Analisi

Il PNRR e la sfida per le infrastrutture digitali: industrializzare la capacità di innovazione

Davanti a un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che punta su digitalizzazione e sostenibilità, appare fondamentale disporre di infrastrutture in grado di sostenere le accelerazioni necessarie per il rinnovamento del settore pubblico e del privato. La chiave di lettura e la visione di Raffaele Pullo, Kyndryl Distinguished Engineer, Chief Technology Officier.

Pubblicato il 23 Feb 2022

Raffaele Pullo, Kyndryl Distinguished Engineer, Chief Technology Officier

In questi mesi abbiamo tutti acquisito grande familiarità con i due punti chiave del PNRR: la ripresa da una parte, per ridare slancio alla competitività del paese e la resilienza dall’altra, per assicurare sicurezza e capacità di adattamento sia alla dimensione sociale sia a quella economica. La strada per raggiungere questi obiettivi è a sua volta basata sulla centralità “assoluta” del digitale e sulla necessità di innovare per portare ovunque i temi della sostenibilità. Questo scenario segna poi un passaggio nel ruolo stesso dell’innovazione digitale, per la portata dell’impegno e degli investimenti previsti, ma anche per il tipo di aspettative alle quali si deve rispondere per stimolare e sostenere una trasformazione che ha una valenza strategica e infrastrutturale.

Ed è proprio sul ruolo delle infrastrutture digitali e sulla loro stessa evoluzione che si focalizza il confronto con Raffaele Pullo, Kyndryl Distinguished Engineer, Chief Technology Officier.

 

Le trasformazioni richieste dalle sei Missioni che compongono il PNRR sono profonde e articolate e non è pensabile di raggiungere gli obiettivi senza un rinnovamento delle infrastrutture digitali. Come vedete e valutate queste prospettive?

 

Che il ruolo delle infrastrutture sia fondamentale è fuori discussione, ma per comprenderlo al meglio, anche in relazione agli obiettivi di trasformazione del PNRR, occorre riflettere su cosa si intende oggi per infrastrutture e su come sia cambiato questo stesso concetto. Le infrastrutture oggi non si limitano a hardware, ambienti operativi, networking e servizi, ma rappresentano delle vere e proprie piattaforme in grado di comprendere molteplici servizi comuni, dal runtime environment ai data base, dalla security all’orchestrazione di piattaforme cloud per arrivare a expertise specifiche e alla gestione di nuovi skill. Tutto questo è adesso infrastruttura e senza questo approccio la digitalizzazione non può accelerare come le viene richiesto.

 

Come la interpretate in Kyndryl?

Noi la chiamiamo fabric perché è in effetti una vera e propria fabbrica: include l’infrastruttura tradizionale vera e propria, i runtime, gli strumenti DevOps, la governance, la gestione del cloud… il tutto in una piattaforma completa con tanto di servizi di analytics per garantire le accelerazioni che stanno, ad esempio, alla base delle progettualità del PNRR e non solo. Ma adottare queste tecnologie richiede anche un cambio culturale e serve una capacità di abbracciare queste trasformazioni con uno spirito nuovo. Piattaforma è infatti anche capacità di integrare e orchestrare servizi evoluti che un tempo non rientravano nella logica tradizionale dell’infrastruttura.

 

Cosa significa questa evoluzione in relazione con il PNRR?

Questo è un passaggio molto importante. A mio avviso il PNRR richiede che la digitalizzazione diventi un processo industriale, ovvero, in altre parole, richiede di applicare logiche industriali ai processi di innovazione, per poter accelerare e per garantire la scalabilità necessaria alla portata di questo piano. L’industria, volendo rimanere su questo esempio, compone pezzi fatti da diversi attori, non sviluppa tutto da zero, si concentra sul core business e sceglie di appoggiarsi ai migliori fornitori. Questo è un modello fondamentale se si vuole far accelerare i processi di innovazione.

Ma c’è un altro aspetto da evidenziare: nella lettura del rapporto tra infrastruttura e PNRR c’è anche una scalabilità verso l’alto. Una scalabilità che porta ad arricchire l’infrastruttura con una capacità di orchestrazione di soluzioni e di partnership e la strategia Kyndryl punta esattamente a implementare, configurare e gestire infrastrutture evolute.

 

Il modello è quello delle piattaforme Cloud?

Sì, il cloud offre una serie di servizi che ciascuno può scegliere in funzione dei propri obiettivi, delle proprie necessità e delle modalità con cui intende implementarli unendo, ad esempio, scalabilità e sicurezza. Il rapporto con l’infrastruttura digitale deve essere analogo e come Kyndryl vogliamo proporre infrastrutture come piattaforme evolute in grado di gestire ricchezza e complessità.

 

Se si passano in rassegna le Missioni del PNRR si avverte che ripresa e resilienza implicano un ripensamento nelle logiche chiave del nostro sviluppo con particolare attenzione a tre aspetti: gestione delle risorse, risk management e inclusione. Che ruolo possono svolgere nello specifico le infrastrutture digitali?

