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Sostenibilità, sicurezza alimentare, tracciabilità: da Anitec Assinform e Confindustria Digitale un focus speciale sull’Agrifood

Temi e opinioni del confronto che ha accompagnato la presentazione del white paper “Il Digitale e l’innovazione tecnologica a supporto del settore agrifood italiano” con Marco Gay, Presidente Anitec-Assinform, Simone Marchetti, Coordinatore Tavolo Filiere Produttive 4.0 di Anitec-Assinform, Riccardo Castellana, Coordinatore GdL Agroalimentare di Confindustria Digitale, Elio Catania, Consigliere del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Mipaaf, Agostino Santoni, Presidente Confindustria Digitale, Chiara Corbo, Direttrice Osservatorio Smart AgriFood Politecnico di Milano, Piero Gattoni, Presidente Consorzio Italiano Biogas, Luca Sciascia, Poligrafico e Zecca dello Stato Italiano, Giovanni Sorlini, INALCA e Cluster CL.A.N., Carmelo Troccoli, Fondazione Campagna Amica

Pubblicato il 06 Mar 2022

Anitec Assinform Agrifood 2

Fare innovazione nel sistema agroalimentare ha, per un paese come l’Italia, un valore e una importanza superiore a quella di qualsiasi altro paese. Per una nazione con una eccellenza globale come quella del Made in Italy l’innovazione non può essere interpretata solo come adozione di tecnologie o applicazione di modelli. Per il nostro paese, per le realtà del Made in Italy così come anche per l’industria dell’innovazione e del digitale la sfida, che oggi unisce i temi della competitività e della sostenibilità è nella capacità di interpretare l’innovazione con la stessa capacità creativa e con lo stesso approccio alla qualità e all’eccellenza che contraddistingue la produzione agroalimentare tradizionale.

E oggi è più che mai il momento di accelerare su una innovazione che appare indispensabile per rispondere a esigenze e domande come sostenibilità, sicurezza alimentare, qualità, riduzione degli sprechi, diversificazione e competitività del sistema agroalimentare. Peraltro è fuori discussione che sui temi dell’innovazione e della trasformazione del sistema agroalimentare si sviluppi una parte fondamentale della competitività del nostro paese e appare altrettanto chiaro che si tratta di una competitività che è sempre strettamente legata alle capacità di utilizzare le potenzialità dell’innovazione digitale.

La sfida, per tutti gli attori è quella di creare le condizioni per una collaborazione sempre più solida e stretta tra sistema di innovazione digitale e sistema agroalimentare ed è proprio su questi temi che si colloca il white paper di Anitec-Assinform e Confindustria Digitale: “Il Digitale e l’innovazione tecnologica a supporto del settore agrifood italiano” presentato nel corso dell’evento “Sicurezza, tracciabilità e sostenibilità: innovare il settore agrifood con il digitale”.

Gay: il digitale per portare efficienza a tutto il sistema agroalimentare e per garantire nuove forme di competitività

Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform ha sottolineato in apertura del convegno le criticità di un momento storico difficile nel quale deve prevalere la necessità di dare supporto alle popolazioni colpite dalla guerra e di guardare agli scenari che si prospettano con grande attenzione al contesto internazionale. Scenari che per il settore agrifood si concretizzano in rincari di prezzo nelle forniture del grano e in tensioni geopolitiche che condizionano gli scambi commerciali, con spinte inflazionistiche e rischi di rincari che si aggiungono a quelli indotti anche dalla crisi energetica.

Anche per affrontare queste situazioni Gay vede nell’innovazione un alleato per rendere più efficiente il comparto, per accelerare le logiche di competitività legate alla strategia europea Farm to Fork e per sfruttare le tecnologie che posso aiutare il settore a rispondere alla domanda di sostenibilità e di sicurezza alimentare dei prodotti che arriva dai mercati.

E il presidente di Anitec Assinform ricorda come il digitale sia una delle leve più importanti di crescita per il Paese con un +5,7% di crescita nel 2021 rispetto al 2020 e l’auspicio che con il PNRR questo trend si possa rafforzare e consolidare. Questa capacità di innovazione può fare tanto per un settore come l’agroalimentare che pesa per oltre il 15% sul PIL, e dove gli investimenti in innovazione rappresentano una delle leve strategiche per ottenere processi produttivi più efficienti mantenendo al contempo la qualità tipica dell’agroalimentare italiano.

