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COP30 punta su agricoltura sostenibile e leadership femminile per salvare il clima



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La decima giornata della COP30 ha confermato che non esiste sicurezza climatica senza sicurezza alimentare. Dai fertilizzanti low-carbon alle nuove economie blu, dalla leadership femminile alla rigenerazione dei suoli agricoli, il messaggio è chiaro: la transizione climatica deve essere giusta, inclusiva e radicata nei territori

Pubblicato il 20 nov 2025



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La decima giornata della COP30 di Belém ha portato al centro del dibattito internazionale agricoltura, sicurezza alimentare, pesca, sistemi agroalimentari sostenibili, genere e inclusione sociale. Temi cruciali in un mondo dove la crisi climatica mette sempre più sotto pressione la produzione di cibo, le comunità rurali e le economie locali.

Questa giornata, fortemente orientata alla trasformazione dei sistemi alimentari, ha veicolato un chiaro messaggio: per accelerare l’azione climatica globale occorre cambiare il modo in cui produciamo, proteggiamo e consumiamo il cibo, mettendo al centro produttori, donne, giovani e comunità indigene.

RAIZ Accelerator: il nuovo motore globale per rigenerare i suoli agricoli

Il lancio del RAIZ Accelerator ha rappresentato uno dei momenti più significativi della decima giornata della trentesima Conferenza delle Parti, segnando l’inizio di una nuova fase nella lotta contro il degrado dei terreni agricoli su scala mondiale.

L’iniziativa — sostenuta da dieci Paesi tra cui Brasile, Australia, Canada, Giappone, Nuova Zelanda, Norvegia, Perù, Arabia Saudita, Uruguay e Regno Unito — nasce con l’obiettivo di ripristinare la produttività di vaste aree agricole compromesse, un problema che oggi riguarda oltre 1 miliardo di ettari, pari a più del 20% delle superfici coltivabili del pianeta.

RAIZ si distingue per il suo approccio innovativo, che combina tecnologie avanzate di mappatura con nuovi modelli finanziari in grado di mobilitare investimenti privati su larga scala.

Grazie al supporto tecnico della FAO, i Paesi aderenti potranno utilizzare una piattaforma interattiva per identificare le aree più degradate, analizzare il potenziale di recupero e definire strategie di intervento basate su criteri scientifici.

Parallelamente, l’iniziativa punta a sviluppare meccanismi di blended finance per ridurre il rischio percepito dagli investitori, abbassare il costo del capitale e incentivare interventi di restaurazione economicamente sostenibili.

L’esperienza brasiliana — con i programmi Green Way ed EcoInvest, capaci di attivare circa 6 miliardi di dollari in finanziamenti pubblici e privati per recuperare fino a 3 milioni di ettari di pascoli degradati — rappresenta la base su cui RAIZ intende costruire un modello replicabile a livello globale.

Le cifre evidenziano il potenziale dell’iniziativa: ripristinare solo il 10% delle terre agricole compromesse potrebbe garantire 44 milioni di tonnellate aggiuntive di cibo all’anno, una quantità in grado di soddisfare i bisogni nutrizionali di 154 milioni di persone.

RAIZ si configura così non solo come un progetto agricolo, ma come una strategia integrata di sicurezza alimentare, mitigazione climatica e sviluppo socioeconomico, capace di trasformare uno dei problemi più urgenti del nostro tempo in un’opportunità concreta di rigenerazione e innovazione.


117 Piani per Accelerare Soluzioni: l’Action Agenda mostra risultati concreti

La decima giornata della COP30 ha rappresentato un momento chiave per la Global Climate Action Agenda, con la presentazione ufficiale dei risultati raggiunti attraverso i 117 Piani per Accelerare Soluzioni (Plans to Accelerate Solutions – PAS).

Nel corso dell’High-Level Event ospitato nella Plenary Hall Tocantins, rappresentanti delle presidenze della COP29 e della COP30, insieme al Segretariato UNFCCC, ai Climate High-Level Champions, ai governi, alle organizzazioni internazionali e agli attori non-statali, hanno tracciato un bilancio dei progressi ottenuti e definito la direzione strategica dei prossimi anni.

L’incontro ha evidenziato come l’Action Agenda, profondamente rinnovata per questa Conferenza delle Parti, stia diventando una piattaforma multisettoriale globale in grado di tradurre impegni climatici spesso astratti in interventi tangibili, misurabili e replicabili.

I 117 PAS coprono tutti i principali settori della transizione — dall’energia all’agricoltura, dalle città resilienti ai sistemi alimentari, fino alla finanziarizzazione della mitigazione — e rappresentano un portafoglio di iniziative che sta già producendo impatti concreti sul territorio.

