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Il Parlamento Europeo vieta i prodotti realizzati con il lavoro forzato



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Un nuovo regolamento europeo proibisce la vendita, l’importazione e l’esportazione di prodotti realizzati attraverso il lavoro forzato. Le aziende non conformi potrebbero essere soggette a multe e dovranno ritirare i loro prodotti dal mercato unico dell’UE

Pubblicato il 29 apr 2024



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Arriva dal Parlamento la ratifica di un nuovo regolamento atto a proibire la vendita, l’importazione e l’esportazione di prodotti realizzati mediante il lavoro forzato. L’adozione è stata caratterizzata da un ampio consenso che ha visto 555 voti a favore, 6 contrari e 45 astensioni (qui il testo adottato). Così le autorità degli Stati membri e la Commissione europea potranno condurre indagini su merci sospette, catene di fornitura e produttori. Se dovesse essere dimostrato che un bene è stato prodotto mediante il lavoro forzato, non sarà più consentito commercializzarlo sul mercato europeo (anche online) e le spedizioni saranno intercettate alle frontiere dell’UE.

Una significativa evoluzione nel quadro legislativo dell’Unione Europea per contrastare le pratiche di sfruttamento lavorativo e promuovere il rispetto dei diritti umani a livello globale che si inserisce in un contesto più ampio di iniziative volte a rafforzare la responsabilità sociale delle imprese e a garantire che le catene di approvvigionamento siano libere da violazioni dei diritti umani e dell’ambiente (come previsto dalla Corporate Sustainability Due Diligence Directive o CSDDD recentemente approvata dal Parlamento UE).

Dati concreti e verificabili alla base delle indagini

L’avvio delle indagini sull’uso sospetto di lavoro forzato scaturirà dalla ricezione di informazioni fattuali e verificabili da parte di fonti come organizzazioni internazionali, autorità collaboratrici e informatori.

Se l’inchiesta conclude che è stato fatto ricorso al lavoro forzato, le autorità possono chiedere che le merci in questione siano ritirate dal mercato dell’UE e dai mercati online e confiscate alle frontiere.

Conseguenze per le aziende che utilizzano il lavoro forzato

I produttori di merci proibite dovranno ritirare i loro prodotti dal mercato unico dell’UE per poi donarli, riciclarli o distruggerli. Le aziende non conformi al regolamento potrebbero essere soggette a multe.

Quanto ai beni, potranno essere reintrodotti sul mercato solo dopo che l’impresa avrà provveduto a eliminare il lavoro forzato dalle sue catene di approvvigionamento.

Merci e aree ad alto rischio

Su richiesta del Parlamento, la Commissione elaborerà un elenco di settori economici specifici in aree geografiche specifiche in cui esiste il lavoro forzato imposto dallo Stato. Questo diventerà quindi un criterio per valutare la necessità di avviare un’indagine.

La Commissione può inoltre individuare prodotti o gruppi di prodotti per i quali gli importatori e gli esportatori dovranno presentare ulteriori dettagli alle dogane dell’UE, ad esempio informazioni sul fabbricante e sui fornitori di tali prodotti.

Governance del lavoro forzato tra strumenti digitali e cooperazione

Prevista la creazione di un nuovo Portale Unico sul Lavoro Forzato (Forced Labour Single Portal) per facilitare l’applicazione delle nuove norme che includerà linee guida, informazioni su divieti, un database di settori e aree a rischio, oltre a prove disponibili pubblicamente e un portale per le segnalazioni degli informatori. Una Rete dell’Unione contro i Prodotti di Lavoro Forzato (Union Network Against Forced Labour Products) contribuirà a migliorare la cooperazione tra le autorità.

Il regolamento punta anche sulla cooperazione con paesi terzi, ad esempio nell’ambito di dialoghi esistenti o nell’attuazione di accordi commerciali. Ciò potrebbe includere lo scambio di informazioni su aree o prodotti a rischio e la condivisione di buone pratiche, in particolare con paesi che hanno una legislazione simile. La Commissione, agendo come autorità competente principale, potrebbe anche effettuare controlli e ispezioni in paesi terzi, a condizione che l’azienda interessata e il governo del paese terzo lo consentano.

Next step

Il testo deve ora ottenere l’approvazione formale da parte del Consiglio. Sarà poi pubblicato nella Gazzetta ufficiale ed entrerà in vigore il giorno successivo. I paesi dell’UE avranno 3 anni di tempo per iniziare ad applicare le nuove norme.

Un ulteriore passo verso un futuro più verde ed equo

La relatrice della commissione per il mercato interno, Maria-Manuel Leitão-Marques (S&D, PT) ha dichiarato: “Oggi, in tutto il mondo, 28 milioni di persone sono intrappolate nelle mani di trafficanti di esseri umani e Stati che li costringono a lavorare con poca o nessuna paga. L’Europa non può esportare i suoi valori mentre importa prodotti realizzati con il lavoro forzato.”

“Questa è una giornata storica. Abbiamo adottato un atto legislativo innovativo per combattere il lavoro forzato in tutto il mondo” ha aggiunto la relatrice della commissione per il commercio internazionale Samira Rafaela (Renew, NL) “Il presente regolamento promuove la cooperazione dell’UE e internazionale, sposta il potere dagli sfruttatori ai consumatori e ai dipendenti e offre possibilità di ricorso alle vittime. Trasforma inoltre le politiche commerciali verso un futuro più verde ed equo.”

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