Tra tutte le misure praticabili che consentirebbero all’Europa di raggiungere i propri obiettivi a lungo termine in materia di riduzione di gas serra (GHG), di inquinamento atmosferico, di rumore e di dipendenza dal petrolio, la mobilità elettrica rappresenta non solo la soluzione più sostenibile, ma anche la più intelligente. In effetti, l’elettricità come vettore energetico per la propulsione dei veicoli offre la possibilità di sostituire il petrolio con una ampia diversità di fonti primarie di energie. Questo potrebbe assicurare una maggiore certezza nell’approvvigionamento energetico e un utilizzo più ampio di fonti di energia rinnovabili e senza emissioni di carbonio nel settore dei trasporti, i quali potrebbero oggettivamente aiutare il raggiungimento degli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di CO2.
Negli anni, l’Unione Europea ha dunque intrapreso numerose azioni per supportare e incoraggiare l’elettrificazione dei trasporti (mobilità elettrica). Ad esempio, disposizioni a livello europeo hanno incoraggiato l’utilizzo di elettricità rinnovabile e ricarica smart, aiutando lo sviluppo e la standardizzazione delle infrastrutture di ricarica e sostenendo la ricerca e lo sviluppo di attività sulle batterie.
Ciononostante – essendo la mobilità elettrica un settore di competenza concorrente con gli Stati Membri – anche questi ultimi svolgono un ruolo decisivo nella promozione della mobilità elettrica, prevalentemente attraverso incentivi a livello locale, regionale e nazionale, come incentivi fiscali o parcheggi pubblici gratuiti.
Interventi legislativi a favore della mobilità elettrica
Con specifico riferimento all’Italia, la Legge di Bilancio per il 2019[1] ha previsto una serie di incentivi denominati “programma ecobonus”, attraverso il quale vengono destinati, rispettivamente, 60 milioni di euro nel 2019 e 70 milioni di euro nel 2020 e 2021 in sussidi per veicoli elettrici o ibridi a bassissime emissioni, nonché per infrastrutture per la ricarica dei medesimi veicoli elettrici. Questi incentivi – che variano tra 1.500 e 6.000 euro – sono concessi a persone fisiche che acquistano i veicoli sopra menzionati durante il periodo che va dal 1 marzo 2019 al 31 dicembre 2021, posto che il relativo costo non ecceda 50.000 euro (iva esclusa).
Oltre a queste misure stabilite a livello nazionale, alcune regioni italiane (ossia, Lombardia e Piemonte) hanno allocato fondi a livello locale per il simultaneo smantellamento di vecchi veicoli altamente inquinanti e l’acquisto di nuovi a basse emissioni, inclusi – inter alia – i veicoli elettrici, i quali beneficiano delle contribuzioni più elevate; altre regioni (come il Lazio) hanno previsto sgravi fiscali per coloro che passano ad una automobile a basse emissioni, mentre nella regione Campania è stato concesso un abbuono della tassa di circolazione ai proprietari di veicoli elettrici.
Inoltre, a livello comunale, alcune città metropolitane come Milano, Roma e Torino hanno attuato alcune iniziative “anti-inquinamento”, imponendo misure di restrizione per la guida dei veicoli più inquinanti – escludendo espressamente i veicoli elettrici, che sono esenti da qualsiasi limitazione della circolazione. Nel Comune di Milano, ad esempio, sono in vigore alcune misure strutturali permanenti per i veicoli a benzina Euro 0 o a diesel Euro 3; in aggiunta, misure temporanee potrebbero essere imposte qualora si verifichi un aumento dei livelli di particolato (PM10) nell’atmosfera – in questo caso, non possono circolare nemmeno i veicoli Euro 4.
Infrastrutture di ricarica accessibili, la normativa europea e nazionale
La porzione di veicoli elettrici nel parco veicoli complessivo dipende ancora da una serie di fattori, quali gli elevati costi iniziali e l’offerta limitata di modelli elettrici rispetto a quelli convenzionali, così come le limitazioni delle reti elettriche, delle batterie e, su tutto, la limitata disponibilità delle infrastrutture di ricarica.
Per favorire l’evoluzione dei veicoli elettrici, è cruciale lo sviluppo di un sistema di infrastrutture smart per la loro ricarica, gestito con le più avanzate tecnologie informatiche per il controllo e la gestione da remoto. Dunque, un’infrastruttura di ricarica sufficientemente accessibile è un fattore chiave per accelerare la diffusione delle automobili elettriche.
Proprio a tal fine, l’Unione Europea ha implementato misure importanti per incentivare gli Stati Membri ad aumentare il numero di punti di ricarica, per accrescere la consapevolezza della loro esistenza e per renderle più standardizzate ed interoperabili. La Direttiva AFID – “sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi” – adottata nel 2014, è riuscita a raggiungere tali obiettivi, assicurando allo stesso tempo che i punti di ricarica elettrica avessero una progettazione ed utilizzo standardizzati. La AFID suggerisce di introdurre un livello minimo di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici in tutta Europa (circa un punto di ricarica pubblico ogni 10 veicoli), e di prendere anche in considerazione la ricarica senza fili e la sostituzione di batterie.
