Sustainability management

ESG e PMI: il “metodo” illimity per creare valore sostenibile

Focalizzazione sulle PMI, attenzione speciale ai percorsi di trasformazione aziendale in grado di generare nuovo valore e una politica del credito che premia le progettualità ESG tra i temi del confronto con Silvia Benzi CFO & Head of Strategy, Sustainability & Investor Relations Gruppo illimity

Pubblicato il 24 Ott 2022

Silvia Benzi, CFO & Head of Strategy, Sustainability & Investor Relations di illimity

Non tutte le aziende sono uguali davanti alle sfide della sostenibilità: le esternalità legate al settore di appartenenza, le dimensioni e la storia stessa delle imprese sono fattori che influenzano in modo determinante i percorsi di trasformazione e i risultati. Le aziende di minori dimensioni, in particolare, hanno bisogno di partnership che siano in grado di portare competenze, indirizzi strategici, visione e capacità di intercettare le potenzialità legate ai percorsi di trasformazione sostenibile.

È in questo scenario che si colloca il Gruppo illimity con uno specifico approccio all’ESG e alla sostenibilità che abbiamo voluto approfondire con il contributo di Silvia Benzi, CFO & Head of Strategy, Sustainability & Investor Relations di illimity.

E da Silvia Benzi arriva subito l’invito a considerare come il valore della sostenibilità per illimity sia riconducibile direttamente agli obiettivi che hanno portato alla creazione di questo stesso istituto nato circa quattro anni fa per iniziativa di Corrado Passera. Benzi sottolinea il ruolo strategico del modello di business basato su una chiara focalizzazione verso le PMI e verso quelle realtà che possono esprimere, per ragioni diverse, un potenziale di sviluppo o di trasformazione, ad esempio perché presentano difficoltà di accesso al canale dei finanziamenti pur in presenza di opportunità di crescita.

Partiamo da questa prospettiva, ovvero dalle caratteristiche strategiche di illimity: come si può tratteggiare il profilo della vostra banca?

Il profilo è completamente concentrato sull’innovazione. Il nostro modello è totalmente digitale, non abbiamo filiali, ci relazioniamo con i clienti attraverso le nostre strutture e grazie a un network di partner. Il punto chiave del nostro approccio sta nella scelta di dotarci di una architettura IT innovativa, interamente sul cloud con una forte flessibilità e modularità.

Alle piattaforme digitali, abbiamo poi aggiunto una solida competenza manageriale e imprenditoriale. Fin dall’inizio abbiamo deciso di concentrarci su un mercato ampio, redditizio e in crescita: siamo un finanziatore specializzato per le imprese italiane, con un’attenzione particolare ai crediti difficili, ovvero quelli provenienti da aziende in bonis con piani di crescita, ma con basso rating, nessun rating o crediti in sofferenza.

Negli ultimi due anni abbiamo inoltre avviato una Joint Venture con Banca Sella per gestire HYPE, la piattaforma fintech leader in Italia con oltre 1,6 milioni di clienti, abbiamo dato vita a b-ilty, una piattaforma bancaria completa e completamente digitale specificamente rivolta alle piccole medie imprese e lanciato Quimmo un’iniziativa prop-tech che consiste in una piattaforma digitale per l’intermediazione immobiliare.

Passiamo alle prospettive per la sostenibilità: cosa significa ESG per illimity?

La responsabilità di una società finanziaria e soprattutto di una banca in tema di sostenibilità è imponente. Attraverso le attività bancarie si possono orientare e influenzare tante scelte strategiche, si può agire da volano per interi settori economici e industriali in funzione di iniziative e strumenti di finanziamento che possono stimolare o accelerare processi di trasformazione.

Questo potenziale non si esprime solo nella “E” di ESG, ma anche nella “S” e nella “G”; un istituto di credito può infatti anche influenzare la comunità circostante. Ma se ci concentriamo nella “E” la banca esprime un doppio valore di impatto, il proprio e quello delle imprese che decide di sostenere. Nel caso del proprio impatto diretto quella di illimity è una storia che la vede raggiungere la neutralità carbonica sulle emissioni di Scope 1 e Scope 2 già dal 2020, ovvero nel primo anno intero di vita. In questo obiettivo pesa ovviamente la scelta di non avere le filiali e di un business model in cloud. Sulla base di questa strategia abbiamo la più bassa intensità emissiva per dipendente nel settore bancario italiano e probabilmente in quello europeo.