Il momento è stato descritto come il culmine di due settimane di lavoro intenso, ma anche come il punto di partenza di una nuova fase orientata all’attuazione. Molte delle iniziative presentate sono infatti già allineate agli esiti del primo Global Stocktake, permettendo una sincronizzazione tra azione non-negoziata, impegni volontari e percorsi nazionali di decarbonizzazione.

Particolarmente significative le parole della CEO della COP30, Ana Toni, che ha sottolineato come questa tappa confermi la solidità delle basi costruite:

Questo è un lavoro straordinario. Celebriamo ognuno di voi che ha reso tutto ciò possibile. Molto resta da fare, ma con le fondamenta e la visione condivisa per i prossimi cinque anni, siamo pronti ad andare avanti con determinazione.

Il successo dei 117 Piani per Accelerare Soluzioni conferma dunque il ruolo della COP30 come snodo cruciale nella traduzione degli obiettivi climatici in azioni reali, evidenziando una crescente maturità del processo multilaterale e un forte coinvolgimento di attori pubblici e privati nella costruzione di un’economia globale più resiliente e sostenibile.


TERRA: agricoltura familiare e comunità locali al centro della transizione

Tra le iniziative più simboliche presentate durante la decima giornata del Summit sul clima spicca TERRA, un innovativo Piano per Accelerare Soluzioni (PAS) che riconosce agricoltori familiari, popoli indigeni e comunità tradizionali come attori centrali nella trasformazione dei sistemi alimentari e nella costruzione di una resilienza climatica duratura.

Il piano parte dal presupposto che la transizione agroecologica non possa essere realizzata senza valorizzare le conoscenze locali, i modelli produttivi comunitari e la biodiversità socio–ecologica dei territori.

TERRA interviene su più fronti, mirando ad affrontare le barriere strutturali che ostacolano l’innovazione e lo sviluppo rurale sostenibile. Tra le misure chiave figurano il rafforzamento delle cooperative e delle associazioni di produttori, fondamentali per migliorare il potere contrattuale dei piccoli agricoltori, e l’istituzione di centri regionali di formazione, pensati per diffondere pratiche di agroecologia (AE) e agroforestry (AF) attraverso percorsi formativi tecnici, scambi di conoscenze e supporto operativo.

Un altro pilastro del piano è la creazione di fondi fiduciari multilaterali, tra cui strumenti come IFAD ASAP+ e il Forest and Farm Facility (FFF), destinati a catalizzare capitali pubblici e privati per sostenere investimenti nelle aree rurali, spesso penalizzate dalla mancanza di risorse e dalla difficoltà di accesso al credito.

In parallelo, TERRA mira a migliorare la disponibilità di input sostenibili — come semi nativi, biofertilizzanti, biopesticidi e macchinari adattati — per ridurre la dipendenza da prodotti industriali costosi e poco adatti agli ecosistemi locali.

Particolare attenzione viene riservata anche al rafforzamento delle filiere sostenibili, con l’obiettivo di integrare i produttori familiari nelle catene del valore e di espandere le opportunità offerte dagli acquisti pubblici responsabili, uno strumento sempre più utilizzato per garantire mercati stabili e promuovere modelli agricoli a basse emissioni.

TERRA nasce da una collaborazione ampia e multisettoriale che coinvolge il Ministero brasiliano dello Sviluppo Agrario (MDA), l’IFAD, la FAO/Forest and Farm Facility, l’Agroecology Coalition, l’Alliance of Bioversity International e CIAT (CGIAR) e la NOW Partners Foundation.

La convergenza di governi, organismi multilaterali e reti globali dell’agroecologia conferisce al piano una solidità operativa e una visione condivisa, orientata a fare dell’agricoltura familiare uno dei pilastri della transizione giusta.

In sintesi, TERRA si afferma come un modello di politica climatica integrata, che unisce giustizia sociale, innovazione territoriale e sostenibilità produttiva, riconoscendo che la lotta al cambiamento climatico passa necessariamente attraverso le mani delle comunità che da secoli custodiscono i territori e li rendono fertili.


Nuove soluzioni dagli ecosistemi acquatici: alghe e alimenti “blu” come leve della resilienza climatica

La decima giornata della COP30 ha poi dedicato ampio spazio alle potenzialità offerte dai sistemi alimentari acquatici e dall’acquacoltura delle alghe, presentando due nuovi Piani per Accelerare Soluzioni (PAS) sviluppati nell’ambito della United Nations Global Seaweed Initiative (UNGSI) e della strategia Blue Transformation della FAO.

