Cleantech italiano: quali tipologie di aziende comprende?
Nel panorama italiano della sostenibilità, il termine cleantech, contrazione di “clean technology”, definisce l’insieme di tecnologie, processi e servizi che puntano a ridurre l’impatto ambientale, migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse e favorire un’economia più pulita. Nel nostro paese queste soluzioni sono sempre più diffuse: dalle energie rinnovabili all’efficienza energetica, dall’economia circolare fino ai materiali innovativi, le cleantech stanno diventando un driver strategico per la competitività del Paese.
Cosa si intende per ecosistema del cleantech italiano?
L’ecosistema italiano delle cleantech include startup e PMI che sviluppano prodotti e servizi “green” e scalabili: per esempio, piattaforme per il monitoraggio energetico, tecnologie per il riciclo dei materiali o sistemi avanzati di cattura del carbonio.
A quali bisogni risponde il cleantech italiano?
La ragione del crescente rilievo del cleantech italiano va oltre il semplice beneficio ambientale: le cleantech rispondono anche alla necessità economica di innovare e generare valore in un mondo dove le risorse sono limitate e le normative più stringenti.
In Italia, il supporto pubblico e gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) hanno accelerato lo sviluppo di questo settore, mettendo in campo fondi, incentivi e politiche di transizione verde.
Quali sono gli asset di valore del cleantech italiano?
Il valore del cleantech italiano risiede anche nella capacità di creare occupazione qualificata, favorire l’export tecnologico e promuovere la crescita green del sistema industriale nazionale.
Le imprese che adottano tecnologie pulite migliorano la produttività, riducono costi e rischi ambientali, consolidando la propria posizione nel mercato europeo e globale.
Infine, l’adozione delle cleantech rappresenta un percorso collaborativo che coinvolge ricerca, industria, finanza pubblica e privata: il successo dipende dall’integrazione tra competenze, modelli di business innovativi e infrastrutture tecnologiche.
In sintesi, le cleantech italiane non sono solo un’idea etica o ambientale: sono un fattore concreto di transizione economica, industriale e sociale, destinato a trasformare il nostro sistema produttivo verso un modello più sostenibile e resiliente.
Cosa sta succedendo al Cleantech italiano?
Il panorama degli investimenti nel settore cleantech sta attraversando una fase di significativo consolidamento, riflettendo sia la maturazione dell’ecosistema europeo sia la crescente attenzione degli attori istituzionali e privati verso le tecnologie a impatto ambientale.
Il Quarterly Briefing Q3 2025 di Cleantech for Italy, realizzato con il contributo di MITO Technology, società specializzata in investimenti in tecnologie per la transizione ecologica e la decarbonizzazione mostra come nel terzo trimestre del 2025, le operazioni di finanziamento hanno raggiunto livelli mai registrati prima, trainate da comparti come Materials & Chemicals ed Energy & Power. Questo slancio si inserisce in un contesto in cui l’innovazione sostenibile assume un ruolo centrale nelle strategie industriali, alimentando una domanda costante di capitali e competenze per accelerare la transizione verso modelli produttivi più resilienti e a basse emissioni.
Una fase di consolidamento per il cleantech italiano
Il cleantech italiano attraversa una fase di consolidamento e crescita, con segnali che vanno oltre la semplice ripresa ciclica. I dati del Quarterly Briefing Q3 2025 fotografano un settore che inizia a mostrare una propria identità strutturale all’interno dell’ecosistema dell’innovazione nazionale. A emergere non è solo l’incremento degli investimenti, ma anche una dinamica di maturazione che si riflette nel profilo degli attori coinvolti e nell’ampiezza delle operazioni concluse. La transizione verso un modello industriale più sostenibile sembra trovare ora maggiore riscontro nell’interesse dei capitali di rischio, segnalando nuove opportunità ma anche nuove responsabilità per gli stakeholder.
Investimenti cleantech: numeri record nel terzo trimestre 2025
Il terzo trimestre del 2025 si distingue per un significativo balzo in avanti degli investimenti in venture capital dedicati al cleantech. I 63,1 milioni di euro raccolti tra luglio e settembre rappresentano un valore più che doppio rispetto al trimestre precedente, superando nettamente anche i livelli dello stesso periodo nel 2024. Il dato trimestrale contribuisce a portare il totale dei capitali raccolti nei primi nove mesi dell’anno a 149,5 milioni di euro.
