FINANZA

COP27 e climate finance: chi paga e come?

Il report del gruppo di esperti indipendenti di alto livello commissionato dalla presidenza egiziana del summit: “L’umanità è a un punto di svolta, tra grandi rischi e opportunità. E’ necessario che il mondo della finanza indirizzi i propri investimenti al raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi”

Pubblicato il 10 Nov 2022

finance Cop27

Fornire al mondo della finanza un modello per adottare le iniziative necessarie per combattere i cambiamenti climatici, muovendosi secondo le indicazioni e gli obiettivi forniti dall’accordo di Parigi e dall’Unfcc, la convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. E’ questo l’obiettivo del report realizzato da un gruppo di esperti indipendenti e di alto livello su commissione della presidenza egiziana della COP27 e della presidenza britannica della COP26, che evidenzia una serie di azioni necessarie e urgenti, la maggior parte delle quali dovrebbero partire immediatamente: a dettare i tempi, secondo il panel di esperti, sono la scienza e le condizioni di pericolo in cui versa il pianeta.

Gli autori del report

A firmare il report sono Vera Songwe, economista e dirigente bancario del Camerun che lavora per la Banca mondiale dal 1998, e che dal 2015 è direttrice regionale dell’Africa occidentale e centrale per l’International Finance Corporation; Nicholas Stern, economista e accademico britannico, autore del Rapporto Stern sui cambiamenti climatici, pubblicato nell’ottobre del 2006; Amar Bhattacharya, direttore del segretariato del gruppo intergovernativo sugli affari monetari e lo sviluppo del G24; Eleonore Soubeyran, membro del policy team e consulente del professor Stern al Grantham Research Institute su Climate Change & the Environment; Rob Macquarie, policy analyst e consulente sulla ricerca del professor Stern; Danae Kyriakopoulou, economista greca e capo economista e direttore della ricerca del Forum ufficiale delle istituzioni monetarie e finanziarie; Josué Tanaka, direttore generale della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).

“L’umanità è a un punto di svolta”

“L’umanità è a un punto di svolta. Un moment oche porta con sé grandi rischi e grandi opportunità – evidenziano gli esperti nella ricerca – Da una parte c’è un sentiero che porta a prospettive interessanti di crescita e di sviluppo, dall’altra ce n’è uno che conduce a una serie di difficoltà e alla distruzione. Come dimostrato da tutte le successive ricerche del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, il climate change si sta verificando in maniera più rapida rispetto a quanto era stato inizialmente previsto, e gli impatti e i danni di questa dinamica si stanno dimostrando più gravi di quanto era stato possibile anticipare. Di conseguenza il tempo per porre rimedio alla situazione si star drasticamente assottigliando”.

Gli obiettivi del report

Lo scopo del report presentato dal Panel di esperti alla COP27 è di fornire una serie di suggerimenti per centrare gli obiettivi degli accordi di Parigi e del patto per il clima di Glasgow, firmato dai 197 Paesi dopo l’intesa raggiunta dalla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici il 13 novembre 2021. La prima parte del report si concentra sugli scopi, gli investimenti e le azioni necessarie, basandosi anche su un precedente lavoro di analisi degli investimenti. Mentre la seconda parte riguarda le dimensioni e la natura dei diversi strumenti finanziari necessari, e su come possano essere complementari l’uno con l’altro. La conclusione è infine dedicata a come il framework e i suoi elementi chiave possano essere adottati e sviluppati nell’otrtica della collaborazione internazionale.

Sei i messaggi principali che il report trasmette ai responsabili dell’economia mondiale, eccoli uno per uno:

Trasformare le nostre economie

Agire sul clima significa anche trasformare le nostre economie, in modo particolare i sistemi energetici, attraverso investimenti che puntino a sviluppare tecnologie “net zero”, ad anticipare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, a migliorare la resilienza e a proteggere il “natural capital”, cioè lo stock mondiale di risorse naturali. Raggiungere questi risultati attraverso questo processo di trasformazione non sarà semplice – avvertono gli esperti – e richiederà forti investimenti e una dose massiccia di innovazione, oltre che il giusto sostegno dal mondo della finanza, del tipo giusto e al momento giusto.

Serve un segnale di cambiamento

Il fatto di non essere riusciti a destinare a questi obiettivi 100 miliardi di dollari ogni anno dal 2020, come avevano annunciato i Paesi sviluppati nelle scorse conferenze sul clima, ha avuto un effetto negativo sulla credibilità dei progetti. Oggi nel mondo c’è bisogno di un segnale forte di cambiamento e di una nuova roadmap che sia in grado di mettere in campo mille miliardi di dollari ogni anno in finanziamenti esterni: sarà uno sforzo necessario fino al 2030 per i mercati emergenti e per i paesi in via di sviluppo, esclusa la Cina.

Spingere sugli investimenti

Una spinta forte, rapida e sostenuta di investimenti è necessaria per recuperare all’insegna della sostenibilità il terreno perduto finora a causa delle crisi presenti e recenti, e per trasformare la crescita economica e raggiungere insieme gli obiettivi di sviluppo e sul clima

Trasformare il sistema energetico

Le priorità sugli investimenti-chiave dovranno riguardare anche la trasformazione del sistema energetico, rispondere alla crescente vulnerabilità dei Paesi in via di sviluppo verso i cambiamenti climatici e servire per riparare i danni causati finora al capitale naturale e alla biodiversità.

Strategie ben mirate per coinvolgere gli investitori

Le piattaforme create e guidate dai singoli Paesi potranno mettere insieme gli stakeholder, anche per settori, attorno a una strategia ben mirata, consentendo un aumento degli investimenti abbattendo gli ostacoli, fissando i limiti e assicurando una transizione equilibrata, oltre che mobilitando la finanza, soprattutto nel caso di quella privata.

Le difficoltà delle economie emergenti

La quantità degli investimenti di cui c’è bisogno nei Paesi in via di sviluppo per I prossimi cinque anni e oltre richiederà delle strategie di debito e di finanziamento che impatteranno sui debiti amplificando le difficoltà, specialmente nel caso dei Paesi più poveri e vulnerabili. Questo porta alla necessità di una espansione sia della finanza domestica sia di quella internazionale, pubblica e privata, agevolata e non agevolata.

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