Analisi

UCIMU: il primo bilancio di sostenibilità di settore nel mondo delle macchine utensili

Stefania Pigozzi del Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu spiega in occasione di Industry 4.0 360 Summit il primo Bilancio di sostenibilità di settore nel comparto dei beni di investimento realizzato in collaborazione con Altis – Università Cattolica

Pubblicato il 13 Apr 2023

Stefania Pigozzi, Centro Studi & Cultura di Impresa, UCIMU- Sistemi per Produrre

Uno dei principali imperativi che caratterizza il presente e il futuro del mondo manifatturiero è indiscutibilmente rappresentato dalla grande sfida della sostenibilità. Le imprese devono contribuire al raggiungimento dei target di decarbonizzazione, solo per citare una delle dimensioni della sostenibilità, e in molti casi devono e possono aiutare altre imprese ad affrontare questa trasformazione. In questo scenario un ruolo fondamentale è rappresentato non solo dal raggiungimento degli obiettivi direttamente legati alla sustainability, ma dalla possibilità di raccontare o meglio ancora rendicontare in modo chiaro e affidabile questi risultati, di metterli a disposizione del mercato perché li possa apprezzare.

Una sfida questa che ha un valore speciale per le imprese del Made in Italy, ovvero per le realtà che da tempo hanno fatto propri i temi della sostenibilità e hanno oggi la necessità di affermare questo impegno come un ulteriore valore aggiunto. Ed è per questo che risulta particolarmente significativo il percorso avviato da UCIMU – Sistemi per produrre con la realizzazione del primo Bilancio di Sostenibilità dedicato al settore delle macchine utensili.

Un percorso e un lavoro che è arrivato a compimento grazie alla collaborazione con Altis – Università Cattolica e che assegna a UCIMU – Sistemi per produrre un primato importante in quanto è con questo report la prima associazione, in Italia e in Europa, ad aver realizzato il Bilancio di sostenibilità di settore nel comparto dei beni di investimento e che è stato presentato da Stefania Pigozzi, Centro Studi & Cultura di Impresa, Ucimu – Sistemi per Produrre in un’intervista trasmessa nel corso del recente Industry 4.0 360 Summit, l’evento del network Digital360 che ha fatto il punto sulla “nuova era” della fabbrica.

UCIMU – Sistemi per produrre è l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, riunisce oltre 240 imprese e rappresenta la categoria presso istituzioni, organi di governo, stakeholder, in Italia e all’estero.

Stefania Pigozzi, Centro Studi & Cultura di Impresa, UCIMU – Sistemi per Produrre presenta il Bilancio di Sostenibilità di associazione

Bilancio di sostenibilità di UCIMU 2023: evidenze e prospettive

Bilancio di sostenibilità di UCIMU 2023: evidenze e prospettive

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Il primo punto da affrontare riguarda le ragioni che vi hanno spinto in questa direzione. Perché UCIMU ha scelto di realizzare un Bilancio di sostenibilità di associazione?

Innanzitutto vorrei sottolineare che la realizzazione del Bilancio di sostenibilità del settore macchina utensile è il punto di arrivo di un percorso che l’associazione ha iniziato ormai da più di un anno e che si è sviluppato lungo tre direttrici:

  1. La realizzazione di un percorso di formazione rivolto a tutte le aziende associate sul tema della sostenibilità (si è partiti dalla definizione del concetto di sostenibilità nella sua accezione più ampia – ambientale, sociale economica – fino ad arrivare a raccontare gli strumenti esistenti per rendicontare la sostenibilità).
  2. Il coinvolgimento delle aziende associate con marchio a sviluppare un percorso di assessment, di valutazione sulle tematiche sociali e ambientali per portare le singole aziende a ottenere una valutazione puntuale, quindi una sorta di pagella, ma soprattutto l’esplicitazione di un piano possibile di miglioramento per l’avvio di un percorso di sostenibilità.
  3. La realizzazione del bilancio di settore grazie all’aggregazione dei risultati derivanti dall’assessment, fotografia dell’approccio del settore alla sostenibilità e alla diffusione delle buone prassi.

Con il primo Bilancio di Sostenibilità di settore, l’associazione intende offrire alle imprese associate, impegnate nell’approccio a questa tematica, un modello a cui guardare per ispirarsi nella definizione di una strategia consona alla propria specifica organizzazione.

Entriamo nel merito della metodologia. Il report è stato realizzato in collaborazione con Altis – Università Cattolica: quali sono i principali criteri che avete seguito per la sua realizzazione?

Innanzitutto stiamo parlando di un percorso corale sviluppato dalla associazione insieme alle sue imprese associate.