Per Gay dall’impiego delle nuove tecnologie digitali e dall’agricoltura 4.0 possono arrivare risposte ai fabbisogni crescenti di cibo a livello mondiale, al mantenimento e tutela della qualità dei prodotti e alla riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni. E il rapporto tra digitale e agrifood sta già dando importanti risultati grazie a investimenti che sono già arrivati a 540 milioni di euro per l’Agricoltura 4.0 (Fonte Osservatorio Smart Agrifood) con una crescita costante anno su anno.

Marchetti: la tecnologia può contribuire a costruire un sistema agroalimentare più performante e più sicuro

Simone Marchetti, Coordinatore Tavolo Filiere Produttive 4.0 di Anitec-Assinform e impegnato, insieme a Riccardo Castellana, Coordinatore gruppo di lavoro Agroalimentare di Confindustria Digitale nei lavori per il white paper “Il Digitale e l’innovazione tecnologica a supporto del settore agrifood italiano” (che potete scaricare qui) osserva che con il prolungarsi della pandemia ci si é “abituati” a una situazione di emergenza che ci porta oggi a fronteggiare una crisi che mette ulteriormente a repentaglio le vite di molti essere umani e che presenta nello stesso tempo nuove minacce al sistema produttivo agroalimentare.

“L’agrifood è uno dei fiori all’occhiello del nostro Made in Italy – sottolinea Marchetti –  e ha una straordinaria valenza territoriale e culturale. E oggi, la tecnologia può e deve contribuire a costruire un sistema più performante che sia nello stesso tempo capace di reagire alle crisi e alle difficoltà che costantemente si presentano”. Il white paper, ricorda Marchetti, vuole essere un punto di partenza per contribuire alla discussione sui cambiamenti in atto, sulle opportunità e per comprendere meglio i vantaggi derivanti dall’adozione delle nuove tecnologie, con una serie di indicazioni sui campi di applicazione.

In questo senso, tra le varie tecnologie che portano valore al settore il Cloud rappresenta uno degli abilitatori di base per tanti percorsi di innovazione rendendo disponibili risorse, soluzioni, applicazioni e sicurezza. Esattamente quello che serve per un settore che, come mette in evidenza Marchetti, deve sempre di più lavorare sui dati. Tra le tecnologie che più stanno contribuendo all’innovazione del settore l’Internet of Things gioca a sua volta un ruolo determinante grazie alla possibilità di contribuire alla ricostruzione nel dominio digitale di uno scenario fisico e fornire dati preziosi per fare previsioni o predizioni sfruttando un’altra tecnologia fondamentale come l’Intelligenza Artificiale.

La Blockchain a sua volta permette di costruire una catena di trust e trasparenza sulla provenienza e sui processi di lavorazione e contribuisce ad affrontare i temi della tutela e della valorizzazione. “La combinazione di queste tecnologie – conclude – possono aiutarci a costruire casi applicativi pratici e possono permettere la creazione di progetti di filiera e di ecosistema abilitati da tecnologie digitali”.

Castellana: affidarsi ai dati per innovare prodotti e cicli produttivi con infrastrutture abilitanti e sicurezza

A sua volta Riccardo Castellana, Coordinatore gruppo di lavoro Agroalimentare di Confindustria Digitale sottolinea il ruolo dei dati come fattore abilitante di tante forme di innovazione. Ma nello stesso tempo ricorda anche che “se ci affidiamo ai dati per innovare i cicli produttivi, dobbiamo disporre di infrastrutture abilitanti che forniscano certezze sulla sicurezza di questi dati. L’importanza dell’infrastruttura di sostegno alla trasformazione è paritetica a quella dell’innovazione dei processi o delle soluzioni tecnologiche”.

