ABelém, nello stato brasiliano del Parà – conosciuto come porta d’ingresso dell’Amazzonia -, le voci del mondo si uniscono in una chiamata collettiva all’azione. COP30, la trentesima edizione del più grande vertice globale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, segna il ventesimo anniversario dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto e il decimo dall’adesione all’Accordo di Parigi in un contesto di crisi ambientale sempre più palpabile.
Nell’aria calda e umida della foresta, prende forma un evento che promette meno dichiarazioni e più risultati: una Conferenza delle Parti che ambisce a trasformare gli impegni in azioni concrete, segnando il passaggio dalla intenzione alla attuazione.
La riunione annuale dei Paesi firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) si è aperta ufficialmente in Brasile alla presenza di delegati provenienti da oltre 190 Paesi. Il palcoscenico scelto non è solo un simbolo, ma un richiamo concreto alla necessità di coniugare giustizia climatica, tutela ambientale e sviluppo sostenibile.
Belém diventa così il teatro ideale per discutere di soluzioni climatiche, rilanciare il multilateralismo e costruire un consenso condiviso sugli obiettivi per ridurre le emissioni di gas serra.
Nel suo discorso inaugurale, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha avvertito che non riuscire a contenere il riscaldamento globale entro la soglia di +1,5 °C rappresenterebbe «un fallimento morale» e una «negligenza mortale».
Sulla stessa linea il presidente della COP30, l’ambasciatore André Corrêa do Lago, ha ribadito che «questa sarà la COP dell’azione: o cambiamo per scelta insieme, oppure il cambiamento ci sarà imposto in modo tragico».
Anche Simon Stiell, Segretario esecutivo della UNFCCC, ha sottolineato che se «la curva delle emissioni si è piegata verso il basso, dobbiamo accelerare con coraggio e determinazione: la finestra per evitare il disastro climatico si sta rapidamente chiudendo».
A guidare la COP30 è lo spirito del Global Mutirão – ispirato al concetto amazzonico di mobilitazione collettiva e pensato per coinvolgere non solo governi, ma anche imprese e cittadini in progetti concreti contro la crisi climatica – insieme ai risultati del primo Global Stocktake, che ha messo in luce le lacune su mitigazione, adattamento e finanza climatica, sottolineando l’urgenza di rafforzare gli impegni nazionali (NDCs) e definire azioni più ambiziose e realizzabili.
Secondo la piattaforma ufficiale dell’evento, la giornata inaugurale ha dimostrato il forte legame tra innovazione e adattamento, con particolare attenzione alle tecnologie che «proteggono, connettono e responsabilizzano le persone ovunque».
COP30, primo giorno: messaggi chiave e priorità globali
Non c’è più spazio per promesse senza azioni
A dominare la COP30 nel suo primo giorno sono state sostanzialmente due verità. La prima è che nonostante i progressi compiuti dall’Accordo di Parigi, il ritmo globale rimane insufficiente per contenere il riscaldamento planetario. La seconda invece prende atto dei risultati in taluni contesti anche soddisfacenti che hanno riscosso i negoziati e sottolinea la necessità di passare in fretta dall’ambizione alla realizzazione concreta, evidenziando come la crisi climatica richieda risposte immediate e multilivello.
Durante la cerimonia inaugurale, avvertendo che «ci stiamo muovendo nella direzione giusta, ma alla velocità sbagliata», il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha richiamato l’urgenza della crisi climatica: non più una minaccia futura, ma una tragedia presente. Sul palco si è fatto portavoce della richiesta che la COP30 diventi la “COP della Verità” intesa come uno spazio per contrastare la disinformazione e sostenere la scienza e anche la “COP dell’Implementazione” ossia caratterizzata dalla trasformazione degli impegni in azioni concrete.
Ha inoltre delineato tre pilastri d’azione che dovrebbero guidare i negoziati della COP30: rispettare gli impegni già assunti in materia di clima, rafforzare la governance globale e porre le persone al centro delle decisioni relative al clima.
Sulla stessa linea, il presidente della COP30, l’ambasciatore André Corrêa do Lago, ha sottolineato durante la plenaria che la conferenza segna una transizione storica: il decennio di attuazione dell’Accordo di Parigi.
