FINANZA

Investire nella trasformazione: un nuovo approccio alla decarbonizzazione



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Come sta evolvendo l’approccio del mondo della finanza verso i temi della decarbonizzazione, come sta cambiando la prospettiva stessa degli investimenti in favore di progetti e percorsi che prevedono una vera trasformazione industriale improntata ai principi della sostenibilità. Il contributo di Alexandra Christiansen, Portfolio Manager della strategia Global Climate Transition Engagement di Nordea

Pubblicato il 3 lug 2025

Alexandra Christiansen

Portfolio Manager della strategia Global Climate Transition Engagement di Nordea



Investire nella trasformazione
Alexandra Christiansen, Portfolio Manager della strategia Global Climate Transition Engagement di Nordea

Perché è importante oggi parlare di investire nella trasformazione

L’approccio agli investimenti verso progetti di decarbonizzazione sta evolvendo sempre di più verso logiche che puntano a stringere il rapporto tra decarbonizzazione e competitività industriale. Ci sono settori, in particolare nel mondo Hard-to-Abate che hanno iniziato da tempo un percorso di “correzione” relativa alla riduzione delle emissioni di CO2, è tuttavia chiaro che una componente importante di queste emissioni è strettamente legata a processi produttivi, utilizzo di materiali, caratteristiche dei prodotti finali che sono state pensate e consolidate in epoche nelle quali non c’era una esigenza e una conoscenza di parametri di sostenibilità, in cui la produzione sostenibile non era una priorità come come non era prioritaria la costruzione di una economia sostenibile. In altre parole non si può non considerare che per molte imprese la prospettiva per una reale riduzione delle emissioni deve essere rappresentata dalla capacità di disegnare e affrontare una vera trasformazione aziendale. In questo scenario cambiano le prospettive per la finanza in generale e per la finanza sostenibile. ESG360 ha voluto ospitare su questo tema un contributo di Alexandra Christiansen, Portfolio Manager della strategia Global Climate Transition Engagement di Nordea.

Le strategie degli istituzionali per investire nella trasformazione

La prossima fase della decarbonizzazione globale è alle porte e gli investitori istituzionali la stanno affrontando con un ripensamento delle loro strategie. Lo sguardo di questi attori non punta ad evitare settori caratterizzati da alte emissioni come possono essere comparti come il cemento, acciaio, utilities e gestione dei rifiuti. Al contrario molte realtà hanno scelto di investire nella loro trasformazione con l’obiettivo di accelerare il raggiungimento degli obiettivi climatici e di valore a lungo termine.

Settori ad alte emissioni ma indispensabili per l’economia

Si tratta di settori che hanno la responsabilità di contribuire in modo rilevante alle emissioni globali, ma che rimangono essenziali per le economie moderne. Una eventuale scelta di disinvestimento potrebbe apparire come un modo per contribuire alla decarbonizzazione del portafoglio, ma non rifletterebbe la realtà economica e rischierebbe di mettere in secondo piano i progressi necessari per ridurre le emissioni nell’economia reale.

Un approccio innovativo per sostenere gli Improvers

Per evitare questi rischi un crescente numero di investitori ha scelto di adottare un approccio diverso che prevede il sostegno degli “improvers”, ossia aziende con piani credibili di transizione e capacità di realizzare una decarbonizzazione che crei valore.

Questa strategia sta già dando risultati. Ad esempio, la strategia Global Climate Transition Engagement di Nordea, che si concentra sugli improvers, lo scorso anno ha ottenuto un risparmio di emissioni nell’economia reale di 24 tonnellate di CO2 per milione di euro investito – oltre 12 volte il tasso di riduzione dell’indice MSCI ACWI. Inoltre, negli ultimi 3 anni, questa azione ha raggiunto una riduzione del 16% dell’intensità di carbonio, superando significativamente il calo dell’1,6% dell’MSCI ACWI nello stesso periodo. Un risultato questo che è stato raggiunto senza compromettere l’interessante livello dei rendimenti.

Perché investire nella trasformazione in settori ad alte emissioni?

La domanda da porsi, non solo per quanto attiene una lettura sul piano finanziario, riguarda le ragioni che dovrebbero spingere gli investimenti verso settori che sono caratterizzati da alte emissioni. Investire nella trasformazione rappresenta una sfida in tanti casi non più rimandabile.

L’industria pesante e le utilities sono effettivamente tra i maggiori responsabili delle emissioni globali. Il cemento da solo è responsabile di circa il 7% delle emissioni globali di CO2.

L’acciaio, a sua volta, essenziale in tantissimi ambiti, dalle infrastrutture all’energia rinnovabile, è un altro settore ad alte emissioni. Le utilities svolgono infine un ruolo chiave nell’accelerare la transizione energetica sostituendo la generazione di energia da fonti fossili a rinnovabili e modernizzando le reti elettriche.

L’importanza di favorire i processi di trasformazione di questi settori

Disinvestire da questi settori vorrebbe dire eliminare l’opportunità di influenzare i processi di transizione e rinunciare a rendimenti interessanti derivanti da percorsi di decarbonizzazione che creano valore. Al contrario, un azionariato attivo consente agli investitori di impegnarsi con le aziende in un momento in cui le politiche e le dinamiche di mercato stanno creando nuovi incentivi per la decarbonizzazione.

Ad esempio, la grande maggioranza delle emissioni del cemento proviene dalla produzione di clinker, con oltre la metà derivante da processi chimici a cui la sola sostituzione energetica non può far fronte – evidenziando la necessità di un cambiamento sistemico. Nel momento in cui si dispone di un vantaggio nella comprensione dei cambiamenti tecnologici, politici e comportamentali dei consumatori in questo settore è possibile sfruttarlo per generare alpha e partecipare a una significativa riduzione delle emissioni.

La valutazione delle imprese passa dalla tipologia di percorso di decarbonizzazione

L’approccio stesso di un’azienda alla decarbonizzazione può influenzare significativamente la sua valutazione. Le analisi evidenziano una significativa distruzione di valore per le aziende in settori come quello del cemento nel momento in cui non vengono intraprese azioni per evitare l’aumento dei costi del carbonio, ma mostrano un importante potenziale di crescita per i futuri cash flow se sono presenti strategie di decarbonizzazione credibili, ovvero nel momento in cui si scegli di investire nella trasformazione.

Il settore della gestione dei rifiuti è un altro esempio: l’investimento in progetti di conversione da gas da discarica a fonti di energia rinnovabile ridurrà le emissioni e genererà un ulteriore potenziale di crescita per gli utili. Anche le utilities statunitensi stanno passando dai combustibili fossili al rinnovabile, sostenendo la crescita degli utili a lungo termine.

Il ruolo fondamentale dell’azionariato attivo per investire nella trasformazione

Mentre il mercato premia questi percorsi credibili di decarbonizzazione, le strategie basate sull’engagement stanno iniziando a produrre un impatto misurabile, valutato sia in termini di riduzioni delle emissioni nell’economia reale sia di generazione di alpha. Evitare i settori ad alte emissioni non può più essere considerata una strategia valida a lungo termine. Invece, vediamo gli investitori adottare un approccio più ponderato e a lungo termine, riconoscendo che integrare la sostenibilità significa posizionarsi per una crescita duratura e una maggior competitività. Quello che stiamo osservando è una conversazione in continua evoluzione. I clienti stanno andando oltre screening ed esclusioni, e cercano sempre più un impatto concreto nel mondo reale.

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