La COP30 di Belém o trentesima Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) ha segnato una svolta storica nell’azione climatica globale. Dopo due settimane di negoziati e confronto tra 195 Paesi, governi, imprese, investitori, comunità indigene e società civile, il vertice ha trasformato l’urgenza climatica in un programma concreto di implementazione.
Tra nuove strategie finanziarie, piani operativi quinquennali e iniziative per la tutela di foreste, oceani e comunità vulnerabili, Belém definisce ora la rotta per una decade di climate action misurabile, inclusiva e orientata ai risultati. In questo contesto, promesse e impegni diventano strumenti operativi, capaci di generare impatti reali sul clima, sulla natura e sulla vita delle persone.
Di seguito, tutti gli spunti emersi durante la COP30 sono sintetizzati in sezioni tematiche, con i link agli approfondimenti dedicati per ciascun argomento.
Come si è aperta la COP30 di Belém e quali sfide si è posta?
L’avvio della COP30 a Belém ha subito messo in luce il carattere di estrema urgenza che caratterizza la necessità di affrontare il cambiamento climatico, con i leader mondiali che hanno ribadito come la finestra per mantenere il riscaldamento entro 1,5 °C stia rapidamente chiudendosi. La scelta dell’Amazzonia come sede del vertice assume un forte valore simbolico: è il cuore della biodiversità mondiale ma anche uno degli ecosistemi più minacciati. I negoziati si concentrano sull’aggiornamento degli NDC al 2035, sul finanziamento climatico e sulla protezione delle foreste tropicali. Tra speranze di collaborazione e tensioni geopolitiche, il primo giorno evidenzia una sfida chiave: trasformare gli impegni in azioni reali e misurabili.
Che nesso esiste tra tecnologia e azione climatica?
Il primo giorno della COP30 ha messo al centro lo strettissimo legame che intercorre tra adattamento climatico e innovazione tecnologica, considerato essenziale per trasformare gli impegni politici in azioni concrete. Leader globali e istituzioni hanno ribadito che la finestra per contenere il riscaldamento entro 1,5 °C si sta chiudendo, sottolineando la necessità di soluzioni rapide, scalabili e finanziabili. La tecnologia — dall’intelligenza artificiale ai sistemi digitali di monitoraggio — è stata presentata come leva fondamentale per rafforzare la capacità di resilienza, soprattutto dei Paesi più vulnerabili. La giornata ha visto anche l’annuncio di nuovi fondi multilaterali e piattaforme digitali dedicate all’azione climatica, segnando un passaggio dalla retorica all’implementazione. In questo quadro, Belém diventa il simbolo dell’integrazione tra innovazione, giustizia climatica e tutela degli ecosistemi critici.
In che modo tecnologia e finanza possono accelerare l’adattamento?
Se la tecnologia è emersa come protagonista assoluta, significativi sono stati i progressi sul fronte finanziario e della resilienza. Il Green Digital Action Hub e l’AI Climate Institute hanno fornito ai Paesi in via di sviluppo dati, formazione e piattaforme digitali per sviluppare soluzioni autonome, mentre il primo modello AI open source per l’agricoltura mira a supportare oltre 100 milioni di agricoltori entro il 2028. Sul fronte finanziario, il Fondo Loss & Damage ha lanciato la sua prima call da 250 milioni di dollari e le banche multilaterali hanno raddoppiato gli investimenti per l’adattamento, superando i 26 miliardi nel 2024. Le iniziative su agricoltura resiliente, protezione sociale e bioeconomia hanno mostrato come tecnologia e finanza stiano diventando leve congiunte di resilienza, inclusione e sicurezza alimentare globale.
Qual è il ruolo di città e territori nella transizione climatica?
Nella seconda giornata della COP30, città e territori hanno assunto un ruolo centrale, evidenziando come la resilienza climatica si costruisca soprattutto a livello locale. Leader e amministrazioni di oltre 80 Paesi hanno messo in campo soluzioni concrete per affrontare caldo estremo, gestione idrica, edilizia sostenibile e rifiuti urbani. L’iniziativa “Beat the Heat” mira a proteggere 3,5 miliardi di persone, mentre l’alleanza CHAMP, co-presieduta da Brasile e Germania, ha rafforzato il coordinamento tra governi nazionali e subnazionali. Nuovi standard globali per edifici a emissioni quasi zero, programmi per ridurre i rifiuti organici e investimenti nel water management da 20 miliardi di dollari hanno confermato l’importanza dell’azione territoriale. Allo stesso tempo, piattaforme digitali come Maloca e iniziative di economia circolare hanno mostrato che la transizione climatica prende forma nei luoghi in cui le persone vivono e lavorano.
Perché valorizzare persone, conoscenze e cultura è cruciale per la climate action?