«Questa COP deve essere ricordata come la COP dell’Azione: una conferenza che trasforma gli impegni in risultati. È tempo di integrare clima, economia e sviluppo, creando posti di lavoro, riducendo le disuguaglianze e rafforzando la fiducia tra le nazioni».
Simon Stiell, Segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), ha sottolineato il ruolo centrale della COP30 come punto di svolta nel processo climatico globale.
«Siamo alla foce del fiume più grande del mondo, e ciò che ci insegna è che grandi risultati derivano dalla convergenza di molti flussi. La COP deve funzionare allo stesso modo, guidata dalla cooperazione e dal coraggio», ha affermato Stiell. Ha aggiunto:«Gli aspetti economici della transizione sono innegabili. Le energie rinnovabili hanno già superato il carbone come principale fonte energetica mondiale. Ora è il momento di trasformare l’ambizione in azioni concrete. È così che dimostriamo al mondo che il multilateralismo produce ancora risultati».
Adattamento, tecnologia e finanza
Durante i discorsi di apertura, i leader mondiali hanno evidenziato tre priorità strategiche:
- Adattamento climatico e resilienza
L’adattamento ai cambiamenti climatici è al centro del dibattito. In particolare, si punta a rafforzare infrastrutture resilienti, città sostenibili, sistemi idrici efficienti e modelli di economia circolare. L’obiettivo è preparare le comunità più vulnerabili agli impatti inevitabili del riscaldamento globale, come eventi meteorologici estremi e innalzamento del livello del mare. A questo proposito, le banche multilaterali di sviluppo e i partner hanno presentato nuovi strumenti e modelli di finanziamento, progettati per trasformare i piani di adattamento in progetti scalabili e finanziabili. - Tecnologia e innovazione digitale
Un altro aspetto emerso nel primo giorno di COP30 concerne il ruolo strategico della tecnologia per accelerare l’azione climatica. Intelligenza artificiale, digitalizzazione, raccolta e trasparenza dei dati sono strumenti chiave per monitorare l’impatto delle politiche, supportare la finanza climatica e promuovere soluzioni scalabili. In questa ottica, il lancio del Green Digital Action Hub – una piattaforma globale per guidare una trasformazione digitale più verde e inclusiva – e dell’AI Climate Institute – iniziativa globale per formare professionisti e innovatori sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale per la climate action – puntano a sostenere i paesi a sfruttare la tecnologia per raggiungere i propri obiettivi climatici. - Finanza e progetti concreti
La Conferenza enfatizza poi l’importanza di tradurre gli impegni in progetti “bankable”, cioè finanziabili e realizzabili su larga scala.Tra le iniziative più rilevanti, un pacchetto di innovazione agricola multimiliardario per sostenere gli agricoltori delle regioni vulnerabili, fornendo tecnologie, formazione e accesso a mercati resilienti.
Questa prima giornata segna un cambio di tono rispetto alle COP precedenti: meno negoziati tecnici e più focus su azioni concrete e misurabili. La scelta di Belém, nel cuore dell’Amazzonia, non è casuale: oltre a simboleggiare l’urgenza di proteggere ecosistemi critici, pone l’attenzione sull’inclusione delle comunità indigene e sull’equità climatica globale.
In sintesi, l’apertura della COP30 lancia un messaggio forte: la crisi climatica richiede soluzioni immediate, tecnologicamente avanzate e finanziariamente sostenibili, con la collaborazione di governi, settore privato, società civile e comunità locali.
COP30 tra grandi temi ed elementi di tensione
Il primo giorno della COP30 ha messo a fuoco alcuni grandi temi e mostrato al contempo elementi di tensione che potrebbero influenzare l’intera conferenza.
Ambizione degli NDC e attuazione
La definizione della prossima generazione dei Contributi Determinati a livello nazionale (NDC) rappresenta un elemento centrale nel dibattito. Il Brasile, in qualità di Paese ospitante, ha posto al centro dell’agenda la necessità di passare rapidamente “dalla negoziazione all’attuazione” e ampliare l’impatto dell’azione per il clima a livello mondiale, identificando le leve più potenti per il cambiamento sistemico e rafforzando il supporto delle Nazioni Unite ai Paesi attraverso un’offerta di attuazione coordinata.
