La transizione verso una società più sostenibile rappresenta oggi una delle priorità centrali dell’agenda politica internazionale, coinvolgendo la quasi totalità degli Stati del globo. Questo ampio consenso intorno ai principi della tutela dell’ambiente è il risultato di un lungo percorso avviato dagli organismi internazionali – con le Nazioni Unite in testa – e successivamente tradotto in politiche a livello nazionale ed europeo ispirate all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Le radici dello sviluppo sostenibile
Le radici concettuali dello sviluppo sostenibile risalgono al 1987, anno in cui la Commissione Brundtland – formalmente nota come World Commission on Environment and Development (WCED) – presentò il report Our Common Future, introducendo la celebre definizione di sustainabe development: “uno sviluppo capace di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”.
Inoltre, il rapporto sottolineava la necessità di superare due criticità strutturali: da un lato, la povertà diffusa nei Paesi del Sud del mondo; dall’altro, i modelli di consumo e produzione ad alta intensità energetica dei Paesi industrializzati.
La sostenibilità ambientale si intreccia con la qualità delle politiche energetiche
A distanza di oltre trent’anni, lo scenario globale presenta più o meno le stesse caratteristiche. Oggi più che mai, la questione della sostenibilità ambientale è strettamente intrecciata con la qualità delle politiche energetiche. Difatti, la sicurezza degli approvvigionamenti, la riduzione delle dipendenze dall’estero e l’efficienza nell’uso delle risorse rappresentano dei fattori strategici per la geopolitica dell’energia.
La crisi innescata dal conflitto russo-ucraino nel 2022 e la recente instabilità in Medio Oriente hanno profondamente ridisegnato la geopolitica delle fonti, imponendo all’Europa e all’Italia la ricerca di modelli alternativi, più resilienti e competitivi nel lungo periodo.
È in questo quadro composito che si inseriscono le tecnologie di cogenerazione e trigenerazione quale risposta concreta alle sfide di efficienza e sostenibilità. A tal proposito, stando alle stime dell’ultimo report di COGEN Europe, Associazione europea per la promozione della cogenerazione, l’impiego della cogenerazione favorisce un notevole risparmio energetico, stimato intorno a 356 TWh all’anno e previene circa 200 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno.
Produzione combinata di energia elettrica ed energia termica
A livello definitorio, con il termine cogenerazione (CHP, Combined Heat and Power) si intende la produzione combinata di energia elettrica ed energia termica a partire da un’unica fonte primaria, riducendo al minimo le dispersioni e massimizzando la resa energetica.
La trigenerazione (CCHP, Combined Cooling, Heat and Power) amplia ulteriormente la portata del ciclo produttivo della cogenerazione con la produzione di energia frigorifera attraverso l’impiego di un assorbitore o di una pompa di calore ad assorbimento.
La differenza con i sistemi a produzione separata è sostanziale: laddove in una centrale elettrica tradizionale il calore residuo durante la generazione di elettricità viene rilasciato nell’ambiente (principalmente attraverso torri di raffreddamento o acqua di raffreddamento), negli impianti di cogenerazione il calore viene recuperato per essere utilizzato in abitazioni, aziende e industrie. In questo modo, la cogenerazione e la trigenerazione consentono pratiche di autoproduzione da parte dei consumatori stessi, massimizzando il risparmio energetico.
Nuove forme di rendimento economico basate sulla rivendita al gestore di rete di una parte dell’energia elettrica prodotta e non autoconsumata
In sintesi, se da un lato viene stimolata la produzione autonoma di energia termica, dall’altro è possibile avere un rendimento in termini economici tramite la rivendita al gestore di rete di una parte dell’energia elettrica prodotta e non autoconsumata.
Il concetto di cogenerazione ad alto rendimento
Il fenomeno è stato anche oggetto d’interesse da parte dell’Unione Europea, la quale, a partire dalla direttiva 2004/8/CE, ha introdotto il concetto di “Cogenerazione ad Alto Rendimento” (CAR) – il cui principale indicatore è il Risparmio di Energia Primaria (PES) – per identificare gli impianti che offrono un significativo risparmio di energia primaria. In Italia, questo concetto è stato recepito dal punto di vista normativo dal Decreto Legislativo n. 20/2007 e successivamente dal D.M. 5 settembre 2011, che ne definisce il regime di sostegno.
Verso livelli di efficienza energetica pari a circa il 90%
Dal punto di vista dell’efficienza, i dati parlano chiaro. Gli impianti di cogenerazione possono raggiungere livelli di efficienza energetica pari a circa il 90%, con un risparmio economico del 30-40% e un tempo di ritorno dell’investimento (ROI) generalmente compreso tra 3 e 7 anni. Un dato di gran lunga superiore rispetto ai livelli di efficienza energetica degli impianti tradizionali. Inoltre, anche i piccoli impianti di cogenerazione possono rappresentare un modo efficace per fornire energia ad aree remote senza la necessità di costose infrastrutture di rete.