Queste iniziative mirano a promuovere un utilizzo sostenibile delle risorse marine e d’acqua dolce, riconoscendo il ruolo cruciale che alghe, organismi acquatici e sistemi di acquacoltura innovativi possono svolgere nella creazione di modelli alimentari resilienti e a basse emissioni.

Alla base dei due piani c’è l’idea che le filiere legate agli ambienti acquatici rappresentino una delle soluzioni più efficaci e meno impattanti per affrontare le sfide combinate di insicurezza alimentare, perdita di biodiversità e vulnerabilità climatica.

L’acquacoltura delle alghe, in particolare, emerge come una risorsa strategica: non richiede acqua dolce, non sottrae terreni agricoli, contribuisce all’assorbimento del carbonio e offre prodotti ad alto valore nutrizionale e industriale.

I PAS presentati puntano a integrare sistematicamente questi sistemi produttivi nelle politiche climatiche e alimentari dei Paesi. Tra gli obiettivi principali figurano:

  • L’inserimento degli alimenti acquatici e delle alghe negli NDC e nei piani nazionali di adattamento (NAP), segnando un cambio di paradigma rispetto alla tradizionale visione terrestre dell’agricoltura;
  • La creazione e il potenziamento di sistemi globali di dati, indispensabili per monitorare la produzione, valutare gli impatti ecologici e indirizzare gli investimenti;
  • L’istituzione di genebank nazionali per preservare la diversità genetica delle specie acquatiche e garantire la resilienza degli ecosistemi marini e costieri;
  • Lo sblocco di finanziamenti dedicati alle PMI, alle comunità locali, alle donne e ai giovani, affinché l’economia blu diventi un’opportunità inclusiva e non una filiera dominata da pochi attori di grande scala.

Oltre al contributo diretto alla sicurezza alimentare, gli alimenti acquatici sono riconosciuti per la loro capacità di creare posti di lavoro dignitosi, in particolare nelle comunità costiere e rurali, spesso tra le più esposte agli impatti del cambiamento climatico. Il settore rappresenta quindi non solo una risorsa ecologica, ma anche una leva per la giustizia sociale, la diversificazione economica e la valorizzazione delle competenze tradizionali legate al mare.

Con questi due nuovi PAS, la COP30 rafforza il proprio impegno nel consolidare l’economia degli ecosistemi acquatici come parte integrante delle politiche climatiche globali, riconoscendo nelle acque del pianeta uno dei più promettenti laboratori per costruire resilienza, innovazione e sicurezza alimentare per le generazioni future.


Alleanza dei Campioni per la Trasformazione dei Sistemi Alimentari: nuovi membri e governance potenziata

Durante la decima giornata della COP30, l’Alliance of Champions for Food Systems Transformation (ACF) ha compiuto un passo decisivo nel consolidare la propria leadership globale annunciando l’ingresso di tre nuovi Paesi — Colombia, Vietnam e Italia — che si uniscono così al gruppo originario di nazioni impegnate a trasformare profondamente la produzione, la distribuzione e il consumo di cibo in chiave sostenibile.

L’espansione del network rappresenta un segnale politico forte: sempre più governi riconoscono che la transizione dei sistemi alimentari è una componente imprescindibile dell’azione climatica.

Nel corso della sessione ad alto livello, i membri dell’ACF hanno presentato una serie di Progress Frameworks, documenti dettagliati che illustrano le iniziative implementate dai Paesi a partire dalla COP29.

Questa operazione di trasparenza e monitoraggio risponde all’impegno di rendicontazione che ogni membro sottoscrive al momento dell’adesione, e testimonia la volontà dell’Alleanza di costruire una governance più efficace, basata su obiettivi condivisi, indicatori misurabili e scambi continui di buone pratiche.

Un ulteriore elemento di rilievo è stato il lancio congiunto di un nuovo Piano per Accelerare Soluzioni (PAS) elaborato insieme a dieci organizzazioni e iniziative internazionali attive nel campo del cibo e della sostenibilità. Tra i partner figurano I-CAN, FST-A, FAST, WWF Food Forward Initiative, FABLE, CGIAR, SUN, la Convergence Initiative, AGRA e il Future Food Systems Initiative dell’IFPRI. Questa alleanza allargata, che riunisce istituzioni multilaterali, centri di ricerca, fondazioni e reti globali, costituisce un passo strategico verso una maggiore coerenza e coordinazione tra le molteplici iniziative esistenti.

L’obiettivo è chiaro: creare un ecosistema integrato capace di accelerare interventi su larga scala — dalla riduzione delle emissioni all’adattamento agricolo, dalla sicurezza alimentare alla protezione della biodiversità — evitando sovrapposizioni e massimizzando l’efficacia delle risorse mobilitate.