Il documento è stato costruito sulla base di una metodologia consolidata che da un lato fa riferimento agli standard GRI (che sono gli standard di rendicontazione dei principi ESG). Si tratta quindi di standard che vengono già oggi utilizzati dalle aziende che vogliono rendicontare in tema di sostenibilità. Dall’altro considera l’Agenda 2030 e quindi gli obiettivi di sviluppo sostenibili.

Quindi primo elemento di valore il coinvolgimento, secondo elemento l’adesione a una metodologia. Un altro elemento metodologico molto importante è rappresentato dal fatto che i contenuti che vengono esplicitati nel rapporto non sono stati scelti in modo autoreferenziale, ma sono stati individuati attraverso una metodologia che è quella della analisi di materialità. Sono stati quindi identificati gli obiettivi di sviluppo sostenibile più coerenti con il settore. Ne è derivata una selezione di temi ambientali, sociali ed economici. Trasversalmente è stato poi considerato il tema della Governance della sostenibilità.

Il Bilancio di sostenibilità è molto di più di un documento di rendicontazione, rappresenta anzi uno strumento ricco di indicazioni che possono avere un elevato valore strategico. Quali sono le principali evidenze e come possono essere trasformate in un vantaggio competitivo?

Analizzando il contenuto del bilancio diversi sono i punti di forza emersi, che sono elementi di competitività per il nostro settore.

Partendo dagli aspetti sociali un campo senz’altro positivo è quello dell’istruzione di alta qualità. Il capitale umano è uno degli asset “intangibili” più importanti delle aziende moderne e uno dei principali fattori di successo, specie in settori ad alta specializzazione come quello rappresentato da UCIMU. Assumere personale qualificato non è sufficiente, in quanto la rapida evoluzione tecnologica a cui si assiste ogni anno impone alle aziende un costante aggiornamento delle competenze della propria forza lavoro. La formazione e lo sviluppo del personale assumono quindi un valore crescente, diventando una leva non solo per rimanere competitivi, ma anche per attrarre e mantenere in azienda le migliori risorse.

L’indagine condotta tra le associate restituisce una fotografia in linea con questa visione: il 92% delle intervistate dichiara, infatti, di aver redatto una politica o adottato un sistema di gestione per comprendere e rispondere ai bisogni formativi dei dipendenti e l’87% di aver risposto a tali bisogni pianificando degli obiettivi formativi, di cui il 54% formalizzati. Il 63% delle associate intervistate dichiara di erogare formazione su competenze trasversali oltre che su materie tecniche e l’82% dichiara di aver adottato procedure di valutazione delle performance del personale. E’ interessante anche notare che il 76% delle aziende ha predisposto sistemi di welfare quindi particolare attenzione anche a favorire il benessere dei propri dipendenti al di là della formazione.

Uno dei principali impegni di responsabilità sociale che ciascuna impresa si può assumere è quello di contribuire allo sviluppo sostenibile del territorio in cui essa svolge la propria attività. Il tema relativo a comunità e territorio (SGD 11) è un altro ambito di forza del settore. In media il 68% delle aziende ha dimostrato di essere consapevole del proprio ruolo di attore del territorio attraverso l’erogazione di contributi economici destinati al territorio e alle comunità locali.

Considerando poi l’aspetto economico-gestionale, il campo dell’innovazione è un ambito di eccellenza, diventando un elemento di competitività per l’impresa e catalizzatore per l’avvio di percorsi di sostenibilità. Macchinari innovativi ed efficienti aiutano a ridurre lo spreco di risorse, favorendo modelli di consumo più sostenibili. Le dimensioni coinvolte in questo obiettivo comprendono innanzitutto il mondo del digitale e la protezione dalle potenziali minacce; il 91%, infatti, ha definito una strategia o obiettivi futuri in materia di digitalizzazione, automazione e industria 4.0. Il 91% dichiara anche di aver definito politiche/procedure o di adottare un sistema di gestione per la tutela dei dati e la cyber-security. Un’altra sfera toccata è quella della Ricerca e Sviluppo, dove il 72% delle aziende ha definito una strategia o obiettivi futuri con particolare attenzione alla riduzione degli impatti ambientali dei prodotti.

Per quanto riguarda l’aspetto ambientale, punti di forza riguardano l’efficientamento dei materiali (oltre il 50% delle aziende utilizza materie prime provenienti dal riciclo), la gestione dei rifiuti (quasi la totalità delle aziende esegue la raccolta differenziata e il 76% ha definito sia in maniera formalizzata che non obiettivi in materia di riduzione dei rifiuti prodotti) e la circolarità del prodotto che è una caratteristica tipica del settore, potremmo dire è nel suo DNA.