A livello di integrazione nel mercato europeo, i dati realizzati da COGEN Europe affermano come la cogenerazione costituisca il 27% della produzione di elettricità termica nell’UE, con stime che ne ipotizzano una crescita fino al 40% entro il 2040 e fino al 50% entro il 2050. Questi dati avvalorano il decisivo cambio di passo dell’Unione Europea verso soluzioni a minor impatto ambientale.
Il ruolo chiave dei Certificati Bianchi
Nel contesto italiano, la cogenerazione ad alto rendimento (CAR) gioca un ruolo cruciale, soprattutto grazie al sistema dei Certificati Bianchi (TEE) (QUI), che ne incentiva lo sviluppo.
Nel 2024, il Gestore dei Mercati Energetici (GSE) ha emesso 1.331.385 TEE per progetti CAR, confermandone il peso nel panorama dell’efficienza energetica del Paese. A livello di normative, il quadro si sta evolvendo sulla scia delle nuove direttive europee, come la Direttiva (UE) 2023/2413 che promuove le rinnovabili. Tuttavia, il sistema legislativo italiano sconta ancora un’arretratezza dal punto di vista normativo, basandosi sul D.M. del 5 settembre 2011, sebbene integrato da provvedimenti più recenti come la delibera ARERA 619/2023/R/EEL che lega gli incentivi per le imprese energivore a condizioni di sostenibilità.
Benefici di natura ambientale, economica e sociale
Oltre ai benefici di natura ambientale, il settore della cogenerazione svolge un ruolo cruciale a livello economico e sociale in Europa. L’industria ha una solida base manifatturiera, fornendo direttamente più di 100.000 posti di lavoro altamente qualificati. Di conseguenza, questa tecnologia rappresenta un fattore vitale per aumentare la competitività e supportare la crescita “pulita” in settori chiave come la carta e cellulosa, l’industria chimica, la trasformazione alimentare e l’ospitalità. Esempi concreti tratti dall’integrazione di queste tecnologie nelle comunità locali dimostrano l’efficacia di questa soluzione. Ad esempio, nel contesto italiano – specificamente a Brescia – il sistema integrato fornisce calore a 700 abitazioni (tramite una rete di teleriscaldamento) ed elettricità a 2000 abitazioni nell’area locale.
Le difficoltà legate alla complessità burocratica e normativa
Nonostante l’interesse crescente – come dimostrato dall’aumento dei progetti presentati del 60% per le nuove progettualità, ovvero i progetti a preventivo (PC, PS) rispetto allo stesso periodo del 2023 – il sistema si scontra ancora con una complessità burocratica e normativa. Inoltre, come riporta l’Energy Efficiency Report 2023 dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, sebbene il mercato dell’efficienza energetica nel 2024 si confermi ben posizionato a livello europeo, con un Energy Intensity Index migliore del 16% rispetto alla media dell’UE e un livello di investimenti stimato tra i 58 e i 66 miliardi di euro, è necessario rafforzare la presenza di queste tecnologie in particolare tra le Piccole Medio Imprese (PMI). A penalizzare ulteriormente l’implementazione di politiche finalizzate all’efficienza energetica contribuiscono diversi fattori. In primo luogo, la complessità normativa e i lunghi tempi di ritorno degli investimenti; in secondo luogo, il ricorso agli incentivi resta parziale e disomogeneo, soprattutto tra le imprese più piccole.
Le sei priorità politiche fondamentali per il periodo 2024-2029
In questo senso, il report di COGEN Europe delinea le sei priorità politiche fondamentali per il periodo 2024-2029. L’associazione invita i responsabili politici europei a supportare lo sviluppo di un sistema energetico sempre più integrato, efficiente, resiliente e decarbonizzato. Tra le priorità spiccano il potenziamento dell’efficienza energetica, la riduzione delle emissioni, l’integrazione delle fonti rinnovabili e la promozione dell’accessibilità economica dell’energia per cittadini e imprese. Tali obiettivi sono volti a garantire una transizione energetica che non solo sia sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche equa e in grado di salvaguardare la competitività industriale dell’Europa.
Cogenerazione e trigenerazione tecnologie strategiche per l’Europa e l’Italia
In conclusione, la cogenerazione e la trigenerazione si confermano come tecnologie strategiche per l’Europa e l’Italia nel percorso verso la decarbonizzazione e l’indipendenza energetica. Con efficienze che raggiungono il 90% e un risparmio di 356 TWh all’anno a livello europeo, queste soluzioni rappresentano un pilastro fondamentale per conciliare sostenibilità ambientale, sicurezza degli approvvigionamenti e competitività economica. Tuttavia, la riuscita di questa transizione verso tecnologie più innovative dipenderà dalla capacità di armonizzare le politiche europee con le esigenze territoriali, valorizzando il potenziale di autoproduzione energetica e promuovendo modelli di sviluppo che coniughino sostenibilità ambientale e crescita economica inclusiva.