Inoltre, la Direttiva punta a rendere più facilmente accessibili le informazioni relative alla posizione dei punti di ricarica e ad aiutare la standardizzazione delle loro specifiche tecniche. Suggerisce ancora che i punti di ricarica utilizzino sistemi di misurazione intelligenti che ricaricano le batterie dalla rete elettrica in periodi di domanda generale di elettricità ridotta, e che a lungo termine, i punti di ricarica i punti di ricarica potrebbero anche consentire ai veicoli di reimmettere nella rete l’elettricità contenuta nelle batterie.
La Direttiva AFID è stata recepita nella legislazione italiana[2] mediante il Decreto Legislativo n. 257/2016[3], il quale individua i requisiti minimi per la costruzione delle infrastrutture di ricarica, per lo sviluppo di carburanti alternativi e la realizzazione di stazioni di ricarica per veicoli elettrici e per veicoli che utilizzano gas naturale, idrogeno e gas di petrolio liquefatto.
In particolare, il Decreto richiede l’istituzione di un Quadro Strategico Nazionale per lo sviluppo di un mercato alternativo di carburanti nel settore dei trasporti e per la creazione delle relative infrastrutture. Con specifico riferimento alla fornitura di elettricità ai fini di trasporto, il Decreto prevede che vengano create, prima del 31 dicembre 2020, un numero adeguato di stazioni di ricarica accessibili al pubblico in tutto il territorio al fine di facilitare i servizi di trasporto urbano e suburbano in aree densamente popolate. Inoltre, sono previsti incentivi specifici per l’installazione di stazioni di ricarica per veicoli elettrici, per la fornitura di idrogeno utilizzato per il trasporto su strada e per la fornitura di gas naturale e gas di petrolio liquefatto. Questi incentivi consentono ai singoli, alle società e ai condomini di accedere a nuove deduzioni fiscali pari al 50% su un importo totale massimo di 3.000 euro, suddivisi annualmente in dieci rate di pari importo, a coprire i costi di acquisto e installazione di caricatori di veicoli elettrici, dal 1 marzo 2019 al 31 dicembre 2021.
Conclusioni
È difficile dire come evolverà il futuro della mobilità elettrica, in ogni caso è chiaro che possieda un elevato potenziale per rendere la mobilità più sostenibile e smart.
Non solo l’Unione Europea, ma anche i singoli Stati Membri svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere la transizione verso una mobilità più sostenibile e intelligente. Più saranno ambiziosi nelle rispettive politiche che guidano i miglioramenti nella tecnologia dei veicoli e incoraggiano l’utilizzo di energie rinnovabili e reti elettriche intelligenti, più è probabile che la diffusione dei veicoli elettrici sia significativa.
Allo stesso modo, è essenziale che gli Stati Membri forniscano nuovi e migliorati incentivi per la crescita del mercato dei veicoli elettrici e – soprattutto – realizzino i rispettivi piani per le infrastrutture pubbliche di ricarica in maniera ambiziosa, equilibrata e realistica.
Tra gli Stati Membri dell’Unione Europea, l’Italia, avendo già implementato misure aventi un impatto reale sugli effetti sull’inquinamento atmosferico derivanti da trasporti-emissioni e avendo imposto obiettivi a corto e lungo termine per la diffusione di veicoli elettrici e dei relativi meccanismi di ricarica, sembrerebbe essere sulla strada giusta.
All’interno dell’Unione Europea, l’inquinamento atmosferico costituisce una tematica delicata e una questione urgente in quanto genera danni all’ambiente in cui viviamo ed espone a pericolo la salute, provocando una serie di malattie gravi e qualificandosi come la causa principale di morte prematura legata all’ambiente in Unione Europea.
L’Agenzia europea dell’ambiente (EEA)[4] ha rilevato che una porzione significativa della popolazione europea – attorno al 90% – vive in aree, specialmente i centri urbani, che registrano superamenti degli standard di qualità dell’aria e in cui i residenti sono esposti ad agenti inquinanti in concentrazioni più elevate dei livelli di qualità dell’aria ritenuti pericolosi per la salute.
- Legge 30 dicembre 2018, n. 145 ↑
- Ad oggi, l’Osservatorio Europeo sui Carburanti Alternativi stima la presenza su territorio italiano di 3124 colonne a ricarica normale e veloce, un incremento del 14% rispetto al 2017. ↑
- Decreto Legislativo n. 257 del 16 dicembre 2016. ↑
- L’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) funge da centro dati sull’inquinamento atmosferico per l’Unione Europea; assiste l’implementazione della normativa europea in materia di emissioni atmosferiche e qualità dell’aria. La EEA inoltre contribuisce alla valutazione delle politiche europee in materia di inquinamento atmosferico ed allo sviluppo di strategie a lungo termine indirizzate al miglioramento della qualità dell’aria in Europa. La EEA redige annualmente una relazione sui rischi per la salute legati all’inquinamento atmosferico a livello europeo, la quale viene in seguito pubblicata nel report sulla Qualità dell’Aria in Europa. ↑