Per un’azienda agroalimentare la sostenibilità è una questione legata alla responsabilità in capo a tutti gli attori che contribuiscono alla produzione e alla collaborazione con i territori nei quali opera. In particolare, per una realtà come Loacker, nata per molti aspetti in simbiosi con il contesto e con l’ambiente agroalimentare altoatesino, i temi della sostenibilità fanno naturalmente parte della stessa storia aziendale.
Per conoscere e approfondire il rapporto aziendale con i temi della sustainability abbiamo incontrato Nicola Andreij Rieg, che dal 2022 è CSER Coordinator di Loacker ed è impegnato nella realizzazione della strategia aziendale in materia di sostenibilità, con un focus speciale sull’organizzazione e sul coinvolgimento di tutti gli stakeholder. Prima di assumere questo ruolo in Loacker, Rieg ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Ambientali alla University of Leeds ed è stato ricercatore del Centre of Environment and Sustainability presso la University of Surrey in Inghilterra.
Quali sono i principali obiettivi legati alla sostenibilità per Loacker?
Diciamo subito che abbiamo definito una strategia nella quale convivono macro-obiettivi strategici e micro-obiettivi più contingenti e operativi.
Uno dei principali target strategici riguarda la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e l’elaborazione del piano per la climate neutrality dove si colloca anche la nostra strategia energetica alla quale è affidato il compito di contribuire al raggiungimento dei target per lo Scope 2.
Guardando allo Scope 3, stiamo attualmente fissando un piano di obiettivi per ridurre le emissioni legate alla produzione e alla coltivazione delle materie prime, con attività che puntano al controllo delle filiere. Già oggi i fornitori di nocciole, per fare un esempio, fanno parte di una filiera controllata composta da contadini che conosciamo e con i quali abbiamo impostato collaborazioni di lunga durata. Un approccio questo che riguarda anche altre materie prime dei nostri prodotti come la filiera del latte per la quale dal 2019 si è avviato un processo di verticalizzazione con la creazione dell’impianto Dolomites Milk e quella della vaniglia che contiamo di portare al 100% entro il 2030.
Un discorso a parte poi riguarda il tema dell’imballaggio dove prima di tutto ci siamo posti l’obiettivo di adempiere alla waste regulation o regolamentazione per i rifiuti da imballaggio, e poi l’obiettivo strategico di adottare un imballaggio impostato sulla logica del monomateriale.
Un ulteriore obiettivo riguarda il rapporto con tutti gli stakeholder ovvero con tutte le aziende che forniscono prodotti e servizi a Loacker. La nostra sostenibilità si costruisce anche insieme a loro.
Possiamo dire che la priorità in termini di obiettivi è nel controllo di filiera?
Sì, il controllo di filiera e la partnership strategica con tutti gli stakeholder rappresentano i fattori abilitanti per arrivare all’obiettivo della tracciabilità completa e della disponibilità di dati.
La nostra attenzione al tema del “controllo” arriva anche dai dati che ci indicano come le percentuali più alte di performance di sostenibilità si riscontrano dove si esercita il miglior controllo di filiera e dove si dispone del miglior livello di dati di tracciabilità.
Per altri versi si deve aggiungere che le maggiori complicazioni, ad esempio, per lo Scope 3 si registrano normalmente nelle filiere in cui ci sono tanti passaggi.
Come avete impostato le azioni per raggiungere questi obiettivi?
Premetto che lavoro per Loacker da più di un anno e mezzo e appena arrivato ho trovato una realtà in cui la sostenibilità era già da tempo parte del DNA dell’azienda. Già negli anni ’70 e ‘80 Loacker aveva avviato progetti e iniziative che indirizzavano obiettivi di sostenibilità ben prima che si arrivasse ad avere l’attenzione che abbiamo oggi.
Si trattava e si tratta di progetti finalizzati ad esempio al recupero del calore utilizzato per la produzione, alla riduzione di ogni forma di spreco, all’impegno per prendersi cura dell’ambiente circostante, alla responsabilità di garantire un rapporto costante e sicuro alle aziende con cui si collaborava. Tutti temi che facevano già parte della cultura aziendale. Quando poi circa cinque anni fa si è scelto di fare il punto della situazione per attuare una forma di coordinamento e di strategia su tutti i temi della sostenibilità, si è potuto far leva su questo grande patrimonio di azioni e di risultati.
Fatta questa doverosa premessa, la strategia che abbiamo definito lavora su 5 stream che rappresentano i nostri riferimenti:
- la neutralità climatica, che ha come obiettivo la riduzione delle emissioni di gas serra in tutte le attività aziendali;
- lo sviluppo di una filiera sostenibile dove, alla ricerca della qualità dei prodotti si unisce il controllo sulle attività produttive anche grazie ad accordi particolarmente vantaggiosi per agricoltori e partner;
- l’attenzione e l’impegno verso un packaging sostenibile grazie a progetti che ripensano le logiche stesse dell’imballaggio per eliminare tutto ciò che non è strettamente necessario e per migliorare contemporaneamente la riciclabilità e grazie anche a logiche mono-materiale.
- un quarto stream è poi rappresentato dall’attenzione verso le persone per consolidare un ambiente di lavoro sicuro e sano e quindi offrire uno sviluppo professionale che sia al contempo inclusivo
- l’ultimo stream, ma non certo il meno importante, riguarda il rapporto con i consumatori, con i clienti a cui ci rivolgiamo con l’obiettivo di far crescere l’attenzione verso scelte alimentari sempre più consapevoli e sempre più orientate al benessere, ma in una prospettiva che definiamo di “piacere senza rimorsi.
Guardando alle azioni specifiche, possiamo fare qualche esempio?