Rispetto alle possibilità di dare vita a una via italiana all’innovazione digitale nell’agroalimentare Castellana osserva che in un mondo sempre più interconnesso e globalizzato poter lo sviluppo di idee e risorse specifiche per dare vita a una propria via di crescita sfruttando le potenzialità del digitale è  una nuova occasione per affermare i valori del Made in Italy. Ma la necessità di portare innovazione deve a sua volta essere il frutto di uno sforzo nel quale devono essere coinvolti tutti: le imprese impegnate nell’innovazione tecnologica, le imprese agroalimentari sul territorio, le università e le associazioni.

Corbo: l’Agricoltura 4.0 continua a diffondersi e porta un contributo fondamentale all’agroalimentare italiano

Chiara Corbo, Direttrice dell’Osservatorio SmartAgrifood del Politecnico di Milano mette in evidenza come il digitale stia entrando nelle imprese agroalimentari del nostro paese con un trend che è certamente positivo. “Cresce il mercato dell’agricoltura 4.0 – osserva -, in 4 anni abbiamo visto una crescita progressiva, che nel 2020 è arrivata a una crescita di circa il 20%, con investimenti in innovazione dell’ordine di 540 milioni di euro. Una crescita che si registra anche in termini di quantità di superficie coltivata con tecniche 4.0. Se poi si considera anche il mondo del contoterzismo, il mercato può crescere ancora tanto”. Corbo sottolinea poi che nel corso del 2021 gli incentivi hanno giocato un ruolo importante e hanno portato a un rinnovamento importante del parco macchine.

“Il quadro è positivo anche dal punto di vista della trasformazione – prosegue l’analista -. Le aziende stanno aumentando il loro livello di digitalizzazione e le tecnologie più utilizzate svolgono un ruolo di “abilitatori” a processi e logiche 4.0 come ad esempio nel caso dei gestionali evoluti”. Guardando infine agli ambiti nei quali si sta costruendo questo percorso di innovazione si nota che le aree maggiormente interessate dal 4.0 sono quelle della produzione, della logistica, della tracciabilità alimentare. In questi ambiti si diffondono progetti basati su tecnologie come la blockchain a cui l’agrifood guarda sempre più con maggiore interesse. A questo proposito Corbo sottolinea che a livello globale l’agrifood resta uno dei comparti con la maggior presenza di progetti Blockchain a testimonianza di come questa tecnologia possa portare valore al settore.

Gattoni: con “Farming for Future” 10 azioni concrete con cui l’agricoltura può ridurre le emissioni del 30% entro il 2030

“Grazie al miglioramento della gestione delle sottoproduzioni e alla possibilità di avere un digestato come fertilizzante organico abbiamo potuto spingere su una innovazione che non è più solo energetica, ma che riguarda tutta la filiera”. Per Piero Gattoni, Presidente Consorzio Italiano Biogas l’innovazione è la strada maestra per permettere alle imprese del settore agrifood di giocare un ruolo attivo e competitivo sui temi della sostenibilità. “Le aziende del Consorzio Italiano Biogas (CIB) sono un laboratorio a cielo aperto e con il progetto “Farming for Future” abbiamo individuato 10 azioni concrete con cui il primario può ridurre le emissioni del 30% entro il 2030”.

Passare alla digitalizzazione per Gattoni non è solo un modo per migliorare l’impatto ambientale, ma anche un modo per sviluppare nuove forme di competitività e per rimanere sul mercato. “L’agricoltura può vivere una trasformazione fondamentale da “parte del problema del climate change” a soluzione garantendo maggiore sicurezza nell’approvvigionamento dei beni primari. Il driver deve essere quello di Fare di più con Meno e possiamo dire che le aziende sono pronte a questo tipo di innovazione”.

Guardando alle criticità Gattoni sottolinea la necessità di riuscire a rappresentare e comunicare in modo chiaro le prospettive legate alla costruzione di un nuovo valore grazie alla digitalizzazione. Mentre un altro grande tema è quello del capitale umano, della necessità di disporre di competenze adeguate per pilotare questa trasformazione.

