Avere la possibilità di agire in tempo reale sui processi di business tenendo conto, con consapevolezza, precisione e resposnabilità, di quanto accade nel mondo esterno. Per Alessandro la Volpe, Amministratore delegato di IBM Italia questo è “il momento più bello per chi lavora all’innovazione digitale”. Perché stiamo entrando in una fase in cui l’Intelligenza Artificiale è realmente nella condizione di trasformare le aziende e di creare concretamente nuovi benefici e nuovo valore.
Per raccontare la portata e l’intensità di questa trasformazione La Volpe prende spunto da dati che sembrerebbero testimoniare il contrario. Il primo richiamo va alla ricerca McKinsey secondo la quale un 80% delle aziende impegnate in progetti basati sull’intelligenza artificiale generativa riferiscono di non aver goduto di nessun impatto significativo sul fatturato o sugli utili (La ricerca è “The State of AI: How organizations are rewiring to capture value” e fa parte della Global Survey on AI 2025 McKinsey – QUI il report originale n.d.r.).
Un altro dato altrettanto che sembra mettere in discussione la validità del percorso verso l’AI, riguarda le realtà che citano l’ampiezza della forbice tra la grande quantità di poc (proof of concept) presenti in azienda e lo scarso impatto degli stessi in termini di benefici sul business.
Il terzo dato sul quale La Volpe invita a riflettere, per arrivare alla propria chiave di lettura, riguarda la quantità di dati aziendali, ovvero meno dell’1%, che sono attualmente utilizzati per addestrare l’AI nella stragrande maggioranza delle sperimentazioni.
Si genera valore nel momento in cui si lavora su dati che “hanno valore”
Il punto chiave dell’analisi di La Volpe, che è anche al centro di uno dei principali trend per il 2026, riguarda il fatto che la scarsità di benefici attribuibili all’Intelligenza Artificiale è proprio da addebitare all’approccio che caratterizza la maggioranza delle sperimentazioni, nella scelta di lavorare su dati che non riflettono nello specifico la realtà di business dell’azienda.
Per la generazione di valore attraverso l’AI, secondo La Volpe, occorre tenere sempre presente che “Si parte dai dati per arrivare ai dati”, e la scelta di molte aziende di non “mettere in gioco” dati aziendali è stata una delle caratteristiche di questa fase del mercato che spiega in larga misura la carenza di risultati.
Ricordando che IBM è focalizzata sul mondo business sottolinea che le prospettive cambiano nel momento in cui si sceglie di lavorare, con una governance adeguata, sui dati aziendali.
Verso una Intelligenza artificiale realmente trasformativa
Richiamando una similitudine con il percorso di innovazione che ha caratterizzato l’introduzione dell’energia elettrica, La Volpe sottolinea come questa sperimentazione dell’AI generativa nelle imprese assomigli alla fase della “Lampadina” nel caso dell’energia elettrica. Le imprese hanno goduto di un importante miglioramento grazie all’illuminazione, ma la vera rivoluzione industriale si è concretizzata quando l’energia elettrica ha trasformato i processi industriali aprendo le porte a una enorme quantità di benefici e a una nuova era nella generazione di valore.
“Anche per l’Intelligenza Artificiale – sottolinea La Volpe – i vantaggi in termini di benefici reali e di business si vedranno nel momento in cui l’AI sarà a tutti gli effetti integrata nei processi di business ed è da questa prospettiva che occorre guardare alla spinta che arriva dall’AI Agentica”. (In merito al ruolo dell’Agentic AI nel 2026 La Volpe si è anche espresso in relazione al ruolo chiave che è chiamata a svolgere nel rapporto tra sostenibilità, ESG e business n.d.r.).
AI Agentica: la trasformazione del business è anche una trasformazione culturale
Il mercato si sta muovendo chiaramente in questa direzione e se si osserva questa evoluzione si nota che alla primissima fase del “panico”, quando molte aziende agivano con un senso di urgenza perché era necessario attivarsi subito in ambito AI, si è passati alla fase, appunto, della “lampadina” con sperimentazioni e progetti che permettono di iniziare a illuminare lo spazio nel quale muoversi, che consentono di riflettere sulle opportunità nonché disporre di qualche elemento in più su come evitare di fare passi falsi.
“Per la fase della trasformazione – tiene a precisare La Volpe – è necessario alimentare i progetti con informazioni aziendali, vale a dire quelle che permettono di agire in modo consapevole sui processi e che consentono di cambiare realmente il modo in cui si genera valore. E per questa fase – prosegue – è necessario affrontare anche un cambiamento culturale, con una evoluzione a sua volta decisiva a livello di competenze”.