La sostenibilità di un prodotto non è tuttavia una questione solo ambientale, e per questa ragione UCIMU ha voluto indagare anche le attività svolte per rendere macchine utensili e robot sempre più sicuri nelle fasi a valle del processo produttivo. La quasi totalità delle intervistate assicura di servirsi dello strumento dell’etichettatura o di quello della formazione per istruire i clienti sul corretto utilizzo delle macchine (91%) e sullo smaltimento delle stesse a fine ciclo vita (72%).

In questo scenario, come sempre accade, non ci sono solo opportunità di sviluppo, ma si intravvedono anche delle minacce, dei punti di debolezza sui quali lavorare. Quali sono i fattori di rischio che avete intercettato con questo lavoro?

Trattandosi di un bilancio, permettetemi il gioco di parole, il bilancio deve essere bilanciato quindi deve presentare lati positivi ma se esiste qualche lacuna deve emergere. Per fare un esempio, prendiamo il tema delle diversità e pari opportunità, diciamo che c’è ancora da parte delle aziende il tentativo di rendere questo settore attraente per il genere femminile. Una percentuale ancora alta di diversità di genere è normale in un settore tipicamente e tradizionalmente maschile, ma occorre comunque tenere conto di questo aspetto perché è uno di quei tipici temi inerenti la sostenibilità.

Un altro ambito di debolezza è quello riguardante il fattore emissioni. Sappiamo che non è particolarmente rilevante per il settore però sappiamo anche che l’Unione europea spinge molto verso la gestione del cambiamento climatico, e se l’attenzione internazionale verso questo aspetto cresce, è importante che il settore lavori anche su questo fronte.

Un altro tema su cui occorre che le nostre aziende lavorino è quello della Governance della sostenibilità. Quando si parla di governance della sostenibilità si parla anche di comunicazione e di formazione sui criteri ESG per creare consapevolezza.

In chiusura abbiamo il dovere di guardare al futuro, il Bilancio di sostenibilità, lo stiamo vedendo, consente di rappresentare in modo più completo e preciso la capacità delle imprese di generare valore: quali prospettive si aprono per le imprese del mondo UCIMU?

Un elemento che sicuramente ha caratterizzato tutti gli ambiti di analisi è il fatto che le aziende lavorano secondo una logica informale. Esiste quindi un gap in termini di formalizzazione. Ci si potrebbe chiedere perché è importante la formalizzazione e quindi l’avere dei documenti che illustrino quanto fatto in termini di sostenibilità. Quello che si può dire è che oggi non è più sufficiente essere sostenibili (lo si da quasi per scontato) ma bisogna dimostrare di esserlo.

In questo momento la formalizzazione, la presenza di policy, di procedure, di linee guida, di codici di condotta sono fondamentali per parlare con una serie di interlocutori che sempre più chiederanno di dimostrare di essere sostenibile. Le spinte esterne oggi arrivano, ad esempio, dall’investitore che per sviluppare iniziative di investimento in una azienda chiede una due diligence non solo finanziaria, arrivano dalla banca che è chiamata a valutare anche l’approccio della azienda al tema della sostenibilità, dai clienti finali ai quali viene chiesto di valutare la catena di fornitura e infine dalla normativa che come ratificato a livello europeo obbligherà le imprese di grandi dimensioni (oltre 250 dipendenti) a redigere il bilancio di sostenibilità a partire dal 2025.

C’è tutto un contesto esterno che spinge verso la formalizzazione della sostenibilità. Sarà quindi compito dell’associazione fornire alle imprese gli strumenti necessari per realizzare un approccio più strutturato che valorizzi ancora di più le peculiarità di ciascuna azienda.

Inoltre, spingere sempre di più le aziende ad investire in ricerca e sviluppo finalizzata alla produzione di beni sempre più sostenibili, porterebbe vantaggi non solo ai costruttori ma anche a tutto il sistema manifatturiero che utilizza macchine utensili.

Ultimo obiettivo dovrà essere quello di ampliare sempre di più il numero delle imprese associate che adottano un approccio strutturato alla sostenibilità affinché tutte possano godere dei vantaggi in termini di produttività e efficienza che questo comporta.

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Mauro Bellini
Mauro Bellini

Ha seguito la ideazione e il lancio di ESG360 e Agrifood.Tech di cui è attualmente Direttore Responsabile. Si occupa di innovazione digitale, di sostenibilità, ESG e agrifood e dei temi legati alla trasformazione industriale, energetica e sociale.

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