Sciascia: dalla tutela alla valorizzazione dei prodotti grazie ai dati con il Passaporto Digitale

Le sfide per l’agroalimentare sono veramente tante: la ricerca di efficienza, di precisione nell’utilizzo delle risorse e dunque di sostenibilità, di efficienza, la necessità di produrre di più con meno e di garantire sempre e in ogni ambito la sicurezza alimentare. Ma per un mercato di eccellenza come quello del Made in Italy ci sono anche minacce costanti come quelle dell’italian sounding e delle contraffazioni e la sfida per il digitale è quella di mettere a disposizione nuovi strumenti di difesa. “Di difesa e di tutela – ci tiene a sottolineare Luca Sciascia, Responsabile Soluzioni Anticontraffazione e Tracciabilità presso Poligrafico e Zecca dello Stato Italiano – ma è ancora più corretto parlare di valorizzazione. Ed è qui che si colloca il progetto Passaporto Digitale per i prodotti agroalimentari che nasce nel 2018 per fornire a tutti i beni di qualità certificata un sistema che ne consente una identificazione univoca, la corretta tracciabilità e che permetta al consumatore finale di disporre della riconoscibilità certa dell’origine del prodotto”. Sciascia sottolinea l’importanza di guardare ai temi della valorizzazione e sottolinea che il Passaporto Digitale è una soluzione di anticontraffazione e di tracciabilità consente di salvaguardare e garantire maggior valore alla concorrenza leale dei produttori che agiscono nel rispetto delle regole garantendo nello stesso tempo la tutela della salute dei consumatori.

Il Passaporto Digitale è composto da un marcatore fisico costruito con elementi di sicurezza per la verifica dell’autenticità del bene; da un sistema di tracciabilità digitale che consente di fornire informazioni fondamentali a chi effettua controlli igenico-sanitari o a chi deve verificare gli adempimenti indicati nel disciplinare di produzione e naturalmente per fornire la visione corretta e completa sul prodotto al consumatore. Ma il Passaporto è anche uno strumento per interagire con la filiera e per valorizzare le best practices legate ai prodotti di qualità. L’accesso alle informazioni tramite l’app gratuita Trust your food si configura anche come uno strumento di comunicazione e di valorizzazione di un ricchissimo patrimonio informativo enograstronomico e culturale.

Sorlini: nella sfida di passare dal dato all’informazione l’industria digitale deve accompagnare le imprese agroalimentari

“A mio parere ogni progetto di digitalizzazione in un contesto integrato deve nascere da un’idea precisa – interviene Giovanni Sorlini, Direttore Qualità, Ambiente e Sviluppo Sostenibile di INALCA e membro del Comitato – tecnico scientifico del Cluster CL.A.N.  – Passare dal dato all’informazione è un salto quantico. Il mondo dell’industria digitale deve saper calibrare i progetti sugli obiettivi delle aziende agroalimentari, deve saperle accompagnare”. Sorlini guarda anche al metodo che deve guidare questa prospettiva. “Prima della scelta tecnologica – osserva -, occorre fare un data mining adeguato sul campo o in allevamento e per questo serve contare su capitale umano adeguato. Occorre sapere superare le resistenze che si presentano a livello agricolo perché la digitalizzazione non è vissuta sempre e chiaramente come un aumento di valore. Occorre poi considerare che non sempre c’è il contesto organizzativo per capire in che misura il dato può diventare effettivamente valore”.

C’è poi un tema legato ai servizi e al ruolo che può e deve svolgere l’associazionismo agricolo: l’assistenza tradizionale legata al prodotto e alle soluzioni specifiche per il campo o per gli animali devono scalare e devono aiutare la comprensione, anche culturale, del valore del dato. Occorre andare oltre la tecnologia per capire in che forma di comunicazione/narrazione si collocano i dati e per comprendere come la trasformazione digitale permetta una trasformazione basata sulla conoscenza che si traduce in azioni sempre più precise per le imprese, nella gestione delle risorse ad esempio, nella riduzione dei rischi, nel controllo della qualità, nella capacità di tutelare e comunicare questi valori.

