoli a zero o basse emissioni. Accanto a questo macro obiettivo c’è poi la spinta per arrivare a comporre un parco macchine aziendale composto, nel caso dell’Italia (in questo caso ci sono differenze tra i singoli Stati) a 45% di vetture elettriche entro il 2030 e dell’80% entro il 2035.

Quali forme di supporto sono previste per le filiere “critiche” come ad esempio quella delle batterie?

Guardando nello specifico alla filiera che sostiene la trasformazione industriale dell’elettrico l’Automotive Package prevede forme di sostegno economico alla filiera industriale delle batterie. L’obiettivo è di sostenere lo sviluppo di una forte industria europea sia a livello di innovazione tecnologica sia per quanto riguarda la capacità produttiva. A questo scopo sono previsti incentivi nell’ordine di quasi due miliardi di euro per le imprese impegnate su questo specifico settore.

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