Si tratta di forme di emissione diverse da quelle tradizionali, ma non sono azzerate…

Certamente, non è che il cloud non inquini, ma il cloud permette di calibrare l’impatto in funzione del business. Al contrario la filiale è chiaramente un’entità rigida che non ha la stessa flessibilità di utilizzo. In più, utilizziamo energia elettrica proveniente internamente da fonti rinnovabili nelle due nostre principali sedi.

Ma il punto chiave per una banca riguarda la capacità di indirizzo che si esercita attraverso finanziamenti e investimenti sostenibili. Come agite in questo senso?

Questo è il punto chiave del nostro approccio alla sostenibilità. Indirizziamo le nostre scelte di finanziamento verso realtà che sono nella condizione, per tante e diverse ragioni, di creare forme di valore sostenibile.

Come lo facciamo? Con diverse modalità. Abbiamo integrato la nostra politica di credito inserendo specifici elementi legati alla valutazione ESG con una attenzione che non è solo ambientale, ma anche sociale e di governance nei confronti delle imprese finanziate. Lavoriamo inoltre a livello di assessment del rischio, non solo per quanto riguarda il rischio di credito e il rischio operativo, ma anche nella valutazione dei rischi ESG.

Concretamente come operate? Si può dire che state integrando l’assessment ESG nel modello di business dal punto di vista della gestione del credito?

A fronte di un imprenditore che presenta un progetto di sviluppo, valutiamo le prospettive progettuali da un punto di vista del merito creditizio e arriviamo a una decisione sulla base della fiducia che quel credito possa essere ripagato dal successo della progettualità. A questa analisi si integra una valutazione legata ai parametri ESG.

In questa valutazione ci avvaliamo di provider esterni a cui si aggiungono le analisi e le valutazioni del nostro team risk che, oltre alla misurazione dei rischi ESG con particolare attenzione ai rischi climatico-ambientali, provvede a rilasciare un parere sui potenziali profili di rischio reputazionale connessi all’operazione. Un altro partner con cui collaboriamo è Open-es, la piattaforma per lo sviluppo sostenibile di ENI di cui siamo oggi l’unico partner finanziario (qui per maggiori informazioni).

Come agite se un’azienda non supera l’”esame” ESG?

Nel caso in cui l’azienda presenti una valutazione di rating ESG negativa, sia a livello di score complessivo o a una o più delle sue componenti E, S, G, valutiamo con l’imprenditore la possibilità di identificare un piano di azione finalizzato, in un congruo orizzonte temporale, ad attuare gli interventi utili a sanare le carenze riscontrate. Sulla base di questo piano impostiamo anche un percorso di monitoraggio e rendicontazione degli impegni, con conseguente aggiornamento del rating ESG.

In concreto, laddove rilevate delle criticità sui temi della sostenibilità vi adoperate per stimolare o indirizzare il cliente affinché possa correggere il proprio profilo ESG?

Questa è una strategia di integrazione che abbiamo adottato a livello di politica del credito, che impatta sul processo tradizionale di concessione di un finanziamento. Accanto a questo metodo abbiamo poi dei prodotti specifici di finanza sostenibile che nascono già per indirizzare un target di clientela che ha l’obiettivo di avviare un percorso di transizione energetica con l’ambizione di migliorare i propri processi industriali e i modelli di business in ottica “green”.

Facciamo un esempio?

Citiamo anche in questo caso la collaborazione con ENI con cui abbiamo lanciato un basket bond di energia sostenibile (qui per maggiori informazioni ). L’idea che sta alla base di questa collaborazione nasce dalla volontà di offrire il primo strumento di finanza innovativa rivolto a tutte le imprese della filiera integrata dell’energia, con un focus particolare sulle PMI. Il basket bond è uno strumento che consente di integrare in un unico titolo una pluralità di emissioni di aziende con queste caratteristiche realizzando una buona diversificazione per emittente, per dimensione, per area geografica, ecc.

