Tendenze

La Sustainable Fashion sta diventando davvero di moda?

Le percentuali parlano chiaro, la moda green sembra essere passata da una posizione di basso rilievo alla funzione di priorità, tanto per le aziende quanto per gli acquirenti.

Pubblicato il 03 Gen 2023

Fonte: Statista Consumer Market Outlook

Gli Italiani aderiscono davvero alla moda sostenibile?

Secondo una recente ricerca realizzata da Trustpilot in collaborazione con London Research, l’Italia è indubbiamente sul podio per quanto riguarda la moda green (vai QUI per leggere la ricerca completa n.d.r.). Risulta infatti che circa il 92% della popolazione italiana si rifiuterebbe di acquistare un prodotto d’abbigliamento da una casa di moda che non abbia delle linee etiche e ambientali ben precise.

La moda è uno dei settori di produzione a maggior impatto ambientale, ne è una prova il fatto che essa sia la causa dell’inquinamento del 20% delle acque potabili globali. Ne consegue un altro dato, ovvero che l’industria del fashion sia concretamente responsabile del 10% dell’inquinamento generale (vai QUI per approfondire questo tema n.d.r.)

A causa di informazioni di questo tipo, che aumentano la consapevolezza, moltissimi consumatori oggi rivolgono maggiore attenzione al tipo di prodotto che stanno acquistando, mettendo non di rado la sua qualità e la sua ecosostenibilità prima del suo stile.

Questa particolare attenzione è propria in particolar modo della generazione più giovane, la quale, sempre attiva sui social, sa bene che ormai l’hashtag #sustainablefashion impazza ovunque. Basti pensare che su Instagram conta al momento 17,1 milioni di post, che sono in continua crescita. Di altrettanto successo è anche l’hastag #secondhand che racchiude circa 28 milioni di post, includendo sia il settore del fashion che altri, i quali, hanno come comune denominatore il riutilizzo di oggetti, dando loro una seconda vita.

Secondo il Resale Report 2020 di Thread Up (Vai QUI per leggere il report completo), questa tendenza mostra un mercato “secondhand” in forte crescita con una propensione che è essenzialmente guidata dalla generazione Z, come già accennato precedentemente, poiché tra i Millenials il sondaggio mostra come ben il 90% penserebbe all’acquisto di abiti usati solo in casi di vera e propria ristrettezza economica. Sembra quindi che ormai l’abbigliamento green stia diventando davvero di moda, tra i giovani in particolare.

Data la buona volontà degli italiani, a parole, è bene analizzare se questa corrisponda alle azioni.

Fonte Thredup Resale Report 2022 (QUI il report completo)

Il ruolo dei mercatini e dei mercati di vestiti usati

Sono ormai in voga, per fortuna, i mercatini e mercati di vestiti usati. Spicca in particolar modo il fenomeno virale del mercatone Vinokilo, che è uno dei più grandi vintage sale europeo. Nato in Germania, dal 2015, con i suoi imperdibili eventi in tutta Italia e in tutta Europa, ha permesso di salvare 152 tonnellate di vestiti, che corrispondono, in termini di riduzione delle emissioni, come hanno detto gli stessi fondatori, a 29,4 milioni di kilometri percorsi in auto.

Vinokilo costituisce una delle occasioni perfette in cui non solo puoi acquistare vestiti usati, dando effettivamente vita alla circular fashion, ma puoi anche portare tuoi vestiti, sperando che facciano altrettanta buona fine.

Sono ormai noti e abbastanza diffusi anche i cosiddetti mercatini dell’usato casalinghi, che possono essere organizzati con delle amiche, con il vicinato o con i conoscenti, in cui ognuno porta i capi che non ha più intenzione di indossare. Divertente, amichevole e soprattutto estremamente sostenibile.

Di questo stesso stampo e di questa stessa ideologia sono anche siti, fortunatamente già di tendenza da anni, come Depop e Vinted, i quali, pur essendo innovativi e utili, risultano comunque sempre un po’ meno ecologici di quelli vissuti fisicamente di persona. Se poi essi si svolgono nella propria città, o nella propria casa, risultano anche a kilometro zero.

