Conferenza Onu: l'annuncio

Cop26: la finanza mondiale mobilita 100mila miliardi di dollari per favorire la transizione energetica

A mettere l’astronomica cifra sul piatto, dislocata su tre decenni, è la Glasgow financial alliance for net zero, grazie all’adesione di 450 società da 45 Paesi: i gestori concorrono con asset per 57 trilioni di dollari mentre altri 63 trilioni di dollari vengono dalle banche e 10 dai fondi pensione. Annunciati a margine della Conferenza i nuovi progetti degli asset manager internazionali aderenti

Pubblicato il 04 Nov 2021

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A Glasgow gli annunci ormai si susseguono a ritmo incalzante. L’ultimo tocca uno dei temi più scottanti per eccellenza: i soldi, la cui destinazione questa volta è ovviamente vincolata a gestire l’emergenza ambientale. E i numeri sono ancora una volta da capogiro: oltre centomila miliardi di dollari già pronti per favorire la transizione energetica. Ma quel che conta è il segnale che si nasconde dietro i numeri: la finanza internazionale si sta ufficialmente e concretamente mettendo al servizio della lotta ai cambiamenti climatici.

A mettere l’astronomica cifra sul piatto della Cop 26, grazie all’adesione di 450 società da 45 Paesi, è la Glasgow financial alliance for net zero (GFANZ). Presieduta da Mark Carney, inviato speciale delle Nazioni Unite per l’azione e la finanza per il clima, con la copresidenza del magnate statunitense Michael Bloomberg, la coalizione (SCARICA QUI LA PRESENTAZIONE UFFICIALE) è nata ad aprile con il supporto iniziale di oltre 160 aziende responsabili di asset superiori a 70 trilioni di dollari, fra cui colossi come Hsbc, Bank of America e Santander.

Gli obiettivi di Gfanz

Gli aderenti si impegnano a fissare obiettivi a breve termine solidi e basati sulla scienza (zero emissioni di carbonio alla metà del 2050, oltre a obiettivi intermedi al 2030) entro 12-18 mesi dall’adesione, e più di 90 delle istituzioni fondatrici lo hanno già fatto. Un obiettivo chiave di GFANZ, inoltre, è supportare i paesi in via di sviluppo e i mercati emergenti. Di fatto, riducendoli ai minimi termini, gli obiettivi chiave della coalizione possono essere descritti così:

  • Ampliare la campagna di Race to zero per assicurare che tutti i settori finanziari abbiano un impegno verso la ‘net zero’ credibile.
  • Aumentare l’impegno dei partecipanti al progetto con target robusti e piani di transizione.
  • Coordinare gli impegni presi e le azioni in tutta l’industria finanziaria. Gfanz unirà tutte le esistenti alleanze ‘net zero’ e i partner di Race to Zero in una struttura coerente e olistica (dal greco ὅλος hòlos, globale, tutto). A cui si aggiungeranno attori che forniscono strumenti analitici come le agenzie di rating, auditor, borse finanziarie per implementare le loro strategie ‘net zero’.
  • Supportare collaborazioni per arrivare alla ‘net zero’.
  • Mostrare i risultati positivi raggiunti da entità finanziarie per acquisire la ‘net zero’.

Sempre più numerose le adesioni

E così, mentre Carney nel corso del vertice ha ricordato che per combattere la crisi climatica servono un trilione di dollari all’anno di investimenti nei Paesi in via di sviluppo, con “nuove strutture di finanza mista, piattaforme per portare insieme pubblico e privato”, l’appello ha di fatto riscosso l’adesione di un numero crescente di asset manager internazionali.

Risultato: fondi, banche e società di gestione ora si dicono pronti a mettere sul tavolo oltre 100 trilioni di dollari per finanziare la transizione ecologica in tre decenni, 130 per l’esattezza. E per Carney si tratta di un passo decisivo: “Adesso abbiamo l’attrezzatura necessaria per spostare il cambiamento climatico dai margini all’avanguardia della finanza, così che ogni decisione finanziaria ne terrà conto”, ha ammesso il presidente.
Secondo la Gfanz, l’impegno potrà fornire quei 100 trilioni di dollari che secondo le stime sono necessari per uscire dai combustibili fossili entro metà secolo e limitare a +1,5 °C il surriscaldamento terrestre. Al totale degli asset della coalizione i gestori concorrono con asset per 57 trilioni di dollari mentre altri 63 trilioni di dollari vengono dalle banche e 10 dai fondi pensione.

