Decarbonizzazione

Riduzione CO2 di oltre il 50% in Italia grazie al digitale

La riduzione del CO2 potrebbe avvenire entro il 2050, questa è la previsione della ricerca “Verso una Net Zero Society. Tecnologie e strategie digitali per un mondo a emissioni zero”, realizzata da Atos Italia in collaborazione con il think tank italiano The European House – Ambrosetti

Pubblicato il 01 Nov 2021

Riduzione C02 - Foto da Pixabay

Il digitale avrà un ruolo fondamentale anche nella riduzione delle emissioni di CO2. Infatti, facendo leva su un necessario rinnovamento infrastrutturale e sull’integrazione con i sistemi energetici e la crescita industriale, entro il 2050 la digitalizzazione potrà contribuire direttamente e indirettamente a oltre il 50% del percorso di neutralità climatica italiana, con un impatto soprattutto in quei settori che oggi influenzano maggiormente le emissioni nel nostro Paese. Questo è quanto emerge dalla ricerca “Verso una Net Zero Society. Tecnologie e strategie digitali per un mondo a emissioni zero“, realizzata da Atos Italia in collaborazione con il think tank italiano The European House – Ambrosetti.

Obbligo inderogabile: diminuire il riscaldamento climatico

La prima intesa universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici definita alla conferenza sul clima (COP 21) di Parigi nel 2015, ha stabilito che entro la fine di questo secolo l’incremento del riscaldamento globale dovrà essere contenuto in 2° Celsius. Tuttavia, il mondo non è sulla giusta strada per limitare il riscaldamento globale e, allo stato attuale, gli obiettivi annunciati a Parigi si tradurrebbero in un riscaldamento ben superiore ai 3° entro il 2100. Se non invertiremo questa tendenza l’incremento di temperatura causerà inondazioni ancora più catastrofiche di quelle viste sinora, incendi boschivi, condizioni meteorologiche estreme e distruzione di specie. Per permettere alla Terra di scongiurare catastrofi e danni ambientali irreversibili, il recente G20 si è posto obiettivi ancora più ambiziosi: azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C.

Dalla digitalizzazione una risposta strategica alla riduzione della CO2

La sfida è ambiziosa e cruciale per il benessere degli ecosistemi, delle società e degli individui. È una sfida che chiama in causa la responsabilità degli stati, delle imprese e dei cittadini per individuare soluzioni tempestive e per mettere in campo una risposta strategica e integrata al cambiamento climatico.

Tra queste vi è proprio la digitalizzazione. Secondo lo studio “Verso una Net Zero Society. Tecnologie e strategie digitali per un mondo a emissioni zero“, la strada italiana per la transizione dovrà vedere l’implementazione di 20 leve digitali strategiche, acceleranti o abilitanti – tra automazione, intelligenza artificiale, Internet of Things, high performance computer, digital twin e piattaforme digitali – in favore degli 8 settori oggi maggiormente coinvolti nei consumi di emissioni inquinanti del Paese: i trasporti, elettrico, manifatturiero, servizi, rifiuti, famiglie e consumi domestici, agricoltura, processi industriali e altre fonti fossili.

Le 7 dimensioni cruciali

Per valutare l’impatto del digitale su questo complesso processo, è stato realizzato un modello interpretativo articolato. Si tratta di un “prisma” attraverso cui filtrare l’apporto delle tecnologie digitali al processo di decarbonizzazione, considerando le 7 dimensioni cruciali di efficienza, circolarità, elettrificazione, sostituzione delle fonti fossili, conservazione dell’energia, riduzione o rimozione della CO2 e infrastrutture.

Secondo i risultati della ricerca, entro il 2050 il peso del digitale sul processo di riduzione della CO2 italiano sarà addirittura maggioritario rispetto alla componente “non digital”. Infatti, il digitale fornirà un contributo che sarà responsabile del 53,2% dell’abbattimento delle emissioni inquinanti. Di queste, il 17,8% sarà abbattuto in forma diretta e il 35,4% in maniera indiretta.

Dove il digitale potrà dare il maggior contributo

Il contributo diretto e indiretto del digitale risulta importante nei settori in cui si concentra oggi la produzione di CO2 italiana. In particolare, sul trasporto stradale, su quello elettrico e su quello dei processi industriali e delle fonti fossili. Insieme, questi settori hanno pesato nel 2019 per il 58,7% delle emissioni italiane ma, grazie agli impatti del digitale, vedranno rispettivamente una riduzione della CO2 del 100%, 85,5% e 42,5%. All’estremo opposto, invece, risultano più marginalmente impattati dal digitale il comparto dei rifiuti e quello agricolo, rispettivamente con un contributo diretto del 12,8% e indiretto del 5,2% alle emissioni che questi settori dovranno abbattere.