Finanza climatica e commercio
Nel corso della giornata è emerso un forte contrasto tra Paesi in via di sviluppo ed economie emergenti, da un lato, e Paesi sviluppati dall’altro, sul tema della finanza per l’adattamento e la mitigazione. Il gruppo “Like‑Minded” dei Paesi in via di sviluppo ha chiesto che l’articolo 9.1 dell’Paris Agreement (che disciplina l’obbligo dei Paesi sviluppati di sostenere finanziariamente i Paesi in via di sviluppo) venga trattato come un elemento separato.
Parallelamente, si registra una spinta verso una discussione più integrata tra clima e commercio, sebbene il Brasile abbia cercato di evitare che i negoziati si frammentassero in troppe nuove aree non codificate e di limitare l’innalzamento delle tensioni su questi fronti.
Innovazione, adattamento e giustizia climatica
Il summit ha dato ampio spazio alle soluzioni tecnologiche – tra cui intelligenza artificiale applicata all’agricoltura e all’irrigazione nei Paesi più vulnerabili.
In un contesto complessivo segnato da crescenti impatti climatici, i Paesi vulnerabili (come gli Stati delle isole) hanno spinto affinché la discussione affronti la “sopravvivenza” dei territori esposti ed enfatizzi la giustizia climatica.
Belém, con il suo contesto amazzonico, ha fornito lo sfondo simbolico perfetto: una regione che rappresenta sia la vulnerabilità del pianeta ai cambiamenti climatici sia il potenziale delle soluzioni territoriali e comunitarie.
Le banche multilaterali accelerano sull’adattamento climatico
Nel corso dell’apertura della COP30 a Belém, le grandi istituzioni finanziarie multilaterali hanno lanciato un segnale concreto per spingere l’adattamento climatico da promessa a realtà operativa. In un evento ad alto livello, le Multilateral Development Banks (MDB) hanno presentato un rapporto — intitolato “From Innovation to Impact: Building Resilience for People and Planet” — che delinea nuove metriche, metodologie e buone pratiche per orientare i finanziamenti verso la natura, la biodiversità e soprattutto la resilienza degli Stati vulnerabili.
Un elemento centrale dell’annuncio riguarda un contributo iniziale di 100 milioni di dollari da parte della Germania e della Spagna alla Climate Investment Funds (CIF) per il programma ARISE (“Accelerating Investments in Resilience and Innovations for Sustainable Economies”). Questa iniziativa è stata descritta dai partecipanti come un “modello esemplare” all’interno della COP30.
Nel dettaglio, le MDB si sono impegnate a raggiungere – entro il 2030 – circa 42 miliardi di dollari all’anno dedicati esclusivamente all’adattamento nei paesi a basso e medio reddito (nell’ambito di un più ampio obiettivo collettivo di 120 miliardi per la finanza climatica di questi paesi). Tuttavia, il rapporto riconosce chiaramente che persistono barriere strutturali: vincoli fiscali, assenza di pipeline progettuali adeguate, frammentazione degli strumenti concessionali e difficoltà di coinvolgimento del settore privato.
Un passaggio simbolico e politico della giornata: il presidente della Inter‑American Development Bank (IDB), Ilan Goldfajn, ha dichiarato che «il ruolo delle MDB è aiutare i paesi a prepararsi — investire nella resilienza prima che la crisi arrivi, non dopo» e che «mettere la resilienza al centro di come si programma, costruisce e cresce è una scelta strategica».
In sintesi, questa mossa delle MDB segna un passaggio dalla retorica all’azione nella COP30: è un tentativo esplicito di tradurre l’impegno internazionale in strumenti operativi, misurabili e scalabili. Resta però da vedere se tali promesse riusciranno ad essere tradotte in progetti concreti sul terreno, in particolare nei paesi più vulnerabili, e se riusciranno a mobilitare in modo efficiente il capitale privato e pubblico necessario per renderle sostenibili nel tempo.
Primo giorno di COP30 e aspettative globali
Con l’apertura ufficiale della COP30, le aspettative globali sono alte: il mondo osserva se questa edizione sarà in grado di tradurre ambizione in azione concreta. I discorsi inaugurali hanno fissato obiettivi chiari, ma ora la sfida sarà misurare i progressi nei prossimi giorni di negoziati, workshop e tavole rotonde.
