Trasporti

Motori endotermici, il Consiglio UE conferma lo stop al 2035 ma lascia aperto uno spiraglio

Nel 2026 ci sarà una rivalutazione della situazione, che potrebbe nuovamente mettere in gioco le tecnologie ibride. Il compromesso raggiunto tra i Paesi ora passa di nuovo all’esame dell’Europarlamento

Pubblicato il 30 Giu 2022

Europa

Lo stop ai motori endotermici avverrà davvero nel 2035? Molto probabilmente sì, ma tra quattro anni potrebbe aprirsi una nuova possibilità per questi ultimi, con la formula degli ibridi. Questa la principale conclusione del Consiglio Ambiente dell’Unione Europea, l’organo che raggruppa i Governi dei Paesi Ue, chiamato a confermare il recente voto in materia dell’Europarlamento. Che, come avevamo raccontato, era stato contestato soprattutto in Paesi come l’Italia, soprattutto per le temute ripercussioni per l’industria dell’automotive. Il Governo italiano si era presentato al Consiglio dell’Unione Europea sperando di ottenere un rinvio dello stop al 2040, ma l’obiettivo – dopo ore di discussione –  non è stato raggiunto. A prima vista, in effetti, sono state ratificate le decisioni dell’Europarlamento: il Consiglio ha convenuto di aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 delle auto nuove e dei nuovi furgoni entro il 2030 portandoli al 55% invece per le auto e al 50% per i furgoni . Il Consiglio ha inoltre convenuto di introdurre un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 100% entro il 2035 per le auto e i furgoni nuovi, che dovrebbe quindi porre fine ai motori tradizionali. Però, su insistenza della Germania, è stato deciso che nel 2026 “la Commissione valuterà i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100% e la necessità di riesaminare tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in e l’importanza di una transizione praticabile e socialmente equa verso emissioni zero”.

In altre parole si è voluta lasciare una porta aperta alle auto ibride e ai carburanti alternativi.  Il Consiglio ha poi convenuto di porre fine al meccanismo di incentivi normativi per i veicoli a zero e basse emissioni (ZLEV) a partire dal 2030.  Tutto deciso insomma? In realtà, dopo questa sorta di compromesso tra Governi,  inizieranno i negoziati con il Parlamento europeo per raggiungere un accordo sui testi legislativi definitivi. Dal momento che in questi ultimi anni l’Europarlamento si è sempre speso per posizioni più avanzate rispetto ai Governi e alla Commissione Ue, non è detto che la rivalutazione del 2026 rimarrà in piedi. Per il momento, comunque, tutti possono cantare vittoria: i partiti più sensibili alle istanze verdi possono vantare il mancato rinvio al 2040, mentre ministri scettici su questa svolta come Roberto Cingolani potranno rivendicare un mezzo successo presso industriali e opinione pubblica. Nella consapevolezza che, da qui a quattro anni, moltissime cose potranno cambiare, anche nel mondo dei trasporti.

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