Le nuove iniziative degli asset manager internazionali

All’appello stanno di fatto rispondendo sempre più asset manager internazionali. Gli ultimi, in ordine temporale, sono Amundi e Allianz, entrambi in partnership con Ifc (Gruppo Banca Mondiale), mentre Blackrock festeggia una raccolta record per il suo veicolo finanziario pubblico-privato a favore del clima.

Amundi e Ifc

Amundi e Ifc hanno lanciato un nuovo fondo per mobilitare fino a 2 miliardi di dollari di investimenti privati in obbligazioni sostenibili dei mercati emergenti che supportino le iniziative di sostegno legate al Covid-19 e promuovano una ripresa dalla pandemia “green, resiliente e inclusiva”. La strategia gestita dall’asset manager europeo e presentata appunto a margine della Cop26, punta a canalizzare il capitale degli investitori istituzionali in obbligazioni sostenibili emesse da aziende e società finanziarie nei Paesi in via di sviluppo.

Gruppo Allianz e Ifc

Presentata sempre a Glasgow la partnership tra il Gruppo Allianz e Ifc. Il nuovo programma MCPP One Planet rappresenta il primo portafoglio multisettoriale al mondo di finanziamenti nei mercati emergenti allineati all’Accordo di Parigi. I due partner hanno infatti deciso di collaborare alla creazione di una nuova piattaforma globale per investimenti “climate smart”, che fornirà fino a 3 miliardi di dollari ad aziende private nelle aree emergenti. Al fine di accrescere i finanziamenti responsabili sotto il profilo climatico nei mercati emergenti, ai contributi degli investitori si aggiungeranno i fondi propri della Ifc.

BlackRock

BlackRock ha invece raccolto 673 milioni di dollari per la Climate Finance Partnership (Cfp), un veicolo finanziario pubblico-privato, focalizzato sugli investimenti in infrastrutture climatiche nei mercati emergenti, che ha come obiettivo quello di accelerare la transizione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Come spiega una nota, un consorzio globale di 22 investitori, tra cui governi, enti filantropici e investitori istituzionali, si è impegnato nella raccolta, alla quale hanno aderito diversi partner, e che ha superato l’obiettivo di 500 milioni di dollari.

Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo, intanto, ha annunciato l’adesione, attraverso Eurizon Capital Sgr, Fideuram Asset Management Sgr e Fideuram Asset Management Ireland, alla Net Zero Asset Managers Initiative (Nzami). Un ulteriore passo, sottolinea il gruppo, per rafforzare l’impegno “Net Zero” entro il 2050, sia per le proprie emissioni che per i portafogli prestiti e investimenti, comunicato il 20 ottobre scorso contestualmente all’adesione alla Net-Zero Banking Alliance (NZBA).
Eurizon e Fideuram Am Sgr sono gli unici asset manager italiani che a oggi hanno aderito alla Nzami. L’iniziativa, lanciata a dicembre 2020 che conta 220 firmatari per oltre 57 trilioni di dollari di attivi gestiti, è costituita da asset manager internazionali impegnati a sostenere l’obiettivo di zero emissioni nette di gas serra entro il 2050 o prima, in linea con gli sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius, e a sostenere investimenti in linea con tale obiettivo.
Eurizon è inoltre entrata anche nell’Institutional Investors Group on Climate Change, l’organismo europeo per la collaborazione degli investitori sul cambiamento climatico, che agiscono per favorire la riduzione delle emissioni di carbonio.

Nuove adesioni alla Piattaforma Ue sulla finanza sostenibile

Durante la Conferenza sul clima di Glasgow, inoltre, trentacinque Paesi hanno concordato azioni obbligatorie per garantire che gli investitori abbiano accesso a informazioni affidabili sul rischio climatico per guidare i loro investimenti in aree più verdi. E per garantire standard comuni, 36 paesi hanno accolto con favore l’annuncio di un nuovo organismo internazionale, l’International Sustainability Standards Board (ISSB).

E’ infine emersa la crescita della Piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile (Ipsf) promossa dall’Ue, con l’adesione di Regno Unito, Nuova Zelanda, e altri otto paesi, che collaborano per sviluppare un quadro comune per verificare l’effettivo allineamento degli investimenti ‘verdi’ con obiettivi di sostenibilità. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale della piattaforma presentato dalla commissaria europea per la finanza sostenibile, Mairead McGuinness, secondo cui insieme i 18 membri dell’Ipsf rappresentano il 55% delle emissioni di gas serra, il 50% della popolazione mondiale e il 55% del Pil mondiale.

Foto tratta dal sito ufficiale Cop26

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