Infine, anche senza doversi allontanare o dover fare precise ricerche online, è in grande voga anche il riuso dei vestiti appartenuti alla mamma, alla nonna, ai parenti, perché ormai la moda di oggi è un grande assemblaggio delle mode passate.

In poche parole, ormai la moda circolare è alla portata di tutti, e soprattutto, amata da tutti.

Riporto qui sotto la mappa della moda sostenibile, sviluppata dal sito “Il Vestito Verde” (vai QUI per accedere al servizio n.d.r.) , che mette in evidenza tutti i punti d’Italia dove è possibile mettere in pratica concretamente la moda circolare, portando ed acquistando vestiti di seconda mano, affittandoli, o, dove sono collocate sartorie sociali e corporative, o negozi che vendono prodotti unicamente Made in Italy, valorizzando, tra l’altro il lavoro di origine italiana.

Fonte: Il Vestito Verde – La mappa italia della moda sostenibile (QUI per accedere al servizio)

La domanda che ora viene naturale porsi è se questa attenzione e questo interesse per una valida ecosostenibilità del settore fashion sia effettivamente condivisa anche dalle grandi case di moda, che, comunque vadano gli hashtag sulla sostenibilità, dettano sempre legge, da quelle del lusso a quelle più accessibili ai portafogli di tutti.

Al proposito ho portato due esempi, la casa di moda del mondo del luxury fashion Dolce & Gabbana e la grande catena H&M.

Dolce & Gabbana un codice etico per la moda green

Di recente la casa di moda italiana Dolce & Gabbana, una delle protagoniste nel settore del luxury internazionale, ha pubblicato un Codice Etico (vai QUI per leggere il documento completo n.d.r.)  nel quale vengono precisamente elencate, e minuziosamente espresse, le regole etiche e comportamentali secondo le quali l’azienda si muoverà, e sulle quali si baserà. Ci interessa in particolare per questa analisi il punto 3.7:Rapporti con l’Ambiente“.

Dolce & Gabbana si impegna ad accogliere politiche di gestione sostenibile ed efficiente dei propri impatti sull’ambiente, sia di quelli connotanti lo svolgimento dell’attività di impresa, sia di quelli indiretti prodotti dall’attività di Clienti, Fornitori e Partner Commerciali.

I Dipendenti sono tenuti, nell’esercizio della quotidiana attività lavorativa, a prestare la massima attenzione a consumare in modo sostenibile carta, acqua, energia, nonché a rispettare le disposizioni relative alla differenziazione dei rifiuti.”

Massima attenzione a Fornitori e Partner Commerciali

“I Fornitori e i Partner Commerciali sono tenuti, nello svolgimento della propria attività di impresa, a conformarsi e a rispettare standard di tutela ambientale in linea con la politica di sostenibilità adottata da Dolce & Gabbana. “ Tra le scelte dell’azienda riguardo la sostenibilità spicca anche la esclusione dell’utilizzo di pellicce, privilegiando solo quelle sintetiche, oltre ai rapporti di ricerca che stabiliscono con tutti gli enti di produzione e collaborazione a loro connessi, i fornitori, i laboratori e la ricerca”.

Con questi ultimi in particolare intendono arrivare alla realizzazione del grande sogno dell’utilizzo di materiali biodegradabili. Per ora, anche per raggiungere questo scopo, insistono sull’uso di materiali ecosostenibili. È primaria, dunque, l’informazione dei 5000 lavoratori connessi alla grande casa di moda, i quali devono essere formati secondo i criteri e le esigenze della maison.

Dolce & Gabbana vede dunque il discorso ambientale come strettamente unito a quello sociale e culturale.

In particolare, riguardo alla possibilità di reinventare capi di abbigliamento o accessori lavorando materiali provenienti da prodotti già utilizzati la maison con sede a Milano si è “alleata” ad altre 5 società del lusso (MaxMara Fashion Group, Gruppo Moncler, Gruppo OTB, Gruppo Prada, Ermenegildo Zegna Group), dando vita al gruppo Re.Crea, che è coordinato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana.