La roadmap per rendere l’AI Agentica realmente trasformativa
La roadmap per una AI Agentica in grado di produrre risultati è ben chiara e La Volpe la ripercorre per sottolineare l’importanza strategica non solo dell’AI in generale, ma della sua corretta introduzione e della sua governance in azienda. L’AD IBM sottolinea l’importanza di prestare la massima attenzione ai business case più in linea con il pensiero strategico dell’azienda, e che sono concretamente nella condizione di raggiungere un aumento della produttività e della competitività o comunque di generare nuovo valore in modo coerente con la traiettoria aziendale.
Una volta definiti i business case più appropriati per La Volpe è fondamentale valutare se si dispone dei dati adeguati per lavorare su questi obiettivi. Occorre cioè valutare con precisione se e come questi dati sono disponibili, comprenderne la qualità, individuare le eventuali aree di miglioramento e le modalità per organizzarli affinché possano essere adeguatamente analizzati e correlati.
A questo punto l’azienda dispone di un “patrimonio” che può essere trasformato in valore con l’Intelligenza artificiale ma arriva il momento di interrogarsi su una nuova domanda, a sua volta strategica, ovvero: con quale intelligenza artificiale?
Dopo aver risposto ai temi legati al posizionamento strategico, ai business case, alla quantità e qualità dei dati, ecco che si deve arrivare a valutare con quale modello procedere. E anche su questo punto IBM ribadisce il proprio approccio aperto, basato su un’ampia scelta che permetta alle aziende di affrontare questa trasformazione in funzione dei propri obiettivi e della propria strategia.
Tre fattori chiave: trasparenza, orchestrazione e competenze
Nel momento in cui il processo decisionale è chiamato ad affrontare questa dimensione La Volpe richiama altri tre fattori che sono e saranno sempre più determinanti nel permettere all’AI di generare benefici concreti: la trasparenza (e di conseguenza la fiducia), la capacità di orchestrazione in termini di gestione degli Agenti AI e lo sviluppo coerente e costante delle competenze e dei talenti.
“Governare con trasparenza questa trasformazione vuol dire permette di comprendere come si concretizza – spiega -, mettere a disposizione gli strumenti per aiutare chi è coinvolto a capire tutti i passaggi, vuol dire spiegare come si sta lavorando, su quali dati, come si automatizzano i processi e come e perché si assumono determinate decisioni. La trasparenza – tiene a sottolineare La Volpe – è parte del valore. E la trasparenza – aggiunge – è poi, operativamente, anche un fattore chiave per il governo stesso dell’AI in azienda”. Considerando che si entra a tutti gli effetti in un dominio in cui l’Intelligenza Artificiale è nella condizione di automatizzare in maniera autonoma i servizi e di interagire con altre applicazioni.
E il tema dell’interazione con altre applicazioni, ci introduce alla necessità di definire e attuare delle strategie di orchestrazione tra agenti AI, o meglio ancora di orchestrazione trasparente. Un concetto questo che deve essere considerato anche in funzione del contesto in cui si svolge. La Volpe ricorda quando l’iPhone è entrato nelle nostre vite ha aperto la strada al fenomeno dell’ App Store che ha visto nascere qualcosa come due milioni di applicazioni nel giro di 10 anni. Ecco, le prospettive oggi, guardando all’orizzonte di sviluppo dell’Agentic AI è di assistere all’arrivo, nell’arco di tre anni di qualcosa come un miliardo di nuove app. Applicazioni che cambieranno il modo di interagire delle persone, dei consumatori, dei fornitori, delle aziende con il proprio network. E nello stesso tempo applicazioni che esprimeranno anche uno straordinario potenziale, nel momento in cui saranno in grado di interagire fra di loro, aprendo a potenzialità che, come appare evidente, saranno caratterizzate anche da una grande complessità che a sua volta andrà compresa, organizzata e governata.
E La Volpe arriva così al tema della governance di questo sviluppo che, per quanto riguarda l’architettura dell’infrastruttura sottostante deve essere, per IBM, di Cloud Ibrido.
L’approccio Client Zero e un aumento di produttività pari a 4,5 Miliardi di $
Per meglio rappresentare le ragioni di questa convinzione La Volpe tiene a sottolineare l’importanza dell’approccio Client Zero di IBM. “Sperimentiamo – spiega – sulla nostra pelle le innovazioni che poi proponiamo e portiamo ai nostri clienti. Ogni tecnologia e ogni soluzione che andiamo a mettere a disposizione delle imprese l’abbiamo prima testata, utilizzata e rodata al nostro interno. E con l’AI abbiamo realmente trasformato i nostri processi in maniera profonda, abbiamo cambiato il modo in cui interagiamo in ambito procurement, nell’HR, nel finance o nel supporto IT, solo per citare alcuni esempi. Abbiamo avviato una trasformazione basata sull’AI che ha permesso di raggiungere un aumento della produttività stimata in 4,5 miliardi di dollari l’anno, un valore che mostra di per sé quanto questo approccio all’AI possa essere a tutti gli effetti trasformativo“.