Questo bond è poi collocato presso il pubblico degli investitori istituzionali e illimity è attiva in qualità di arranger, di coordinator ma anche nella veste di co-investor. Le aziende ammesse al programma potranno accedere a risorse finanziarie – a condizioni agevolate in funzione del profilo di sostenibilità attuale e prospettico – da destinare a progetti e investimenti finalizzati al raggiungimento dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite.

Quali sono gli strumenti e le metodologie attraverso cui monitorate, misurate e controllate i parametri collegati alla sostenibilità?

Lato business gli strumenti sono rappresentati dai rating e questionari ESG. Il monitoraggio delle aziende avviene attraverso l’investigazione del rating ESG fatta in momenti diversi nel tempo. Il mondo delle PMI è estremamente variegato e molte imprese iniziano a porsi adesso questi temi perché si trovano davanti alla richiesta di affrontare un questionario ESG in tante e diverse situazioni: ad esempio se vanno in banca per chiedere un finanziamento, se pensano di emettere un bond o ancora se intendono diventare fornitori di una grande impresa.

Ci sono imprese poi che per ragioni legate alle dimensioni, o perché hanno un’esposizione più ampia al sistema bancario o  ancora perché lavorano con grandi clienti, hanno avviato una propria rendicontazione non finanziaria semplificata, ad esempio rendicontando consumi ed emissioni. In quei casi utilizziamo quelle fonti.

Il portafoglio di illimity è composto da imprese spesso di piccole dimensioni che in tanti casi non hanno ancora attenzionato la sostenibilità. Stiamo però assistendo a un’evoluzione della situazione e anche queste ultime iniziano a mostrare una maggior consapevolezza sull’importanza dei temi ESG.

Come vi siete organizzati a livello di sustainability office in illimity?

Fin da subito illimity si è impegnata verso le tematiche di sostenibilità. Nel nostro primo anno di attività avevamo già un Comitato endoconsiliare di Sostenibilità guidato da Rosalba Casiraghi, Presidente del Consiglio di Amministrazione di illimity. La Direzione Strategy, Sustainability & Investor Relations (guidata da Silvia Benzi che ricopre anche il ruolo di CFO n.d.r.) conta su un team dedicato alla sostenibilità che negli anni si è strutturato e ha sviluppato competenze diverse. Vi sono poi gli ESG Ambassador, identificati all’interno delle diverse Divisioni e Direzioni, responsabili dello sviluppo di specifiche iniziative ESG e della promozione di una cultura di sostenibilità all’interno dei propri team.

Una funzione sustainability dunque che è strettamente legata anche alla funzione CFO, per quali ragioni?

La scelta di unire la sostenibilità come area manageriale all’interno della direzione CFO ha il vantaggio di integrare obiettivi di sostenibilità nel più ampio piano d’impresa, inclusa l’allocazione strategica del capitale. Se la sostenibilità resta un insieme di indicatori limitati a un processo di mera compliance si è fatto solo un “pezzo di strada” che non è sufficiente. I veri vantaggi si ottengono quando le varie linee di business sono motivate da obiettivi che non attengono solo a “quanto devi erogare”, ma anche al “come” e dunque la promozione dell’engagement con le aziende clienti e la ricerca di un certo prototipo di azienda-cliente coerente con questo sviluppo del business. Il target può essere ovviamente l’azienda già green, o alzando l’asticella della sfida, quelle imprese che non sono ancora green ma che hanno intenzione di intraprendere un percorso virtuoso di sostenibilità. Il nostro compito è quello di intercettare queste potenzialità e supportare le imprese nel realizzarle.

Come avete definito questo modello?

Con un connubio tra l’attenzione alla sostenibilità e una capacità di valutazione del credito molto puntuale. Fin dalla sua nascita, illimity ha adottato un modello di business unico introducendo, nella fase di valutazione del credito, la figura dei “tutor”, ovvero professionisti esperti in diversi settori industriali che possono aiutarci a capire le peculiarità di ogni singola realtà integrando gli strumenti di valutazione creditizia tradizionali.

