Rendicontazione

Industry 5.0 e ESG: l’importanza dello Scope 3

Il passaggio dalla Industry 4.0 alla 5.0 implica un approccio innovativo nei confronti delle emissioni di gas serra e della rendicontazione ambientale, mettendo in evidenza il ruolo cruciale dello Scope 3

Aggiornato il 08 Gen 2024

industry 5.0: verso l'ESG con lo Scope 3

L’evoluzione dall’Industry 4.0 all’Industry 5.0 apre nuove sfide per il mondo manifatturiero, ma anche nuove opportunità. In particolare, il ruolo dell’Industry 5.0 in relazione ai temi della produzione sostenibile e della rendicontazione ambientale sta diventando sempre più incisivo, soprattutto per gli aspetti legati alle valutazioni dello Scope 3. Un tema questo fondamentale per comprendere la carbon footprint di una organizzazione a livello di supply chain e per creare le condizioni per una visione più completa del valore che il mondo industriale è in grado di generare.  

Cosa si intende per Industry 5.0

L’Industry 5.0 rappresenta un nuovo passo in avanti nel processo evolutivo della produzione industriale e delle tecnologie abilitanti. Grazie a questo paradigma, che si è sviluppato sulle basi dell’Industry 4.0, si creano le condizioni per una interazione uomo-macchina di livello superiore, con forme di lavoro che combinano l’automazione con la collaborazione umana in un contesto che punta ad essere più armonizzato.

La digitalizzazione e l’intelligenza artificiale sono chiamate a svolgere un ruolo fondamentale, unitamente a un ruolo, altrettanto centrale, affidato alla dimensione umana: alle competenze, alla creatività e al problem solving umano come elementi sempre più fondamentali per creare un valore sostenibile sia sul piano ambientale che su quello sociale.  Le implicazioni di questo cambiamento per le aziende saranno notevoli e richiederanno una trasformazione radicale in termini di processi produttivi, formazione delle competenze e modelli organizzativi. 

Dall’Industry 4.0 all’Industry 5.0

L’Industry 5.0 si pone come una naturale evoluzione dell’Industria 4.0, caratterizzata da una massiccia introduzione di innovazione digitale, di automazione e di conoscenza basata sui dati nelle fabbriche. Con l’Industria 5.0 si punta a reintegrare l’elemento umano all’interno della produzione industriale, creando nuove forme di collaborazione tra uomo e macchina e lo sviluppo di un approccio olistico in grado di valorizzare l’intelligenza umana unitamente all’efficienza delle macchine. L’Industry 5.0 fa leva sui fattori abilitanti dell’Industry 4.0 come l’Internet of Things, il Cloud, l’Intelligenza artificiale, il Machine learning e la robotica e la robotica collaborativa per ridefinire la catena del valore industriale.

Si deve inoltre osservare che la transizione dalla quarta alla quinta rivoluzione industriale riflette un cambiamento di paradigma contrassegnato dal passaggio da una visione prevalentemente tecno-centrica a una umano-centrica. L’Industry 4.0, incentrata sull’automazione e l’interconnessione dei dispositivi attraverso l’Internet delle Cose, ha dato vita a fabbriche intelligenti, l’Industry 5.0 va oltre, ponendo l’uomo al centro del sistema produttivo per massimizzare sia la creatività umana che l’efficienza della tecnologia.

Una centralità anche per i clienti e per la sostenibilità

Uno dei fattori più significativi nell’ambito dell’evoluzione verso l’Industry 5.0 è rappresentato dai criteri che conducono a forme di personalizzazione di massa dei prodotti. Le aziende sono sempre più in grado di produrre beni su misura a costi più contenuti rispetto al passato, grazie alla sinergia tra tecnologia avanzata e competenze umane specifiche. Questo aspetto consente di portare una maggiore conoscenza delle esigenze legate ai clienti e consumatori finali a livello di produzione, garantendo anche in questo caso una maggiore centralità della persona.

Un altro aspetto chiave dell’Industry 5.0 è rappresentato dai temi della sostenibilità ambientale. L’Industry 5.0 promuove la creazione di processi produttivi più rispettosi dell’ambiente, che attribuiscono una massima priorità alla riduzione degli sprechi grazie all’utilizzo intelligente delle risorse attraverso tecnologie come il Machine Learning e l’Intelligenza Artificiale e grazie alla creazione di smart factory, ovvero di impianti produttivi dove la digitalizzazione dei processi permette un monitoraggio costante e in tempo reale della produzione e la gestione precisa di tutte le risorse.

