Il Centro Interuniversitario ASAP prosegue il proprio impegno nella ricerca sull’innovazione dei servizi nelle imprese industriali con l’annuale Community Research, dedicato quest’anno a un tema cruciale per la trasformazione del mondo manifatturiero: come coniugare la servitizzazione con la sostenibilità, generando valore economico e ambientale in modo sinergico.
Negli ultimi anni, la servitizzazione (ovvero la transizione da un modello di vendita del prodotto a un modello integrato prodotto-servizio a valore aggiunto per i clienti) si è affermata come una delle principali leve di competitività per le imprese manifatturiere. Attraverso l’erogazione di servizi avanzati, le aziende possono fidelizzare i clienti, differenziare l’offerta e allo stesso tempo ridurre gli sprechi, favorendo un uso più efficiente delle risorse.
Tuttavia, la relazione tra servitizzazione e sostenibilità non è ancora pienamente sviluppata, come già si può osservare in questo articolo e come è stato approfondito nel recente white paper di ASAP “Servitization revolution for sustainability” che, attraverso studi e casi concreti raccontati dai manager, mette in evidenza le dinamiche alla base di questa possibile sinergia (la versione integrale del report scaricabile qui).
Le ricerche indicano che il legame tra soluzioni integrate e benefici ambientali non è sempre diretto e, spesso, si verificano effetti rimbalzo che ne diminuiscono l’impatto positivo. Inoltre, gli obiettivi economici e ambientali possono entrare in conflitto, mentre il ruolo dei modelli di revenue e pricing nella creazione di valore sostenibile sono ancora poco esplorati.
Le relazioni tra soluzioni prodotto-servizio (PSS) e sostenibilità
La ricerca di quest’anno, promossa dal Centro Interuniversitario ASAP, ha l’obiettivo di approfondire il legame tra soluzioni prodotto-servizio (PSS) e sostenibilità ambientale, sviluppando strumenti di misurazione e linee guida operative per le imprese. In particolare, i ricercatori hanno l’obiettivo di:
- mappare casi reali di soluzioni prodotto-servizio offerte da alcune delle aziende della Community e valutarne gli impatti economici e ambientali;
- individuare best practice nella quantificazione dei benefici ambientali, identificando linee guida per le aziende nella costruzione di modelli di business servitizzati allineati con la transizione ambientale sostenibile.
Il percorso di ricerca combina analisi qualitative e quantitative, coinvolgendo nove aziende manifatturiere di diversi settori.
Nella prima fase della ricerca, è stato svolto un lavoro di indagine empirica con diverse interviste ai manager volte a mappare il livello di servitizzazione, le caratteristiche dell’offerta di servizi e l’impatto sui Driver di valore ambientale (Environmental Value Drivers – EVDs). Dalle prime analisi emerge un quadro composito e ricco di spunti.
Evidenze preliminari – Servitizzazione, digitalizzazione e sostenibilità
In primis, solo una parte delle aziende considera la sostenibilità come leva strategica.
Per la maggioranza, essa rimane legata più ai prodotti che ai servizi, e rappresenta un valore rilevante solo per alcuni segmenti di clientela (grandi imprese, brand di lusso o soggetti sotto pressione normativa). Le aziende più piccole, invece, mostrano un interesse più marginale, per mancanza di risorse o minore percezione strategica del tema.
Come prevedibile, le imprese mostrano una forte attenzione alla digitalizzazione, considerata un motore essenziale di crescita e innovazione. Tuttavia, il legame con la sostenibilità appare ancora debole. Otto aziende su nove dichiarano di impiegare tecnologie digitali per migliorare o ampliare la propria offerta di servizi, ma solo una quota vicina alla metà riconosce un collegamento diretto tra questi investimenti e la riduzione dell’impatto ambientale.
Oggi solo poche imprese riescono davvero a integrare servitizzazione e sostenibilità in una strategia unitaria. Nella maggior parte dei casi, la sostenibilità viene ancora percepita come un effetto collaterale positivo, un risultato auspicabile, ma non una leva diretta di business. Le realtà più avanzate stanno invece cercando di colmare questo divario, puntando su modelli di economia circolare come il remanufacturing, il refurbishment e la gestione responsabile del fine vita del prodotto.