Troccoli: servono tecnologie che intervengono sulla peculiarità del nostro sistema produttivo

“L’agricoltura di precisione è certamente fondamentale per la sostenibilità – osserva Carmelo Troccoli, Direttore Generale Fondazione Campagna Amica -, ma abbiamo bisogno che questa sappia assecondare le caratteristiche specifiche del nostro sistema agricolo nazionale”. Per questo servono tecnologie che intervengono sulla peculiarità del nostro sistema produttivo. “Possiamo immaginare tutta la tecnologia che vogliamo – prosegue -, ma se le aree rurali rimangono con un deficit di banda larga come quello che abbiamo ancora nel nostro paese rischiamo di abbandonare a sé stessa la parte della produzione primaria che sta facendo un enorme balzo in avanti in termini di innovazione e sostenibilità. C’è bisogno, con urgenza, di accompagnare e sostenere le imprese in questo senso. “L’ascolto da parte di chi detiene le tecnologie è fondamentale – conclude -. Sulla fase dell’ascolto delle esigenze va investito più tempo e maggiori risorse più ancora che nella presentazione delle performance tecnologiche perché l’innovazione che funziona si deve costruire assieme”.

Catania: l’agrifood ha bisogno di una visione sistemica che arriva grazie al digitale

Il ruolo delle istituzioni appare oggi più che mai importante, sia per il peso più volte evidenziato del settore agroalimentare sul PIL e sulla competitività del sistema paese, ma anche per il contributo determinante che può portare nel raggiungimento di obiettivi di sostenibilità com prospettiva di una agricoltura sostenibile e competitiva. E appare particolarmente significativa la testimonianza di Elio Catania, consigliere del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Mipaaf, ma anche figura di riferimento come manager e come dirigente di associazioni impegnato nella diffusione dell’innovazione digitale nel nostro paese.  E non a caso l’intervento di Catania è nel segno del pragmatismo: “Abbiamo ben compreso il ruolo e l’importanza nel sistema produttivo nazionale dell’industria agroalimentare. Il settore primario del nostro paese è il primo in Europa per valore aggiunto”. Catania sottolinea che il sistema agrifood è sottoposto alla grande sfida che si muove lungo gli assi della sostenibilità ambientale e della trasformazione digitale, su cui l’Europa si sta giocando la sua policy di sviluppo e di crescita nei prossimi anni. “Questo significa – prosegue –  rispondere alle sfide del climate change, della lotta agli sprechi e della povertà alimentare, innovando i processi produttivi. E per questo l’innovazione è il “must” e i 540 milioni di investimenti nell’agricoltura 4.0 sono una solo una quota del valore che può assorbire il comparto”.

Ma perché questo possa avvenire è importante diffondere e consolidare il concetto di filiera: “l’agrifood è un settore che ha bisogno di una visione sistemica, trasversale, di filiera. Il sistema è ancora molto parcellizzato e su questo si sta muovendo anche la PAC (Politica Agricola Comune) mentre al concetto di filiera è legata l’intera filosofia del PNRR. La parola chiave – prosegue Catania – è nella integrazione dei sistemi produttivi dal campo alla tavola per competere, per essere più efficienti e per valorizzare in modo sistemico i brand del Made in Italy. Si tratta peraltro anche di una dimensione tecnologica che per un comparto sottoposto a tante pressioni deve essere nella condizione di portare ai consumatori prodotti di qualità insieme a tante certezze su provenienza e produzione”.

Catania ricorda poi a sua volta che l’agroalimentare è uno dei settori che ha risposto meglio al Covid assicurando gli impegni verso la collettività. Ma proprio per affrontare situazioni con queste caratteristiche l’agricoltura ha bisogno più di altri settori di quella capacità di resilienza che solo l’innovazione digitale può dare. Una digitalizzazione che però non ha un percorso facile, per le piccole dimensioni delle imprese, per la presenza di pochi capi filiera, per una innovazione ancora a macchia di leopardo, che caratterizzano ancora gran parte del paese, anche se ci sono eccellenze di innovazione mondiali, nel vino, nel caseario, nell’ortofrutta. Eccellenze importanti ma che sono ancora poche, anche se ci sono sicuramente le condizioni perché possano moltiplicarsi.