Sembra dunque che la casa di moda di Domenico Dolce e Stefano Gabbana sia a tutti gli effetti attiva nel settore del fashion sostenibile, ecco perché è stata chiaramente espressa l’intenzione di pubblicare, per marzo 2024, un effettivo resoconto di quelli che sono stati i risultati della nuova politica ambientale dell’azienda.

Resta da vedere se gli effetti del sustainable fashion siano stati considerevoli e importanti come si spera.

Nuovi materiali e riciclo

H&M rappresenta un altro caso da analizzare con attenzione. L’azienda si è dichiarata in favore della sostenibilità ambientale nel settore fashion, già da prima che la moda circolare diventasse di moda. Da anni il gruppo dichiara di utilizzare principalmente materiali ecosostenibili, quali la lana riciclata, il poliestere riciclato, la plastica riciclata, e materiali completamente vegetali quali il lino e il lyocell.

H&M ha iniziato a percorrere anche strade ancora più innovative, attraverso l’originale sfruttamento di materiali che prima mai avremmo pensato potessero essere adeguati per la realizzazione di stoffe e pelli.

“Agraloop™ BioFibre™: dai campi alla moda

Ogni anno, gli scarti vegetali delle coltivazioni vengono lasciati marcire sul terreno o bruciati. Ma i milioni di tonnellate di scarti dalle piantagioni di banane, le foglie di ananas, la paglia di riso, le canne da zucchero e la paglia di canapa e lino si possono trasformare in una risorsa preziosa. Il vincitore del Global Change Award, Circular Systems, ha deciso di sfruttarli trasformando questi scarti inutilizzati in una fibra naturale di grande valore. L’idea è di aprire agli agricoltori una nuova fonte di guadagno, evitando che gli scarti inquinino il pianeta. E il risultato: Agraloop™ BioFibre™ (vai QUI per approfondirne la conoscenza n.d.r.) è interamente riciclabile, rinnovabile e biodegradabile. “

Come riporta il sito stesso della casa di moda, è lungo l’elenco delle scelte innovative fatte nel settore dei materiali scelti, ma quanto riportato può essere particolarmente interessante. Esso è un esempio di come si può affrontare la moda circolare, che come il ciclo dell’acqua, non ha un inizio e una fine come in una filiera lineare, bensì, ha una vita continua e, appunto circolare, che può portare benefici, in questo caso, tanto alla casa di moda quanto agli agricoltori.

Le idee, le intenzioni sembrano tutte estremamente positive, rimane il dubbio che per un colosso della moda fast come H&M queste idee e intenzioni corrispondano sempre a delle azioni effettive. Al riguardo sono sempre in atto studi, ricerche e indagini, e talvolta sono state rivolte accuse all’azienda svedese. Nonostante ciò, quest’ultima è da tempo impegnata in attività di riciclo, offrendo ai clienti la preziosa opportunità di portare nelle diverse sedi dei negozi dei propri vestiti scartati o ormai inutilizzabili, in cambio di un più o meno sostanzioso sconto per gli acquisti.

Questi vestiti verranno poi riciclati, e il risultato verrà usato dalla casa di moda stessa per la realizzazione di altri vestiti. In altre parole i vestiti che ci appartenevano, ormai morti, torneranno in vita, e in questo importantissimo ciclo i vantaggi sono tanto per i clienti, quanto per H&M.

Consegue a quanto scritto in questo articolo, un’osservazione complessivamente positiva sull’andamento e l’atteggiamento delle aziende e delle persone stesse per quanto riguarda la sostenibilità e il riuso nel settore fashion. Se, tuttavia, l’hashtag #modasostenibile ora è in tendenza, si sa bene che nel mondo social, che ormai è spesso espressione delle tendenze delle persone nel mondo reale, gli hashtag cambiano rotta ancora più velocemente della moda stessa, è quindi anche compito nostro fare in modo che non passi di moda, e si converta concretamente dentro al nostro armadio.

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