Le implicazioni dell’Industry 5.0 per le aziende

L’Industry 5.0 comporta una serie di implicazioni cruciali per le aziende. Innanzitutto, il modello di business necessita di essere ripensato per cogliere le opportunità offerte da un rapporto nuovo, più completo e più consapevole verso le persone e verso le risorse. Inoltre, per poter attuare i principi dell’Industry 5.0 è necessario investire nella formazione dei dipendenti affinché siano in grado di collaborare efficacemente con i nuovi strumenti tecnologici e occorre introdurre in aziende un maggior numero di green skill. Questi fenomeni servono anche per condurre a una revisione del ruolo dell’uomo all’interno del processo produttivo, con un focus sempre maggiore sulle competenze unicamente umane come la capacità di risolvere problemi complessi e a un miglioramento della sostenibilità ambientale.

Industry 5.0, catena del valore e Scope 3

Lo Scope 3 rappresenta una categoria di emissioni di gas serra che è stata per lungo tempo trascurata nelle relazioni aziendali, ma che ha un impatto significativo sul bilancio complessivo dell’anidride carbonica. Queste emissioni non sono direttamente controllate o possedute dall’azienda ma sono generate lungo la sua catena del valore: includono tutte le emissioni indirette che si verificano negli upstream (ad esempio nell’estrazione e produzione dei materiali acquistati) e nei downstream (come il trattamento dei prodotti finiti).

Scope 3 più nello specifico rappresenta uno dei tre ambiti di emissione di gas serra definiti dal GHG Protocol Greenhouse Gas Protocol, uno standard globale per la misurazione e la gestione delle emissioni di gas serra.

Lo Scope 3 si affianca allo Scope 1, con il quale si coprono le emissioni dirette di una organizzazione e allo Scope 2 che è invece chiamato a coprire le emissioni indirette associate all’acquisto di energia elettrica. In questo quadro definito dal GHG Protocol lo Scope 3 include tutte le altre emissioni indirette che si verificano lungo la catena del valore di una organizzazione, come quelle derivanti dalla produzione e dal trasporto dei materiali acquistati, dai viaggi d’affari, dal trasporto e dalla distribuzione, dal trattamento dei rifiuti generati, dall’uso dei prodotti venduti e dal loro fine vita.

In particolare Industria 5.0 e Scope 3 sono concetti che appartengono a due sfere diverse ma possono essere collegati nell’ambito della sostenibilità ambientale e della riduzione delle emissioni di gas serra.

Per comprendere appieno il collegamento tra questi fattori occorre considerare prima di tutto il concetto di Industria 4.0 riferito alla quarta rivoluzione industriale, caratterizzata dall’integrazione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, l’Internet delle cose, la robotica, i big data analytics, la manifattura additiva e i sistemi cyber-fisici all’interno dei processi produttivi. Accanto all’obiettivo primario di aumentare l’efficienza, la flessibilità e la personalizzazione della produzione, per ridurre i costi e migliorare la qualità dei prodotti si è poi aggiunta la necessità di misurare e controllare con maggior precisione l’utilizzo delle risorse e la possibilità di definire e raggiungere obiettivi di sostenibilità.

Il ruolo delle tecnologie per monitorare l’impatto ambientale

Il rapporto tra Industria 5.0 e Scope 3 si manifesta nel modo in cui le tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0 possono essere utilizzate per monitorare, ridurre e gestire le emissioni di gas serra lungo l’intera catena del valore, in tutti gli ambiti relativi allo Scope 3 come ad esempio:

  • Nell’ottimizzazione della catena di approvvigionamento: l’analisi dei dati e l’IoT possono migliorare l’efficienza logistica, riducendo le emissioni associate al trasporto e alla distribuzione.
  • Nell’efficienza energetica: con i sistemi cyber-fisici che possono ottimizzare l’uso dell’energia nei processi produttivi, riducendo così le emissioni indirette legate al consumo energetico.
  • Nella progettazione sostenibile con il ruolo, ad esempio, della manifattura additiva e la simulazione avanzata possono aiutare a progettare prodotti che richiedono meno materiali o che sono più facili da riciclare, riducendo l’impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
  • Con la tracciabilità dei prodotti grazie alle tecnologie IoT e Blockchain che possono fornire la tracciabilità dei prodotti e dei materiali, permettendo alle aziende di identificare e selezionare fornitori con pratiche sostenibili, per gestire così le emissioni dello Scope 3.

Le tecnologie dell’Industria 4.0 e 5.0 possono aiutare le aziende a raccogliere dati più precisi sulle emissioni di gas serra e a implementare strategie più efficaci per la riduzione delle emissioni in tutti e tre gli ambiti dello Scope, compreso lo Scope 3.