Servizi e impatti sugli Environmental Value Drivers
La ricerca ha identificato i principali driver di valore ambientale (EVD) che le soluzioni servitizzate possono attivare: riduzione del consumo di materie prime ed energia; diminuzione dei rifiuti e delle emissioni di CO2; estensione della vita utile dei prodotti; diminuzione degli interventi di manutenzione correttiva dovuta a rotture di prodotti e componenti; aumento del riuso e della rigenerazione dei componenti; dematerializzazione e ottimizzazione dei processi.
Le analisi hanno messo in luce come alcuni driver ambientali risultino più chiaramente collegabili ai servizi offerti lungo il ciclo di vita del prodotto. In particolare, la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra (i responsabili del cambiamento climatico), l’estensione della vita utile, la diminuzione dei guasti e l’efficienza operativa mostrano una relazione diretta e forte con le soluzioni servitizzate (riquadri verdi della figura sotto). Si tratta di benefici immediatamente percepibili sia dai provider sia dai clienti, spesso associati ai servizi che ricadono nelle fasi operative del ciclo di vita (Middle of Life) dei prodotti/macchinari, come il servizio di manutenzione, monitoraggio remoto e aggiornamento digitale dei macchinari.
Va però osservato che questa prevalenza non riflette necessariamente una maggiore consapevolezza ambientale, quanto piuttosto la composizione del portafoglio dei servizi analizzati: la maggior parte ricade infatti nelle fasi operative del ciclo di vita (Middle of Life), mentre i servizi di Beginning ed End of Life ed End of Life, meno numerosi, incidono meno sul risultato complessivo.
Altri driver, invece, appaiono meno connessi (riquadri arancioni in figura) o ancora poco esplorati (riquadri gialli in figura), come la riduzione del consumo di materie prime nelle fasi iniziali (Beginning of Life), la dematerializzazione o il riutilizzo dei materiali e componenti a fine vita (End of Life).
Questi aspetti, pur fondamentali per un approccio realmente circolare, restano marginali nelle strategie aziendali, segnalando una maturità ancora disomogenea nel collegare i servizi all’impatto ambientale complessivo.

Misurazione della sostenibilità come punto critico
Nonostante la consapevolezza del potenziale, tuttavia la ricerca ha evidenziato un altro tema critico, atteso dai ricercatori: solo poche aziende misurano concretamente questi effetti tramite indicatori specifici. In generale, la misurazione della sostenibilità rimane un punto debole: si passa raramente da una percezione qualitativa a una valutazione quantitativa dei risultati.
Collaborazione e co-creazione
Per discutere di queste evidenze, ASAP ha organizzato una giornata di co-creazione coinvolgendo, oltre ai manager delle aziende analizzate, manager di aziende partner.
Durante il workshop, i partecipanti hanno lavorato in gruppo per provare ad avviare il percorso per trasformare questa percezione qualitativa in una valutazione quantitativa. A ciascun gruppo è stato quindi richiesto di identificare metriche semplici e pragmatiche per la misurazione dei benefici ambientali dei servizi.
Ogni gruppo ha analizzato un diverso servizio, come manutenzione preventiva, remanufacturing, monitoraggio o assistenza remota, individuando gli Environmental Value Drivers più significativi e le possibili metriche di valutazione (indicatori, dati, fonti, rischi e orizzonte temporale).


L’attività ha favorito il confronto diretto tra esperienze aziendali e approccio accademico, creando un terreno comune di collaborazione e innovazione. I principali risultati saranno presentati durante il prossimo XXII ASAP Forum, dal titolo “Progresso o stallo nella transizione ai servizi digitali”, in programma il 20 e 21 novembre a Novara (ulteriori informazioni e iscrizioni QUI)
La ricerca presentata in questo articolo è ispirata e supportata dal “Centro interuniversitario di ricerca sull’innovazione e la gestione dei servizi nelle imprese industriali-ASAP SMF” costituito dall’Università di Bergamo, di Brescia, di Firenze, e del Piemonte Orientale.
ASAP è la community italiana sul service management e sulla servitizzazione. Centri di ricerca universitari e aziende che collaborano per l’innovazione nella progettazione e gestione dei servizi, per lo sviluppo strategico del “service business” e la gestione del cambiamento. ASAP è anche un punto di riferimento nel panorama nazionale, e uno dei principali a livello Europeo, in materia di service management. Realizza attività di ricerca, formazione, workshop e convegni, favorendo il networking e la disseminazione.