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PMI e sostenibilità: solo l’11% ha un piano di decarbonizzazione

Non manca la consapevolezza sull’importanza della sostenibilità tra le aziende del Mid Market europeo: nell’84% dei casi considera la riduzione delle emissioni di gas serra “importante” o “critica”. Tante interessanti indicazioni nella prima edizione del “Mid-market Climate Transition Barometer” realizzato da Argos Wityu e Boston Consulting Group (BCG)

Pubblicato il 15 Set 2023

Fonte: report “Mid-market Climate Transition Barometer” realizzato da Argos Wityu e Boston Consulting Group (BCG)

Dal grande al piccolo, dalle grandi enterprise medie e piccole aziende per analizzare e valutare se e come la sostenibilità è anche un tema di dimensioni.

Lo studio “Mid-market Climate Transition Barometer” realizzato da Argos Wityu e Boston Consulting Group (BCG) porta un contributo che permette di completare il quadro di riferimento in merito al rapporto tra imprese e obiettivi e adempimenti di sostenibilità tradizionalmente sbilanciato – in termini di attenzione e analisi – sul ruolo e sulla trasformazione delle grandi imprese.

Un ruolo questo che è caratterizzato da una doppia dimensione: da una parte il peso economico delle PMI è decisamente strategico, se si pensa che a livello europeo, sulla base di dati Eurostat, il Mid Market contribuisce a livello di occupazione a più del 60% della forza lavoro e alla generazione di una quota pari al 50% del valore aggiunto. Nello stesso tempo queste realtà non brillano per iniziativa in relazione ai temi della sostenibilità. Non che l’intraprendenza manchi, tutt’altro, ma è spesso subordinata o indirizzata in ragione del ruolo delle grandi imprese che governano o guidano le supply chain nelle quali poi le medie e piccole si trovano ad agire.

Cosa cambia con la CSRD per le PMI

Lo scenario sta cambiando e in modo rilevante con l’arrivo della Corporate Sustainability Reporting Directive CSRD, la direttiva europea allarga in modo molto significativo il numero delle imprese sottoposte agli adempimenti per la rendicontazione di sostenibilità (secondo alcune stime dalle 10mila imprese attuali a oltre 50mila). In concreto (ma al servizio CSRD: perché è importante e cosa cambierà? trovate maggiori dettagli n.d.r.) la CSRD prevede che le imprese pubbliche e private con oltre 250 dipendenti e con almeno 40 milioni di euro di fatturato debbano rendicontare il loro impatto sul clima con un periodo di rendicontazione di un anno intero a partire dal 1° gennaio 2025. Quindi con la presentazione della rendicontazione dal 2026 in poi. In una fase successiva la CSRD interesserà anche le PMI pubbliche europee con meno di 250 dipendenti.

E quella della CSRD è una vera e propria sfida che ha la sua origine anche negli obiettivi del Green Deal. Sulla base delle valutazioni della Commissione Europea il contributo delle PMI in termini di riduzione delle emissioni potrebbe arrivare a coprire qualcosa come i due terzi delle emissioni totali UE. Un compito che con l’adempimento al framework normativo della Corporate Sustainability Reporting Directive dovrebbe essere stimolato e monitorato.

La decarbonizzazione è importante: nessun dubbio per le PMI

Uno dei dati più significativi del report “Mid-market Climate Transition Barometer” riguarda la quota di PMI (84% degli intervistati) che valuta come “importante” o “critica” la riduzione delle emissioni di gas serra e concorda sulla necessità di agire con urgenza (sul tema dei tempi legati alla trasformazione sostenibile delle imprese suggeriamo la lettura del report della Banca Centrale Europea: Climate stress test: la Banca Centrale Europea misura i rischi legati alla transizione Net Zero n.d.r.).

Un sottoinsieme decisamente rilevante (71%) delle imprese che esprimono questo giudizio ritiene che questa trasformazione sia una opportunità e valuta che possa portare benefici a livello di miglioramento della redditività, di accesso a nuovi mercati e in generale di un rafforzamento della competitività.

Fonte: report “Mid-market Climate Transition Barometer” realizzato da Argos Wityu e Boston Consulting Group (BCG)

PMI al lavoro sulla sostenibilità, ma senza un piano preciso

Nel momento in cui l’indagine cerca di entrare nel dettaglio rispetto a come si stanno muovendo le imprese iniziano a sorgere dubbi. In estrema sintesi si potrebbe dire che la sostenibilità è importante per tutti, ma non tutti sanno come concretizzarla.

Analizzando il comportamento di coloro che hanno confermato l’importanza della decarbonizzazione, il 69% dichiara di essere già al lavoro sulla riduzione delle emissioni di gas serra che viene considerato come un obiettivo ambientale prioritario. Nello specifico la riduzione delle emissioni di gas serra rientra nelle priorità unitamente alla prevenzione e al controllo dell’inquinamento. Un’azione sulla quale sono già attive il 38% delle PMI, che nell’ambito della ricerca dichiarano di aver già investito pesantemente nella decarbonizzazione, mentre solo per una quota dell’11% delle aziende europee prevede la implementazione di un piano strutturato di decarbonizzazione.