Le proposte strategiche per il sistema Paese

Al fine di trasformare l’Italia in avanguardia tecnologica e industriale nella transizione verde globale, lo studio ha anche presentato alcune proposte strategiche per il sistema Paese, concrete e azionabili:

  • lanciare un New Deal delle competenze digitali, con la creazione diffusa di corsi di cittadinanza digitale, coding e data science a partire dalla scuola d’infanzia, con un investimento nell’alfabetizzazione informatica degli stessi docenti;
  • valorizzare la sinergia tra digitalizzazione e sostenibilità nei criteri allocativi e per la selezione dei progetti e l’allocazione dei fondi del PNRR, a livello nazionale come a livello locale;
  • creare dei poli di eccellenza per lo sviluppo di tecnologie digitali per la decarbonizzazione nei settori del trasporto, sistema elettrico e per i servizi (settori in cui si concentra l’impatto del digitale), che abbiano l’obiettivo di sviluppare ecosistemi di impresa con leadership tecnologica e industriale a livello globale;
  • costruire un indicatore che misuri l’impatto della digitalizzazione sulla transizione verde, che ne permetta la misurazione nel tempo e un confronto continuativo tra Paesi.

Le sorti gemelle di digitalizzazione e decarbonizzazione

“Digitalizzazione e decarbonizzazione hanno sorti gemelle – ha dichiarato Giuseppe Di Franco, Presidente e Amministratore Delegato di Atos Italia e Vicepresidente di Atos Group – e sono destinate a crescere e a prosperare insieme in Italia e in Europa. Per comprendere le sinergie tra questi due percorsi ineludibili è però necessario quantificarne il reciproco contributo, analizzarne le potenzialità e disegnare attorno a essi linee di sviluppo concrete per le presenti e future generazioni”.

“Ritengo che ci sia un terzo gemello – ha aggiunto Di Franco –, che si chiama efficienza. Spesso, infatti, la decarbonizzazione da parte delle aziende viene vissuta a latere dal business, come se fosse un oggetto di comunicazione. Oggi la decarbonizzazione e il digitale sono due gemelli che fanno crescere insieme l’efficienza aziendale, rappresentando una possibilità di efficienza per il sistema economico e quindi di aumento della produttività del lavoro. Penso che la leva non sia solo la riduzione del costo del lavoro ma l’automazione del lavoro e la possibilità di affrontare tramite il digitale sfide più efficienti. E questo unito alla possibilità che tutto il sistema può avere nell’inglobare le Pmi”.

“Il digitale è la leva chiave per la decarbonizzazione così come per l’efficienza produttiva – ha concluso Di Franco –. Due obiettivi congiunti che permettano all’Italia di realizzare una leadership economica e industriale su scala globale. Oggi siamo alle porte di un processo che, in favore del sistema Paese, chiama in gioco in primo luogo le competenze professionali e la formazione del capitale umano, per attivare una necessaria rivoluzione culturale digitale”.

Conciliare l’innovazione tecnologica e la tutela dell’ambiente

Il nostro lavoro di ricerca indaga e quantifica nel dettaglio il contributo delle tecnologie digitali al processo di costruzione di una Net Zero Society, al fine di fornire indicazioni di pensiero strategico rispetto alle priorità per accelerare il percorso verso la neutralità climatica con particolare attenzione al contributo abilitante delle tecnologie digitali – ha affermato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO, The European House – Ambrosetti –. Conciliare l’innovazione tecnologica e la tutela dell’ambiente per progettare società ed economie migliori: è questa la vera sfida storica, improrogabile, che ci troviamo ad affrontare in questo momento di emergenza, che rappresenta un’opportunità unica. Un mondo più sostenibile è anche un mondo resiliente e prospero, più forte di fronte alle crisi e innovativo nel modo di fare business. In questo contesto, l’innovazione digitale fornisce oggi un contributo essenziale alla costruzione di un futuro sostenibile. Come dimostrato nella ricerca, riduzione della CO2 e digitalizzazione non solo si complementano all’interno di una visione di sviluppo largamente condivisa, ma si rafforzano vicendevolmente in un rapporto sinergico”.

