Agricoltura 4.0, Sipcam Italia scommette sulla “Po Valley”

L’obiettivo dell’azienda del gruppo Sipcam-Oxon è diffondere la coltivazione sostenibile della soia per fare della valle del Po un’area di eccellenza per la produzione di qualità. A sostenere il progetto c’è un investimento da 5 milioni di euro tinto di tecnologie IoT

Pubblicato il 01 Dic 2017

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“Crediamo che l’Internet of Things abbia un grande potenziale in agricoltura e nella coltura della soia: collegare e far dialogare diversi strumenti e tecnologie per fornire informazioni facilmente fruibili rappresenta un vantaggio competitivo per gli imprenditori agricoli. Utilizzando il precision farming possiamo rilevare migliaia di dati e informazioni sulla quantità e qualità dei raccolti collegate alle caratteristiche di ogni singolo appezzamento portando nelle aziende agricole le informazioni e le esperienze che normalmente si ottengono nei centri di ricerca”. Piero Ciriani, direttore del business sementi di Sipcam Italia, società del gruppo Sipcam-Oxon (15esimo nel ranking mondiale dietro a colossi come Syngenta, Bayer, BASF, Dow, DuPont e Monsanto) arrivo nel settore della chimica per l’agricoltura, commenta così i progetti di agricoltura 4.0 compresi nell’investimento quinquennale da 5 milioni per ricerca genetica per l’ottenimento di varietà di soia di alta qualità, oltre che nell’applicazione di nuove tecnologie in grado di ottimizzare le scelte agronomiche nella coltivazione della soia.

L’obiettivo dell’azienda di Pero, alle porte di Milano, è diffondere la coltivazione sostenibile della soia per fare dell’Italia e in particolare della “Po Valley”, che ha condizioni di clima e terreni ideali per questa coltura, le aree d’eccellenza per la sua produzione di qualità e la sua trasformazione in alimenti altamente performanti. Dopo essere entrata nel mercato delle sementi di soia già nel 2008 con degli accordi siglati con Monsanto per la distribuzione di materiale varietà non Ogm in Italia e con l’acquisizione dell’impianto di produzione di Lodi. Successivamente, nel 2014 l’azienda fonda con Cortal Extrasoy (azienda di trasformazione di soia in alimenti ad alta efficienza dietetica) “Soia Italia”, un’associazione no profit che ha lo scopo di promuovere in Italia lo sviluppo della coltivazione sostenibile di soia di qualità non Ogm. Con questa associazione, Sipcam Italia sta lavorando a un sistema di supporto alle decisioni (DSS – Decision Support System), in grado di raccogliere, organizzare e interpretare in modo automatico le informazioni necessarie per supportare le decisioni agronomiche.

Ciò dopo che, ricorda l’azienda, Sipcam è stata la prima in Italia a utilizzare il “precision farming” per stabilire la correlazione tra le caratteristiche del terreno e le pratiche agronomiche con la qualità (contenuto e tipologia di proteine) del raccolto. Tutto questo, aggiunga una nota, “significa applicare nella produzione di soia ciò che viene chiamato Internet of Things (IoT), ovvero la capacità di far dialogare diversi strumenti per raccogliere informazioni ed elaborarle per poterle usare con vantaggio economico: in questo senso, mutuando un concetto presente nell’industria, si parla di agricoltura 4.0”.

La soia, ricorda il gruppo, con più di 120 milioni di ettari coltivati è la prima fonte di proteine vegetali al mondo. Nord e Sud America, con oltre il 75% del totale, sono le aree più importanti di coltivazione. L’Europa, secondo importatore mondiale dopo la Cina, ne importa il 90% del proprio fabbisogno, circa 32 milioni di tonnellate annue, per le sue filiere di produzione per il consumo umano e animale. L’Italia è il paese dell’Unione europea con la maggiore superficie coltivata a questa coltura: circa 350mila ettari.

Gli sviluppi dell’agricoltura, della zootecnia e della meccanizzazione hanno portato a un business dell’alimentazione che oggi vale, a livello mondiale, 5.000 miliardi di dollari. Ciò pesa sull’ambiente: oggi ci sono più di 27 miliardi di animali nel mondo, che immettono gas in atmosfera, un numero quadruplicato rispetto a quello rilevato nel 1960. Nello stesso periodo la produzione di carne annuale è cresciuta di quasi cinque volte e quella di soia è aumentata di quasi 11 volte avendo la sua applicazione principale nell’alimentazione animale (il 75% del totale). Un impatto sull’ambiente è anche dato dall’intensificazione dell’acquacoltura che oggi fornisce il 50% della produzione ittica, fonte di proteine animali per 3 miliardi di persone, mentre ancora   futuribile si presenta come fonte credibile a basso costo di proteine l’uso di insetti.

“La richiesta di produrre più proteine – sostiene Nadia Gagliardini, presidente di Sipcam – è in costante aumento a livello mondiale per la crescita della popolazione e il miglioramento delle condizioni generali di vita. Non c’è dubbio che avremo bisogno di sempre maggiori quantità di proteine, ma dovremo anche pensare a un uso razionale delle risorse necessarie per produrle, al rispetto degli ambienti dedicati alla produzione, alla qualità delle produzioni che, una volta trasformate, devono rispondere alle esigenze alimentari in continua evoluzione. Consideriamo la soia una coltura strategica per l’agricoltura e gli agricoltori italiani e abbiamo deciso di investire per portare innovazione, puntando su produzioni di altra qualità e sostenibili dal punto di vista economico, agronomico e ambientale”.

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