L’identikit delle realtà italiane dell’agroalimentare 4.0

Dalla ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia su innovazione digitale e agroalimentare italiano, arrivano i dati sulle regioni del Nord Italia, nello specifico Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto

Pubblicato il 12 Lug 2019

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Grandi dimensioni aziendali, titolo di studio a indirizzo agrario conseguito dall’imprenditore e appartenenza al cerealicolo come settore prevalente sembrano essere associati ad una maggiore probabilità di adottare soluzioni di Agricoltura 4.0.

Dalla ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia sul rapporto tra innovazione digitale e agroalimentare italiano, arrivano i dati sulle regioni del Nord Italia, nello specifico Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. Il campione di riferimento per l’indagine conta 903 risposte da altrettante aziende agricole di cui 71 lombarde, 141 piemontesi, 104 emiliane e 89 venete.

Tutte e quattro risultano in linea con le percentuali di aziende agricole che hanno adottato soluzioni di agricoltura 4.0 nel campione generale (55% il dato italiano). Risalta il caso della Lombardia (68% nell’adozione di soluzioni improntate all’innovazione), che si discosta nettamente dal resto d’Italia. A seguire, Piemonte (62%) ed Emilia Romagna (55%). Di poco sotto la media generale è il Veneto (51%).

Tranne che in Veneto, il titolo di studio influenza

“Non sembra che l’età possa essere rilevante al fine di determinare l’adozione o meno di tecnologie di agricoltura 4.0”. Più significativo è il titolo di studio dell’imprenditore: “Sembra che un titolo di studio a indirizzo agrario sia associato a una maggiore probabilità di adottare soluzioni di agricoltura 4.0. Non sembra invece essere rilevante il titolo di studio di per sé. Questa dinamica sembra riflettersi anche nelle singole regioni (salvo che per il Veneto)”.

In Lombardia gli imprenditori agricoli che adottano soluzioni 4.0 hanno una laurea nel 57% dei casi e nel 64% dei casi, ad indirizzo agrario. In Piemonte gli imprenditori agricoli laureati che puntano sull’innovazione digitale sono il 42% e il dato sale al 56% in relazione alle lauree ad indirizzo agrario. In Emilia Romagna i laureati che operano in campo agricolo puntando all’innovazione rappresentano il 50%, mentre gli imprenditori 4.0 con laurea ad indirizzo agrario sono l’80%.

Al contrario, in Veneto gli imprenditori laureati impegnati nell’agricoltura 4.0 sono il 47%, mentre i laureati con indirizzo agrario rappresentano solo il 29%.

In Lombardia non conta la dimensione aziendale

Dalla ricerca è emerso che “maggiore è la dimensione dell’azienda agricola e maggiore è la probabilità di adottare soluzioni di agricoltura 4.0”. Lo dimostrano Piemonte ed Emilia Romagna nel cui caso “le sole aziende più grandi quelle caratterizzate da percentuali di adottanti più alte”. Per il Veneto “sono le aziende di medie dimensioni quelle che hanno un incremento maggiore sulle percentuali di adottanti”.

La Lombardia fa eccezione. Infatti, in questa regione “tutte le classi di dimensione sono caratterizzate da una maggiore incidenza, rispetto al campione generale, di aziende agricole che hanno scelto di adottare soluzioni di agricoltura 4.0. Incidono in particolare le grandissime superfici e le micro aziende”.

Il cerealicolo raccoglie le più alte percentuali

Il cerealicolo è il comparto con le più alte percentuali di aziende che abbracciano l’agricoltura 4.0: 73% in Lombardia, 72% in Piemonte, 67% in Emilia Romagna, 65% in Veneto.

Spicca anche il settore zootecnico, con percentuali più alte rispetto al campione generale nel caso di Lombardia (64%) e Piemonte (54%).

Nell’adozione di soluzioni digitali 4.0 per il vitivinicolo, Veneto e Piemonte (rispettivamente, 47% e 35%) sono caratterizzati da percentuali più alte rispetto al campione generale, mentre l’Emilia Romagna è sotto la media (21%).

Nell’orticolo sono Emilia Romagna (80%) e Lombardia (67%) a trainare, mentre il Veneto si ferma al 40%, poco sotto il dato generale (47%).

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