Certamente. Abbiamo un forte impegno nell’ambito dell’Energy Management per misurare puntualmente l’energia che utilizziamo e per attuare forme raffinate di efficienza energetica a cui si aggiungono piani di espansione dell’energia rinnovabile.
Relativamente alle persone abbiamo sia iniziative “interne” che si concretizzano in progetti di engagement e corsi di formazione sia iniziative verso l’esterno che ci aiuteranno anche nella compliance con la CSDDD. In questo caso, abbiamo progetti in corso con tanti e diversi partner, ad esempio, in Costa d’Avorio e in Ecuador per il trading e la coltivazione del cacao.
Lavoriamo poi con università ed esperti esterni per contribuire al lavoro delle imprese partner su tanti obiettivi ambientali. Un esempio è rappresentato dall’innovazione per la riduzione del consumo idrico nei noccioleti Loacker con la diffusione dei modelli di irrigazione a goccia sotterranea, e ancora a forme di concimazione a foglia che consentono alle realtà che lavorano con noi di contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 e di affrontare i cambiamenti climatici.
Restiamo per un attimo sulla CSDDD, cosa cambia, in prospettiva, per un’azienda come Loacker?
In realtà posso dire che “non cambia niente” perché la nostra idea resta sempre quella di fare le cose prima che diventino obbligatorie e sui temi chiave della Corporate Sustainability Due Diligence Directive ci stiamo preparando da tempo. Diciamo che possiamo organizzare la compliance di dettaglio con calma.
Come vi siete organizzati per presidiare i temi della sostenibilità, come gruppo di lavoro e come responsabilità estesa?
L’idea originaria di Loacker era quella di non avere un team della sostenibilità per la semplice ragione che, a nostro avviso, la sostenibilità deve essere parte delle attività di ciascuna funzione, in qualsiasi area aziendale, nessuna esclusa. Volevamo evitare che a fronte della creazione di uno specifico reparto si avesse l’effetto di una delega anche di responsabilità operative.
Nello specifico il mio lavoro si svolge all’interno del reparto Integrated Management Systems che ha il compito di integrare tutte le management systems in ambito di gestione della qualità, gestione ambientale, information security, sicurezza e salute sul lavoro e CSER. Nel mio ruolo collaboro in forma integrata con gli altri reparti, per integrare sistematicamente la sostenibilità in ogni funzione affinché possa diventare responsabilità di ognuno.
Accanto a questa impostazione ci sono poi dei coordinatori all’interno di aree particolarmente rilevanti come possono essere la produzione, gli acquisti, l’agricoltura e lo sviluppo materie prime, la ricerca e sviluppo, la logistica, persone con cui poi si mettono in moto azioni di coordinamento per individuare costantemente forme di miglioramento.
Un approccio che caratterizza la nostra strategia di sostenibilità riguarda il fatto di interrogarci sulle prospettive di impatto nel futuro, di valutare nel momento in cui si considera un nuovo progetto il tipo di risultati che si possono ottenere nel breve e nel medio periodo, ma anche tutte le potenzialità in termini di impatto. Un approccio che ci porta a integrare nel progetto, già in fase di design, anche gli strumenti e le misure per ridurre gli impatti negativi previsti.
Passiamo all’ESG, che ruolo svolge per Loacker?
Una delle prime attività che ho affrontato con il mio ingresso in azienda è stata quella di valutare l’ESG in termini di adesione a determinati rating. Per una serie di considerazioni si è scelto di posticipare questa scelta e di concentrare tutti gli impegni per preparare l’azienda alla CSRD a cui saremo soggetti dal 2026 sui dati 2025.
Infatti, la preparazione alla CSRD implica un lavoro sulla struttura interna per recuperare e utilizzare tutti i dati necessari a raccontare e rendicontare la sostenibilità. L’azienda era abituata alla sostenibilità, ma non alla rendicontazione strutturata della sostenibilità. Per questo abbiamo scelto di lavorare per costruire e coordinare un sistema di data collection e un flusso di dati che va nella direzione della rendicontazione, del monitoraggio e del miglioramento continuo.
Che ruolo svolge l’innovazione digitale in relazione alla sostenibilità?
È importantissima. Per qualsiasi certificazione o adempimento bisogna disporre di una struttura interna per la raccolta sistematica dei dati importanti, occorre costruire una baseline, un sistema di monitoraggio in grado di consentire il controllo di tutte le fasi. Senza digitalizzazione non si potrebbe procedere. Nello specifico, per affrontare la CSRD stiamo individuando una soluzione software specifica che ci mette nella condizione di gestire espressamente questi dati.
Chiudiamo con una esperienza particolarmente significativa da raccontare e che sia emblematica dell’impegno che vi contraddistingue sui temi della sostenibilità?
Ce ne sono tante, ma ritengo sia significativo citare a questo proposito la tipologia di rapporto e contratto che mettiamo in campo con i contadini che producono nocciole. Dobbiamo considerare che la nocciola è una pianta che inizia a produrre dopo 7 – 8 anni di vita.
Un contadino che sceglie di impegnarsi in questa produzione sa che per questo periodo sosterrà solo dei costi. Per questo i nostri contratti sono per periodi molto lunghi: così possiamo garantire a queste imprese agricole la certezza della continuità di una partnership che permette di pianificare veramente in modo strategico il loro lavoro per rispondere sotto ogni aspetto agli obiettivi di una produzione sostenibile.
Se scelgono di investire sul nocciolo sanno che per 20 anni o più potranno lavorare con noi e sanno che potranno contare anche sul nostro supporto per l’accesso al credito e in tante iniziative di innovazione per migliorare la capacità produttiva, per ridurre gli sprechi, per raggiungere obiettivi di sostenibilità e per disporre di formazione e di innovazione. Questo significa “impatto con gli stakeholder“
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