SICK Point of View

Transizione energetica: quali prospettive dall’adeguamento delle reti gas all’idrogeno

La crescente attenzione allo sviluppo sostenibile sta accelerando il processo di riqualificazione e connettività dell’infrastruttura del gas e rivoluzionando l’assetto produttivo finora conosciuto, a vantaggio dell’adozione di un vettore così promettente come l’idrogeno

Pubblicato il 13 Ott 2022

Immagine di petrmalinak da Shutterstock

Di idrogeno si parla e si fa ricerca da almeno venti anni. Eppure solo oggi raccoglie l’attenzione che merita all’interno dell’articolato panorama energetico. La transizione energetica sta accelerando il passaggio a un’economia basata sulle fonti alternative: “Già nei primi anni Duemila si parlava di idrogeno e del suo utilizzo nelle reti di distribuzione, principalmente perché si pensava che la scarsità dei combustibili fossili fosse imminente”, spiega Andrea Galdino, Sales Manager Process Automation, Custody & Process Metering di Sick, produttore globale di sensori e soluzioni per l’industria. Oggi “il trend che osserviamo è di sostituire il petrolio con il gas naturale e incrementare il ricorso all’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili e non”. Questo grazie alla “versatilità di utilizzo del vettore, sia in ambito domestico che industriale”.

La rivalsa dell’idrogeno

Chiave per la sua crescita in Italia sembra essere la collaborazione pubblico-privato, come nei progetti di produzione e accumulo, alimentata dal continuo confronto con Università e centri di ricerca per promuovere l’innovazione sostenibile. “Questo tipo di iniziative hanno il vantaggio di accomunare competenze e obiettivi e di stimolare progetti pilota ed economie di scala”, prosegue Galdino, a pieno beneficio della crescita del Paese che può far leva sulle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Soprattutto in un periodo storico così delicato, per stimolare la diffusione dell’idrogeno “occorre ridurne il costo di produzione e stimolarne la domanda da parte delle grandi industrie: le cosiddette hard to abate, indistintamente americane, europee, cinesi e indiane, dettano i prezzi di mercato. Inoltre, sarebbe bene adottare dazi doganali all’interno della Comunità europea per stimolare il ricorso a soluzioni a ridotto impatto emissivo. Infine, spero che anche la finanza verde sposti gli investimenti sui progetti legati alla crescita dell’idrogeno rinnovabile”.

La rivoluzione delle reti gas

“Il trend legato alla miscelazione di idrogeno e metano è qualcosa che stiamo vivendo e che promuoviamo con le nostre soluzioni”, prosegue Galdino, “considerato che è l’unica via per favorire contestualmente la crescita delle rinnovabili in Italia, ostacolata dall’affastellamento burocratico”. Pensare di costruire una nuova rete per il trasporto di idrogeno è “immaturo” perché “i quantitativi disponibili sono limitati”, rimarca. A favore del blending gli studi di fattibilità che hanno tenuto conto di numerosi aspetti legati alla chimica dei fluidi, in termini di sicurezza e misura: “Anche Sick è stata protagonista di alcune analisi che porranno le basi per lo sviluppo delle infrastrutture del futuro. Ha contribuito sia alla parte metrologica, legata alla misura di queste nuove miscele, sia a quella volta alla certificazione per prevenire le esplosioni e validare la resistenza dei materiali”. Ed ecco che oggi è “in grado di offrire ai clienti soluzioni che sono già predisposte per il blending al 30%, ben al di sopra delle attuali previsioni degli operatori”.

Seppure questi quantitativi di idrogeno “oggi non siano disponibili”, rimarca Galdino, è vero “che il revamping della rete va fatto pensando allo scenario che si prospetta da qui ai prossimi venti anni, dunque con miscele in percentuali elevate di idrogeno”. Le reti di distribuzione stanno vivendo un momento di profonda trasformazione, la produzione è sempre più decentralizzata e la rete deve essere pronta ad accogliere molteplici fonti di immissione: “Finora abbiamo parlato di metrologia e materiali, se guardiamo alla connettività e alla digitalizzazione esistono delle tecnologie abilitanti le operazioni da remoto”. Quando le reti saranno interoperabili una caratteristica dei prodotti legati alla misura di portata sarà “legata alla diagnostica intelligente, che permette di avere il dato misurato oltre a tutta una serie di informazioni aggiuntive su ciò che avviene attorno allo strumento. Informazioni che in passato erano interpretabili solo da professionisti con una determinata formazione ma che in futuro saranno utilizzabili da figure dotate di una trasversalità di competenze”.

Quando decentralizzazione fa rima con cybersicurezza

Con la decentralizzazione produttiva “c’è molto da lavorare sulla digitalizzazione”, rimarca Galdino. “Questo trend è stato portato avanti in maniera lungimirante ma solo dalle realtà più grandi e oggi c’è una situazione a macchia di leopardo tra piccoli e grandi TSO e DSO. Bisognerebbe che questo approccio venisse esteso e le best practice replicate, considerato che ci si muove verso l’interoperabilità delle reti a livello europeo. Se parliamo di stoccaggi comuni non possiamo avere differenze così grandi anche solo tra un comune e l’altro della stessa provincia”.

Inoltre, questo percorso comporta il collettamento di una “grande quantità di dati, i cosiddetti big data”, che devono essere “disponibili anche ai non addetti ai lavori, che già oggi producono energia termica ed elettrica a casa”. Il cambiamento radicale in atto promette benefici ma richiede una maggior protezione dei dati di tutto il sistema produttivo: “Lavoriamo sull’interoperabilità, con sistemi di acquisizione dei dati di terze parti, e nel campo della ricerca e dello sviluppo ci concentriamo sulla cybersecurity e sulla disponibilità del dato. Per fare un esempio, i nostri prodotti, come tutti i dispositivi di portata a ultrasuoni, sono dispositivi elettronici che necessitano di elettricità per funzionare. Negli ultimi anni abbiamo sviluppato un sistema di alimentazione d’emergenza e di backup automatico, per garantire una continuità della misura, piena accessibilità e protezione dei dati. Questo a testimonianza della loro crescente centralità”.

Oggi gli investimenti sulle tecnologie innovative aumentano, ma cosa avverrà in futuro? “Magari tra venti anni parleremo ancora di fonti fossili. Resto dell’idea che l’Europa da sola non può farcela, serve coinvolgere altri Paesi, oggi gli Stati Uniti e l’India, domani magari la Nigeria”.

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Ivonne Carpinelli

EU Stories - La coesione innova l'Italia

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