Le crisi globali degli ultimi anni – dalla pandemia ai conflitti internazionali – hanno messo a nudo la fragilità delle catene di approvvigionamento industriali. In Italia, oltre 60 miliardi di euro di produzione industriale dipendono da materie prime critiche importate, un dato che rende evidente quanto il sistema manifatturiero sia esposto ai rischi geopolitici.
Il comparto dell’elettrotecnica e dell’elettronica, pilastro della doppia transizione digitale e sostenibile, è tra i più vulnerabili. La sua dipendenza da materiali tecnologici difficilmente sostituibili – come terre rare, litio o rame – mette a rischio non solo la produzione, ma anche la capacità competitiva del Paese.
“Non possiamo più permetterci di dipendere da filiere fragili concentrate in poche aree del mondo – avverte Filippo Girardi, presidente di ANIE Confindustria – Il settore è pronto a fare la sua parte, ma servono politiche industriali coraggiose e strumenti concreti per rafforzare l’autonomia tecnologica del Paese”.
La risposta europea: il Regolamento sulle materie prime critiche
Per contrastare la dipendenza dalle importazioni extra-UE, la Commissione europea ha introdotto il Regolamento 2024/1252/UE sulle materie prime critiche, che mira a garantire l’autonomia strategica europea entro il 2030.
Gli obiettivi sono precisi: estrarre almeno il 10% delle materie prime critiche all’interno dell’Unione, raffinarne il 40% e riciclarne almeno il 15%.
Nonostante ciò, la concentrazione geografica delle risorse continua a rappresentare un rischio. Paesi come la Cina e la Repubblica Democratica del Congo controllano gran parte delle forniture globali, rendendo l’intera transizione energetica e digitale europea strutturalmente fragile.
Le strategie delle imprese italiane
Le aziende italiane del settore, tuttavia, non sono rimaste passive. Lo studio realizzato da The European House – Ambrosetti insieme ad ANIE, intitolato “Verso una nuova competitività industriale europea: il ruolo strategico dell’Elettrotecnica e dell’Elettronica”, mostra un comparto in movimento.
Circa il 70% delle imprese associate ad ANIE ha diversificato i mercati di fornitura, il 49% ha potenziato magazzini e scorte, e il 38% ha avviato processi di revisione di prodotti e linee produttive.
Si tratta di risposte concrete per contenere i rischi legati alle interruzioni di fornitura e per rendere le filiere più resilienti e sostenibili.
L’innovazione tecnologica gioca un ruolo determinante: tecnologie predittive, digital twin, ricerca di materiali alternativi e impianti di riciclo avanzato sono alcune delle soluzioni già adottate, spesso in collaborazione con enti locali e università.
Economia circolare: la chiave della resilienza
Per ANIE, la transizione verso un modello più circolare non è solo una questione ambientale, ma una scelta strategica per la sicurezza industriale. L’economia circolare può ridurre drasticamente la dipendenza dall’estero, spiega ANIE, ma per essere efficace servono incentivi stabili, anche per le PMI, e procedure semplificate per le attività di recupero.
La Federazione sottolinea la necessità di creare un mercato europeo delle materie prime seconde, sostenuto da meccanismi fiscali premiali e da una normativa chiara che favorisca il recupero rispetto all’uso di risorse vergini.
Solo così – sostiene l’associazione – sarà possibile chiudere il cerchio della sostenibilità industriale, garantendo un flusso stabile e competitivo di materiali strategici.
Materie prime non energetiche: un rischio sottovalutato
Accanto alle risorse energetiche, le materie prime non energetiche rappresentano una criticità spesso ignorata. Secondo i dati ANIE, il 55,6% delle imprese incontra difficoltà strutturali nel reperirle, oltre il 60% teme la dipendenza dall’estero per metalli industriali come rame, alluminio e litio, e il 58% segnala problemi con la componentistica elettronica.
Questi dati rivelano, secondo ANIE, una vulnerabilità sistemica che attraversa l’intero settore tecnologico e rischia di compromettere la competitività delle imprese italiane nel medio periodo.
Le richieste delle imprese: incentivi e riforme
Le aziende del settore elettrotecnico ed elettronico sono pronte a investire, ma chiedono un quadro normativo e finanziario stabile che consenta di tradurre le strategie in azioni strutturali.
Tra le proposte principali avanzate da ANIE figurano: incentivi alla diversificazione e al reshoring, snellimento delle autorizzazioni per il riciclo ed estrazione, investimenti nella ricerca su materiali alternativi e strumenti finanziari per sostenere le PMI.
Una prima risposta: il Programma nazionale di esplorazione mineraria
Un primo segnale concreto è arrivato con l’approvazione del Programma nazionale di esplorazione mineraria, affidato all’ISPRA – Servizio Geologico d’Italia.
Con 14 progetti già attivi e un investimento iniziale di 3,5 milioni di euro, il piano punta a mappare e valorizzare le risorse minerarie italiane, attirando investimenti e riducendo la dipendenza esterna.
Per Girardi si tratta di “un primo passo importante“, ma “è fondamentale che le istituzioni sostengano questo sforzo con politiche industriali coraggiose, investimenti nella transizione circolare e strumenti concreti per rafforzare l’autonomia tecnologica del Paese“.
L’Europa tra dipendenza e autonomia
“Le catene europee di approvvigionamento sono fortemente dipendenti da Paesi esteri per forniture strategiche alla transizione sostenibile e digitale – osserva Valerio de Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti.
– Per questo motivo, lo studio realizzato insieme ad ANIE evidenzia come la resilienza delle supply chain sia una delle leve decisive per rafforzare la base industriale europea”.
De Molli aggiunge che “senza sicurezza negli approvvigionamenti, la doppia transizione rischia di rimanere incompiuta“, richiamando l’urgenza di accelerare sul fronte dell’economia circolare europea e di stipulare accordi industriali con Paesi strategici.



































































