Ogni volta che si pensa a Venezia come a meta turistica si è portati a pensare al sovraffollamento, a problematiche di overtourism e alla necessità urgente di trovare una ricetta per un turismo sostenibile. La Serenissima è una città che tutti vogliono visitare e “vale” qualcosa come 25 milioni di turisti all’anno, una straordinaria opportunità economica in termini di Made in Italy ma anche un grande impegno in termini ambientali e sociali.
Turismo sostenibile: quali ricette
Lo studio “Beyond the Crowds: Embracing Circular Economy to Address Overtourism” di BCG (QUI per accedere al report completo n.d.r.) analizza l’impatto dell’overtourism sul capoluogo veneto e propone un modello basato sull’economia circolare per trasformare il turismo di massa da potenziale minaccia a motore di crescita sostenibile.
Il report parte dalla considerazione che ogni anno, circa 25 milioni di turisti si muovono curiosi e attenti tra calli e canali di Venezia. Un afflusso straordinario che rischia di gravare pesantemente sui servizi ecosistemici e sulle infrastrutture, ma anche sull’ecosistema lagunare e sulla qualità della vita dei residenti. Peraltro il numero degli abitanti in Laguna si è quasi dimezzato rispetto al 1977, segnando un calo del 48%. La pressione esercitata da un turismo sempre più mordi e fuggi, ben lontano dalle logiche del turismo sostenibile vede oltre il 70% dei visitatori “correre” per una visita in città di poche ore. E con questi numeri Venezia è purtroppo diventata il paradigma globale delle conseguenze dell’overtourism.
Lo studio prova poi a delineare un approccio al turismo sostenibile ispirato ai principi dell’economia circolare che sia perseguibile anche da altre città con una forte vocazione turistica. L’obiettivo di questa proposta è quella di ridurre gli impatti ambientali e sociali, di rigenerare risorse locali e di cambiare e migliorare le prospettive dell’esperienza turistica e la qualità della vita per i residenti.
Un turismo sostenibile ancora “al largo” della città lagunare
Sono oltre 100mila le imbarcazioni a motore che ogni giorno solcano i canali veneziani. Mezzi che inevitabilmente contribuiscono all’inquinamento delle acque e all’erosione delle fondamenta degli edifici. Se non si interviene la crescita della mobilità legata al turismo Venezia rischia di far crescere le emissioni di un ulteriore 25% entro il 2030 rispetto ai dati del 2016, che significa arrivare a due miliardi di tonnellate di CO2 all’anno.
Una ulteriore criticità è rappresentata dalla gestione dei rifiuti. Il Waste management è un tema critico considerando ad esempio che nelle zone turistiche più frequentate i cestini devono essere svuotati ogni mezz’ora, pper l’enorme quantità di rifiuti rappresentati in larghissima parte da prodotti in plastica monouso.
Un volto della città che si deve preparare alle logiche del turismo sostenibile
La ricchezza promessa e manutenuta dal turismo di massa ha cambiato il volto della città che in meno di 10 anni, dal 2011 e il 2019, ha visto crescere a dismisura i negozi di souvenir e ha visto nello stesso tempo una drastica riduzione nelle storiche botteghe artigiane scese del 34% rispetto ai dati del 1992. Gli artigiani del vetro di Murano o i negozi della tessitura veneziana hanno lasciato spazio a gadget e souvenir prodotti dall’altra parte del pianeta.
Nello stesso tempo anche il mercato immobiliare ha vissuto un trasformazione ben nota a tutte le città turistiche del mondo ed è una trasformazione che rappresenta nello stesso tempo uno dei segnali più evidenti dell’overtourism: la preferenza dei proprietari di immobili per l’affitto breve tanto che una quota variabile tra il 20% e il 30% degli edifici del centro è oggi destinato proprio a questo servizio, in larghissima misura gestito tramite piattaforme digitali. Il prezzo che si paga con questo tipo di sviluppo è una penalizzazione a livello di offerta abitativa stabile e la crisi prima e la uscita dal mercato poi dei servizi di prossimità.
Tre linee guida per il turismo sostenibile
Come si creano e costruiscono le condizioni per un turismo sostenibile? Il report BCG mostra come sia possibile creare un percorso con tre direttrici strategiche:
- Il primi punto riguarda la necessità di migliorare la gestione dei flussi e le indicazioni del report BCG parlano di un accesso controllato che permetta di monitorare e distribuire i visitatori in modo più equilibrato. Occorre poi lavorare a livello di regolamentazione degli affitti brevi e favorire lo sviluppo di zoning commerciale a tutela dell’identità economica delle città e per ripopolare anche economicamente il centro storico.
- Favorire lo sviluppo di infrastrutture circolari e logiche di mobilità sostenibile per controllare l’utilizzo delle risorse, e per ridurre le emissioni. Si deve poi aggiungere un piano avanzato per la gestione dei rifiuti e per favorire l’utilizzo di materiali riciclati e di ReManufacturing. La diffusione di logiche ispirate alla “Città a 15 minuti”, può favorire la decentralizzazione dei servizi, la valorizzazione delle aree periferiche anche per ridurre la pressione sulle aree più congestionate.
- Il digitale rappresenta poi il terzo fattore di innovazione per un turismo sostenibile e intelligente con un ruolo speciale per l’intelligenza artificiale e l’IoT alla base di soluzioni per indirizzare e gestire i flussi di visitatori in tempo reale e suggerire percorsi alternativi. Grazie alla realtà aumentata si potrebbero indirizzare i turisti verso esperienze immersive con un minor impatto fisico in particolare per i siti più delicati.
Venezia come potenziale laboratorio di turismo sostenibile
Le sfide che sono oggi così evidenti in una città come Venezia riguardano almeno oltre 200 città nel mondo. Venezia per le sue specifiche caratteristiche può rappresentare una sorta di laboratorio per un modello rigenerativo, supportato da una nuova forma di governance, da infrastrutture adeguate e dall’innovazione tecnologica.
Federico Colombara, Managing Director e Partner di BCG ha osservato che «In un momento in cui l’accesso alle risorse è sempre più complesso e le decisioni d’investimento sono influenzate da dazi, volatilità e instabilità geopolitica, il modello circolare acquista un’importanza strategica ancora maggiore. Non solo perché può contribuire a ridurre le emissioni fino al 45%, ma anche perché permette di limitare la dipendenza da risorse esterne. Anche le città possono diventare protagoniste di questa transizione, trasformandosi in ecosistemi resilienti che valorizzano le risorse urbane, dove cittadini e turisti partecipano attivamente attraverso comportamenti virtuosi. Una trasformazione che richiede visione, politiche mirate, infrastrutture e servizi circolari, supportati da tecnologie digitali all’avanguardia».