È entrato in vigore oggi, 14 gennaio, il Decreto legislativo n.196 del 8 novembre 2021 di recepimento della direttiva europea sulle plastiche monouso (SUP, Single Use Plastic), adottata nel 2019. Le novità sono sostanziali: da oggi non potranno più essere immessi sul mercato molti oggetti in plastica monouso come piatti, posate, cannucce, agitatori per bevande, aste per palloncini, bastoncini cotonati e alcuni contenitori in polistirolo. Rimane comunque la possibilità per le aziende e per gli utenti di esaurire le scorte a magazzino. Dall’ambito di applicazione della Direttiva Ue sono comunque esclusi i composti al 100% con plastica biodegradabile oppure di quei prodotti biodegradabili e compostabili, composti da materia prima rinnovabile uguale o superiore al 40% (la percentuale salirà al 60% a partire dal primo gennaio 2024).
Provvedimento e sanzioni
Il decreto legislativo prevede anche apposite sanzioni: la disposizione prevede infatti l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.500 euro a 25.000 euro per «l’immissione sul mercato o la messa a disposizione di prodotti in violazione di quanto previsto dall’art. 5, comma 1». Gli obiettivi ambientali della Direttiva Ue sono chiari: in particolare, il testo della SUP fa esplicito riferimento al conseguimento dell’obiettivo 12 di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (ONU): garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo, che è parte dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata dall’assemblea generale dell’ONU il 25 settembre 2015. L’idea è che preservando il valore dei prodotti e dei materiali il più a lungo possibile e generando meno rifiuti, l’economia dell’Unione possa diventare più competitiva e più resiliente, riducendo al contempo la pressione su risorse preziose e sull’ambiente.
Obiettivo: riduzione rifiuti marini
Dietro il decreto di recepimento c’è poi il tema, estremamente sentito dall’opinione pubblica, della riduzione dei rifiuti marini: la plastica ha infatti conseguenze pesanti sullo stato di salute degli ecosistemi marini, in particolare sulla vita di pesci e cetacei. Nell’Unione, dall’80 all’85 % dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge sono plastica: di questi, gli oggetti di plastica monouso rappresentano il 50 % e gli oggetti collegati alla pesca il 27 % del totale. La riduzione dei rifiuti marini è considerata dalla Ue come un passo fondamentale per conseguire l’obiettivo 14 di sviluppo sostenibile dell’ONU, che prevede conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.
Eppure, nonostante l’entrata in vigore della Direttiva Single Use Plastic in Italia , il mondo dell’ambientalismo non appare particolarmente soddisfatto del Decreto di recepimento. In particolare Greenpeace lamenta l’introduzione di “deroghe ed esenzioni ingiustificate che violano i dettami comunitari e che espongono il nostro Paese a una procedura d’infrazione”. Per i prodotti destinati ad entrare in contatto con gli alimenti, come le stoviglie, il provvedimento italiano consente infatti di aggirare il divieto europeo ricorrendo ad alternative in plastica biodegradabile e compostabile che, in base alla norma comunitaria, dovrebbero invece essere considerate al pari di quelle ricavate da plastiche derivate da petrolio e gas fossile. Greenpeace sottolinea anche l’esclusione dall’ambito di applicazione della direttiva dei prodotti dotati di rivestimento in plastica con un peso inferiore al 10 per cento dell’intero prodotto.