La pandemia e la forte esposizione del comparto agroalimentare all’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia ha portato a un aumento significativo del debito e a un forte squilibrio tra debito e margine operativo lordo, sebbene i livelli di liquidità abbiano mostrato miglioramenti marginali dovuti agli interventi del governo.
Inoltre, se da un lato nell’agroalimentare è stato registrato un deciso aumento dei fatturati, con una crescita del valore generato riconducibile alla spinta dell’inflazione che ha portato a rialzare i prezzi dei propri prodotti a listino, dall’altro si è verificato un significativo incremento della rischiosità, con i default che a livello nazionale sono aumentati di almeno 1 punto percentuale, ma comunque in linea con le evidenze nazionali.
Lo studio di CRIF Ratings, agenzia di rating del credito del gruppo CRIF, ha analizzato i bilanci 2021 di circa 11.000 imprese italiane del settore agricolo. Ancora più preoccupante, è che solo il 5% delle aziende del settore agroalimentare ha registrato punteggi ESG positivi. Bisogna investire molto sulla digitalizzazione dei processi, sulla tracciabilità delle filiere, nonché sull’ottimizzazione delle risorse idriche ed energetiche, così come su tutti quei fattori che vanno a comporre gli indici ESG (Environmental, Social, Governance).
Per un’analisi più approfondita, rimandiamo all’articolo su ESG360.