G20

Un G20 dedicato a clima e sostenibilità con l’obiettivo di accelerare la trasformazione energetica

La necessità di creare consenso e un “gioco di squadra” nella ricerca di soluzioni per contrastare i cambiamenti climatici e di dare una risposta ai tanti interrogativi che ancora accompagnano la transizione energetica: il G20 di Napoli è la prima occasione nella quale si affrontano direttamente i temi dell’economia circolare guardando anche al prossimo appuntamento con la Convenzione ONU sul cambiamento climatico COP26

Pubblicato il 22 Lug 2021

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Difficile non vedere una stretta relazione tra un G20 programmato per affrontare direttamente e con la massima focalizzazione i temi della transizione ecologica, della sostenibilità del Pianeta e del contrasto al climate change e il coraggio delle misure del pacchetto con cui la Commissione europea, proprio qualche giorno fa (14 luglio) ha voluto dare un colpo di acceleratore al Green deal. Difficile non pensare che il “Fit for 55” non serva anche per “alzare l’asticella” delle aspettative e degli obiettivi su qualche tavolo del G20. Frans Timmermans, vice presidente della Commissione europea e vice presidente esecutivo per il Green Deal europeo aveva più volte sottolineato la necessità di fare di più e di cercare una sintesi con tutti gli attori su un impegno assai più consistente rispetto al precedente, e comunque giù ambizioso obiettivo, di una riduzione del 40% delle emissioni. Il Fit for 55 è anche una sfida a tutte le organizzazioni, pubbliche e private e a chi fa innovazione per cercare nuove strade e nuove soluzioni. E a fare in fretta. Timmermans ha trovato tanti “alleati” tra cui l’inviato di Joe Biden per il clima John Kerry che in una intervista a La Repubblica alza a sua volta le aspettative anche sul G20 di Napoli dal quale devono uscire indicazioni per gestire, in una forma di collaborazione vera, il “maggior cambiamento del Pianeta dalla Rivoluzione Industriale”.

Un focus speciale dedicato all’economia circolare

E il fatto che l’agenda di questo G20 sia concepito per portare l’attenzione sulle interazioni sempre più strette e sempre più evidenti tra cambiamenti climatici ed energia è già un segnale importante della consapevolezza sulle possibili soluzioni. Una delle possibili soluzioni è peraltro al centro di un confronto con la speciale attenzione che viene dedicata ai temi dell’economia circolare.

Ma la vera sfida del G20, come emerge anche dalle analisi di molti osservatori, sta nella capacità di preparare le condizioni per un cammino concreto verso le possibili soluzioni, un cammino che non può ammettere eccezioni, sia per quanto riguarda la coesione e la convinzione con cui tutti i paesi, senza nessuna eccezione, devono fare la loro parte, sia per vedere un impegno concreto su tutti i mercati e su tutti i settori. La trasformazione ecologia non può essere limitata ad alcuni ambiti, ma deve mettere radici e deve crescere in tutti i settori della vita produttiva e sociale perché non basta “consumare di meno” o evitare sprechi, ma occorre modificare profondamente le abitudini e i comportamenti per creare le condizioni per una vera trasformazione. Un esempio in questo senso è arrivato proprio qualche giorno fa dalla ricerca Food sustainability Index: ai G20 la responsabilità di guidare la trasformazione del sistema agroalimentare di Fondazione Barilla ed Economist Intelligence Unit (Eiu) nella quale si mette in evidenza che la riduzione dell’impatto ambientale di una industria ad alte emissioni di gas serra come quella agroalimentare arriva prima di tutto da un cambiamento dei regimi alimentari dei consumatori e poi, ovviamente delle pratiche legate alla produzione agricola e all’industria di trasformazione.

Risultati, o meglio, intese e condizioni per arrivare a produrre risultati. L’obiettivo di questo G20 che è aperto dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e che ha anche il ruolo di recuperare il tempo e le discussioni che non hanno potuto avere luogo a causa della pandemia come la COP 15 dedicata alla diversità biologica e all’adozione di un “quadro globale” sugli obiettivi da raggiungere entro il 2030. Ma il ministro Cingolani ha anche più volte ribadito l’importanza di sancire che il lavoro del G20 deve far prevalere l’ambizione e la capacità di lavorare a un documento comune tra tutti i paesi e di considerare la transizione ecologica come un percorso che ha un’unica direzione, e che non deve lasciare indietro nessuno.

Lo sguardo dei rappresentanti dei G20 è anche rivolto verso Glasgow sede della 26a Conferenza delle Parti sulla Convenzione ONU sul cambiamento climatico – COP26. Un evento che vede la collaborazione tra Italia e Regno Unito. Il nostro paese ospiterà infatti gli eventi preparatori, tra cui un momento di confronto dedicato ai giovani e il vertice Pre-COP, che si terranno a Milano dal 28 settembre al 2 ottobre mentre tra il 31 0ttobre e il 12 novembre i lavori si terranno nella città scozzese.

Immagine fornita da Shutterstock

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