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ESG: a che punto siamo in termini di fiducia verso la rendicontazione di sostenibilità

Da un lato la posizione delle imprese e dall’altro la prospettiva dei consumatori: la ricerca “Rating ESG delle imprese, asserzioni etiche aziendali e percezione dei cittadini riguardo alle scelte green delle aziende” permette di fare il punto sulla situazione dell’ESG in Europa

Pubblicato il 17 Giu 2023

Fonte ricerca: Rating ESG delle imprese, asserzioni etiche aziendali e percezione dei cittadini riguardo alle scelte green delle aziende” finanziata dal Parlamento Europeo

Tra i tanti Rischi ESG che dovrebbero essere considerati nelle analisi relative alle performance di sostenibilità delle imprese ce n’è uno che rappresenta una minaccia tanto per le imprese quanto – e soprattutto – per il mondo ESG. Si tratta del rischio di compromettere la fiducia da parte dei cittadini nel valore stesso dell’ESG, ovvero nella sua capacità di misurare, rendicontare e rappresentare in modo affidabile le performance di sostenibilità delle imprese.

Un rischio reale che si può intravvedere in alcuni significativi segnali della ricerca “Rating ESG delle imprese, asserzioni etiche aziendali e percezione dei cittadini riguardo alle scelte green delle aziende” finanziata dal Parlamento Europeo. Ricerca che peraltro permette anche di individuare alcune possibili soluzioni per intercettare, gestire ed evitare o quanto meno ridurre questo rischio.

Dichiarazioni di sostenibilità sotto accusa

La principale criticità che arriva dalla ricerca riguarda il grado di fiducia nelle dichiarazioni di sostenibilità prodotte dalle aziende che è purtroppo decisamente critica: tra il basso (44,5%) e il bassissimo (19,5%) . Un dato che va messo in relazione a un’altra evidenza a sua volta molto critica che vede il 45,5% del campione di cittadini europei intervistati ritenere che le aziende stiamo utilizzando il tema della sostenibilità per finalità di marketing e di comunicazione pubblicitaria.

La conoscenza dell’acronimo ESG presso i 500 cittadini coinvolti nella ricerca (per la parte dello studio relativa ai consumatori) è purtroppo molto scarsa: solo il 38,5% dichiara di conoscerne il significato. Il livello di conoscenza dei contenuti della sostenibilità ambientale è scarso per il 22%, è buono per il 25% e di livello intermedio per il 43% circa.

La ricerca ha voluto interrogare i cittadini anche sulle esigenze e sulle prospettive e alla domanda quanto è importante disporre di comunicazioni trasparenti  da parte delle aziende possibilmente verificate la terze parti affidabili la risposta è molto chiara: per circa il 75% del campione è molto o moltissimo importante.

Concretamente è possibile misurare quanto e come la sostenibilità può influenzare anche gli acquisti? Per capire come si può tradurre l’ESG in una potenzialità di mercato la ricerca ha chiesto ai cittadini se informazioni chiare, facilmente accessibili, comprensibili, concrete e affidabili sulla sostenibilità dei prodotti potrebbero influenzare le scelte di acquisto. Anche in questo la risposta è chiara: abbastanza per il 35% del campione e molto e moltissimo per più del 50% del campione.

Come rendere più affidabili le rendicontazioni di sostenibilità

Lato imprese la ricerca punta l’indice sul fatto che nel 70% dei casi la sostenibilità è rendicontata con bilanci di sostenibilità approvati sulla base di evidenze autoprodotte. L’assenza, in termini di coinvolgimento, di una figura terza, rischia di gettare un’ombra sulla veridicità o quanto meno sull’affidabilità delle informazioni riportate nei report.

Peraltro in termini di profilo generale per quanto riguarda l’impegno delle imprese non mancano i segni positivi. Nel campione composto da 100 aziende quelle nella fascia 250-500 dipendenti nel 58% dei casi redigono un bilancio di sostenibilità o una dichiarazione non finanziaria o DNF. Nel 62% dei casi dichiara di avere un responsabile per tutto quanto attiene ai dossier legati alla sostenibilità, anche se nel 52% dei casi si tratta di un impegno part time. Infine, nel 39% dei casi è presente un delegato alla sostenibilità.

Uno scenario che potrebbe far ben sperare ma se si considera che solo il 25% delle organizzazioni affermano di aver affrontato un audit interno sulla rendicontazione dei criteri ESG.

La ricerca che può essere consultata in forma integrale QUI è stata promossa dall’On. Tiziana Beghin, eurodeputata e finanziata dal Parlamento Europeo con l’obiettivo di disporre di elementi ed evidenze per elaborare indicazioni e raccomandazioni utili al legislatore.

In particolare lo studio è stato condotto da un team  italiano coordinato da Giorgia Grandoni, Consultant and Researcher presso Reputation Management.

Il professor Luca Poma, referente scientifico dell’indagine ha sottolineato l’obiettivo di fare il punto sul tema della rendicontazione non finanziaria e dell’ESG nei bilanci delle aziende europee, per disporre di elementi che permettessero di intercettare i punti di forza o di debolezza delle prassi e avere elementi relativi alla percezione dei cittadini in merito alle aziende.

L’On. Tiziana Beghin, ha voluto mettere in evidenza la crescente esposizione ai rischi dovuta alla crescita di catene di fornitura lunghe e frammentate e alla complessità legata agli spazi geografici in cui si svolgono gli scambi commerciali. La domanda di informazioni affidabili non si limitano più solo ai temi economici tradizionali, ma attengono sempre di più anche ai rischi che possono compromettere il futuro delle imprese o dei loro stakeholder. E diventa sempre più importante indirizzare il lavoro legislativo in modo tale da aumentare la trasparenza e l’affidabilità della rendicontazione relativa alla sostenibilità e alla gestione dei fattori di rischio ESG.

Su ESG Smart Data una selezione e una sintesi delle ricerche e delle analisi sul ruolo e sulle prospettive della sostenibilità per le imprese e per le pubbliche amministrazioni.

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