Industry 5.0 e rendicontazione ambientale: quali sono i punti di riferimento

La rendicontazione ambientale rappresenta uno strumento strategico per le imprese che vogliono dimostrare il loro impegno verso la sostenibilità, per poterla effettuare e implementare. La misurazione e la comunicazione delle performance ambientali, incluse le emissioni Scope 3, permette alle aziende non solo di adempiere ai criteri di compliance previsti per la stesura del bilancio di sostenibilità, ma anche di identificare i rischi ambientali, di implementare nuove forme di risk management ESG e di individuare nuove opportunità di sviluppo coerenti con le richieste di prodotti e servizi sostenibili che arrivano dal mercato e dal mondo della finanza.

Rendicontazione dello Scope 3: come agire

La rendicontazione dello Scope 3 nello specifico richiede poi uno sforzo molto importante in termini di raccolta dati lungo tutta la catena del valore dell’azienda. Digitalizzazione ed innovazioni tecnologiche possono supportare le imprese in questo compito, offrendo strumenti per tracciare, misurare e ridurre le emissioni di gas serra. Inoltre, l’adozione di standard internazionali come appunto il GHG Protocol può fornire linee guida su come contabilizzare e gestire il reporting corretto per queste emissioni.

Il parametro dello Scope 3 comprende le emissioni provenienti da tutte le attività indirette non di proprietà o non controllate direttamente dall’azienda, e rappresenta un elemento centrale nel processo di digitalizzazione e rendicontazione ambientale. L’Industry 5.0 offre principi e strumenti che possono aiutare a integrarlo efficacemente nella pianificazione aziendale, ma per le imprese la sfida sarà quella di agire in maniera coerente e trasparente, fornendo una rendicontazione completa su tutta le catene di fornitura. Solo così sarà possibile contribuire concretamente alla transizione verso un modello economico più sostenibile ed efficiente. 

La rendicontazione ambientale, in qualità di processo che impone alle aziende di misurare, tracciare e comunicare le proprie performance ambientali, sociali e di governance, può trovare dati, informazioni e risposte nelle logiche dell’Industry 5.0. In particolare questo aspetto può valere per i temi delle emissioni di gas serra, dell’uso delle risorse, della produzione di rifiuti e dell’impatto relativo alla perdita di biodiversità e l’Industry 5.0 consente di agire direttamente su almeno 8 grandi temi:

  1. Integrazione dell’aspetto umano con il quale sfruttare le competenze umane per innovare e ottimizzare i processi produttivi, rendendoli più sostenibili e aumentando la responsabilità delle persone rispetto ai temi  dell’impatto ambientale.
  2. Personalizzazione sostenibile come processo che permette di utilizzare le tecnologie Industry 5.0 per produrre beni personalizzati con l’obiettivo di minimizzare gli sprechi e massimizzare l’efficienza nell’uso delle materie prime.
  3. Economia circolare come paradigma che promuove il riutilizzo, il riciclo e il recupero dei materiali, riducendo così i rifiuti e l’uso di risorse non rinnovabili. L’Industry 5.0 può facilitare il passaggio a modelli di business circolari grazie alla capacità di tracciare e ottimizzare il ciclo di vita dei prodotti.
  4. Utilizzo di tecnologie digitali per la trasparenza con la implementazione di soluzioni come la blockchain per garantire la tracciabilità dell’origine dei materiali, ma anche per promuovere la trasparenza lungo la catena di approvvigionamento e coinvolgere i consumatori nella scelta di prodotti sostenibili.
  5. Ottimizzazione dei processi, con scelte che permettono di utilizzare sensoristica avanzata e analisi dei dati per ottimizzare i processi produttivi, riducendo la quantità di energia e risorse necessarie e minimizzando le emissioni di gas serra.
  6. Con nuove forme di collaborazione per lavorare con tutti gli stakeholder: fornitori, clienti e partner, con i quali sviluppare  in forma collaborativa soluzioni condivise per la sostenibilità e la riduzione dell’impatto ambientale lungo l’intera catena del valore.
  7. Creazione di competenze e forme organizzative ler lo sviluppo di rapporti di sostenibilità come modalità per redigere rapporti di sostenibilità che includano dati quantitativi e qualitativi sulle prestazioni ambientali, utilizzando standard riconosciuti come il Global Reporting Initiative (GRI), il Carbon Disclosure Project (CDP), o altri framework di rendicontazione ambientale.
  8. Innovazione continua come approccio aziendale alla sostenibilità e alla competitività per promuovere una cultura dell’innovazione che permetta di esplorare continuamente nuove tecnologie e metodi per migliorare la sostenibilità ambientale.

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