Questo andamento suggerisce una crescente fiducia degli investitori nelle prospettive del settore, sostenuta dalla presenza di operazioni di dimensione superiore rispetto al passato recente. L’incremento della quantità e qualità dei deal testimonia un ecosistema capace di attrarre attenzione non più soltanto episodica ma progressivamente sistemica.
Ecosistema maturo: cresce il valore medio dei round
Una delle principali evidenze emerse dal report riguarda l’evoluzione dei round di finanziamento: nel 2025 il valore medio per operazione ha raggiunto i 3,9 milioni di euro, in netta crescita rispetto ai 2,5 milioni registrati nel 2024. Si tratta di un indicatore rilevante perché riflette la capacità delle startup e scaleup italiane di sviluppare progetti con una portata più ampia, in grado di attrarre risorse anche da investitori istituzionali o specializzati.
L’aumento della taglia media dei round suggerisce inoltre una maggiore selettività e maturità dell’offerta tecnologica, con un progressivo spostamento verso soluzioni scalabili e ad alto impatto industriale. In questo contesto, la possibilità di avvicinare ricerca applicata e mercato diventa centrale per sostenere la crescita futura del comparto.
Materials & Chemicals ed Energy & Power trainano la crescita
L’analisi settoriale conferma come sottolineato la centralità del comparto Materials & Chemicals, che assorbe oltre la metà dei capitali investiti nel cleantech italiano nel 2025. Questa area registra una crescita del 48% rispetto all’anno precedente, grazie sia a round early-stage sia a operazioni late-stage come quella di Tretau.
In parallelo si osserva un rafforzamento del comparto Energy & Power, trainato da operazioni come quella da 27 milioni su Tulum Energy nel campo dell’idrogeno pulito. La concentrazione degli investimenti in questi due verticali evidenzia una peculiare coerenza con la struttura manifatturiera del Paese e apre prospettive interessanti in termini di presidio delle catene del valore globali. La progressiva articolazione delle filiere cleantech richiede tuttavia una visione strategica più ampia sul ruolo da assegnare alle tecnologie emergenti nella traiettoria industriale nazionale.
Verso una strategia industriale per l’innovazione sostenibile
Lo scenario delineato dal report pone alcune questioni dirimenti per il futuro del cleantech italiano. L’aumento degli investimenti e la maturazione dell’ecosistema sono condizioni necessarie ma non sufficienti: il vero nodo resta la capacità di trasformare le eccellenze tecnologiche in attori industriali competitivi su scala internazionale. Un aspetto cruciale riguarda il collegamento tra domanda industriale e offerta innovativa, ancora troppo distante per produrre effetti sistemici.
La convergenza verso una strategia industriale orientata alla sostenibilità energetica e ambientale appare oggi imprescindibile, sia per rafforzare la tenuta competitiva delle filiere produttive sia per garantire sicurezza e autonomia economica. In questo percorso sarà fondamentale definire strumenti e politiche capaci di integrare innovazione tecnologica, capitale umano e accesso ai mercati globali.
Una fase di consolidamento che supera le oscillazioni congiunturali
L’evoluzione del comparto cleantech, sostenuta da una robusta dinamica di investimenti e da un ecosistema sempre più strutturato, indica una fase di consolidamento che va oltre le oscillazioni congiunturali. Le direttrici emergenti, dalla centralità dei materiali innovativi al peso crescente delle soluzioni per l’energia, riflettono la capacità del settore di rispondere a esigenze industriali e ambientali ormai imprescindibili. In questo contesto, la definizione di strategie industriali coerenti con i nuovi paradigmi tecnologici rappresenta una leva cruciale per trasformare slanci finanziari e capacità d’innovazione in impatti concreti e duraturi. Le scelte che verranno operate nei prossimi mesi potrebbero definire i contorni di una transizione che non riguarda solo la sostenibilità, ma la competitività stessa dei sistemi produttivi.
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