Per quanto riguarda le risorse, abbiamo in campo soluzioni molto evolute basate sull’Internet of Things che ci permettono di rispondere alla domanda primaria nel resource management con un elevato livello di precisione, a partire da temi legati alla conoscenza del territorio per allargarsi a tematiche legate all’energia, al water management o a tanti altri ambiti. Abbiamo soluzioni end-to-end che possono partire dalla gestione di un device IoT, comprendendo la raccolta dei dati, la centralizzazione, l’analisi e l’applicazione di soluzioni predittive contando sulla spinta innovativa della data science. Ma infrastruttura significa anche garanzia di sicurezza nel rispetto di standard che tengono conto delle tante e diverse situazioni che si presentano nei percorsi di trasformazione digitale e industriale. In questo tipo di progettualità infrastruttura può vuol dire ad esempio mettere a disposizione soluzioni di Edge Computing, per avere capacità di elaborazione di dati in real time sul territorio. Sicurezza significa capacità di monitorare costantemente contesti di smart city per permettere alle Pubbliche Amministrazioni di conoscere con precisione “cosa accade in ogni punto della città”, ovvero permettere di individuare comportamenti anomali, di prevenire pericoli o minacce, di gestire le criticità della mobilità evitando la concentrazione di persone o mezzi. Gli esempi sono veramente tanti e come Kyndryl siamo convinti che il ruolo dell’infrastruttura, esattamente con questa declinazione di piattaforma abilitante, debba essere anche quello di rispondere a queste esigenze con una scalabilità industriale da applicare in tutti i contesti in cui sorgono queste necessità.

 

Come si configura il rapporto tra Kyndryl e i temi della sostenibilità ambientale e sociale?

Kyndryl è un’azienda che si pone obiettivi specifici di responsabilità, sia dal punto di vista ecologico, sia in termini di responsabilità sul piano sociale. Riteniamo che l’inclusione sociale sia molto importante e la concretizziamo in una organizzazione attenta alle persone, alle comunità e ai territori. Anche in questo percorso, un ruolo speciale è affidato all’infrastruttura che mette a disposizione, a livello di piattaforma, le soluzioni che consentono di agevolare l’accesso e lo svolgimento di qualsiasi attività di lavoro o di studio o di relazione (ad esempio nei servizi pubblici) per chiunque abbia difficoltà di qualsiasi tipo.

I temi legati all’inclusione entrano direttamente a far parte dei contenuti di piattaforma e di infrastruttura?

Assolutamente sì. Queste tecnologie devono essere integrate in piattaforma. Non devono essere oggetti difficili da reperire, da integrare o da aggiungere. Infrastruttura significa che qualsiasi sviluppatore deve essere in grado di includere facilmente nella propria app anche i servizi che riguardano la persona. Come Kyndryl abbiamo diverse soluzioni che possono aiutare ad accelerare sia la gestione di queste soluzioni sia la loro diffusione.  Per fare qualche esempio, possiamo dire che lo smart working è un altro modo per essere inclusivi. Sappiamo benissimo che si tratta di un cambio culturale e sappiamo che esistono strumenti che abilitano l’inclusione di soggetti che fanno più fatica, che presentano maggiori difficoltà. Questo è possibile (e facile) nel momento in cui le infrastrutture comprendono nativamente queste tecnologie e nel momento in cui sono pensate per sostenere questo approccio culturale. Siamo convinti che l’inclusione debba far parte in modo nativo della logica in cui viene concepita l’infrastruttura.

 

Restando sul focus primario legato al PNRR, vediamo il ruolo del digitale e delle infrastrutture su ciascuna delle sei missioni a partire dalla prima: digitalizzazione, innovazione e competitività

In questo caso occorre ripetere e sottolineare che si tratta di un processo che deve diventare industrializzato e per farlo occorrono piattaforme evolute e skill adeguati. Come Kyndryl disegniamo, configuriamo e gestiamo le piattaforme, abbiamo poi un piano di crescita di skill dei dipendenti e un piano di assunzioni di centinaia di nuove persone per farle crescere sulle nuove esigenze infrastrutturali.

 

Passiamo alla Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica

L’infrastruttura è centrale per sostenere una sustainability transformation: parliamo di tematiche legate al monitoraggio dei KPI correlati all’ottimizzazione energetica, alla gestione delle risorse, alla lettura in chiave ecologica delle attività economiche e industriali solo per fare alcuni esempi. Per raggiungere determinati risultati occorre rispondere ai temi che stanno alla base delle logiche della sustainability: la gestione della sensoristica è un esempio molto calzante: l’IoT è sempre più diffuso, sempre più capillare e sempre più rilevante in termini di quantità di dati; a questo si deve aggiungere la capacità di misurare e di gestire dei kpi appropriati; unitamente a una imponente capacità di gestione dei dati che devono comprendere a loro volta logiche di normalizzazione, di standardizzazione, di analisi. Come Kyndryl rispondiamo a questo scenario con la capacità di mettere a disposizione infrastrutture ed expertise in grado di rispondere a queste esigenze includendo, in funzione delle necessità e degli obiettivi, IoT management, Edge computing, Cloud computing, Hybryd Cloud, data lake, machine learning, skill specifici