Durante la terza giornata della COP30, le persone sono state riconosciute come fulcro della transizione climatica. Sono stati lanciati piani globali per la creazione di nuovi posti di lavoro nella green economy e lo sviluppo di competenze necessarie per l’adattamento e la resilienza. I popoli indigeni hanno condiviso conoscenze tradizionali fondamentali per le politiche climatiche, mentre è stato affrontato il tema dell’integrità dell’informazione per contrastare disinformazione e negazionismo. Appalti pubblici sostenibili e investimenti responsabili hanno rappresentato le leve economiche, mentre cultura e giovani hanno stimolato consapevolezza e partecipazione, consolidando un approccio inclusivo e intergenerazionale alla giustizia climatica.
Quali progressi ha registrato l’azione climatica a dieci anni dall’Accordo di Parigi?
Secondo l’Annuario 2025 dell’UN Climate Change, dieci anni dopo Parigi l’azione climatica ha visto significativi progressi: la capacità da fonti rinnovabili è più che raddoppiata, l’agricoltura ha ridotto le emissioni e i sistemi di allerta precoce hanno coperto un numero crescente di persone. Cresce anche il coinvolgimento di città, imprese e società civile, con iniziative cooperative quasi raddoppiate dal 2020 al 2025. Tuttavia, restano sfide rilevanti, come la deforestazione, le emissioni degli edifici e le reti elettriche insufficienti, indicando la necessità di accelerare l’attuazione concreta degli impegni globali.
In che modo salute, educazione e giustizia plasmano la resilienza climatica?
Alla COP30 di Belém è emerso che l’adattamento climatico non è più solo una questione tecnica: salute, educazione e giustizia costituiscono strumenti chiave per proteggere le comunità vulnerabili e rafforzare la resilienza globale. Il Belém Health Action Plan rafforza sistemi sanitari e formazione del personale, mentre iniziative educative come il framework PISA sulla “climate literacy” preparano le nuove generazioni a guidare la transizione. Contemporaneamente, strumenti di finanza innovativa e il coinvolgimento del sistema giudiziario garantiscono equità, protezione dei diritti umani e investimenti mirati, trasformando l’adattamento in una priorità strategica e inclusiva.
Quali azioni hanno avanzato governi, imprese, finanza e società civile a favore di energia sostenibile e industria pulita?
Alla COP30, il quinto giorno ha dimostrato che la transizione ecologica sta passando dalla teoria all’azione. Il Future Fuels Action Plan promuove carburanti sostenibili nei settori più difficili da decarbonizzare, mentre investimenti per reti elettriche e sistemi di accumulo rendono l’energia rinnovabile più stabile e accessibile. La Dichiarazione di Belém sulla Green Industrialization integra decarbonizzazione e sviluppo economico, creando catene del valore sostenibili e opportunità nei Paesi emergenti. Parallelamente, efficienza energetica, trasporti sostenibili e il Clean Cooking Fund migliorano accesso all’energia e inclusione sociale. Infine, iniziative per affrontare il calore estremo uniscono innovazione tecnologica, pianificazione urbana e protezione sociale, rafforzando la resilienza globale.
Come finanza, politiche e comunità locali stanno trasformando le promesse climatiche in azioni reali?
La sesta giornata della COP30 ha segnato il passaggio dall’ambizione all’implementazione: la finanza sostenibile si struttura con nuovi principi, tassonomie e solidarity levies, mobilitando capitali su larga scala verso paesi e settori vulnerabili. I mercati del carbonio si consolidano con regole condivise, mentre l’IFCCT integra commercio e clima. Azioni mirate sui superinquinanti accelerano la mitigazione a breve termine, e iniziative come il Clean Cooking Fund e le piattaforme nazionali del Green Climate Fund rafforzano resilienza e inclusione sociale. In parallelo, la mobilitazione dei popoli indigeni e delle comunità locali sottolinea che giustizia climatica e tutela dei territori sono centrali per una transizione equa e sostenibile.
Come combinare natura, innovazione e comunità per soluzioni concrete e durature per il clima?
La COP30 ha evidenziato un cambio di paradigma, ponendo natura e comunità al centro della finanza climatica. Con il Tropical Forest Forever Facility e la Scaling JREDD+ Coalition, foreste e biodiversità diventano asset strategici, mentre almeno il 20% dei fondi è destinato a popolazioni indigene. Investimenti record per agricoltura rigenerativa, bioeconomia e gestione del metano mostrano come capitale pubblico e privato possano tradurre promesse in azioni concrete. La creazione del Global Fire Management Hub rafforza la prevenzione e la risposta agli incendi, mentre giovani e comunità indigene guidano governance e adattamento. La COP30 combina etica, innovazione e finanza per affrontare la crisi climatica in modo equo e duraturo.
Come la COP30 può trasformare impegni climatici in azioni concrete?
