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Climate change e reputazione ESG, i principali rischi per il Food & Beverage

Secondo il report di WTW, quasi la metà dei leader aziendali del Food & Beverage includono l’ambiente e gli eventi meteo dannosi da un lato, il marchio e la reputazione ESG dall’altro, nei principali rischi aziendali. Il 70% è comunque ottimista sul fatto che il reddito settoriale aumenterà nei prossimi due anni

Pubblicato il 02 Set 2022

FOOD AND BEVERAGE

Gli ultimi due anni hanno visto forse il più grande evento dirompente a memoria d’uomo. Proprio mentre le cose stavano tornando a una sorta di normalità dopo la pandemia da Covid-19, il conflitto in Ucraina ha portato nuova instabilità e ha fatto schizzare i prezzi alle stelle, con il potenziale per ulteriori interruzioni della catena di approvvigionamento. Eppure l’industria del Food & Beverage, come tutte le altre, è costretta ad adattarsi e a reagire prontamente per mantenere gli scaffali dei supermercati sempre riforniti e portare cibo e bevande sulle tavole di tutto il mondo.

E lo si vede nella risposta tangibile delle aziende alla pandemia mentre cercano di trasformarne i lasciti per scovare nuove opportunità per il futuro. E poiché l’industria dà priorità alla stabilità e alla continuità nel breve-medio termine, è probabile che vedremo più nearshoring della produzione, investimenti nell’automazione e rafforzamento delle catene di approvvigionamento. Sulle maggiori opportunità per l’industria alimentare e delle bevande e sui rischi e le sfide che le aziende dovranno affrontare nei prossimi anni si è interrogata WTW (Willis Towers Watson), società attiva nel mondo della consulenza, brokeraggio e offerta di soluzioni alle imprese.

Fattori esterni che pongono il rischio maggiore nei prossimi 3-5 anni

I rischi e le opportunità del Food & Beverage

L’indagine “Global Food and Beverage Survey Report 2022” commissionata a Coleman Parkes da parte di WTW evidenzia che il 40% di 250 dirigenti senior di aziende leader nel settore Food & Beverage considera l’ambiente e gli eventi meteo dannosi correlati al climate change, come il principale rischio esterno. Il marchio e la reputazione, legati a questioni ESG come la sostenibilità e la lotta alla corruzione, sono stati giudicati come il più grande rischio interno (46%). Situazione aggravata dal fatto che più di due terzi (68%) sostiene che la propria azienda non dispone di un’assicurazione specifica per i rischi ambientali.

Inoltre, i lasciti della pandemia continueranno a condizionare l’industria. Le difficoltà nella catena di approvvigionamento (37%) e nell’attrazione e ritenzione dei talenti (37%) sono in cima alla lista degli ostacoli che si frappongono al raggiungimento degli obiettivi strategici. Anche le continue carenze di stock, di personale e di container per la spedizione avranno un impatto nei prossimi due anni.

Guardando alle opportunità, con la graduale ripresa delle attività, le aziende stanno cercando di massimizzare il potenziale dei cambiamenti indotti dal Covid-19: il 45% ha affermato che le maggiori opportunità risiedono nel proseguire a investire in automazione e digitalizzazione. Il 48% degli intervistati vede negli alimenti bio una delle maggiori opportunità commerciali dei prossimi due anni.

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