1. Dalla negoziazione all’implementazione concreta
La COP30 è stata presentata come un “turning point” nel processo climatico globale. Non si tratta più solo di fissare target o rivedere impegni, ma di avviare progetti reali e scalabili che possano essere implementati nei prossimi anni. L’obiettivo è trasformare le promesse politiche in risultati misurabili, con metriche precise per l’adattamento e la mitigazione.
2. Adattamento e resilienza in primo piano
Oltre alla riduzione delle emissioni, la COP30 mette al centro l’adattamento climatico. Le nazioni vulnerabili richiedono supporto per affrontare eventi estremi, innalzamento del livello del mare e stress idrico. L’apertura ha sottolineato il ruolo della tecnologia e della digitalizzazione per monitorare impatti, pianificare infrastrutture resilienti e fornire soluzioni rapide ed efficaci.
3. Finanza climatica e “loss & damage”
Uno dei nodi più cruciali riguarda il finanziamento dell’adattamento e della resilienza nei Paesi in via di sviluppo. La COP30 sarà osservata da vicino per l’avanzamento del fondo per “loss & damage” e per la definizione di nuovi strumenti finanziari che rendano concreti gli investimenti per l’azione climatica. La prima giornata ha già visto l’annuncio di pacchetti miliardari, un segnale positivo verso la realizzazione di progetti finanziabili.
4. Tecnologia e innovazione digitale
La conferenza vuole dimostrare come intelligenza artificiale, raccolta dati e digitalizzazione possano accelerare l’azione climatica. L’uso strategico della tecnologia non è solo uno strumento di supporto, ma un catalizzatore per progetti replicabili su larga scala, collegando ambizione politica e realizzazione pratica.
5. Il simbolismo amazzonico e la pressione internazionale
La scelta di Belém come sede della COP30 non è casuale: la foresta amazzonica rappresenta sia la vulnerabilità degli ecosistemi critici sia la centralità delle comunità locali nella lotta al cambiamento climatico. L’attenzione mondiale sarà rivolta alla protezione di queste aree e all’inclusione delle voci indigene, dei giovani e delle città vulnerabili, elementi chiave per una transizione equa e sostenibile.
Quali segnali attenzionare nei prossimi giorni
Per capire se la COP30 riuscirà a mantenere le promesse della prima giornata, gli osservatori internazionali terranno d’occhio alcuni indicatori chiave:
- Obiettivi concreti e misurabili
L’emergere di target chiari e vincolanti, soprattutto per l’adattamento climatico, sarà un primo segnale di efficacia. Questi includono metriche precise per infrastrutture resilienti, gestione dell’acqua e strategie di riduzione dei rischi climatici. - Finanza climatica operativa
Monitoreremo l’avanzamento del fondo per “loss & damage” e l’erogazione di nuovi strumenti finanziari, in grado di tradurre promesse in progetti reali, sostenibili e “bankable”. - Progetti scalabili e replicabili
Saranno osservati i pacchetti annunciati per agricoltura, innovazione e infrastrutture resilienti. L’obiettivo è valutare se le iniziative possono essere replicate a livello globale e se collegano risorse, tecnologia e governance in modo efficace. - Inclusione sociale e territoriale
La COP30 sarà misurata anche dalla capacità di integrare giovani, comunità indigene e città vulnerabili, assicurando che le soluzioni climatiche siano eque e territorialmente rilevanti. - Ruolo della tecnologia
L’uso di intelligenza artificiale, piattaforme digitali e raccolta dati dovrà dimostrare come la tecnologia possa accelerare l’azione climatica, migliorare la trasparenza e facilitare la scalabilità dei progetti.
La prima giornata della COP30 ha dunque gettato le fondamenta: un richiamo urgente all’azione, la tecnologia come motore, l’adattamento al centro, e la foresta amazzonica come palcoscenico simbolico. Ma l’apertura è solo l’inizio: ciò che davvero conterà sarà ciò che si farà nei prossimi giorni e l’efficacia con cui le decisioni tradurranno impegni in realtà concrete.



































































