L'analisi

Investimenti ESG: il peso del rischio idrico nei portafogli

Secondo Deepshikha Singh, Deputy head of La Française Sustainable Investment Research, per garantire la sicurezza delle risorse le aziende devono ripensare le loro strategie e trasformare i loro modelli di business. Ma soprattutto, devono prendere in considerazione i rischi e le opportunità nelle loro catene di approvvigionamento legate alla scarsità d’acqua

Pubblicato il 20 Apr 2022

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L’acqua è la risorsa rinnovabile per eccellenza – eppure scarseggia, ed è stata gravata da un eccesso di consumo, dall’inquinamento e dagli effetti del cambiamento climatico. L’uso globale dell’acqua è più che raddoppiato negli ultimi 40 anni. Si stima che avremo bisogno del 50% in più di cibo (e del 40% in più di acqua dolce) entro il 2030. Secondo l’Onu, il 45% del prodotto interno lordo globale, il 52% della popolazione mondiale e il 40% della produzione globale di grano saranno a rischio a causa dello stress idrico entro il 2050 se nulla dovesse cambiare. Le aziende stanno già vivendo stress finanziari-materiali legati alla scarsità d’acqua e al conseguente degrado degli ecosistemi.

Deepshikha Singh, Deputy head of La Française Sustainable Investment Research, fa il punto sul tema del rischio idrico nei portafogli di investimento. E in un commento, scrive: “Le acque sotterranee, la nostra principale risorsa d’acqua dolce, è scarsa e in rapido esaurimento. Il nostro pianeta si distingue per l’abbondanza d’acqua sulla sua superficie, ma meno dell’1% di essa è utilizzabile nella sua forma naturale. Per la maggior parte degli usi che ne facciamo – domestici e industriali – l’acqua viene pompata dal sottosuolo. L’acqua sotterranea, infatti, è la principale forma d’utilizzo della risorsa idrica, ma sta rapidamente scomparendo. Stiamo pompando riserve non rinnovabili di acqua sotterranea a tassi insostenibili per contrastare la siccità in tutto il mondo, senza nemmeno sapere quanta ce n’è rimasta”.

Una situazione critica a livello globale: “Come suggeriscono i dati della Nasa – prosegue Singh -, un terzo dei nostri più grandi bacini di acqua freatica è in difficoltà e in rapido esaurimento a causa del consumo umano. Solo negli Stati Uniti, quasi la metà del fabbisogno d’acqua è soddisfatto dal pompaggio dalle falde sotterranee. Se a questo si aggiungono gli enormi volumi pompati dalle compagnie di imbottigliamento e da altre industrie, le riserve di acqua freatica sono state stressate oltre ogni limite. La Nasa stima che la probabilità di mega siccità (definita come tale quella che dura più di 30 anni) nelle pianure del sud-ovest e del centro degli Stati Uniti stia per aumentare al 60%, anche se venissero raggiunti gli obiettivi net zero entro il 2050 (cosa che gli ultimi rapporti dell’IPCC sostengono che non succederà)”.

La crescente scarsità d’acqua pone diverse sfide per le industrie

Le industrie e l’agricoltura usano il 90% delle risorse globali di acqua dolce, con l’agricoltura che fa la parte del leone. “Si prevede che la domanda globale di acqua (in termini di prelievi d’acqua) aumenterà del 30% entro il 2050 (nonostante la crescente scarsità), principalmente a causa della maggior domanda dei settori manifatturiero ed elettrico (Ocse) – aggiunge Singh -. Una popolazione mondiale in crescita e sempre più ricca ha bisogno di più cibo, materie prime ed energia, che esercitano un’intensa pressione sulle risorse idriche. I rischi legati all’acqua, da quelli fisici a quelli reputazionali, possono potenzialmente danneggiare la performance finanziaria delle aziende.

Settori come quello alimentare e delle bevande hanno di fronte a sé diversi rischi legati all’acqua. L’agricoltura, per esempio, utilizza una quota importante (70%) delle risorse globali di acqua dolce e la sua sopravvivenza è messa in discussione dal cambiamento climatico. L’acqua è vitale per l’industria anche quando è usata per la pulizia, il raffreddamento o il riscaldamento e la crescente scarsità sta aumentando i costi per le aziende. Secondo la Global Water Intelligence (GWI), le tariffe medie dell’acqua a livello mondiale sono quasi raddoppiate nell’ultimo decennio.