 

Proseguiamo con la Missione 3: infrastrutture per la Mobilità sostenibile

Il PNRR pone un tema di sostenibilità associato a un ripensamento della mobilità e uno dei punti è proprio nella capacità di ridurre i “costi” ambientali e sociali della mobilità, cercando di mettere intelligenza nell’analisi dei bisogni di mobilità definendo delle priorità. E si tratta di uno scenario che parte dalla capacità di portare intelligenza a livello studio degli scenari e di disporre poi di una capacità di controllo. Dobbiamo poi dire che le tecnologie ci sono, sono disponibili e sono ampiamente all’altezza delle sfide che abbiamo davanti e che attengono ai temi della sicurezza delle infrastrutture fisiche e della sicurezza dei cittadini e dell’ambiente. A questo riguardo dobbiamo mettere nuovamente in evidenza che disponiamo oggi di una sensoristica IoT, di una capacità di analisi, di elaborazione del dato e di expertise che sono in grado di fare la differenza.

 

Completiamo il quadro con la lettura del rapporto tra Infrastrutture e le altre Missioni: Istruzione e ricerca (Missione 4), Inclusione e coesione (Missione 5), e Salute (Missione 6)?

Nell’ambito dell’istruzione e della ricerca dobbiamo partire dallo scenario che si è disegnato con la necessità di utilizzare la didattica a distanza in questi ultimi due anni. In questo periodo, tante infrastrutture sono state messe alla prova in un contesto che va messo in stretta relazione anche con la crescita contemporanea dello smart working. È chiaro che si tratta di una trasformazione che ha anche un fortissimo impatto culturale, di evoluzione nei comportamenti alla quale le infrastrutture sono chiamate a dare risposte adeguate, non solo in termini di soluzioni applicative per le lezioni o per lavorare da remoto ma capaci di garantire sicurezza, affidabilità, flessibilità e sostegno per tutti. In questo scenario non ci sono solo nuovi bisogni, ma nascono e si consolidano nuovi comportamenti, nuove abitudini che incidono sia sulla sfera sociale sia su quella professionale.

In Kyndryl abbiamo pensato a una linea di sviluppo per fornire servizi in prospettiva end user allo scopo di garantire una assistenza basata su tecniche di supporto AI-based, e sempre su questo ambito abbiamo servizi che permettono di creare piattaforme di lavoro specifiche ad alta personalizzazione in funzione degli obiettivi, della professione, delle competenze.

Su inclusione e coesione, come abbiamo visto anche precedentemente, il digitale può fare tanto e nello specifico i servizi digitali sono determinanti nel permettere un ripensamento non solo dei servizi ai cittadini, ma anche un ridisegno per ruolo economico di tante aree del paese. Tornando allo smart working la disponibilità di infrastrutture digitali adeguate può restituire a molti territori una importante capacità di recupero a livello di “ritorno ai piccoli centri” e di tornare a generare valore con un contributo a una ripresa e a una resilienza a livello territoriale.

Infine, il tema della salute merita una riflessione speciale che può essere messa in relazione, per certi aspetti, con il paradigma del cloud. Quando pensiamo al cloud, dobbiamo fare riferimento a un data center che di fatto esce dal suo perimetro, che supera le pareti tradizionali e diventa più grande, va oltre i confini convenzionali sotto ogni punto di vista. Nel momento in cui pensiamo alla salute, dobbiamo pensare a un paradigma di innovazione che va a sua volta oltre gli ospedali. Oggi il digitale può fare tantissimo per abbattere le barriere e costruire soluzioni avanzate che si avvicinano ai pazienti. La possibilità di raccogliere dati da wearable per tenere sotto controllo i parametri di riferimento di un paziente, la capacità di analisi e ricerca di correlazioni, il supporto alle soluzioni pensate per semplificare l’accesso ai dati e alla loro rappresentazione per i medici, tutto questo dal nostro punto di vista fa parte delle infrastrutture.

Con il PNRR è fondamentale pensare, progettare e agire in ottica di ecosistema. Cosa significa per Kyndryl?

 

Certamente è necessario per tutti contare su alleanze e partnership in ottica di ecosistema per rispondere a una trasformazione che è sempre più complessa e che richiede spesso anche grandi accelerazioni. Ma va anche detto che un ecosistema è utile se viene sfruttato come tale. Noi siamo molto attenti alla costruzione di soluzioni, alla service composition, alla capacità di integrare e di orchestrare soluzioni e competenze. I nostri accordi con Google, Microsoft, VMware ad esempio vanno proprio nella direzione di permettere la creazione di piattaforme infrastrutturali che puntano sui contenuti di tecnologia, di expertise e di servizio necessari per rispondere alla necessità di avere una innovazione capace di accelerare e di rispondere ai temi della sostenibilità e dell’inclusione.

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Mauro Bellini
Mauro Bellini

Ha seguito la ideazione e il lancio di ESG360 e Agrifood.Tech di cui è attualmente Direttore Responsabile. Si occupa di innovazione digitale, di sostenibilità, ESG e agrifood e dei temi legati alla trasformazione industriale, energetica e sociale.

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