Obiettivi raggiungibili ma occorre lavorare su tre punti: finance, normative e skill

In generale le PMI intervistate esprimo ottimismo in merito al raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030.

Una quota pari al 70% li considera raggiungibili. In merito alla valutazione delle principali difficoltà le PMI UE portano l’attenzione sul ruolo della finanza e sulla necessità di investimenti che possano supportare questa trasformazione, sulla capacità di affrontare una normativa certamente non facile e sulla necessità di lavorare per rafforzare e diffondere la presenza di Green Skills.

I driver della sostenibilità nelle PMI: normative, costi dell’energia e richieste dei clienti

Da dove vengono le spinte al cambiamento? L’indagine ha voluto verificare anche quali sono le motivazioni che  stanno portando le PMI verso la decarbonizzazione e la sostenibilità. Da questo approfondimento emerge che la normativa, la necessità di contenere i costi energetici e le richieste dei clienti sono le tre spinte più forti. Le percentuali sono decisamente rilevanti: il 70% dei rispondenti cita l’introduzione e l’attuazione di nuove normative a livello europeo e nazionale; il 60% parla dei temi della crisi energetica e il 51% conferma di agire sulla spinta delle richieste del mercato

Fonte: report “Mid-market Climate Transition Barometer” realizzato da Argos Wityu e Boston Consulting Group (BCG)

La fiducia delle PMI italiane su una sostenibilità fonte di opportunità

Interessante anche lo sguardo che la ricerca offre sul livello di fiducia rispetto alle opportunità che si possono cogliere grazie a una trasformazione sostenibile. le Piccole e Medie Imprese del nostro Paese sono decisamente le più attente a considerare decarbonizzazione e sostenibilità come una opportunità di sviluppo. Mentre in Germania e Francia la quota di PMI che considera la transizione climatica un adempimento è superiore al 20% nel nostro Paese risulta inferiore al 10% e in contrapposizione la quota di PMI che guarda a questa transizione come a una opportunità in Italia arriva all’86% mentre in Germania è al 63% e in Francia al 73%

Fonte: report “Mid-market Climate Transition Barometer” realizzato da Argos Wityu e Boston Consulting Group (BCG)

Il ruolo del finance nel percorso Grey to Green delle PMI

Il ruolo della finanza è richiamato più volte nella ricerca e rientra tra i fattori che più possono contribuire a sostenere la transizione climatica delle PMI. Simon Guichard, Partner di Argos Wityu ha osservato in una nota della società che la decarbonizzazione è in grado di generare forti opportunità in tutti i settori e sono già molti gli investitori disposti a sostenere queste imprese nella loro transizione Grey to Green.

A sua volta Pietro Romanin, Managing Director e Partner di BCG ha osservato che le PMI sono ancora nelle fasi iniziali del loro percorso di sostenibilità con investimenti guidati soprattutto dalle esigenze imposte dalle normative, dai prezzi dell’energia e dalla domanda dei clienti. Il percorso verso un approccio strutturato e completo è ancora lungo.

Un invito a considerare le differenze rispetto alle grandi aziende è arrivato da Benjamin Entraygues, Managing Director e Senior Partner di BCG che osserva come le imprese del mid-market spesso non presentano dimensioni sufficienti per sviluppare competenze interne, per ingaggiare green skill e per impostare road map di decarbonizzazione. Nello stesso tempo l’ottimismo che esprimono può essere valorizzato con in investimenti strutturati.

E proprio di sostegno parla Louis Godron, Managing Partner di Argos Wityu. Un supporto fatto di esperti e di risorse finanziarie che permetta di completare la transizione ambientale e trasformarla in un vantaggio competitivo.

Una prospettiva che per Lucio Ranaudo, Senior Partner di Argos Wityu in Italia e co-autore dello studio vede la necessità di rednere sistemica l’azione delle tante PMI italiane già impegnate sul climate change.

PMI e sostenibilità: un “Barometro” che va dal manifatturiero ai trasporti, dall’agricoltura al retail

La ricerca “Mid-market Climate Transition Barometer” realizzata da Argos Wityu e Boston Consulting Group (BCG) ha coinvolto oltre 700 leader di imprese di medie dimensioni in 6 paesi europei (Francia, Italia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) in rappresentanza di diversi settori come Trasporti & Logistica, Costruzioni, Industrie, Chimica, Agricoltura & Alimentazione, Retail & E-commerce. La ricerca è stata basata su una serie di interviste che si sono svolte nel corso del mese di luglio 2023 con focus specifico sui temi che attengono al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione complessivi, vale a dire sia quelli di cui le aziende sono direttamente responsabili con le loro operations sia quelli che attengono alla loro catena del valore.

Su ESG Smart Data una selezione e una sintesi delle ricerche e delle analisi sul ruolo e sulle prospettive della sostenibilità per le imprese e per le pubbliche amministrazioni.

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Mauro Bellini
Mauro Bellini

Ha seguito la ideazione e il lancio di ESG360, EnergyUP.Tech e Agrifood.Tech di cui è attualmente Direttore Responsabile. Si occupa di innovazione digitale, di sostenibilità, ESG e agrifood e dei temi legati alla trasformazione industriale, energetica e sociale.

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