Digitale, fattore abilitante e accelerante per migliorare l’efficienza energetica

“Il recente report dell’Intergovernamental Panel on Climate Change contiene chiare indicazioni su rischi e costi dei cambiamenti climatici già avvenuti e attesi nei prossimi decenni. Le sue conclusioni costituiscono un ultimo avvertimento a governi, istituzioni, imprese e cittadini che, nonostante i numerosi impegni sottoscritti, negli scorsi trent’anni non sono riusciti a mettere in atto misure concrete ed efficaci per ridurre le emissioni di gas climalteranti – ha sostenuto Carlo Carraro, Rettore emerito dell’Università Cà Foscari di Venezia e Vicepresidente dell’International Panel on Climate Change delle Nazioni Unite –. Per attenuare questi impatti servono riduzioni immediate, rapide e su larga scala, non solo in Europa, delle emissioni di gas serra, altrimenti limitare il riscaldamento a 1,5°-2°C sarà impossibile. È il digitale il fattore abilitante e accelerante di gran parte delle tecnologie che ci servono per migliorare l’efficienza energetica, procedere verso un’economia circolare, decarbonizzare il sistema elettrico e la mobilità, aumentare la capacità di conservazione dell’energia”.

“Grazie al digitale, gli incrementi di efficienza nell’uso di energia saranno enormi – ha proseguito Carraro – ed è la strada principale che dobbiamo perseguire. Tutto ciò innesca un doppio effetto: da un lato, grazie alle politiche pubbliche, avremo un impatto positivo sulla crescita, anche a livello di micro e singole imprese, e dall’altro lato minori emissioni. La combinazione di questi elementi genera una maggiore efficienza che si traduce anche in una maggiore produttività. Tutto questo lo facciamo perché c’è un’urgenza climatica, ma anche perché simultaneamente rappresenta un processo di modernizzazione che migliora le condizioni di competitività del Paese e ci sposta su una traiettoria di crescita migliore di quella che abbiamo osservato negli ultimi trent’anni”.

Distribuzione dell’energia elettrica agile e flessibile

“Una delle grandi responsabilità del nostro settore del digitale è di essere green per definizione e di aiutare i processi, le aziende e la Pa a diventare più sostenibili – ha sottolineato Agostino Santoni, Vice President di Cisco South Europe –. Già dal 2006 Cisco ha dichiarato le proprie ambizioni: net zero entro il 2040, Coop 1 e 2 entro il 2025 e Cop 1, 2 e 3 entro il 2040. Tali ambizioni significano che tutti gli uffici Cisco nel mondo devono usare energie rinnovabili. Questo comporta un aspetto di change management straordinario. Sono attivi 400 progetti per favorire la sostenibilità e la riduzione del CO2 con le ambizioni che ci siamo dati. Va visto in questo senso anche il chip che abbiamo sviluppato, il quale fa risparmiare il 96% dell’energia e ha raddoppiato la velocità. Siamo campioni nel mondo ma non nell’utilizzo del digitale. Pensando all’impatto che ha il digitale sulle infrastrutture critiche del nostro Paese, se si vuole accelerare l’utilizzo delle rinnovabili il sistema di distribuzione dell’energia elettrica deve essere agile e flessibile. Dal punto di vista infrastrutturale, stiamo investendo sulla banda ultralarga, costruendo nuove reti per la distribuzione elettrica e del gas connesse a internet. E se immaginiamo questa infrastruttura per lo sviluppo di nuovi servizi per le imprese, l’aumento di competitività possibile per il nostro Paese è straordinario”.

Necessaria una decisa semplificazione del contesto normativo

“Per raggiungere una neutralità climatica – ha sottolineato Vannia Gava, Sottosegretario di Stato del Ministero della Transizione Ecologica – sarà imprescindibile concentrare gli sforzi sull’innovazione tecnologica e su una decisa semplificazione del contesto normativo. La tecnologia è in ogni campo la migliore alleata che abbiamo a disposizione per ridurre emissioni, consumo del suolo e per minimizzare l’impatto ambientale di qualunque attività sul pianeta. Ma per fare ciò servono ricerca e idee da realizzare. E grazie al PNRR l’Italia può e deve giocare un ruolo di primo piano che potrà essere un nuovo trampolino di lancio per la competitività delle aziende italiane e la ripresa degli investimenti e dell’occupazione”.

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