Con l’ampliamento dei membri e il rafforzamento della governance, l’ACF si conferma come uno dei principali punti di convergenza dell’azione climatica legata al cibo. La sua evoluzione riflette un crescente consenso internazionale sull’urgenza di trasformare i sistemi alimentari non solo per contenere il riscaldamento globale, ma anche per costruire economie più eque, inclusive e resilienti.


Cop30 Gender Day: donne alla guida della resilienza climatica

Il Gender Day della COP30 ha posto con forza l’accento sul ruolo imprescindibile che donne e ragazze svolgono nella risposta globale alla crisi climatica, ribaltando la narrazione che le vede unicamente come vittime degli impatti ambientali.

In questa giornata tematica, il Brasile ha presentato un importante protocollo nazionale per la promozione della leadership femminile nelle emergenze climatiche, sviluppato in collaborazione con UNDRR e UN Women.

Il documento introduce un quadro d’azione innovativo e gender-responsive per migliorare la prevenzione dei disastri, ottimizzare la gestione delle crisi e garantire processi di ricostruzione più equi e inclusivi.

Le nuove linee guida evidenziano come l’integrazione della prospettiva di genere nelle politiche climatiche non sia soltanto una questione di equità, ma un fattore determinante per la resilienza delle comunità.

Dalle prime risposte alle catastrofi fino alla pianificazione strategica a lungo termine, la partecipazione delle donne — in ruoli decisionali, tecnici e operativi — contribuisce a rafforzare l’efficacia delle misure adottate e a ridurre le vulnerabilità strutturali.

Un momento particolarmente significativo della giornata è stata la sessione “Women: voices that guide the future”, un incontro che ha riunito rappresentanti femminili provenienti dai sei biomi brasiliani.

Attraverso testimonianze dirette, queste leader hanno raccontato come, in contesti diversi — dalle foreste amazzoniche al Cerrado, dalla Caatinga al Pantanal — stiano guidando processi comunitari di adattamento, protezione della biodiversità, produzione sostenibile e gestione territoriale. I loro contributi non solo rendono tangibile l’impatto delle donne nella lotta al cambiamento climatico, ma mettono in luce una pluralità di saperi tradizionali e pratiche innovative spesso trascurate nei tavoli istituzionali.

Nel suo intervento, la Ministra brasiliana dell’Ambiente e del Cambiamento Climatico, Marina Silva, ha definito il percorso di incontri e workshop realizzati dalle inviates speciali — Denise Dora, Janja Lula da Silva e Jurema Werneck — come una sorta di “stocktake etico auto-organizzato”, un processo che ha permesso di ascoltare le comunità, mappare le loro esigenze e valorizzare la loro capacità di proporre soluzioni concrete.

Il Gender Day della COP30 ha quindi sottolineato un principio fondamentale: l’azione climatica efficace deve essere necessariamente intersezionale, capace di considerare le diverse vulnerabilità ma anche le differenti forme di leadership che emergono nei territori. Le donne, con i loro ruoli plurimi e le loro conoscenze radicate, rappresentano una delle colonne portanti della resilienza climatica globale, e il percorso avviato a Belém punta a consolidare questa consapevolezza in politiche e impegni strutturali a livello internazionale.


Belém Declaration: fertilizzanti low-carbon entro il 2035

La Belém Declaration, presentata nel contesto della COP30, segna un passo politico di grande rilevanza nella trasformazione del settore agricolo, fissando l’obiettivo condiviso di rendere disponibili su larga scala fertilizzanti a basse emissioni di carbonio entro il 2035.

Il documento riconosce che l’attuale produzione e uso dei fertilizzanti tradizionali rappresentano una delle principali fonti di emissioni climalteranti dell’agricoltura e che la loro decarbonizzazione costituisce una leva strategica per ridurre l’impatto del sistema alimentare sul clima.

La dichiarazione propone una roadmap chiara, basata su un mix di innovazione tecnologica, ricerca scientifica e cooperazione internazionale, per accelerare la transizione verso alternative più sostenibili: fertilizzanti verdi prodotti con energia rinnovabile, nuovi processi industriali a minori emissioni, soluzioni biologiche per la nutrizione del suolo e tecniche avanzate di applicazione che riducano sprechi e dispersioni. Particolare attenzione è rivolta ai Paesi in via di sviluppo, che necessitano di investimenti mirati, trasferimento di conoscenze e supporto logistico per integrare queste tecnologie senza compromettere la produttività agricola.

