Blue Economy

Gestione dei rifiuti marini: l’innovazione di Ogyre



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La start-up italiana chiude un round guidato da Vertis SGR per espandere la raccolta tracciata dei rifiuti marini grazie a blockchain e modelli rigenerativi, coinvolgendo pescatori, cooperative e oltre 200 aziende partner. L’obiettivo è raccogliere 20 milioni di tonnellate entro il 2030 con un approccio sostenibile che integra tecnologia, filiera e impact investing

Pubblicato il 16 dic 2025



rifiuti marini

La gestione dei rifiuti marini è una delle sfide più urgenti per la tutela degli oceani e per la tutela della biodiversità. In questo contesto, l’adozione di tecnologie innovative e modelli rigenerativi sta progressivamente ridefinendo le strategie di intervento e monitoraggio. Start-up come Ogyre stanno attirando l’attenzione di investitori e aziende impegnate nella Blue Economy, puntando su soluzioni digitali per tracciare e certificare la raccolta dei rifiuti in mare, con l’obiettivo di ampliare il proprio impatto su scala globale entro la fine del decennio. L’integrazione tra strumenti tecnologici avanzati e nuovi paradigmi di collaborazione tra attori pubblici e privati si sta rivelando centrale per promuovere pratiche sostenibili lungo tutta la filiera delle attività legate agli ecosistemi marini.

Ogyre raccoglie nuovi capitali per accelerare la lotta ai rifiuti marini

Con la chiusura di un round da 3,8 milioni di euro guidato da Vertis SGR, Ogyre rafforza la propria posizione nel settore della raccolta e gestione dei rifiuti marini, proiettando la sua attività verso una fase di crescita anche a livello internazionale. L’operazione, che vede il coinvolgimento di Crédit Agricole Italia e Open Venture come co-investitori, si inserisce in un contesto dove le esigenze ambientali e industriali si sovrappongono sempre più spesso. Ogyre, fondata nel 2021 e già a break-even con oltre 2 milioni di euro di fatturato nel 2024, si prepara ora a scalare il proprio modello operativo, puntando a integrare nuove flotte in Paesi strategici e a incrementare significativamente i volumi di rifiuti rimossi. Il piano industriale prevede una crescita progressiva fino al traguardo delle 20 milioni di tonnellate raccolte entro il 2030, una sfida che implica non solo investimenti in mezzi ma anche l’implementazione di partnership funzionali con realtà locali e multinazionali.

Tecnologia blockchain e modello rigenerativo: come funziona la piattaforma

Il fulcro tecnologico dell’offerta Ogyre risiede nell’utilizzo della blockchain per garantire trasparenza e tracciabilità alle operazioni di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ogni intervento viene registrato sulla piattaforma, assicurando che aziende partner e stakeholder possano verificare in tempo reale l’effettiva destinazione del materiale raccolto. Questo approccio consente non solo di certificare l’impatto ambientale delle attività promosse ma anche di generare dati utili per analisi scientifiche sull’inquinamento marino. Parallelamente, il modello operativo adotta una logica rigenerativa: Ogyre coinvolge direttamente i pescatori delle comunità costiere, riconoscendo loro compensi superiori agli standard locali e favorendo così un circolo virtuoso tra valorizzazione delle risorse umane e tutela dell’ecosistema marino. La collaborazione con cooperative territoriali per l’avvio dei rifiuti a riciclo o smaltimento responsabile rappresenta un ulteriore tassello nell’integrazione tra tecnologia digitale e sviluppo sostenibile.

Espansione internazionale e obiettivi di impatto per il 2030

La strategia delineata dal nuovo aumento di capitale prevede un’espansione mirata in aree geografiche particolarmente esposte all’inquinamento da plastica, con l’obiettivo di consolidare la presenza sul mercato europeo e aprire nuovi porti operativi in Asia, Africa e America Latina. Il potenziamento delle flotte consentirà a Ogyre di incrementare la capacità media giornaliera di raccolta fino a cinque tonnellate, raggiungendo il target annuo dei due milioni di chilogrammi già entro il 2026. Questa traiettoria è coerente con le aspettative degli investitori istituzionali che guardano all’impact investing come leva competitiva per la transizione ecologica. Parallelamente alla crescita quantitativa, Ogyre mira a rafforzare il proprio team – composto oggi da 25 professionisti – ampliando competenze verticali su data science, logistica sostenibile e relazioni internazionali; elementi indispensabili per gestire una filiera estesa su più continenti senza disperdere la qualità del dato raccolto né l’efficacia degli interventi.

Blue Economy e coinvolgimento delle aziende nella sostenibilità degli oceani

L’adesione al progetto da parte di oltre 200 aziende partner rappresenta uno dei segnali più evidenti dell’interesse crescente del tessuto produttivo verso iniziative concrete nell’ambito della Blue Economy. Brand come Luna Rossa, Panerai, Feltrinelli o AS Roma hanno scelto Ogyre non solo per ragioni reputazionali ma anche per integrare le proprie strategie ESG con azioni misurabili e certificate sul campo. Il ruolo della piattaforma come fonte primaria di dati affidabili sull’inquinamento marino amplia inoltre le possibilità di reporting secondo gli standard SDG ONU e offre alle imprese strumenti oggettivi per comunicare i progressi fatti in chiave ambientale. In prospettiva, questa dinamica può contribuire a definire nuovi standard settoriali nell’utilizzo della tecnologia per la sostenibilità delle risorse idriche globali, posizionando Ogyre come interlocutore privilegiato negli sviluppi dell’economia blu.

Gestione responsabile risorse marine e riduzione dell’inquinamento

Nell’attuale scenario globale, la gestione responsabile delle risorse marine e la riduzione dell’inquinamento da rifiuti emergono come priorità condivise tra imprese, istituzioni e società civile. L’esperienza di Ogyre mostra come l’adozione di strumenti tecnologici avanzati, integrata a modelli economici innovativi, possa favorire nuovi approcci collaborativi per la tutela degli oceani. In questa prospettiva, il coinvolgimento delle aziende in iniziative concrete e tracciabili rappresenta un tassello essenziale non solo per rispondere alle crescenti aspettative ambientali, ma anche per costruire filiere più trasparenti e resilienti. La traiettoria intrapresa suggerisce che solo attraverso una sinergia tra tecnologia, visione imprenditoriale e responsabilità collettiva sarà possibile affrontare con efficacia le sfide della Blue Economy nei prossimi anni.

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