A Belém la COP30 entra nel vivo della politica climatica, con il Brasile e leader internazionali che chiedono di superare promesse simboliche e tatticismi. L’obiettivo è tradurre impegni in azioni concrete: dalla protezione delle foreste con il Tropical Forests Forever Fund alla transizione energetica basata su rinnovabili e combustibili sostenibili. Dopo dieci anni dall’Accordo di Parigi, la sfida resta accelerare risultati misurabili, rafforzare cooperazione e governance globale e collocare Amazzonia e diritti delle comunità locali al centro della lotta alla crisi climatica. La COP30 punta così a diventare la conferenza dell’azione concreta e della responsabilità condivisa.
Durante il nono giorno della COP30 a Belém, oceani, foreste e comunità vulnerabili diventano protagonisti di iniziative concrete per una transizione climatica giusta. Tra queste, la Blue NDC Challenge e il Blue Package puntano a integrare la protezione marina nelle strategie nazionali, mentre la One Ocean Partnership mira a generare investimenti e posti di lavoro sostenibili. Al contempo, PMI, startup e settore edilizio vengono coinvolti in programmi di decarbonizzazione e legno sostenibile. La conferenza valorizza anche etica, giustizia climatica e leadership giovanile, con popoli indigeni al centro della governance territoriale e delle soluzioni locali. Così, la COP30 avanza dall’impegno simbolico all’azione concreta.
Perché oceani e natura rappresentano il cuore di una transizione giusta e incentrata sulle persone?
Durante il nono giorno della COP30 a Belém, oceani, foreste e comunità vulnerabili diventano protagonisti di iniziative concrete per una transizione climatica giusta. Tra queste, la Blue NDC Challenge e il Blue Package puntano a integrare la protezione marina nelle strategie nazionali, mentre la One Ocean Partnership mira a generare investimenti e posti di lavoro sostenibili. Al contempo, PMI, startup e settore edilizio vengono coinvolti in programmi di decarbonizzazione e legno sostenibile. La conferenza valorizza anche etica, giustizia climatica e leadership giovanile, con popoli indigeni al centro della governance territoriale e delle soluzioni locali. Così, la COP30 avanza dall’impegno simbolico all’azione concreta.
Come agricoltura sostenibile e leadership femminile possono guidare nella lotta al cambiamento climatico?
La decima giornata della COP30 a Belém ha posto l’agricoltura, la sicurezza alimentare e la leadership femminile al centro dell’azione climatica. Iniziative come il RAIZ Accelerator e il piano TERRA puntano a rigenerare i suoli agricoli, valorizzare agricoltori familiari e comunità locali, e promuovere sistemi agroalimentari resilienti. La Belém Declaration introduce fertilizzanti low-carbon, mentre “Mutirão in the Territories” rafforza la partecipazione comunitaria. Alghe e alimenti “blu” diventano leve di resilienza climatica, e le donne guidano la trasformazione, portando conoscenze tradizionali e soluzioni innovative. Così la COP30 trasforma impegni simbolici in strategie concrete, inclusive e radicate nei territori.
In che modo a COP30 ha segnato un passaggio decisivo nel percorso di attuazione dell’Accordo di Parigi?
La COP30 di Belém ha segnato un passo decisivo nell’azione climatica globale, presentando una Visione Quinquennale che integra oltre 480 iniziative in 117 Piani per Accelerare le Soluzioni. Organizzati in sei assi strategici — energia, foreste e oceani, agricoltura, resilienza urbana, sviluppo sociale e finanziamenti — i piani coinvolgono governi, imprese, investitori, città e comunità indigene per ottenere risultati concreti e misurabili. L’obiettivo è trasformare le promesse in interventi scalabili, promuovere una cooperazione inclusiva e valorizzare il contributo di tutti gli attori della società, dimostrando che l’azione climatica efficace nasce dalla responsabilità condivisa e dall’impegno collettivo.
Cosa cambia davvero per clima, finanza e natura dopo la COP30 di Belém?
La COP30 ha dato il via a una nuova fase di implementazione climatica globale grazie al Belém Package, con 29 decisioni approvate da 195 Paesi. L’azione si concentra su adattamento, finanza sostenibile, giustizia sociale, tutela di foreste e oceani, e gender equity, trasformando promesse in strumenti concreti e misurabili. Le NDC di oltre 122 Paesi sono state aggiornate, mentre nuovi strumenti come il Global Implementation Accelerator e il Tropical Forests Forever Facility collegano investimenti, natura e comunità locali. La conferenza ha inoltre rafforzato la partecipazione diretta dei cittadini e dei popoli indigeni, rendendo chiaro che un’azione climatica efficace nasce dalla cooperazione globale, dall’equità e dalla responsabilità condivisa.