La Belém Declaration evidenzia inoltre l’importanza di creare standard globali, strumenti di monitoraggio e sistemi di certificazione che garantiscano la tracciabilità delle emissioni lungo l’intera catena del valore dei fertilizzanti. L’obiettivo è favorire un mercato internazionale più trasparente, competitivo e orientato alla sostenibilità, capace di attrarre nuovi capitali e stimolare partnership pubblico-private.

Con questo impegno, la comunità internazionale riconosce formalmente che la transizione verso fertilizzanti low-carbon non è solo un’innovazione tecnica, ma un tassello fondamentale per costruire un’agricoltura più resiliente, rispettosa dei suoli e compatibile con gli obiettivi climatici globali.


Mutirão in the Territories: la forza trasformativa dell’azione comunitaria

L’iniziativa “Mutirão in the Territories”, presentata alla COP30, mette in evidenza il potere dell’azione collettiva guidata dalle comunità locali come motore di cambiamento sociale, economico e ambientale. Il termine mutirão — che in Brasile indica un lavoro svolto insieme, in modo cooperativo e volontario — diventa qui il simbolo di una strategia nazionale volta a rafforzare la partecipazione diretta delle popolazioni nei processi di adattamento climatico e gestione sostenibile dei territori.

Il programma promuove attività condivise che spaziano dalla rigenerazione ambientale alla produzione agroecologica, dal miglioramento delle infrastrutture di base a iniziative culturali e formative. L’approccio parte dal presupposto che le comunità conoscano profondamente il proprio ambiente e possano individuare soluzioni efficaci, rapide e a basso costo quando messe nelle condizioni di agire insieme.

Attraverso il Mutirão, il governo brasiliano punta a creare reti territoriali resilienti, capaci non solo di far fronte agli impatti del cambiamento climatico, ma anche di generare benefici sociali concreti: rafforzamento dei legami comunitari, sviluppo di economie locali e valorizzazione dei saperi tradizionali. L’iniziativa incoraggia inoltre la collaborazione tra istituzioni pubbliche, movimenti sociali, organizzazioni della società civile e gruppi indigeni, ampliando la base partecipativa e rendendo le decisioni più inclusive.

In questo modo, il Mutirão in the Territories si configura come un modello innovativo di governance dal basso, che trasforma la cooperazione quotidiana in una forza politica e sociale capace di guidare la transizione ecologica nei territori più vulnerabili e allo stesso tempo più ricchi di conoscenze e biodiversità.


Giovani dell’America Latina: protagonisti di un nuovo multilateralismo dal basso

Nel corso della COP30, le organizzazioni giovanili dell’America Latina e dei Caraibi hanno lanciato un forte appello per la costruzione di un nuovo multilateralismo, più inclusivo, partecipativo e capace di rispondere alle crisi climatiche e sociali che attraversano la regione. I giovani hanno rivendicato un ruolo attivo non solo come beneficiari delle politiche internazionali, ma come veri e propri co-architetti delle decisioni globali, portatori di proposte concrete e visioni innovative.

Le delegazioni giovanili hanno sottolineato come l’attuale sistema multilaterale debba evolvere verso un modello che sappia valorizzare conoscenze locali, diversità culturale e giustizia intergenerazionale. Hanno evidenziato la necessità di superare processi decisionali verticali e poco rappresentativi, chiedendo spazi formali dove i giovani possano contribuire alla definizione delle politiche climatiche con competenza, creatività e responsabilità.

Durante gli incontri ufficiali e i forum paralleli, i partecipanti hanno presentato proposte che spaziano dalla democratizzazione dei negoziati internazionali alla creazione di meccanismi permanenti di consultazione giovanile, fino allo sviluppo di reti regionali per il monitoraggio delle politiche ambientali. Al centro delle richieste vi è l’idea che la transizione ecologica debba essere costruita insieme alle comunità e alle nuove generazioni, non calata dall’alto.

Il messaggio emerso è chiaro: i giovani dell’America Latina non intendono limitarsi a essere osservatori del futuro, ma vogliono diventare agenti di cambiamento, contribuendo alla nascita di un multilateralismo più giusto, solidale e radicato nei territori. Un modello capace di dare voce a chi spesso resta ai margini, ma che possiede l’energia e la visione necessarie per guidare le trasformazioni globali.


Cosa aspettarsi dal giorno 11 della COP30

Tra gli appuntamenti principali:

  • Ruolo di donne e ragazze di origine africana nelle azioni climatiche
  • Dialoghi sulla giustizia etnico-razziale
  • Sessioni dedicate a Indigenous Peoples, giovani e comunità locali
  • Presentazione dell’Open Planetary Intelligence Network (OPIN)
  • Atteso aggiornamento sulla COP30 Stocktake

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