Molte altre industrie – scrive ancora – sono esposte a rischi legati all’acqua e alla sua scarsità, attraverso le loro catene di approvvigionamento. L’attuale carenza globale di chip per semiconduttori, esacerbata da problemi idrici, sta scuotendo le industrie automobilistiche e tecnologiche. Aziende come Sony, Samsung e GMC stanno già lottando per raggiungere gli obiettivi di produzione a causa della mancanza di chip. La carenza dovrebbe durare fino al 2022.

Se la scarsità d’acqua sarà persistente, le aziende possono perdere la loro licenza di operare. Ad esempio, una società estrattiva di carbone con sede nel Queensland, Adani, non è riuscita dinnanzi a una Corte Federale, a ottenere l’accesso a miliardi di litri d’acqua per la sua attività. La costruzione della miniera e del progetto ferroviario è ancora in corso, ma deve essere trovata una risoluzione sull’impatto sull’acqua e sulla biodiversità.

Nel nord dell’India, uno stabilimento della Coca-Cola ha ricevuto l’ordine di chiudere dopo l’accusa di di un gruppo di agricoltori di un impiego eccessivo di acqua. Questo è avvenuto 10 anni dopo che un altro impianto della Coca-Cola era stato chiuso per gli stessi motivi nello stato meridionale del Kerala. L’anno scorso la Nestlé è uscita dal business Waters negli Stati Uniti – almeno in parte a causa di numerose proteste, cause legali e multe per il drenaggio di dighe locali per le sue operazioni di imbottigliamento”.

Una nuova frontiera per gli investitori nella sostenibilità

“La chiave – fa notare ancora Singh – è la divulgazione. Attualmente c’è un deficit di informazioni per gli investitori e gli altri stakeholder sul reporting dei rischi finanziari e delle opportunità legate all’acqua nei modelli di reporting societari tradizionali. Un deficit significa che gli investitori non sono in grado di allocare il capitale in modo da contribuire effettivamente a un cambiamento concreto.

La Water Discloure Campaign del Carbon Disclosure Project (CDP) offre un buon punto di partenza per la raccolta dei dati. Nel 2021, il 90% di tutte le aziende osservate dai partecipanti alla campagna ha risposto al questionario sulla sicurezza dell’acqua: un tasso di risposta impressionante, che ha portato a un aumento del 20% nella disclosure aziendale. Secondo il CDP Water Report 2020, il costo dell’inattività sulla sicurezza idrica è oltre cinque volte il costo dell’azione”.

Il prossimo passo sarà la definizione degli obiettivi. “Il Science Based Targets Network (SBTN)  – prosegue Singh nel suo commento – sta lavorando alla definizione di linee guida per avere obiettivi specifici sull’acqua per le aziende negli anni successivi. Come investitori, un altro fattore importante per affrontare questi rischi nei portafogli dipende anche dalle linee guida del mercato sulle best practice. Il Climate Disclosure Standards Board (CDSB) Water Guidance offre alle aziende uno strumento per sviluppare le loro pratiche di reporting e garantisce che gli investitori ricevano le informazioni necessarie per prendere decisioni di investimento efficaci in questo senso.

Soprattutto – conclude -, ciò che attualmente ha più valore per quanto riguarda il rischio idrico è la gestione attiva su questi temi. Per garantire la sicurezza delle risorse idriche, le aziende devono ripensare le loro strategie e trasformare i loro modelli di business; devono prendere in considerazione i rischi e le opportunità nelle loro catene di approvvigionamento legate alla scarsità d’acqua.

Ci sono molte opportunità per impegnarsi collettivamente su questi temi attraverso i PRI, il Carbon Disclosure Project e la SBTN. Come investitori responsabili, dobbiamo andare oltre i numeri e assicurarci che le aziende siano coinvolte nella gestione della disponibilità di acqua nelle loro operazioni, nella catena di fornitura e nelle comunità in cui operano. L’acqua, a differenza del carbonio, è una risorsa locale – la sua sostenibilità dipende molto dalla sostenibilità dell’intero ecosistema”.

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