Il tema peraltro è chiaro e come afferma Catania “Le tecnologie ci sono, ma occorre scaricare a terra questa capacità di innovazione”. È ancora bassa la capacità recettiva del singolo operatore, mentre può essere alta quella delle organizzazioni che rappresentano le imprese, nel senso di grandi confederazioni e alleanze cooperative che possono svolgere un ruolo fondamentale per dialogare, amplificare e rilanciare le opportunità ai piccoli agricoltori.

“Come governo – prosegue Catania –  si lavora sulle policy con un grandissimo impegno. Ad agosto abbiamo avuto una tranche importante di risorse, 26 miliardi sulle infrastrutture ferroviarie, adesso stanno arrivando gli altri assegni da 30-40 miliardi che allocheremo nel sistema produttivo, manifatturiero e agricolo. I contratti di filiera erogati andranno nella direzione di cui stiamo. Anche con 800 milioni di euro sulla logistica”.

In definitiva, la policy c’è, le politiche europee vanno in questa direzione, “ma – come conclude Catania – serve anche una grande opera di comunicazione verso gli operatori con un impegno comune che metta il digitale in relazione sempre più stretta con le imprese e con i territori”.

Santoni, tre priorità: infrastrutture, competenze e rendere la tecnologia ancora più semplice

Per il mondo dell’industria digitale e per l’innovazione la sfida è quella di avvicinarsi n modo sempre più stretto ai bisogni delle imprese dell’industria agroalimentare condividendo gli obiettivi e i mezzi necessari per raggiungerli. Per Agostino Santoni, presidente di Confindustria Digitale sono oggi tre le aree sulle quali è necessario intervenire in modo particolare.

“Se è vero che l’industria agroalimentare rappresenta una filiera fortemente distribuita e frammentata – osserva – occorre investire sulle infrastrutture per abilitare e accelerare il percorso di digitalizzazione. Una delle grandi sfide una volta consolidata l’infrastruttura, è nella capacità di indirizzare programmi specifici basati sul digitale per coprire al 100% una filiera fortemente presente su tutto il territorio. E il vero tema – riflette Santoni – è nella necessità di riuscire a scalare e a portare soluzioni e innovazione su tutto il paese”.

Il secondo punto dell’analisi di Santoni riguarda la tecnologia che “deve diventare ancora più semplice – afferma -, sia in senso applicativo, nell’utilizzo delle tecnologie oggi disponibili sia nel linguaggio da adottare per parlare ad un’industria che ha le sue regole e le sue specificità e che ha un rapporto culturale con i territori e con le risorse più preziose del nostro paese. E nel concetto di “tecnologia semplice” deve rientrare la capacità di gestire anche la protezione dei dati e la sicurezza come veri e propri fattori critici per la competitività.

L’altro grande tema che attiene alla diffusione dell’innovazione riguarda l’economia del talento. Se si guarda al PNRR e alle opportunità del digitale e dell’agroalimentare, si avverte la necessità di contare su persone con competenze adeguate con le quali re-immaginare l’industria agroalimentare attraverso il digitale. Occorre inserire programmi di formazione digitale nell’ambito di percorsi specifici per chi si occupa di agroalimentare, sia negli istituti tecnici sia nelle università. Il digitale deve essere sempre presente nella forma di un digitale che sia concepito espressamente per rispondere ai bisogni dell’agroalimentare.

Per queste tre priorità, nel breve, medio e lungo periodo, serve un lavoro comune e questo è il momento giusto per affrontarlo perché c’è una combinazione unica di fattori che favorisce questa trasformazione: i consumatori lo vogliono oggi assai più di quanto non avvenisse nel passato; ci sono le risorse per affrontare questi progetti e occorre supportarle con infrastrutture e competenze. Con questi due grandi acceleratori occorre avere la consapevolezza che si può costruire, grazie al digitale, il futuro di una industria agroalimentare sempre più importante per il nostro paese e per la nostra competitività.

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Mauro Bellini
Mauro Bellini

Ha seguito la ideazione e il lancio di ESG360 e Agrifood.Tech di cui è attualmente Direttore Responsabile. Si occupa di innovazione digitale, di sostenibilità, ESG e agrifood e dei temi legati alla trasformazione industriale, energetica e sociale.

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