La transizione verso fonti energetiche rinnovabili e tecnologie a basse emissioni di carbonio ha aumentato in modo significativo la domanda globale di materie prime critiche come litio, cobalto e terre rare. Questo trend, finalizzato a creare le condizioni per un ambiente sostenibile e per una produzione sostenibile, comporta tuttavia un incremento delle attività estrattive e della conseguente pressione sugli ecosistemi naturali. In questo contesto, il riciclo dei materiali e l’adozione di pratiche circolari non rappresentano soltanto una leva per mitigare l’impatto ambientale della filiera mineraria, ma emergono anche come elementi strategici per garantire la sostenibilità degli approvvigionamenti in un mercato caratterizzato da volatilità e tensioni geopolitiche.
Non solo, va infatti considerato che l’estrazione dei metalli critici, ad esempio per la produzione di batterie e pannelli fotovoltaici è talmente complesso da comportare un aumento che arriva anche a quadruplicare le emissioni di CO2 annullando di fatto i benefici auspicati con la transizione energetica.
Proprio su questi temi si è concentrato lo studio pubblicato sulla rivista Resources, Conservation and Recycling e guidato da Elza Bontempi e Nicola Saccani, dell’Università di Brescia. La ricerca suggerisce in modo molto concreto di aumentare gli investimenti per lo sviluppo e il rafforzamento delle tecniche di riciclo dei rifiuti elettronici e delle batterie esauste. Un invito a considerare questi prodotti, che hanno terminato il loro ciclo di funzionaento, come delle vere e proprie miniere sottoutilizzate. (Su questi temi leggi anche il servizio su La supply chain del litio e dei metalli critici per la mobilità sostenibile n.d.r.)
Impatto ambientale crescente nell’estrazione di metalli critici per la transizione energetica
L’accelerazione della domanda globale di litio, cobalto e altri metalli strategici, trainata dalla spinta verso l’elettrificazione e le energie rinnovabili, sta esponendo in modo sempre più netto un nodo strutturale della transizione energetica: l’aumento del carbon footprint associato alla produzione primaria di questi materiali. Secondo i dati raccolti dal gruppo di ricerca dell’Università di Brescia negli ultimi cinque anni la crescita delle emissioni di CO2 legate all’estrazione di alcuni metalli critici crea uno squilibrio che porta all’impoverimento delle miniere e che costringe a lavorare giacimenti meno ricchi o più difficili da raggiungere, comportando un maggior dispendio energetico e un aggravio delle emissioni.
Si configura così un paradosso: mentre si cerca di decarbonizzare la produzione energetica, il processo stesso di approvvigionamento dei materiali necessari rischia di erodere molti dei benefici ambientali attesi, imponendo una riflessione attenta sulle strategie industriali e sulle politiche pubbliche da adottare.
Il ruolo strategico del riciclo e delle pratiche circolari per ridurre le emissioni
Di fronte a una filiera estrattiva sempre più energivora e impattante dunque, il riciclo dei rifiuti elettronici e delle batterie esauste emerge come campo d’azione chiave ma ancora sottoutilizzato. Le analisi dello studio italiano evidenziano infatti come le tecnologie di recupero esistenti – se adottate su scala significativa – potrebbero non solo attenuare la dipendenza dalle forniture estere e dai mercati instabili, ma anche ridurre in modo sostanziale il fabbisogno di estrazione primaria e gli impatti ambientali associati.
Oggi molte supply chain rimangono “aperte”, con scarsi flussi locali di raccolta e riuso: un limite che rallenta la chiusura virtuosa del ciclo dei materiali critici. In questa prospettiva, progetti come AMELIE (leggi qui per conoscere il ruolo del MICS in relazione al progetto AMELIE) puntano a innovare processi e tecnologie per massimizzare il recupero di elementi come litio, cobalto, manganese e nichel da batterie fuori uso, utilizzando approcci come il trattamento termico a microonde della black mass. L’integrazione sistematica del riciclo nelle strategie industriali rappresenta dunque un passaggio obbligato non solo per contenere le emissioni, ma anche per garantire maggiore resilienza alle filiere produttive europee.
In un contesto in cui la domanda di metalli critici continua ad aumentare, la gestione sostenibile delle risorse si configura come una questione imprescindibile per l’industria e le istituzioni. L’attenzione verso pratiche di riciclo più efficienti e modelli di economia circolare non rappresenta soltanto una risposta tecnica ai vincoli ambientali, ma anche un passaggio necessario per promuovere resilienza nelle filiere e mitigare rischi geopolitici legati all’approvvigionamento. La sfida consiste nel conciliare le esigenze produttive con una visione di lungo periodo che riconosca il valore del capitale naturale: solo attraverso un approccio integrato sarà possibile affrontare le complessità della transizione energetica senza aggravare ulteriormente le pressioni sugli ecosistemi.