Trasparenza, fiducia e orchestrazione sono indiscutibilmente i fattori abilitanti per rendere l’AI trasformativa, ma La Volpe tiene anche a evidenziare che devono essere sempre messi in stretta e diretta relazione con il tema delle competenze. La trasformazione abilitata dall’AI implica una trasformazione nei ruoli, nelle funzioni, nelle attività e i benefici che si possono ottenere saranno determinati anche dall’efficacia delle azioni di upskilling e reskilling aziendale.
I trend 2026: dalla resilienza al Quantum Advantage
Se l’Intelligenza Artificiale agentica è la prospettiva di riferimento per il 2026 guardando al prossimo anno La Volpe propone una lettura più estesa e completa dei fenomeni che caratterizzeranno le prospettive di sviluppo. E a questo proposito richiama lo studio 5 trends for 2026 dell’Institute for Business Value IBM (QUI per leggere e consultare la ricerca n.d.r.) nel quale sono stati intervistati C-level di aziende, dipendenti e clienti-consumatori allo scopo di avere tre diverse prospettive sul 2026 dalle quali ricavare i 5 principali trend di riferimento.
Incertezza come opportunità
Il primo trend è un invito a guardare all’incertezza come a un’opportunità. Per poterlo fare le imprese devono prendere e implementare decisioni in tempo reale. vale a dire un obiettivo che rientra a tutti gli effetti nelle potenzialità dell’Agentic AI.
Più AI per le persone sul lavoro
Il secondo sguardo al 2026 riguarda il fatto che le persone cercano più AI sul lavoro, e arriva con una certa sorpresa, proprio dalla prospettiva dei dipendenti. A fronte di una convinzione che vede l’AI “scontrarsi” con una barriera culturale nel momento in cui si parla di adozione, ecco che invece i dipendenti esprimo una opinione contraria, dichiarano di desiderare un maggior coinvolgimento e addirittura la ricerca cita la disponibilità delle persone a cambiare azienda pur di migliorare e di poter contare su una learning experience con l’AI considerata come un vero e proprio vantaggio.
Consumatori attenti alla trasparenza
Il terzo trend è invece associato ai consumatori che cercano prima di tutto trasparenza e che considerano le aziende da cui comprano servizi o prodotti responsabili per le modalità con cui adottano e utilizzano l’AI. La Volpe spiega che questo significa disponibilità a comprendere ed eventualmente “perdonare” un errore nell’utilizzo dell’AI, come ad esempio una raccomandazione o un consiglio non completamente corretti. Nello stesso tempo però i consumatori non sono disposti a perdonare le aziende nel momento in cui l’adozione dell’AI non sia condivisa, non sia raccontata, spiegata e gestita in maniera trasparente. Questo significa trasparenza sulle modalità di lavoro, su come si ottengono i risultati, su cosa e come si automatizza.
Resilienza e rete di sicurezza locale
Con il quarto trend entra in gioco il tema della resilienza che richiede una rete di sicurezza locale. Una prospettiva che per le aziende, soprattutto quelle che lavorano su scala globale, richiama le tematiche della sovranità in ambito AI e dunque la necessità di conoscere dove “gira” l’AI, della necessità di disporre del controllo della propria infrastruttura, con la flessibilità di potersi muovere nel caso di cambio di scenari geopolitici o economici e con la capacità di rispondere all’evoluzione delle normative locali che stanno definendo vincoli importanti in ambito dati.
Arriva il Quantum Advange
L’ultimo trend è relativo al tema Quantum Computing e in particolare al vantaggio quantistico. Il 2026 è considerato l’anno in cui verrà raggiunto il cosiddetto Quantum Advantage, per il quale la sfida non è solo tecnologica ma riguarda la capacità di dar vita a ecosistemi collaborativi in grado di integrare risorse computazionali, dati e, ancora una volta, nuove competenze. La Volpe invita poi a considera anche la data del 2029, come il momento nel quale si prevede di raggiungere la fault tolerance del Quantum, ovvero la capacità di disporre di un Quantum in grado di operare in assenza di errore. Anche relativamente a questo trend La Volpe torna a portare l’attenzione sui fattori che permettono di generare valore e per il Quantum come per l’AI non ci si deve limitare alla tecnologia in quanto tale, ma occorre guardare alle applicazioni business che verranno messe a disposizione e – anche in questo caso – alle competenze adeguate.
“Perché tutto questo possa avvenire occorre un approccio da ecosistema – conclude La Volpe -. Quello del Quantum è un trend importante che avrà un’accelerazione l’anno prossimo e il nostro approccio è quello di continuare a investire non solo sulla tecnologia, ma su un approccio di ecosistema, di Quantum Network, che vuol dire una rete che già oggi conta più di 300 operatori tra centri di ricerca, università, enti pubblici, aziende e società tecnologiche che stanno lavorando con accesso a capacità Quantum”.