Possiamo dire che la direzione è quella di allineare lo sviluppo del business in funzione delle potenzialità ESG delle aziende che scegliete di finanziare?

Sì, l’obiettivo è quello di integrare in modo sempre più puntuale la valutazione della sostenibilità nella nostra politica del credito e nel processo di investimento.

La strategia prevede una serie di azioni che permettano di misurare e, in prospettiva, ridurre le emissioni finanziate di Scope 3, non tanto in valore assoluto, in quanto la banca sta crescendo e si sta allargando il numero delle imprese con cui collaboriamo, quanto in termini di emissioni per unità finanziata.

Quali sono i parametri di riferimento di questo progetto?

In modo molto concreto il parametro di riferimento è la riduzione delle emissioni per milione di euro finanziato. Accanto a questo c’è poi un percorso che riguarda le emissioni dirette e che deve tenere conto di una differenza sostanziale rispetto ad altre banche. Ci sono istituti di credito che mettono in piano ragguardevoli forme di riduzione anche in ragione di una storica presenza fisica sul territorio ed è evidente che, ad esempio, la chiusura di filiali si concretizza anche in consistenti riduzioni delle emissioni. In illimity, avendo già un’impronta carbonica diretta molto bassa, vogliamo focalizzarci sulla misurazione e indirizzamento delle emissioni finanziate (Scope 3), la vera sfida per il sistema finanziario.

Vediamo un esempio concreto di progettualità che metta in relazione i vantaggi dell’integrazione tra sostenibilità e risultati di business

Un bell’esempio è rappresentato dalla scelta di finanziare crediti non più performing, ma che hanno come sottostante impianti fotovoltaici. Abbiamo individuato un business case particolarmente interessante caratterizzato da imprenditori che hanno scelto di investire in impianti fotovoltaici a fronte di condizioni particolarmente favorevoli che avrebbero dovuto garantire un flusso importante in termini di cash flow e sulla base di questa prospettiva hanno assunto un debito bancario altrettanto importante. Il progetto ha però subìto una interruzione, in tanti casi a causa di autorizzazioni che non sono arrivate o per una manutenzione non adeguata.

Questi incidenti hanno fatto mancare le condizioni per la tariffa agevolata, il flusso di cassa dell’attività che si sostanzia nella gestione dell’impianto fotovoltaico è venuto meno e questi imprenditori non sono riusciti a ripagare il debito e hanno dovuto affrontare un default. Queste aziende hanno però un potenziale che oggi è estremamente importante. Ecco che illimity interviene, compra il debito, rileva la società, affida all’imprenditore il mandato di ristrutturare e di effettuare quegli investimenti che permettono di riportare il fotovoltaico in utilizzo. Una volta completato il ciclo, con l’impianto funzionante, l’azienda viene rimessa sul mercato.

Come illimity abbiamo costituito un Energy Desk con competenze che arrivano dal mondo private equity specializzato nell’energia rinnovabile e negli impianti fotovoltaici, a queste abbiamo aggiunto competenze di scouting e di valutazione di quel tipo di credito. Questa iniziativa indirizza qualcosa come 100 milioni di euro di investimenti e in tutti i casi l’obiettivo è di finanziarie gli interventi necessari per rimettere in funzione gli impianti e dunque riattivare la produzione di energie rinnovabili.

Da sottolineare che accanto alla logica di investimento tradizionale, misurabile in termini di ritorno degli investimenti, c’è una componente che puntiamo a valorizzare e che attiene al contributo di questa progettualità in termini di emissioni evitate. Nel 2021 sono stati raggiunti accordi con i debitori su sette impianti fotovoltaici con una potenza istallata pari a 12,4 MW e con una produzione di competenza, per il 2021, di circa 9,1 GWh di energia rinnovabile, corrispondenti ad emissioni evitate per un totale di 2.537 tCO2e.

Grazie alle esperienze maturate in questi mesi e al potenziale di questo mercato riteniamo di poter arrivare al 2025 a portare benefici in termini di emissioni evitate nella misura di 10 mila tonnellate di CO2. Si tratta di un risultato che è nella traiettoria di sviluppo industriale e finanziario della banca. Significa fare business includendo concretamente tematiche di sostenibilità.

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